Baviera e italia

Baviera e italia Lettere dalla Germania Baviera e italia (Nostra corrispondenza particolare) monaco, settembre. Dal lato dell'Italia, il pensiero dogli uomini jK>ii;ioi bavaresi potrebbe riassumersi in uiui formula a prima vista altrettanto ragionevole quanto semplice: arrivare al contatto territoriale immediato con la penisola.. Non tfcludo clic tale formula possa, al tirar delle somme, costituire in pari tempo il fondo intimo della politica berlinese nei nostri riguardi ; ma, come credo aver già notato più di una volta, a Berlino tutto quanto è politica estera e iniziativa diplomatica solìre og^i troppo gravemente degli interdetti di massima posti in materia dai controllori franco-inglesi per giustificare commenti o congetture, d'indole diretta e pratica; mentre, perseguite dal Governo di Monaco, cui la tutela dell'Intesa concede tanto maggiore libertà di respiro, direttive politiche sia mKe equivalenti possono, anche senza il concorso di altre cause, rappresentare dal punto di vista pratico un interesso ben altrimenti notevole. La questione dei rapporta con l'Italia non esce finora, nei circoli della Williolmstrosse, dal campo delle prospettive lontane e dei voti platonici : a Monaco essa >*i presenta già invece con a6petto maturo, con contorni notti, e. starei per dire, taglienti. E' questa, oltre tutto, un'altra delle tante prove della distanza che viene stabilendosi, più o meno artificiosamente, fra i due centri oggi dominanti del gormauesimo. Arrivare, dunque, al contatto territoriale immediato con l'Italia. Ciò significa, agli occhi della Baviera, una cosa sola: rimuovere la barriera tirolese. Come ? Presumibilmente non per mezzo dell'annessione di quelle provincie al Regno che prendendosi Trieste ha già tagliato ai tedeschi la via dell'Adriatico. Si tratte — dicono gli uomini di Monaco — sopratutto di uh programma economico : della sistemazione definitiva di un grande bacino commerciale. 33' quanto, appunto, vorremmo si potesse dimostrare. In Germania tutto quel che ieri era politica si chiama oggi economia, commercio, produzione, affari. L'interesse dei produttori e dei consumatori tedeschi ad aver tacile l'accesso alle vie marittime meridionali non abbisogna, senza dubbio, di illustrazione. Ma non è Ta prima volta che il fattore economico viene addotto a giuet.ifica7.i0ne di iirojKisità nei quali il fattore politico entra, per lo meno, in egual misura. La questione del Vorarlberg è, a tale riguardo, assai istruttiva. L'ex-vice cancelliere austriaco Fiuk, deputato della regione, discutendosi a Vienna, due settimane or sono, il progetto di statuto della Repubblica, tentò di introdurre nel medesimo un articolo in forza del quale ad ogni singola provincia dello Stato veniva riconosciuto ;1 diritto oi decidere liberamente, mediante plebiscito, purché non più tardi di dieci anni, della propria erezione in Stato autonomo, ovvero della propria annessione a un altro Stato finitimo qualsiasi. Lo scopo della mossa era unicamente quello di preparare l'unione del IVorarlberg alla Svizzera. L'articolo rimase, ben s'intende, bocciato, con la più viva soddisfazione della Baviera : e nell'avvenimento si volle salutare a Monaco, un sintomo beneaugurante per l'avvenire dei rapporti economici itelo-gennanici. Non credo, tuttavia, se ne trascurasse per questo l'importai]za politica. L'unione del Vorarlberg alla Svizzera avrebbe, certo, come effetto iun muovo e maggiore infeudamento delle vie di comunicazione fra Italia e Germania al sistema ferroviario e doganale elvotico. Essa manderebbe .1 vuoto il progetto di quella ferrovia Bregenz-Merano che attraverso l'Arlberg e il passo di Reschen dovrebbe farsi ausiliaria dell'attuale linea del Brennero e assorbire, con questo, buona parte del traffico italo-ger nanioo : e l'attività spiegata attualmente da vari cospicui rappresentanti del ' mondo finanziario e della am mini stranio ne ferroviaria svizzeri per spiugere il Governo federale a qualche passo decisivo nel senso dell'annessione fa già di per sè fede a suffi. cenza della gravità de! pericolo che la nuo va linea di comunicazione verrebbe a costi, tuire per il Gottardo. Un opuscolo dei dottor Betech, consigliere d'Amministrazione delle Ferrovie svizzere, prospettava, anzi, sin dall'anno scorso la necessità per !a Confederazione di opporsi in ogni modo allo Bruttamente del Vorarlberg quale anello di congiunzione tra la riva bavarese del lago di Costanza o l'Italia. Ma la scomparsa di questa possibilità segnerr.blx? intanto prima di tutte il sagrilìcio dell'avvenire economico del Vorarlberg. In luogo di diventare un eanaie di intenso traffico, la regione continuerebbe ad essere un morto angolo di montagna ; cantone svizzero invece che provincia 1 austriaca, tuttavia non per quitto più prospero nè più fortunato. Se una park- delia opiuionc pubblica e dei gruppi dirigenti locali caldeggia, come il Fink. 1 annessione crcailu Svizzera, è eia questa una prova che qualcosa di più forte dell'interesse economico pesa miì bilancio della questione : un interesse politico. Per l'ex vice-cancelliere e per gli .omini del suo gruppo* coloro che il l.o agiato scorso vollero accesi anche sulle cimo dcll'Arlbcrg e del Bregenssenvald i fuochi tradizionali della Bnutiisfeur. ii bisogno 'li consolidare in paese lo spirito repubblicano C di garenlirsi una volta per sempre dal pericolo di dover subire le sorti di una restaurazione monarchica austriaca o bavarese. Ter il partito cattolico, o piuttosto cristiano-sociale, la convenienza di sottrarsi alla dipendenza di un potere centrale sempre un poco esposte all'alea di una crisi, circondato quale di avversari temibili — socialisti, comunisti, pantedeschi —. e giungerò invéce, in imi cantone pressoché invigilato c padrone di sè, come Sebwyz, come Giani». &ll'onnipotenza c alla perfetta autorità, all'invulnerabilità e immunità politiche assolute. Nell'un caso quanto nell'altro, i vantaggi economici esclusi, assenti, non contemplati, se se ne eccettui la speranza di poter contare anche in avvenire, come durante gli anni della guerra, sui soccorsi alimentili-: del Governo di Berna — •speranza da accattoni e da parassiti! * Predominante Del campo visivo dei capipartito di Bludei.'z e di Bregenz. il fattole politico non inanca naturaitnente di occupare un t osto eminente anche in quello dei capi-partito di Monaco. Affrancamento dal nionoi>o!i-> ferroviario svizzeri..: sta bene. Nulla però j uò indurci a credere che pelili tenerlo sia necessario accaparrarsi il donio esclusivo di una reto ferroviaria fate capo direttamente ai confine italiano, •o mono quello del u-rritorio da tale ' ' i-avcrsau.' ! Ai conti'Ut. sviluppo g o l e o o e , o i o i a o a a e conseguito nell'ultimo quarto di secolo dai rapporti commerciali ila.o-gennaiiiii e la prosperità raggiunta da Genova provano di quanto poco danno sia stata pei due paesi 1 esistenza in mezzo ad essi di una piattaforma di transito neutrale è, por .-osi dire, priva di personalità propria, qualora, sino alla vigilia dello strozzamento degli sbocchi adriatici, la Svizzera. I>a solo — nessuno lo nega — il Brennero non potrebbe sostenere La parte i'i moderatore delle tariffe svizzere nell'economia del traffico italo-germanico : ma creata, con l'apertura della linea Merano-Lago di Costanza, una nuova grande piattaforma neutrale di transito, la concorrenza ai trasporti federali si troverehl>e restituita pressappoco nelle condizioni di prima, se non in condizioni migliori, data la ben diversa malleabiliO che dovrebbero necessariamente offrire le tariffe di un'eventuale. Repubblica tirolese a confronto di quelle dell'antica Monarchia austro-ungarica. Ad onta di ciò. noi troviamo a Monaco migliaia di persone pronte a giurare sull'impossibilità assoluta de! distacco del Vorarlberg dall'Austria tedesca, e non una che voglia ammettere neppure per un mo?nento l'eventualità della sua neutralizzazione. Politica dico. Non ri vuole la separazione del Vorarlberg dall'Austria perchè si conta di annetterlo con quest'ultima alla Baviera: l'identica ragione, nè più, nè meno, per cui si prende tanto a cuore il ritorno all'Austria dell'Alto Adige e l'evacuaziono degli ultimi villaggi tirolesi occupati dagli italiani. Al'a superficie — e in questo Monaco c stata buona scolara di Berlino — le ferrovie, gli scambi, gli affari, l'abolizione delle pastoie e delle barriere economiche : nel fondo i soldati, i contrabbandi d'armi, ì'he.imatwehr, la guerriglia giornalistica. Da un lato !a mano tesa all'Italia, dall'altro la mano armata contro l'Italia. Quale eco quopta politica trovi nei paesi fatti segno alle cupidigie bavaresi non è forse troppo facile stabilire, ma non è nemmeno impossibile. Il lavoro di propaganda condotto da Bregenz .al Brennero diventa sempre più attivo e le spedizioni di conferenzieri e oratori politici ispirati da Monaco — in questi giorni percorrono il Tirolo due deputati del Deutsche YoUspartei, il Beythicn e la Mendesi succedono con crescente frequenza, mentre diligenti resoconti della stampa locale diffondono a piacere le sensazioni pessimiste di vita trentina raccolte dal Suovo Trentino e dagli altri organi di opposizione delle provincie annesse. Tuttavia non credo di andar lontano dal vero asserendo che i risultati ottenuti rimangono tuttora molto al disotto delle speranze del signor V. Kahr. Per vivace che possa essere, la corrente bavarese — chiamiamola così — non cessa di costituire, in Tirolo, qualcosa di « importato », di riflesso, di artificiale. Por giunta, essa non è omogenea.. L'unionismo vi si trova diviso in due rami antitetici dall'esistenza di un partito clericale strettamente indigeno, che parteggia per Vienna e vorrebbe l'unione all'Austria come tale e il riterno degli Absburgo, e di un partito popolare, emanazione di quello bavarese, che parteggia per Monaco e non vorrebbe l'unione all'Austria se non quale transizione all'assorbimento del paese in un nuovo regno di Baviera sotto lo scettro dei Wittelsbach. Di fronte a questo sordo dualismo, anche una minoranza avrebbe, se non altro, il vantaggio dell'unità. Ma c da discutere se gli autonomisti formino realmente in Tirolo la minoranza. Non bisogna dimenticare che anche in seno ai cattolici criste una frazione cristianosociale, quella rappresentata dall'.-Ih/cmei ntr Tiroler Anteiyttr, la quale si batte aper riabpdfcccdCmesftBlsnvbitoddnvtorpcttrmvcntodslnvslscMcuzssct_ | j temente per l'autonomia, probabilmente in | 1 • , • j" n I omaairio a, considerazioni dello stesso ordine'j. • i, j- • ù i" j mt di quelle cui obbediscono ì cattolici del Vo-1 rariberg Dell'auspicare l'erezione del loro , paese in ubero cantone elvetico. Inoltre, ani- 1 ni . • i messo pure elle la campagna autonomista , ii i risponda ter buona parto al proposito pura- J . l'i.-- 1 i • i •lente strategico di disarmare la resistenza , ,-.T_. ,. . 6 ,. , i .. r ei Italia invece di prenderla di petto con , i tanti. Se a Vienna i clericali riportassero la panna e indubitato che uno dei più pitto- r del! Jtalia invece di pren una agitazione unionictica immediato, non è per questo men \ero che masse considerevoli della popolazione la intendono al contrario sincera e priva di secondi fini. Certe, il risultato delle prossime eiezioni avrà anche sullo stato d'animo del Tirolo effetti imnor- paima e indubitato die uno dei più y ronchi argomenti adoperati dagli aulonoin sti, quello della necessita di sottrarsi al giogo socialista della capitale — los voti Wien —, verrebbe meno. Ma è ancora da chiedersi quanta forza di attrazione possa esercitare un eventuale governo Seipel-Wéia sopra un paese pel quale il tornar': austriaco dovrebbe pur fienificare, prima di ogni cosa, il ricadere sotto un fardello di debiti e di balzelli gigantesco. La corrente autonomista è vigo- e rosa, in 'tirolo: "eco un fatto. Che essa pose l e i o a i e e , , c— ie uei al e. loao, e o sa diventarlo di più, è poi questo un altro ^ fatto. Si tratta a tal fine, di coltivarla, di' incoraggiarla, di sostenerla. Non sarebbe questo il compito dell'Italiai li-, politica, italiana in Tirolo ha duopo di chiarezza. Bisog 'a dire subito quello che si vuole, c sopratutto quello che non si vuole. Gli equivoci portano acqua al mulino dcl1'"annessionismo bavarese, e l'annessionismi, bavarese a il più grande peritolo che minacci l'Italia -ìon ancora consolidata nei suoi nuovi confini. L'annessionismo bavarese si pre| senta .oggi in Tirolo come l'antidoto provvidenziale di un preteso imperialismo italiano. Occorre invertire'le parti: creare un autonomismo italiano quale provvidenziale viu di scampo dall'annessionismo bavarese. Condotta con franchezza e sopratutto con convinzione, questa politica potrebbe disarmare rapidamente l'animosità de! Tirolo contro di noi e maturare l'unica soluzione equa e soddisfai.-- lite del nostro problema alpino. Sotto tale riguardo le tene' del Vorarlberg sono destinate a servirci anziché a farci ostacolo. Tanto i repubblicani quanto i cattolici di Bludenz invocano, in fondo, la unione alla Svizzera per spirito di indipendenza e non por amore, per liberarsi più per concedersi. Assicurate loro altrimenti questa indipendenza, questa libertà, e vedrete il loro entusiasmo per la Svizzera raffreddarsi immantinente, non foss'alfro dinanzi alla considerazione di quello clic costerebbe loro il darvi corso. Di rimando, se un interesso positivo può spingere il Vorarlberg a secondare il giuo-.-o de! Governo di Monaco ò questo la speranza di conseguire oggio domani la valorizzazione del paese come canale di transito fra Italia e Germania. Ma date al Vorarlborg la ferro- ria del passo di Reschen senza obbligarlo ad attenderla dallo autorità bavaresi e probabilmente nessuno a Bludenz vi parlerà mai più di Stonaco e dei Wittelsbach. Non ;i chiede, naturalmente, all'Italia di sostituirsi alla Baviera, che sarebbe un far rientrare dalla finestra il problema cacciate dalla porta: le si chiede di concepire con maggior larghezza di idee, con maggior coraggio, la funzione politica ed economica del bacino alpino tra Kufstein e Bolzano. Ciò che non e prudente sia fatto direttamente ria Monaco nè da Roma-, potrebbe esser fatte, con vantaggio di tutti, da Innsbruck. Perchè lasciar cadere i progetti di fondazione di un istituto bancario in Titolo ? Ls peripezie e la fine immatura della Banca del Reduce sono da deplorare. Ma la Banca del Reduce era troppo italiana e si dava delle arie ohe nè la sua. capacità finanziaria, nè le intenzioni dei nostro Go verno giustificavano. Meglio intese mi som brano le trattative attualmente in corso fra il Governo provinciale del Tirolo e il direttore, o rappresentante, del Credito Italiano di Berlino. Ma queste trattative si svolgo no, a quanto mi si dice, sotto gli auspici della OesterreischichtrUDgnrische. Bdnk: e non so davvero in che cosa un patronato viennese possa giovare al buon avviamelito della laocenda. H finanziamento del Tirolo non dovrebbe consistere soltanto nel procurargli i mezzi necessari a pagare qual che partita di patate italiane, bensì sopratutto nel rendergli possibile di intraprende te per proprio conto quella politica ferroviaria che con la redenzione economica del paese rappresenterebbe la sola, la vera soluzione dell'antinomia italo-germanica sulle Alpi tirolesi. Limitarsi da parte nostra a discutere se convenga meglio istituire la stazione internazionale a Stertzing o ad Innsbruck è troppo poco. Non si tratte di una stazione, ma di una intera rete. Non si tratte di una quesfioucella di opportunità locale, ma di una grossa questione nazionale. La Baviera, lo abbiamo già veduto altra volta, guarda lontano e non fa oggi preci samente qvel che si potrebbe dire uua po litica itelofila: ma noi abbiamo in mano, sino a questo momento, più di una buona carta da introdurre nei giuoco. Se qui a Monaco ìon si ha in mira, come si afferma, che un programma economico, l'Italia può fare o non fare molto per assecondarlo. Chi vuole vedersi commercialmente riaperta la via dell'Adriatico concorra à creare e garentire cou noi l'autonomia del Tirolo, assecondi, in luogo di ostacolarla, la formazione di una piccola Svizzera tra Bregenz e Coirà, tra Bludenz e il Pizzo dei Tre Si gnor:, tra Kufstein e un punto x, che la neutralizzazione del «"paese potrebbe forse anche militarmente consentirci di porre, me glio di quel che oggi non sia, in rapporto coi nostri veri interessi nazionali. Noi possiamo ripagare cou tariffe e facilitazioni economiche di vario genere le garenzie che verrebbero date ai cantoni tirolesi, e non v'ha chi non veda di quante vantaggio sarebbe per la sicurezza del nostro avvenire e per il solido, assetto delle nostre relazioni anche politiche con l'Europa tedesca il fare di un possibile pericoloso punto di attrito una zona di cointeressenza italo-germanica, un punto d'incontro di affari, di comunicazioni e di razze: quello, preasappoco, che è stato finora su più larga scala, la Svizzera. Io sono convinto che su tale strada non sarebbe difficile all'Italia procurarsi sin da ora, ad onta di quanto ho supposto in prin cipio, l'appoggio della Prussia, il cui en tusiasmo per eventuali ingrandimenti torri feriali della Baviera non può essere, come già altra volte esposi, dei più vivaci, neppure nell'ipotesi di un ingrandimento verso sud, che, nei suoi effetti sulla politica in s>uu, viic, nei aum trj_i_bi.i bUJlìl pulii.ir;i ìn- , j n ri • • f. „ . terna della Germania, non adirebbe alla fin R„„ ,i;„„„„,„„„i„ j„ : _ft__ tT 11" fine diversamente da ogni aftro. E non mi sembra nemmeno improbabile poter otte „ • ., r, , » ...» . . nere in proposito anche la neutralità del r. -■ f, ., . . . \ Governo tu Berna, il quale, in fondo, non , . > i > •. . ha mai osate, per un complesso di ragioni, 'r . ■ rTb prendere nportamento posizione nella duc¬ ii.-„„ ,,„, -ir 1 ■ ,. , 1 stione del Vorarlberg e ai cui occhi la-prospettiva di barattare una grande avanzate bavarese e. cattolica con la fondazione di un bastione repubblicano capace di spalleggiare in avvenire la politica di neutralità e di equilibrio della Confederazione dove pur i compensare il danno, negativo assai più che. £vo, dej]a ferroWa |ol Ke8chen P t, „T„i,i..,„ •.„ • • ,■ , Il problema è in ogni caso di sufficiente im portanza per persuadermi a concludere, sia puro a "ischio di ripetere affermazioni già osjxjste in qualcuna delle precedenti mie lettere, come anche la soluzione del problema tirolese renda necessario per noi, non meno che per 'a Francia, l'avviamento di rapporti alquanto più intimi e più seguiti con gli ''omini che direttamente presiedono alla condotta della politica bavarese. CONCETTO PETTINATO. ^ ' lnsdzbdm6bpctloflsntaiilLelmfaflL t dll msi■—c

Persone citate: Bisog, Fink