Alexander Archipenko

Alexander Archipenko ARTI e SCICNZC Alexander Archipenko a u n o o n — u e e o o o . o a all'Esposizione di Venezia VENEZIA, giugno. Div.istonfsmo, puntinismo, luminismo, impressionismo, sintetismo, le teorie dell'aria libera e quante altre vennero agitate in questo ultimo ventennio nel campo delle arti, e specialmente dalla pittura, trovarono sempre nelle biennali veneziano losprttalità e l'ausilio rispondenti anche ai Ani culturali dell'impresa; Ma, dacché rpialcamo cominciò a mormorare d'arte ufficiale,''di isolamento, di Contenuto respiro, il carillon dei rifiutati si mise in moto nè da allora cessò di ripetere il melanconico motivo: Fate largo alle tendenze nuove! Quali? Non si faceva, per avventura, confusione fra tendenze c aberrazioni, fra genialità di ricerca e snobismo? Tuttavia Vittorio Pica volle ascoltare la lunga lamentazione, si che oggi abbiamo piire una mostra individuale del russo Alexandre Archipenko, gran sacerdote del futurismo. E fere bene. Pica: anzi, dirò dlppiù : se le opere futuristiche, che vediamo all'odierna mostra non fossero siate spontaneamente esibite si sarebbe dovuto solle&ttarle, poiché occorre appunto, che dalla visione diretta del migliori saggi di ciò che vien da taluni celebrato come rivelazione di una ideale sintesi di sensibilità formidabilmente vissute, vaste e profonde, gli ignari, i tentennanti, pli ingenui possano trarre 'Analmente chiaro giudizio di ciò che sotto il nome di audacia tecnica novatoria, di dottrina extraestPtica, non conclude che a deformare la figura umana e le scene della natura, a contorcerle, a torturarle, a trasfigurarle nel grottesco. Archipenko. Quando.- entiriamo nella sala, che il pubblico ha ormai battezzato « laboratorio ortopedico » non possiamo allontanare da noi 11 sospetto che il postulato di ricostruzione bandito dall'artista, anzi dal caposcuola, si risolva in una beffa o. più probabilmente, in un mezzo-facile per ricTrtamare l'attenzione della folla. Èppu),e.i-Tjrrentre, colla calma grave dello sldyp;'.codesto apostolo della stereopittura girando -"sulle sue opere i chiari occhi opachi illustra 1 suoi obiettivi d'arto e — con maggior bisogno per chi lo ascolta — spiega il significato delle caotiche cose, che stanno appose alle pareti o si erigono sui piedistalli, avviene di rimanere veramente perplessi. Ma t- dunque vero che rpjest'uomo suppone di aver fissate pel nostro godimento delle forme nuove di bellezza? Bellezza ! Numero uno; il catalogo dice : « Due donne (scultura pittura in legno e metallo' ». Già non riesciamo a scorgere che del garbi tirati a pialla, ciò : che è per lo meno arbitrario chJamare scultura, poi quei garti si presentano al nostro sguardo in lapirintiea mescolanza, con ibrida mistura di colori urlanti, è qua una lamina di latta, e più in su un punto interrogativo, e in cima-una o (una testa?) e a sinistra una palla di biglìardo e ancora... — Scusi, vorrebbe avere la compiacenza di condurmi a comprendere? Archipenko non se ne mostra sorpreso, conserva la sua flemma di razza: — Là sono i miei lavori passatisti... Infatti, sulle quattro pareti fanno strano contrasto colle opere della sua ultima maniera ima dozzina di disegni correttissimi: donne accasciate, uomini in moto, una giocoltera, nature morte, nudi. — ebbene, ho compiuto l'evoluzione dall'accademia (inerzia) alla dinamica. Possono dare quelle viete forme unti sensazione definitiva? No. Essa pon'può avere la sua genuina determinazione che da una sintetica costruzione plastica. Io non ho bisono, non devo aver, bisogno di forme reali-, non si crea con esse, sH rimane piuttosto schiavi del convenzionalismo. M'impossesso quindi delle massime caratteristiche delle forme comuni, le scompongo, le dissolvo, le sviluppo e compenetro così che ne risulti per l'osservatore quella larga, imperiosa visione riassuntiva che non può essergli altrimenti offerta. E' la formola, la ricetta, ma è anche il contrassenso, lnquantochè, non è vero — dunque — ch'egli rifiuti le forme usate, se 6 indotto ad affermare che basa appunto sul relitti di queste la sua composizione. Vero è soltanto, che il suo scopo fallisca poiché, mentre suppone di poter comunicare' con tuia lingua senza parole, non v'ha creatura sincera che possa dichiarare di comprenderlo, di saper cogliere — per esempio — là doy.e si ripromette di darci la pulsante immagine di umani atteggiamenti, tuia pur vaga Impressione di ciò che distingue un frammento di rozza materia inerte da una. forma cognita. E forse ho torto; perchè nella Signora allo specchio (numero due),'combinazione anche questa stereopiltorica di legno e metallo, alcunché di inconfondibile' si ravvisa. La signora no, siamo d'accòrdo, ma sicuramente due pezzi di lucida grondaia, un imbuto a mezza costa e un altro in basso. Archipenko avverte che siffatto arsenale ha la funzione di dare vm giusto tono alla figura in ogni ambiente, posto che il metallo assorbe e riflette, come che sia, la luce che lo avvolge. Praticissimo. Itaffaello che si fa stagnino. Non so più chi abbia, molti anni addietro, suggerito di ammettere alle mostre veneziane un po' d'arte esostorica, magari dei popoli barbari, dei selvaggi, degli alienati; certamente una sezione di tal genere sarebbe oggi interessantissima poiché potrebbe rivelarci la genesi di certo scuole e di certi deliri. La produzione dell'artista russo è varia e molteplice: « Donne - interno ». « donne vaso », donne allo specchio (la sua predilezione) e bagnanti (la predilezione di Cezanne. ina è un'altra cosa) e torsi, molti torsi, d'uomo, di femmina, di bronzo e di gesso, e -■ ahimè — ritratti. Qualcuno assicura che, a spiegare ognuno di codesti sintetici indovinelli, è necessario essere iniziati, essersi ornati di una speciale educazione estetica; il che vuol dire, in lingua povera, saper penetrare dei nuovi e oscuri convenzionalismi. No. Fare la. sintesi della deformazione analitica è una frese, sintesi pur questa di una nebulosa concezione. Ci doni il futurismo la gioia, l'emozione, la schietta divinazione dell'ideale, la forza, il calore, il colore, l'entusiasmo insomma, la vita, il resto, il resto è vacuità. Comunque. Archipenko. che ha il coraggio, chiamiamolo cosi, di urtare contro la verità coi piò folli eccessi, ma con l'avvedutezza insieme di mostrarci le sue squisite ca'pàcittì ili equilibrio artistico nei disegni passatisti che — pare un monito — vennero sino ad ora pre feriti dagli acquirenti, questo russo non va mescolato coi''pochi futuristi che espongon inique tele-'j'feì.'palazzo centrale. Egli è un maturo che si'lii'rijff'.tte dei paradossali disorientamenti conoscendo la via dei felici ritorni, quegli altri, invece, appalesano soltanto nelle loro bizzarre espressioni l'inabilita di tornire opere, non dirò durature, ma inlelli genti e finite. E si badi, è troppo frusto, ormai, l'argo mento che molto innovazioni dapprima nv versate finirono poscia coll'essere accolte Questi non sono tentativi d'innovazione, no; discutibili alzate d'ingegno, ma colpi di go mito, volevo dire disperazione. U. B. iimd•zmscLPlMbdb

Persone citate: Alexander Archipenko, Alexandre Archipenko, Cezanne, Vittorio Pica

Luoghi citati: Venezia