Feroce dramma fra cognati
Feroce dramma fra cognati ULTIME DI CRONACA Feroce dramma fra cognatiI Iuecontenentiin pericolo di vita La notte scorsa a tardissima ora i militi della roce Verde, coadiuvali dalle guardie regie Benedetto Loconte e Giacomo Bianco, trasporavano all'ospedale di San Giovanni il deviaore della stazione della Ferrovia Ciriè-Lanzo Uberto lùcchione di Giovanni, d'anni 23, ed il aporale maggiore del 225.0 reggimento di faneria, di stanza a Milano, Pietro Teppa di Anonio, d'anni 22, l'uno ferito d'un colpo danna a punta e taglio all'addome e l'altro colpito ravemente della medesima arnia alla regione. Capotare sinistra. Il dottor Pinardi, assistito ai dottori Formica e Maglioli, apprestò ai due iovani le cure più premurose ed operò di lapaatomia il Ricchione, che appariva in coiftliioni quasi disperate. I due feriti furono quindi coverati, con riserva di prognosi; anzi, in ericolo di vita. All'ospedale, insieme.-alle guardie ed ai beemeriti militi della Croce Verde si erano reati i fratelli dei due feriti: Vincenzo Ricchione, abitante in corsOi.Pphte Mosca 23, e Domeico leppa, abitante A4num. 6 del corso stesso: poiché occorreva, ooiióscere immediatamente e ragioni del duplice ferimento, l'agente invetigativo Gargiulo trattenne costoro ed avverti a Questura centrale, donde accorsero agenti della Squadra mobile. Più tardi si provvide d avvertire il giudice istruttore avv. Gavino, he si recò all'ospedale col cancelliere Cunioli. er procedere ad un primo interrogatorio dei eriti. Tanto il Ricchione quanto il Teppa non urono in condizioni di dare molte risposte, ma dalle poche frasi da essi pronunciate e da uanto ebbero-a narrare i loro rispettivi fraelli si potè ricostruire il dramma con suffiiente chiarezza, sebbene rimanga da stabilire sattamente qualche particolare sull'atto mateiale del ferimento. Infatti la medesime, arma, ioè la baionetta di cui era annate il caporal maggiore, sarebbe servita all'uno ed all'altro dei contendenti per ridursi in cosi gravi condizioni. Ma poicliè questa circostanza non è enuta ancora in piena luce, l'Autorità di Poizia, per precauzione, ha trattenuto in arresto l fratello del militare: il Teppa Domenico. Secondo le prime risultanze" dell'indagine, unque, si è così ricostruito il feroce, dramma ielle sue linee generali : Il deviatore Ricchione ha moglie ed un bambino. La giovane donna è precisamente la sorella dei due Teppa, ma non pare che in questi ultimi tempi andasse molto d'accordo col marito. Questi si amentava che la donna non avesse mai voluto ercarsi una occupazione in qualche laboraorio, ma preferisse invece rimanersene a caa, in eorso Vercelli 3, allegando di dover accudire al suo bambino. E probabilmente non aveva torto. Qualche settimana fa il deviatore Ricchione fece una scenataccia alla moghe e a rimandò dai suoi genitori che risiedono a Cantcira, ordinandole di prendere seco il bambino. A titolo di compenso per il manteninento del pic:ino, soltanto del piccino, avrebbo inviato mensilmente ai suoceri sessanta lire. La donna si accorò molto di questo abbandonò del marito e si comprende come ne di scorresse sovente coi genitori e coi fratelli, i quali ritenevano che il giovane deviatore si osse liberato in modo tanto spiccio della moglie e del bimbo per riprendere la sua allegra vita di scapolo. I suoceri scrissero al Ricchione per indurlo a rappacificarsi colla moglie, che non aveva mai, col suo contegno, giustificato il suo allontanamento dalla casa coniugale ; ma il deviatore rispose che non intendeva accogliere la donna in casa sua. se non a patto che essa cercasse una, occupazione in qualche stabilimento. Diversamente era soltanto disposto ad occuparsi del suo figliuoletto. Avvenne che in questi giorni il caporal maggiore' Pietro Teppa capito a Cantoira per trascorrere in famiglia una beve licenza. Aneh'egli fu messo al corrente degli' screzi tra i due coniugi e poiché per restituirsi al suo reggimento sarebbe passato da Torino, promise ai genitori di fare un tentativo presso il cognato Ricchione allo scopo di indurlo a riprendere seco la moglie ed il piccino.' E fu cosi che, ieri, il Teppa venuto a Torino andò a cercare di suo fratello Domenico, del cognato Uberto Ricchione e del fratello di questi, Vincenzo, per tentare di risolvere a favore, della sorella la incresciosa ed insopportabile situazione. I quattro giovani, alla sera, si trovarono insieme, a bere in una osteria di Corso Emilia e parlarono della vertenza che offuscava da tanto tempo 1 rapporti delle due famiglie. Non sapremmo giurare elfo i quattro siano stati molto parsimoniosi nel passarsi le bottiglie ; certo è che quando a tardissima ora uscirono dall'osteria erano un po' eccitati e non soltanto dalla discussione avuta sul ritorno della moglie del Ricchione. La disputa riprese più viva, anzi addirittura vioienta, poco dopo la mezzanotte sul Corso Emilia, in prossimità del corso Vercelli. E' a questo punto che. i particolari del dramma appaiono un po' confusi. Secondo una versione, raccolta dall'Autorità di Polizia, dopo uno scambio di frasi irose, il caporale maggiore. Teppa estrasse la baionetta e si slanciò contro il cognato Ricchione inferendogli un tremendo" colpo al ventre ; l'altro, nonostante la gravità della ferite, gli strappo l'arma di mano colpendolo a sua volta alla regione scapolare, a tergo, presso la colonna vertebrale. Ma U caporale ha dichiarato che egli noti feri alcuno. Forse è questa sua dichiarazione che indusse, la Polizia a trattenere in arresto il Domenico Teppa, nel sospetto che sia stato proprio costui a ferire il Ricchione. Soltanto le indagini dell'Autorità giudiziaria ristabiliranno forse nella loro linea esatta le circostanze del ferimento. Alle grida dei rissanti accorsero le guardie regie della Sezione e si provvide allora a far tras|K>rtare i due feriti al San Giovanni. All'improvviso dramma non aveva assistito alcuno, all'infuori dei due rispettivi, fratelli, di modo che l'inchiesta riesce anche più difficile. Ma si ha ragione di credere che si troverà presto il bandolo della matassa. I ladri in un negozio di via Garibaldi I,a scorsa notte, verso le 4, i ladri riuscivano a penetrare nella camicieria Maina, sita in via Garibaldi angolo via San Tomaso. Per entrare nel negozio aprirono una delle serrande, poi spezzarono uno dei grandi cristalli delle vetrine che ha il valore di lire 1500. Il rumore prodotto dalla rottura del cristallo richiamò l'attenzione degli inqiiilinixabitanti ai piani superiori 0 mentre i ladri', entrati nel negozio, stavano mettendo.. Insieme degli oggetti per asportarli e tentavano scassinare i cassetti, essi davano l'allarme e obbligavano i seguaci di Mercurio a darsi a precipitosa fuga. Non vennero asportate che due; sole camicie. — Un altro furto è stato commesso in corso Vercelli 58. 1 ladri, .entrarono nella casa di Negro Caterina e vi rubarono della biancheria ed una bicicletta per il complessivo valore di lire 800. li d'i
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