Alla Mostra di Venezia

Alla Mostra di Venezia Alla Mostra di Venezia VENEZIA, giugno. Non giova guardare indietro. Un giorno — è vero — || Fontanesi, 1 Iielleani, i Pasini, t Grosso, e Caldorini e Tavernicr e Carena e Calandra e molti altri: mostre individuali, radunai!/..! regionale, che permetteva, o presumevasl die permettesse,, di indagaire agevolmente mutue dipendènze, di valutare quanto la concezione Individualo si estendesse o traessi- dalia influenza tecnico-ideologica collettiva. Ma questo è un periodo di eccezione, Stono appena usciti dal caos, e tuttavia non era illusoria, talvolta, l'organicità d'una, sezione regionale se — csemplifloando — vedevansi accostati ai piemontesi un Balla, un Beniscelli, un Peliti dalla eloquenza pittorica genuinamente laziale? Ciò non vuol dire, ohe gli artisti che rappresentano all'odierna biennale il Piemonte sieno molti, tutt'altto: non sono che una dozzina all'incirca: nondimeno sono nomi illustri o cosi noti a. queste nobilissimi assisi, che — insieme con Adelaide Frassati Ametis, libera od esuberante personalità artistica, che per la seconda, volta, espone nella luce stessa che ingloria le tele di Veronese o di Tiziano — bastano, nel complesso, da soli a continuare con onore una lunga tradizione di bellezza. ME sia bensì concesso di chieder subito: da che e da chi fu indotto Leonardo Histolfl a presentare cintine caldauini di terracotta decorati a forle rilievo colle stazioni della Via. Crucis? Modellate senza dubbio da par suo, q'uelle sommarie applicazioni, non avevano altra pretesa che di soccorrere allo scopo affatto coni indente, e mi si dice benefico, pel quale erano state offerte; ora, portate da Zurigo sulle lamine ^appartengono alla signora Abegg) dove da più di un ventennio siamo abituati a ritrovare nelle opore l'ascensionale processo creativo del maestro, non si può — sia pur detto con ogni riguardo — tenerle in conto di espressioni vitati della sua recente attività. Canonica si: Canonica, costante alla sua fattura finita, anzi rifinita, si riafferma scultore cristiano cori un'opera di mistica commovibilità ben degna d'ogni altra uscita dal suo scalpello. Scendiamo dalla tribuna delle sculture e cerchiamo nelle sale. Cesare Maggi. « Ma il sole splende » è una tela che ricorda molto dawiclno la soffice « Prima neve » improvvisa ragione della sua notorietà.. E' ancora la bianca, melanconiosa, sinfonia montana per cui il Maggi fu detto pittore-poeta. Eppure, se non lusinga la larga e sitrnorile pennellata, si avverte non solo che quaifche squilibrio di chiaroscuro, di modellazione toglie ai piani il voluto rilievo, ma altresì, che quel vasto scenario candido è puitA tosto biaccoso, « fa colore »„ Ed è questo un peccato nel quale è pur caduto un altro insegno austero. Augusto Canuti, se è vero, che mentre //• dirupo e le Alberelle sono mirabili per la. intelligente economia di mezzi onde ha saputo ottenere i calmi riflessi equorei 'della roggia e i silenzi folti del boschetto, non persuade la gromosa nuvola ocracea, che incombe sulla Riva del Rodano al tramonto senza trasmutarsi da ma tei'iia in luminosità. Anche Matteo Oliviero continua a fare degli effetti di luce il suo obbiettivo. Suburbio, a questo pro-posito, è un « bel pezzo di pittura » : c'è trasparenza, c'è aria, c'è movimento, c'è la usata valentia tecnica, c'è inoltre quella se.hiet tu verità, che non trovo in Uno strambo in piazza San Marco dove l'Oliviero si esercita a cercare ombre e brillantezze convenzionali Tra gli assidui a queste mostre rivediamo: Pugliese Levi con Temporale imminente a In riva al lago, opere clip dicono come la tavo lozza dell'autore cibila ricordevole « Valle del L-ys» benché un po' smorzata conservi una vaga freschezza giovanile; Reveslione. che ha un ritratto,, un piccolo gioiello birichino: ■ -l'andina — Notturno festoso1» dove la figura di bambina in costume olandese è davvero festosissima nel lampo di gialla che le irradia il visino beilo bello e nella vivacità dei ben fusi colori squillanti : Giani che ci offre un'altra delle sue tele romantico-sentimentali, diligenti minuziose: «Memorie». E' un veterano na-poleonico che le detta, e le detta a una leggiadra creatura aristocratica in uno studiolo severo dove tutto è a posto, ben ordinato, ben pettinato, in un'aura greve di nostalgia. Però il Giani nel Libro delle fate annuncia una trasformazione: andamento meno fattizio, vivida intonazione,- un certo palpito di vita all'aria aperta. Già noi latini la cantiamo volentieri la serenata, ma, se ci interroghiamo è soltanto il sole rho ci esalta, è la natura luminosa e solenne che vuol imprimersi nel nostro senso, nell'anima nostra: preferiamo l'inno al notturno, la fiamma ch'è vita al raggio di luna e cioè la pittura con tutti i suoi valori cromatici, clic è poi la sola vera pittura. Onesto, pertanto, spiega il fascino che ci avvince con gioconda immediatezza nel riguardare Primo sole sulle Alpi di Adelaide FrassatlAmetis. tela che non si lascia qui sopraffare da alcun'altra uè per sapienza tecnica riè per contenuto spirituale. Appunto: l'incanto che promana da quella montagna avvolta in una aurea mattutina blandizia, in un velario che ne accentua la evidenza lisionomica — caratteristica della plaga biellese — si fa elemento di giudizio così direttamente risolutivo che per sottigliezza di esame non pilo essere più sminuito, (inde avviene di pensare >■ 1 una possente traduzione piitorica di non so quale bort salda immagine carducciana. E insisto sul carattere tipico della realtà interprotata con si profonda intuizione di ambiento e di tempo dacché, mentre l'uno o l'altro — termini che dovrebbero considerarsi assoluti — vengono si spesso pretermessi a generici virtuosismi, questa è una delle pochissime tele che appalesino una sicura adesione alle formo fondamentali del paesaggio che si volle rivelare. La montagna, come il ritratto, deve essere descritta. E' il canone al quale pure trionfalmente s'ispira Alberto Falchetti del quale, ira altre opere già esposte a Venezia, ci è rimasta cosi presente l'Egloga mattinale. Stavolta l'artista virgiliano ci dà un quadro impetuoso nel quale si legge la febbrile maestria dell'impressione prima, diretta, vergine, l'impulso che si fa tosto creazione decisa: Donine delle Alpi. Le balde montanine squisitamente modellate, che, nelle vistose acconciature di Gressoney, scendono — fiori di gioventù — la lieve cliina: e il monte sfolgorante di sole, che nel lontanare dà al paese una rara suggestione di profondità: e il vario moto delie nuvole — nuvole non batufoti di cotone, sublimo spirito di Fontanesi — e il gioco sómmamente audace delle ombre ottenuto con imprevista agilità di risorso, forniscono tale una gioiosa sensazione visiva, che fusa con quell'alito ideale clic circola dentro l'opera designa senza riserve il capolavoro. Falchetti. artista colto e noto in Oriente come in Europa, insogna, seconde la sentenza di Michelangelo; che bisogna dipingere non colle mani, ma col cervello. Poco distante dalla sua è una tela enorme; reca il nomo di uno dei lavori di Carena e non dei migliori — « 1 viandanti » — ma è di Bosia. Gente d'ogni ceto, accenni caricaturali, a terra un lattante dimenticato, in aria un Cristo sui generis — il pittore? — che sta per comporsi, quasi gaio, su una gran croce eretta da un lato. Non riesce chiaro il perchè: non importa.. Di tra un crocchio una femmina abbondante, tutta nuda, gli tende disperatamente le braccia: per una tarda offerta? E' un'anima che uria la sua tragedia? Però nessuno l'ascolta: e questo sta tringendo le cinghie alle valigie e l'altro... Rinuncio a indagare la tesi ironica dell'artista, che pel suo intento misteriosofìeo — la parola non è mia — ha voluto adottare dei colori opachi, terrosi — mi si permetta _ disaffezionati. Però occorre notare, che, prese ad una ad una, le figure che compongono codesto cartellone sono plasmate alla brava, con una facilitò che dichiara delle solide qualiti.e specialmente una gran correttezza di disegno. E infino ecco il Ritratto di sianora di liurante. Fra tanta gara di modernismo pare strano ch'esso sia stato condotto nel taglio, nella fattura, nella composizione alla maniera antica. Lisciezza volutamente oleografica, che. oggi non sapremmo più ricercare che in Bloas; finèstra ili sfendo da cui, a imitazione dei maestri dell'epoca preziosa, si scorgo qualche azzurra montagnola; bassa tonalità di contorno: un vaso rnuraneso meticolosamente miriiatò, che — se vogliamo — distrae dalla vi sione centrale. Poi la cornice d'oro verde gi rata a pala d'altare. La signora, viva e ben costrutta, indossa però una pelliccio moderna. Chi un giorno ha esposto, in diversa Mostra a Venezia il ritratto della Regina Madre secondo la maniera del Botticclli. l'ha adornato del costume dell'epoca. Ma quello era un restaurai toro di tele antiche e non potova concepire X'%uacrouisnio se non... nelle opere dei grandi. U. B. teccivngriRldtacpleeadnpsrmdlnffsI ! i I I ! : ) i j ; • ] I '

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