Politica estera italiana

Politica estera italianaPolitica estera italiana Nelle ultime sedute alla Camera in cui si è discusso di .politica estera, non è mandato, da parte di qualche oratore, l'abbòzzo di piani sintetici più o meno grandiosi per la condotta che dovrebbe seguire l'Italia. Un oratore ha sostenuto cue il nostro Paese deve essere « la sinistra riformista dell'Intesa « e ohe pertanto essa deve rimanere « lealmente » nell'alleanza « per riformare i Trattati », e non uscirne per stracciarli. Un altro deputato, invece, di parte socialista, ha detto : c Dobbiamo gettarci tra i vinti di oggi, che saranno inesorabilmente i vincitori ed i vendicatori di domani. Andiamo loro incontro per portare la luce della nostra civiltà millenaria in quello che ancora di torbido può essere nella loro vita ». Se dobbiamo dire la nostra modesta opinione — senza alcun disconoscimento delle ottime 'intenzioni degli-oratori e di quel molto di giusto che c'era nei loro discorsi —i a noi codesti piani paiono schemi astratti. Manca in essi così l'inquadraiii.'euto degli interessi e delle necessità attuali italiane nella formula generale, coinè la valutazione realistica dei mezzi di cui dispone oggi l'Italia per fare della politica estera. Queste, del resto, che abbiamo citato non sono punto le affermazioni più strane e più inconsiderate fra quelle che corrono i giornali e le piazze: tutt'iìltrp. C'è chi si diverte a schizzare, con molta bravura, paurose orisi, europee e mondiali imminenti, per mostrare all'Intesa che da codesti gravissimi pericoli solo l'Italia può salvarla, ma che'occorre perciò..'; un nuova Patto di Londra riveduto e corretto. C'ò chi ogni giorno fa sfilare in panata tutte le Potenze, grandi e piccole, innanzi all'Italia, quasi non bisognasse a questa che farsi innanzi per mettersi alla testa della politica internazio.nale. E c'è anche chi sogna un'Italia divampante, a un cenno, in inoendio rivoluzionario per dar fuoco all'Occidente capitalista e ricongiungersi', in una gloria di fiamme, al vulcano bolscevico. In tutte codeste fantasie è inevitabile Irilevare, ancora una volta, a costo di esser monotoni, la mancanza di Benso realistico derivante, sopratutto, dalla tradizionale retorica italiana, che non vuole ancora abituarsi a riconoscere la differenza fra il Campidoglio di Giulio Cesare e quello del sindaco Apolloni. Si aggiungono, a intorbidare e rènder miope la vista, le preoccupazioni del partito,-delle contese interne, che dànn» al pensiero dei politici italiani — come altri giustamente rilevò su queste stesse colonne — una ristrettezza quasi municipale. Se è vero che d i questo difetto patisce la russofilìa del socialismo italiano, è per lo mene altrettanto vero che certe battute polonofile, e anti-russè che si sono intese, giusto nelle ultime sedute alla Camera, da parte del Centro popolare, o anche eli social-riformisti, erano.dettato non tanto da una conicezione organica di politica estera —'• a meno che come tale si vogliano considerare i ricordi quarantotteschi di fraternità il aio-polacca — quanto dalla sirnnatia confessionale per i polacchi cattolici e dal desiderio di fare eco docile all'appello papale, o dalla voglia di contrastare al socialismo nqstrano. Xia verità, l'umile verità è che l'Italia oggi non è in grado di fare una politica estera dalle, linee particolarmente accentuate e dalle iniziative arditamente'.autonome ; e chi la pensa diversamente" mostra di essere fratello spirituale degli interventisti del maggio 1915, 'furibondi di fretta e di eroismo.-Nè le condizioni interne italiane, ne i nostri interessi più certi e maggiori possono indurci a fare la politica che potremo chiamare di Versailles ; c coloro che sarebbero pronti a rilegare l'Italia al carro dell'Intesa occidentale, contro la Russia, purché l'Intesa desse per questo a mancia competente », jeono pazzi da legare: e pazzi inguaribili, jdal momento che l'esperienza di questi cinque anni non impedisce loro la recidiva. Ma d'altra parte noi non possiamo, puramente e semplicemente, stracciare i Trattati e rompere i rapporti coll'Intesa occidentale, per « gettarci tra i vinti di oggi ». Sebbene, per quanto riguarda i Russi, sarebbe più esatto* parlare di vincitori di oggi, rimane vero che la Russia è lontana da noi, molto lontana, e che noi ci troviamo in piena Europa intesista; che il Paese dei Soviet non può darci per ora grano e tanto meno carbone; che i nostri impegni con le Potenze occidentali hanno per corrispettivo, non trascurabile, gli impegni di queste verso di noi. E in quanto alla Russia medesima, per quanto ppTuuasi che essa sia pronta a stringere michevoli relazioni colrltalia e per quan( to convinti che a queste si debba, per conto nostro, provvedere senza indugio, noi crediamo che i Soviet «la luce della no etra civiltà» se l'attendano piuttosto dai tecnici tedeschi e dalle locomotive' inglesi, e che — dobbiamo proprio dir tutto il nostro pensiero? — preferiscano gli uni.e le altre perfino alle visite ufficiali delle missioni socialiste italiane. La politica estera italiana, oggi, non ipuò essere che una politica di riserva e di attesa. Le nostre simpatie per Russia e Germania, per il loro reingresso nella politica europea, non possono esser dubbie, e debbono essere affermate in maniera non equivoca, a costo -di scandalizzare certi conservatori incartapccoriti o qualche cattolico polonofilo a oltranza. Nessu na partecipazione dell'Italia è ammissi' bile a misure aggressive contro quelle due Nazioni ; mentre converrà salutare con gioia ogni azione ed ogni atteggiamento italiano in sènso pacifico e favorevole a i ir -v j- - loro. Ala più di questo, presentemente, a noi non è possibile fare ; nè noi siamo in grado di imporre iniziative nostre alle Potenze occidentali, ma. solo di appoggiare, volta per volta, la direttiva più saggia, od, eventualmente, di astenerci. Nè può chiedere più di questo chi mette il suo veto a qualunque azione italiana che implichi misure militari. Pacifismo ad oltranza, e politica estera di iniziativa indipendente e di carattere rivoluzionario si escludono. Non si può avere — detto in termini poveri — la botte piena e la moglie ubriaca. A noi pare che il corso degli avvenimenti conduca a un graduale rilevamento della posizione internazionale italiana. Occorre secondarlo con prudenza e attendere con pazienza, lavorando intanto al riconsolidamento interno della Nazione. LUIGI SALVATORELLI.

Persone citate: Apolloni, Benso