La vendetta d'una moglie tradita

La vendetta d'una moglie tradita La vendetta d'una moglie tradita gFerisce con quindici coltellate l'amante del marito, poi si costituisce in arresto - "Tutto il suo sangue non compensa i dolori sofferti da me!,, - La "morale,, del marito - Le condizioni della donna ferita i protagonisti del fosco dramma sono tre figure del popolo e di nuti eccessivo interesse. Lui, Alberto Belfiore; 'in. giovane bruno, aitàntc Cirilla persona, Im 28 anni ina ne dimostra molto mono: lei, Filippa Azze-lini, la moglie; mostra il caratteristico tipo delle popolane siciliane-, ha 40 anni: Matilde Cairo, l'amante, non ó di molto più giovane di lei. ha compiuto Si anni, ina e una beila lignea di bruna, una romana. Teatro del dramma fu una modesta stanza d'un albergo di quart'ordina in via Nizza. Due colombi senza nido Fin dallo scorso aprile si presentavano al proprietario del locate il Bela ore e la Cairo Qualificandosi quali marito e moglie e chiedevano di affittare una stanza. Messisi d'accordo sul prezzo, i due trasportarono i propri effetti di vestiario ó vennero ad occupare il locale. Dall'apri lo fino a ieri 1 due creduli sposi non fecero mai parlar;: di sé. La tignola Matilde scendeva qualche volta nel pomeriggio nella trattoria, mentre il maiilo si trovava al lavoro, e colla, padróna sembrava lasciarsi andare a famigliari confidenze, l.f. narrava che... il suo uomo l'aveva sposato benché fosse vedovo ed avesse avuto tigli da una moglie che fortunatamente per luf il buon Dio aveva presto chiamato a sé. Oneste confidenze erano fatte ad arte e ud altro non servirono che a preparare il terreno per l'arrivo dei tre bimbi, senza che la cosa destasso un'eccessiva sorpresa. Grano i tre figliuoli del Belfiore che la Azzolini, la moglie autentica, riusciti vani tutti 1 tentativi di ricondurre a Sa il marito, eli Inviò acciocchii provvedesse per lo meno al loro sostentamento. Poiché- la mogi io da qualche 'tempo aveva scoperto prima la tresca e poi il loro domicilio. Anzi sembra che la donna prima di ieri mattina si fosse recata altra volta a trovarli 'nell'albergo. L'albergatore e l'alberga trica tuttavia dichiararono di non averla mai veduta prima di ieri, c questore comprensibilissimo poiché alle stanze del l.o piano si accedo da una porticina che si apro direttamente sulla strada e non obbliga in alcun modo l'esercizio. Ieri manina, verso le ore 9, il meccanico Antonio Paesano, che occupa còlla moglio una stanza vicina a quella del Belfiore e che. si trovava ancora a letto, sentendosi un po' indisposto, fu svegliato di soprassalto da grida disperate che partivano dalla stanza accanto. Scese in fretta dal letto e mentre si vestiva sommariamente, le invocazioni di soccorso si facevano più acute e più strazianti ed a questo si mescolava il pianto dei tre ragazzi. Cosa avveniva in casa del Belfiore? Quando il meccanico bussò all'uscio vicino nessuno risposo; solo lo grida proseguivano mentre sembrava che nella stanza tutti i mobili venissero gettati a terra. .11 Paesano deciso di entrare, ina la porta era chiusa a chiave dal di dentro. Allora, comprendendo l'urgenza del suo intervento, diede una spallata alla porta che cigolò sui cardini e s'apri. Dinanzi ai bimbi ! L'uomo, prima di enfiare, rimase un momento impietrito d'orrore davanti alla scena raccapricciante elio si svolgeva sotto i suoi ocelli. La Cairo, in camicia, coi capelli scarmigliati sulle spalle, con sul viso dipinto il terrore, si trovava rincantucciata tra il letto ed il canterano e colle mani e colle braccia tentava difendersi dai colpi replicati che forsennatamente io vibrava una donna di cui egli, dalla posizione in cui si trovava, non vedeva che il dorso, ina di cui però udiva la, affannosa respirazione... Sembrava una belva! La camicia della Cairo, a mezzo lacerata, era tutta intrisa di-sangue; di sangue erano macchiati il suo viso, le mani e le braccia, sangue era sul letto, sulle pareti, sul pavimento, ovunque 1 Nell'angolo opposto della stanza, spauriti e rannicchiati in gruppo, stavano I tre poveri bambini del Belfiore coi visucci inondati di lagrime ! Il Paesano non pose tempo in mezzo; con un balzo arrivò presso nlle due donne propinò quando alla ferltrlco. che vibrava un uh imo coLpn. si era chiusa la lama del coltello ferendola ad una mano. L'uomo la strinse strettamente paralizzandone i movimenti mentre l'altra, benché coperta di sangue che sgorgava da innumerevoli ferito, approfittava del momento di tregua per scendere a precipizio le scale. La sciagurata attraversò il coltile, entrò nell'albergo e, sempre gridando, varcò la soglia ed andò a cadere esanime sulla porta di strada. Subito accorsero l'albergatore, l'albe rgatrice ed 1 vicini. Venne avvisala la sezione di P. S. di S. Salvarlo e pochi momenti dopo un'autobarella trasportava la donna ferita all'Ospedale Mauriziann. Nel contempo, senza che alcuno so ne accorgesse, uscivano dalla porticina il Paesano insieme alla feritt'ice. Questa, dopo la fuga della Cairo, aveva avuto una t -i ,1 di lacrimo; non si diceva pentita del fa!L>, ma lamentava elio l'intervento del vicino avesse sottratto la rivale alla giuste vendetta. Baciò i tre bambini; poi chiese il favore di ossero accompagnata in Questura volendo costituirsi.La confessione E fu cosi che, verso le oro 11, si presentava negli uffici di P. S. della Barriera di Nizza, una donna -di inedia statura, vestita con abiti dimessi, clic appariva in preda a vlvissi ma agitazione. Nel viso pallidissimo incorni ciato da due bando di capelli neri, gli occhi mobilissimi brillavano oorne duo carbonchi : — Ilo ucciso una donna e vengo a costituir mi I — Queste furono lo pattino parole pronun cinte dalla donna appena fu alla presènza del commissario avv. Collamarini, dopo di che. singhiozzante si lascio cadere su una sedisi vicina e nascose il volto fra le mani. Quando qualche milnuto dopo sì alzò, trasse dalla tasca del grembiule un coltello a serramanico, la cui lama ora ancora intrisa di sangue e porgendolo al funzionario disse : — liceo l'arma di cui mi sono servita per uccidere colai che mi aveva l'ubato marito figli, tutto I Ciò detto la donna si alassise, e cominciò a narrare una lunga storia: la sua. A Roma, parecchi anni or sono, essa ave va sposato l'operaio meccanico Alberto Belfiore, assai più giovano di lei. Nonostante !a differenza di ola, si erano amali profondamente. Dalla loro unione orano nati tre figli. La loro vita si svolgeva modestamente, ma 1 , due sembravano felici. Scnonchò essi avevano preso alloggio a Roma in casa della Matilde Cairo é poco dopo il marito rimane¬ va disoccupato. Qualche nube era venuta ad oscurine l'orizzonto purissimo, qualche voce maligna, qualche amica che Indonna credeva gelósa della sua felicità aveva cercato di far nascere in lei il dubbio che il marito non le fosse fedele. Essa sapeva che nel caseggiato sito in un rione popolare lo chiamavano: « il gallo della Checca », ma queste voci anziché metterla in apprensione la rendevano quasi orgogliosa. Solamente un sorlo guaio s1 vertilcava, ed era che il marito non riusciva a trovar lavoro, ed allora egli cominciò a parlarle, finché riuscì a persuaderla, della necessità di lasciare Poma per recarsi in una citta uni industriale od accennò a Torino. .Solamente a l'orino non avrebbe potuto venire subito col carico della famigliti, quindi egli sarebbe partito solo e la moglie avrebbe dovuto pazientare tinche egli si fosso dellnitivarnento sistemato per venire poi a raggiungerlo. iì cosi avvonne là partenza del Belfiore da Poma. Senonché la moglie attese, lungamente e invano notizie dei marito. Passarono i mesi ad uno ad uno ma nemmeno allo insistenti lettore della donna i) marito rispondeva. Intanto le voci intorno alila condotta del marito si facovano più insistenti od ora lei vi prestava ascolto. Un giorno arrivò una lettera anonima (oh ! delicatezza di amici I) nella quale le si davano i più minuti particolari della tresca che il marito aveva imbastita a Roma colla sua padrona di casa, la Cairo, e la si avvertiva che ora i due colombi si trovavano a l'orino a tubare il loro amore. 11 sangue siciliano ribolli nello vene della popolana, che raccolti i suoi tre bambini prese il Ireno e giunse nell'aprile scorso nella nostra città. Afa ossa non sapeva uè dove fosse alloroinlo. nò dove lavorasse il marito. Essa a Torino aveva però una sorella e fu ih casa sua, in via Buenos Aires, che si allogò coi bambini. Fu occasionalmente che un giorno passeggiando per la città scorse la sua riva lo. |La scena che ne segni fu tragica. Ogni diniego riusciva vano. La moglie venne cosi a sapere che il marito abitava da tempo co-'Ja Cairo in un albergo di via .Nizza al n. 'J7. Da quel giorno la disgraziata donna ebbe diversi abboccamenti e col marito e cella rivale. Ultimamente, in un momento di disperazione aveva portato al marito i tre figliuoletti ed egli li aveva accettati dandoli in consegna all'amante. Questo atto aveva esacerbato la madre che aveva tentalo — essa dice — questa mattina recandosi all'albergo un'ultima volta di commuovere la sua rivale, scongiurandola di renderle la sua pace famigliare, di renderle il marito, di renderle i suoi bambini 1 Ai dinSeghi della donna che l'aveva ricevuta mentre si trovava ancora sotto le cóltri, essa racconta glie si senti diventare come pazza. Trasse il coltello e colpi ciecamente, furiosamente. Quando la Cairo, dopo la prima coltellata, tentò sottrarsi cojla fuga agli alni colpi, la tradita la seguì per la stanza colpendo, oolpendo sempre, forsennatamente. « Orinai vedevo sangue — ha narrato la donna, — sangue dappertutto! tutte lo pareti ne erano imbrattate I Quando la Cairo cadde riversa al suolo, io fuggii ed al primo che incontrai chiosi di essere accompagnata alla Questura. Ero nel mio diritto, mi sono vendicata I », conclude la donna. « Tutto 11 suo sangue non compensa i "dottori sofferti da me I ». E si accascia come spossata. Dopo una lunga pausa la donna racconta che alla tragedia hanno assistito 1 suoi figli e piange amorosamente al pensiero che 1 suoi piccini possano giudicare severamente la laro madre 1 Uuesto il racconto dell'arrestata. Il racconto della ferita Appena arrivata all'Ospedale Mauriziano il medico di guardia constatò che la disgraziata aveva ricevuto quindici ferite di coltello, di cui una le aveva trapassata la mammella sinistra ed un'altra le era penetrata in cavità nell'addome, Cedendo con ogni probabilità l'intestino. Giudicandola in pericolo di vita, il medico la operò di laparatomia. Un'ora dopo la disgraziata rinvenne nel suo Ietto di dolore in una corsia dell'Ospedale e potè rispondere alle diverse domando rivoltelo dal giudice istruttore. Essa, date le sue generalità, raccontò di essersi unita al Belfiore quando questi gli dichiarò di essersi definitivamente separato dalla moglie; del resto confessò che anch'essa era maritala ad un tale Guarnieri di Poma, dal quale viveva separala da parecchi anni. Della tragedia la donna ha sorbato uno spaventevole ricordo. Essa dico che quando al mattino, mentre si trovava ancora in letto, si vide capitare nelila stanza la Cairo che chiuse l'uscio a doppia mandata, mettendosi in tasca la chiave, comprese subito cho qualcosa ài grave stava per accadere, ma sperava che la presenza dei Agli avrebbe calmato l'animo delia moglie tradita. « Dopo alcune concitate parole la Azzolini trasse di tasca il coltello — l'isso la Cairo — e mi si lanciò contro ferendomi al petto; diedi un grido e tutta insan guinata mi gettai dall'altra parte del lotto ur landò e mi misi a correre per la stanza ceti caudo sfuggire, ma invano, al coltello assassino. Quanto tempo durò questa lotta? Non ricordo! ». Dopo un momento di pausa la donna conclude: » So non giungeva iil nostro vicino Paesano quella furia mi avrebbe Unita! Dopo? Non sol... Fu come un sogno, un brutto sogno pieno di fantasmi e di paura, dal quale solo ora ini sveglio. Ma ho la testa cosi debole!... Cosi debole! ». E la Cairo si tace; abbandona il capo sui guanciali e chiudo gli occhi. Poco dopo mezzogiorno, quando il Belfiore ritornò dal lavoro ci] apprese il tragico avvenimento, si recò anch'esso alla Sez- di P. S. e per giustificarsi depose iche da tempo la moglie conosceva la sua... debolezza per la Cairo. Egli lo propose a parecchie riprese di vivere insieme, sì, ma come fratello e sorella. Essa non molto tempo addietro sembrava persuasa di adottare questo «modus vivendi»; pereti adesso senza un nuovo motivo aveva essa commesso tale efferato delitto? Ed il rrianHn ha proseguito per un bel pezzo a scusarsi di cendo che la sua debolezza ed il' suo unico o vero torto era di volere bene a tutti: alla rno glie, all'amante ed ai Agli I Quale tesoro di affetti I Dopo l'interrogatorio il marito fedifrago ò stato rilasciato in libertà ; quanto alla Àzzo lini fu provveduto a scortarla alle carceri giù dizlaric. Era ridotta in uno stato compassionevoile e continuava a mormorare: « Poveretta me, che cosa ho fatto! Ohi i mici poveri bambini I»