La politica inglese nei riguardi del problema adriatico

La politica inglese nei riguardi del problema adriatico La politica inglese nei riguardi del problema adriatico Un'autorevole voce italofila IS'frufilo speciale della Stampa) Londra, 17. notte. 1 giornali di stasera pubblicano il seguente comunicato : « L'Agenzia Rcuter è informata che ti Governo italiano ha chiesto soddisfazione al Governo jugoslavo per gli incidenti relativi all'aUaacco contro una nave da guer-J ra italiana.-Vi fronte a Spalato. Il Governo jugoslavo da parie sua ha chiesto soddisfazione per l'incidente avvenuto il 14 luglio quando il Club jugoslavo venne invaso ed incendialo ». I giornali pubblicano pure mi dispacciò della Central News, da Berlino .il.quale dice che, secondo un messaggio da Vienna, la voce relativa ad un ultimatum jugo-slavo all'Italia non è conformata, ma le dimostrazioni ostili continuano a (Lubiana ed a Trieste, dove i carcerati si ammutinarono credendo fosse scoppiata la 'rivoluzione. Le truppe sedarono i disordini. Sui fatti di Spalato la stampa londinese si limita a pubblicare un comunicato italiano, ad ccceziono della Morning Post, la quale recava la versionoacomunicata dalla propaganda jugo-slava eT?lio già conoscete. "Ripetiamo che detta versione e stata accolta dalla sola Morning Post, il cui inviato speciale nell'Adriatico Orientalo sta »viluppando u na campagna apertamente jugo-slavoflla nel corso della quale ha recisamente dichiarai' che Fiume, secondo lui, spetta senz'altro ai Jugo-slavi. Per completare uno schizzo delle pubblicazioni più salienti degli ultimi sette giorni nei riguardi della situazione adriatica, occorre riprodure il paragrafo seguente, che appariva domenica scorsa nella rubrica delle informazioni particolari del più diffuso foglio domenicale di Londra: «Persone ritornate dalla jugo-slavia ci hanno parlato di un nuovo pericolo per la pace europea. I jugo-slavi, vedendo che gli italiani sono stati costretti ad evacuare l'Albania, sono venuti'nella conclusione che nulla indurrà l'esercito italiano a, battersi. Quindi essi parlano di organizzare un raid per catturare tanto ■ Fiume quanto Trieste (.) : Se. lo faranno, certo sarà una bella fiammata». Il foglio, cho pubblicava questo paragrafo, ò spoglio di ogni importanza e tendenza politica, per cui il fatto concreto da esso- narrato riveste maggioro attendibilità. Naturalmente non va preso sul tragico, ma qualora gli eventi assumessero quella piega realmente seria, che gli alleati sono in potere di scongiurare solidalmente con una sola parola, questa testimonianza inglese potrà assumere un valore diretto. E bisogna considerare che il paragrafo succitato uscì la mattina, dell'll luglio. I referti, che esso raccoglie, dovevano essere evidentemente di parecchi giorni prima. L'incidente di Spalato avvenne esattamente VII luglio. La più seria rivista, politica inglese: T.o Sper.tator, dedica oggi all'improvviso sulla questiono adriatica quasi tre pagine, una delle quale contiene mi interessante articolo editoriale. In questa Lo Spectalor rileva come esista in Italia del malcontento verso gli Alleati _ come sia invece necessario che venga mantenuta intatta l'amicizia anglo-italiana: «Noi diclamo senza esitazioni, — prosegue lo Spectafor — che qulora l'incrinatura tra l'Italia e l'Inghilterra fosse lasciata sussistere, o, peggio, the la si ingrandisse, un terribile errore verrebbe commesso nella nostra politica estera. Noi saremmo colpevoli di avere mutata una relazione di simpatia e di intesa verso l'Italia, che da lungo tempo è viva nel cuore e neh pensiero del popolo inglese ». Riferendosi poscia direttamente alla questione adriatica. Ila rivista dichiara francamente: «Il fatto ò che degli inglesi, nel coltivare gli interessi dei jugoslavi, si sono spinti all'estremo. Noi ci sentiamo in dovere di dirlo perchè i lettori rammenteranno come, molti anni prima della guerra, avessimo frequenti occasioni di scrivere sulle oppressioni di cui i jugoslavi erano vittime. Non è però men vero che, insistendo a dismisura sulla causa jugoslava, gli inglesi, di cui sopra, incorrono nel grave pericolo di scordare le ragioni di altri popoli e degli italiani in particolare, i quali hanno pure le loro lagnanze. Presumerò che gli sfavi meridionali siano sempre da giustificarsi che gli italiani siano Irragionevoli in ogni controversia tra Jugoslavia ed Italia, significa dimenticare tutto il patrimonio italiano, di idealismo e. di pensiero libero». Lo Spectalor accenna poi ad alcuni atti specifici intorno ai quali fa lo seguenti osservazioni : » Nessuno si prende molta briga di esaminare Ve accuse, che vengono fatte contro i serb(, ai quali l'opinione pubblica inglese sembra avere dato quasi carta bianca noll'Adriafeo, mentre si accetta come vero sempre, senza alcun serio esame, che gli italiani siano colpevoli di aggressione e di intransigenza. Noi non vogliamo sostenere che gli inglesi debbano accettare il punto di vista italiano sia quando è giusto come puro quando è ingiusto. NOi dobbiamo piuttosto esaminarlo con diligenza e giudicarlo secondo i suoi meriti. II nostro motto non sarà: «Mai contro l'Italia sia a ragione che a torto » ma piuttosto il nostro motto dovrebbe ossero questo: «L'Italia, deve essere sempre la nostra amica e noi dobbiamo trattarla come amica ed in nessun altro modo ». Circa l'accusa di aggressione, bisogna aspettarsi che gli italiani avrebbero osservato come mentre l'Impero inglese ha grandemente esteso i suoi confini dopo la guerra, gli inglesi levano la mano con orrore all'idea che l'Italia acquisti nuovo territorio in Dalmazia. Naturalmente gli italiani possono sbagliarsi nel valutare i profitti inglesi ottenuti dalla guerra e probabilmente si sbagliano. Ma essi vogliono ottenere la sicurezza sulla sponda opposta dell'Adriatico allo stesso modo In cui noi dobbiamo tenerci sicuri rifiutando all'Irlanda Ca libertà di dare il benvenuto ad una invasione stranieri!. Ora l'Italia, termina lo « Spoetato?-», vede trattata come un semplice intrigo questa sua perfettamente genuina apprensione, mentre tutta l'Italia legge nei giornali le cronache dell'ingrandimento delia Grecia col volenteroso aiuto degli alleati. — Cosa fece dunque la Grecia nella grande guerra? — si domanda essa. Si tratta di un quesito penetrante ed ò tempo che una domanda simile venga discussa qui in Inghilterra e ottenga risposta con la generosità di amici e di simpatizzanti ».