La scoperta d'una associazione per vendita clandestina di cocaina

La scoperta d'una associazione per vendita clandestina di cocainaLa scoperta d'una associazione per vendita clandestina di cocaina Il tremendo vizio della cocaina, .purtroppo si è divulgato in modo spaventevole anello nella nostra città. La Polizia sapeva da tempo che in molti notissimi ritrovi pubblici si taceva -un largo commercio di cocaina. I cocainomani ricorrevano (e ricorrono tutt.'ora) a qualunque mozzo pur di soddisfare la loro orribile c pericolosissima abitudine, e la ricerca del « veleno » diventava sempi". più preoccupante. Nei caffo i venditori trovavano facilmente 1 clienti e l'Autorità sapeva che, in questi ultimi tempi in particola!- modo alcuni individui di dubbia faina lucravano sfacciatamente' su' pervertimento ;dtrui. Sebbene questo commercio criminoso vanisse fatto, si può dire, alla luce del sole, poiché il più delle, volte veniva concluso nel « d.ehors» di un caffè ed il flaconcino di veleno era tranqui.lamento consegnato all'acquirente, senza precauzione alcuna, "pure la Polizia non ora ancora riuscita ad acciuffare nessuno del misteriosi commercianti. La sorveglianza riusciva purtroppo inefficace. Fu il caso che favori la Polizia nei suoi tentativi. Il giorno 3 corrente si presentò agli uffici della Squadra Mobile il sorgente maggiore di aviazione Carlo Viti-otti., accasermato in via Maria Vittoria, e l'accontò all'aw. Fatila di essere creditore da tempo di 1(50 lire da un tale che era partito por la. Sicilia o che giorni sono gli aveva inviato un biglietto a mezzo di un Tizio che avrebbe anche dovuto consegnargli i denari, awneno secondo quanto era scritto nella lettera. Ma questo giovanotto,-che i.l sergente descrisse aitante della persona ed elegantissimo, raccontò collai massima disinvoltura che nel lunghissimo viaggio da Siracusa a Torino egli aveva trovato tempo o modo di spendere oltre ai suol denari, anche le 160 Hre di cui era latore. Siccome però egli si dichiarava un galantuomo, incapace di imbrogliare il prossimo, e lo provava il fatto che égli era venuto spontaneamente a presentarsi al Vilrotti, cosi gli proponeva di indennizzarlo nel motto soguente: egli aveva alcuni barattoli di cocaina, materia molto ricercata; se avesse voluto dargli la differenza di prezzo, poiché questo prodotto farmaceutico costa moltissimo, gliel'avrebbc ceduta per rivenderla e procurarsi cosi anche un non lieve, guadagno. Il sergente, aveva ascoltato questa proposta e non aveva dimostrato in alcun modo di trovarsi offeso ti all';'off erta; fissò colielegante giovane un appuntamento poi pomeriggio e "noi frattempo andò ad avvertire la. Squadra Mobile. Udita la deposizione del Vitrotti, iavv. Fai!la dispose un servizio di agenti nei pressi del caffè dove doveva avvenire l'incontro col venditore di veleni, ina il toro intervento non fu necessario, poiché il sorgente, preso sottobraccio il giovanotto, lo condusse in Questura senza che costui offrisse alcuna resistenza. In presenza del funzionario il giovane, un caratteristico tipo di siciliano, colle « basette » che gli scendono fino a. metà delle guancie, dichiarò di chiamarsi Francesco Ragona, d'anni 19, da Siracusa, ragioniere di professione. Perquisito, venne trovato in possesso di documenti di corto Saverio Baralis. abitante in via Mazzini 34, su,' quale la Polizia teneva da tempo gli occhi, appunto perchè sospettato quale venditore clandestino di cocaina. Il Ragona, interrogato sulle operazioni commerciali sue e del suo amico, di cui teneva in tasca i documenti, fini per fare un'ampia confessione. Appartenevano alla... combinazione commer¬ ciale il Ragona, certo Gaetano Pasinati, d'anni 2(ì, da Palazzolo (Sicilia) ed U Saverio Baralis, il quale in retti Ut era l'anima dell'associazione, poiché confezionava le'miscole, i flaconi, tutto. L'officina era tenuta in una stanza dell'» Albergo frazionale », in via Lagrange. Avute questi; indicazioni, l'avv. Failla mandò sul luogo il vice-commissario avv. Guerrera con gli agenti Veglino e Fragione. Essi vi- arrestarono il Baralis, un tal Dovano Francesco, d'anni 26, abitante in via Torquato Tasso, il Pasinati e certa Maddalena Rocca, d'anni 20, amante del Baralis. Fecero una minuziosa perquisizione nell'appartamento, dove ritrovarono tre valigie contenenti flaconi grandi e piccini ripieni di . una polvere biancastra., chiusi da tappi foderati im guttaperca, con su i timbri in ceralacca dètla Casa tedesca « Merli » e l'etichetta, con scritto: « Cloridrato di cocaina purissimo ». Vi erano ancora altre polveri chiuse in buste con su scritto: «Veleno»; un sacchetto di circa 15 kg. di un sale biancastro; spatole di varie misure per combinare miscele, eoo. Quando materiale ed arrestati si trovarono nell'ufficio della Squadra Mobile, il Baralis, il quale effettivamente risultò il capo della banda, confessando di aver fatto lucrosissimi affari vendendo la cocaina, che oggi tutti i giovanotti alla moda vogliono a portata di mano, concluse dicendo: «L'Autorità oggi arrestandomi rende un cattivo servizio all'umanità, poiché io in questo mio commercio facevo molto più bene di quanto si possa immaginare. Si figuri, che io mescolavo una quantità minima di cocaina con moltissimo solfato di magnesia e vendevo questa miscela, che riusciva si può dire innocua, qua) e. cocaina pura I Sa mi avessero lasciato continuare i miei affari, i miei compagni ed io avremmo guadagnato parecchio, poiché il solfato di magnesia costai poco; ma da qui ad un anno i mangiatori di cocaina sarebbero guariti dal loro vizio fatale. Andate un po' a far del bene all'umanità I », concluse il Baralis, strizzando l'occhio ai suoi compagni. La deposizione del BarUlis risponde essa al vero? La perizia a cui saranno sottoposti i flaconi sequostra.fi darà una risposta sicura. Per ora è venuta in luce una truffa che i benemeriti soci avevano tentato in danno di certo Ettore Bono, proprietario di un'agenzia di pegni in via Accademia Albertina n. 33. Al Bono si era presentato giorni sono il Baralis con un barattolo contenento dieci chili di cocaina, chiedendo di lasciarla in pegno per cinquemila lire. Il Bono, sapendo che dieci chili di cocaina costano per ilo meno sessantamila franchi, accettò il contratto e duo giorni dopo ondò dal Bono uno sconosciuto (il Patinati), e dichiarandosi il viaggiatore, della Casa Merk raccontò elio il Bamlis non gli aveva pagato la cocaina, richiedeva quindi un anticipo di seimila lire, che tanto, egli essendoli coperto dal maggior valore della cocaina, poteva sempre rivolersene, facendosi in ogni caso rimborsare dal Baralis quando fosse venuto a restituire le altre 5 mila lire per ritirare il veleno. Il Bono, manco a dirsi, non ne volle sapore. Compiuti gli interrogatori, l'avv. Failla, constatando ohe a carico del Dovano e della Rocca non risultavano elementi di reato, li rimise in libertà; gli altri vennero passati in carcere, per tentativo di truffa, ricatto e vendila clandestina dì veleni. E adesso si attendo il responso dell'autorità giudiziaria.

Luoghi citati: Sicilia, Siracusa, Torino