Guglielmo Ciardi, Moggi e i Veneti

Guglielmo Ciardi, Moggi e i Veneti All' Esposizione di Venezia Guglielmo Ciardi, Moggi e i Veneti VENEZIA, luglio. Le opere dei Veneti non permettono alcun tentativo di giudizio sintetico: troppi di essi sono osiinati a non più giocondarsi dei caratteri della pittura veneziana. Al contatto colle facili seduzioni delle scuole nordiche e delle francesi ciò doveva forse accadere inevitabilmente, comunque essi hanno oggi perduto quella sana, vigorosa spontaneità che Ano al conchiudersi del periodo lavrettin.no veniva designata come una singolare virtù di razza. Ricordate? non pareva neanche un.merito. Il sentimento del colore è nel clima — si diceva. E codesto sentimento si annullò nel tecnicismo, neUa pittura psicograilca, vale a' dire incorporea, irrealp. Eppure it quadro, se vogliamo dolinirlo con Mauclair. non si compone di due soggetti, uno pittorico e uno psicoico? e non potevano, dunque, i veneziani penetrare sino i più delicati accenti dell'anima con tanta maggior facilità in quanto s^ sentivano iti signorile possesso d'ogni nobile mezzo rivelatore? No, questo non avviene neanche quando parrebbe che il loro stesso spirito famigliare dovessR piu di ogm- al|ro artista conduci) a comprendere le mutevoli fonti d'ispirazione gtsdlqlBerdtocdmap.nlogico? e non potevano, dunque, i veneziani],pnSp, a a i o l e to a . , r . e . , l ; o a a à , e della loro città magnifica. 'Non ci ria Beppe Ciardi la Fiera del Redentore, i Cinesi, a Venezia, Rio dell'Agnello in cui la gemina adriatica, si mostra così grigia e sporca che par dipinta per sentito dire? Ed Emina Ciardi non ci offre una Giudccca, un San Marco sordi, nella loro evanescenza, ad alcun commovimento? Come diversi la sensibilità ed il linguaggio del padre nell'iiiterpretare la natura estetica ed esteti cameni e plasmato dell'ani blente originalissimo! Non so, dopo Favretto e Mllesi, die anche Tito deviò spesso nel védutismo istantaneo, chi più di Guglielmo Ciardi abbia saputo illuminare d'una scintilla ideale la realtà incantevole che io entusiasmava. E forse io penso che Venezia, il sogno delle sue lagune, non si conceda ai cerebrali. Nella sua mostra postuma, egli viene però essenzialmente e giustamente celebrato, quale era., inarrivabile tassista e marinista. Qui non foraggine di opere — non vediamo ti Bucintoro, che non desideriamo, nè Messidoro, il suo indiscutibile capolavoro — ma tali che, scelte con intelligente intuito di relazione tecnica ed estetica dichiarano in modo eloquentissimo la eccellenza dell'artista, che, uscito dalla scuola dell'accademico Brasolin poto, divenire pei diretti insegnamenti del Fontariesi a Torino, del Signorini a Firenze, del Palizzi a Napoli, dei 'Rousseau, dei Oupré, dei Francois in Francia, vero maestro del paesaggio naturalista. Guardando le sue tele del primo ventennio ci pare dt assistere al dramma della sua dura fatica per svincolarsi dalla maniera scolastioa, ma a malgrado di ciò, anzi appunto per ciò esse ci manifestano più e più l'aspirazione a quel vasto palpito che si annunzia analmente acquisito colle Pale dì San Martino di Castrozza (1887) e un anno dopo trionfa colla superba vistone Sul SUe, limpida, ariosa : visione tutta tranquilli accordi di riflessi tra cielo ed acquo, di pallidi verdi, di aeree trasparenza, tutta un'umida frescura. Non cerchiamo ne! Ciardi la coerenza dello stile, non badiamo se talora perchè troppo amato, cioè molto acquistato, la fretta lo sospinge a non disdegnare il « modulo », si bene ci sia fatto di constatare, che Barene a Campaio, un'opera di una saldezza che poteva parere inìzio di un'altra sua attitudine insospettata (1SS7) è cmodellata in sintesi, a masse, con impasto | e i l ao e el oa a di r: e di cosi serrato da disgradare quanti a tanta di stanza di tempo — e di bravura — si fanno ora devoti di esotici indirizzi persuasi di trovarsi in presenza di miracoli nuovissimi. Un'altra Mostra postuma è dedicata ad un giovane che era dotato di tutte le energie della maturità: Umberto Moggioli. Soli sette anni di lavoro (1912-1919) ; suo maestro fu il Ciardi. La sua gagliardìa irrequieta lo porta dapprima a seguire il movimento impressionista e fornisce delle tele nei cui componenti elementari respirano, invero, un alito di spiritualità quasi mistica: San Francesco del deserto. Case e orti a Barano. Ma poi indugia a compiere una fortunata intersnezione, s'interroga, rivede l'opera compiuta. Da allora codesto contemplativo, avido di luce, di accensioni e di ascensioni non trascura piiT alcuno degli elementi pittorici che serpono allo sviluppo delle armonie sqgnate. e mette ogni nota a suo punto e disegna e modella sino a individuare foglia da foglia come in Gigl-'o rosso, come nella Casa dell'artista, come nella Moglie del pittore e sempre conservando pieno il senso decorativo e sempre tormentandosi nella ricerca di luminose suggestioni, dando sempre alle tele quel movimento interiore che è in fondo equilibrio tra concezione e adattamento tecnico, cioè molteplice sapienza. Ma era questa la sua ultima maniera? Aratura appare un nuc\-o richiamo al cosi detto modernismo, poi chissà? Umberto Moggioli, veneziano di elezione, trentino di nascita, ha eseguito opere così ricche di vita opperò di emozione, che basterebbero a far pieni i voti d'ogni comune artista, ma egli, l'artista gagliardo e irrequieto —■ come dissi — non aveva ancora trovata la sua via. E quanti come Ini. che però volgono ormai al tramonto! Che cosa dicono infatti l'espcri-, Hnmilcs ex corde e Scirocco in Iantina, di Vizzotto Alberti se non una desolato stanchezza? E di Miti Zanetti, che valgono quella Vallata al castello piatto piatta e quell'arcaico Manina e quel Volturno che ricete l'ormai stucchevole motivo: un angolo di palazzo, una finestra, illuminata, un velo tragico di luna che intorbida tutto? Favai non l'ha più volte calcata e ricalcato da Marius Pictor che ce ne dà ancora uno scampolo ? Ma questo valente fantasista beve almeno nel suo bicchiere, mentre... Già c'e anche Corompai che fa le Ombre. E Italico Brass? C'era tanta savorpsità in quei caffè veneziani, in quei ponti votivi, in quella piazza allagata! So, si butta a dipingere la gran tela e ne esce Sandntccio\ suo figlio, con certa modellatura secca, legnosa, e cerio carni livide che non sono di alcun adolescente, e n'esce ■ F.I hocolo ». una cosa cruda, opaca, cartonosa. Per siffatto vicinanza avviene iwsino che acquistino maggior rilievo i ritratti di Lino Selvatico: L'attrice Vera Verga.nl, che non ignora il Sergeht, e il mio bambino (1918) pur tabaccoso come un Lembach. il che è fargli onore. Disorientamenti, dunque, come quello che ha coito Trajano Clvittarln quando s'indusse ad esporre Luci crepuscolari, e Visione di. tra.inolilo dimenticando che il puntinismo, se non è fallito, è ormai superatissimo. mentre Momento elegiaco, veramente languoroso aspetto di montagna rispoml» cosi bene al suo titolo sottraendosi con mòrbida pennellata ad ogni artificiosa imposizione di meccanicismo. Due tecniche, due risultanze .Nella stessa suisa quando Castegnaro s'Ispira por la forma a Tito, per la violfnza cromatica a Bizzarro compone . I pescatori a Pelléstrina », ma se si abbandona alla, propria personalità crea i « Primi passi ». E dico personalità, non cifra, che per questo abuso si notano, fin tvopno, le Armonie verdi e il Canale della Giudccca di Pietro Fragiaeomo, e anche più Vaporetto e Finestra veneziana, e Anima ribelle di SezamtP, e Prue dentate df Guido MaTussig — nient'altro che un ex libri ingigantito a smalto. A sollevar l'animo occorre insomma portarsi dinanzi alla piccola tela Primi fiori di Bonivento: ima finissima, aristocratica evocazione di luce mattutina su un paesaggio dove gli alberi appena ingemmati disegnano un arabesco decorativo di una indovinata vaghezza: occorre rivolgersi al ritratto di donna dj Paggiaro. iJ migliore oggi offerto dai veneziani, perchè vera (figurazione plastica di una anima, perchè sincero e consistente, perchè condotto con tale -robustezza da trasmutare l'effetto del pastello in quello della mestica; conviene ricorrere alle sette tele di Milesi, nel loro insieme. Alessando Milesi non sn di filosofismi, non eh influenze letterarie. Studiò assai Favi etto, poi se ne allontanò, pur conservando di lui i postulati fondamentali: luce, colore, forma. Senza luce nessun colore, senza colore nessuna fonila. -Egli è ignaro — lo giuro — dell'aforisma di Claudio Monel, ma lo pratica per istinto, con esaltazione. Dipinge come sente, e non chiedetegli conto di questo o quest'altra risoluzione; non saprà spiegare: il suo solo vocabolario è la tavolozza. Dell'Omaggio di Venezia, a Diaz, per esempio, non vi dirà che questo: Prevedevo che quest'opera mi avrebbe aflatiioato e... mi son fatto cinquanta iniezioni. Niente di strano. Wagner (chiedo venia per l'associazione di idee) in palazzo Calergi si metteva 'a speciale regime alimentare molto prima di liberare ad ale. lavori la sua formidabile fantasia. Strano si è invece che il quadro iri-cjograner.. sia dato prevalentemente da Milesi lasciando addietro gl'altri clic si atteggiano ad eruditi. L'Omaggia a Diaz, là sulla scala dogale del giganti, benché non sii. che un! raggruppa.; infinto di ritratti più o meno ben resi, sui quali acqui-t.i vivace espressione quello del generale, e non si possa attribuirgli importanza di quadro storico perché si' presenta solo come fiorita noto di cronaca, e manchi di quel solenne lirismo, che ri-! sarebbe stato lo scopo, si guarda tuttavia con placare per quella, franca e grassa, pittura che da moto e letizia alle cose, fui si scorgono i ritratti di Barbara Marchisio Mirandolina, invecchiata) e di I.uzzatti, un bozzettone incisivo come rniello di BoemtagUata, di Silvio Y.ambaldi, della Sionora Messi, ecc.: molto luco sul volto, sulla fronte, alla Wist.lnr. giustezza, impeccabile di toni, sorprendente evidenzia. Pomi lo semie n'avvicino con un ritratto d'uomo, quindi in Terra promessa, e in Primavera, orde la .sua freschezza. Nellla graduatoria delle valutazioni trovo ancora, prima il triestino Cambot) dal compendioso ritratto della Danzatrice Belinska, nudo snpllo. vibrante, sensuale e dal Rosjìo ,/.,; sertt, dove un treno coi suoi lumi scialbi passa con vittorioso contrasto tra la fiamma del sole al tramonto e i bluastri riflessi della neve che si sfalda sull'avanzante radura; poi Sa.torelli, it cui Crepuscolo è mirabile r.er la poreiiica spettralitn dell'ora: poi Carlo Cheruhimi. che in Radazzo e.on marionette, sia detto con relatività, sembra un Lavery, e Pieretto Bianco, ctie a New York si è fatto simbològraflco e... lanciamo andare il resto, che per tanta pari.» è imitazione dall'estero, senza nerbo o — peggio ancora — scipita ricopiatura in famiglia. E la scultura? E' poco ranpresentahi, ma coscienziosamente. iLorenzetti e Marsilli, enti-ambi dal pollice dolce, hanno sulla tribuna, l'uno il busto d'una stupenda signora, marmo davvero carezzato e vivificato: l'altro delle, testine soavi di bronzo « Candore », « Fanciulla della vallata feltrina ». e ancora, una ben religiosa statuto sepolcrale?: e Oreste Licudis. n-elle sale, due buoni bronzi • Silvia, testa, infantile: II. poeta Aldo Fiammingo, testa cinta di lauro, ma senza calotta. Con siffatta mutilazione vile l'autore compiere uni gesto originale o attribuire all'opera un significato che. in verità, non si afferra? Volle fare dell'ironia? Po cosi-, poiché la poesia, è tonta ragione dell'arte, gradirei elio quel bronzo fosse simbolo d'ogni esposizione. ■ U. B.

Luoghi citati: Firenze, Francia, Napoli, New York, Torino, Venezia