Alla caccia dei biscazzieri!

Alla caccia dei biscazzieri! Alla caccia dei biscazzieri! La scoperta di due bische: Corso Vittorio Emanuele, 41, e via Roma, 7 — La diffìcile opera di indagini — Come avvenne la sorpresa — Treatacinque giocatori e diciotto mila lire — Un episodio curioso che fa sfumare un'operazione. Che a Torino vi, siano delle bische dgrande e piccola importanza, è risaputo ne parlano tutti ed ogni giorno vengono segnalati fatti accadmi in questa od in quella e si invocano^ provvedimenti. E.risaputo pure che mensilmente il loro numero si accresce e por .una che scompare ne vengono fuori per lo meno dueNon tutte però, bisogna convenirne, hanno diritto al pomposo •titolo di bische, perchè molte di queste... istituzioni mancano jiquel carattere che li rende passibili di essere invase dalla polizia, sequestrato idenaro eq^-i tenitori arrestati ; passano e sono luoghi di ritrovo privatissimi, ma dove si gioca maledettamenite e dove i passerotti di primo pelo perdono le prime piume e vuotano i portafogli. Per'il fatto che la carta-monetata perde ogni giorno di valore,- cresce il gusto a buttare via il denaro. I 'totalizzatori dei diversi sport'non sono sufficienti, . Totalizzatori di giorno e di sera e gioco d'azzardo alla nòité. Ma sono tutte; còse note cpiésto od inutile dilungarsi a parlarne. Megl'.o vale 'affrettare il discorso e fermarsi sili motivo che forma oggetto della cronaca odierno., ' e cioè la scoperta per parte de»l'.a polizia, jli due bische importanti ed il conseguente sbarraglio dtenitori e giocatori che da oggi saranno costretti a cercare altre tane più o meno eleganti .per buttare via 9 carpire denaroDue bische sono state «aperte, diciotto mila lire sequestrate e stamane un nugolo di giocatori si devono presentare alla Pretura urbana per raccontare, più o meno brevemente, come consumavano le ore della notte. Trentacinque sono stati i giocatorfermati, ma vi è da giurare che su trentacinque un buon numero affermeranno chnel locaie invaso dàlia polizia si trovavano per caso e per la prima volta, non conoscevano le persone della casa ed ignoravano che fossero dei tenitori di gioco d'azzardo. Il pudore del giocatore ! I primi indizi La segnalazione delle due bische in parola era stata fatta alla Questura da tempo. Da tempo era noto ai nostri agenti, peinformazioni ricevute, che in corso Vittorio Emanuele, n. 41, ed in via Roma, n. 7, sgiocava di azzardo e che le due bische erano frequentate da industriali, commercianti, ecc., che vi giocavano delle somme abbastanza forti. Per disposizione del Questore l'incarico di provvedere alla soppressione, veniva affidato al cav. Tabusso, uno specialista in sorprese di case da gioconotissimo per gli importanti fermi da lufatti a Roma, a Montecatini, a Firenze, a Viareggio, ecc.. M quale chiamava a collaborare all'impresa il comandante la polizia giudiziaria cav. Palma. Sorprendere una bisca raramente si'riesce ed è un'operazione pericolosa, ma perchè riesca occorre non poca scaltrezza ed una opera preventiva lunghissima di indagini. La legge non commina pene per giocatori e punisce molto leggermente anchI tenitóri di gioco e proprietari di' localee richiede la,, sorpresa, in .flagrante. Sapere che esiste uria casa dà gioco, trovare magari l'armamentario, sorprendere radunati giocatori, averne la confessione non basta ; occorre ed è noto che il gioco venga sorpreso in funziona Per fare ciò si rende In conseguenza necessario, prima di disporre per l'operazione, di sapere dettagliatamente le abitudini del locale, conoscere come viene regolato, l'ingresso, avere notizia sul", e persone che lo frequentano e se vi. sono particolari segni per farsi riconoscere. I tenitori di casa, da gioco non scordano mai di collocare, allorché il gioco funziona, delle persóne di vedetta, sui balconi, quando non spingono lo scrupolo sino a mettere in strada delle persone a fare da palo. Senza queste informazioni preventiveInutii'é pensare alla sorpersa. Sfondare porte, abbattere finestre, non serve. Si corre il rischio di giungere quando già tutti segni del gioco sono scomparsi, svanisce icolpo, manc,a la possibilità di fare deglarresti ed i tenitori, del gioco rischiano dcavarsela con una multa. Magra soddisfazione ! Il cav. .Tabusso ed il cav. Palma, non trascurarono alcuno di questi dettagli nella preparazione del loro pia.no di battaglia e quando sabato sera si decisero ad agiravevano tutte, le informazioni occorrentperchè l'operazione riuscisse. Recentissiminformazioni avuto li avevano fatti persuasi che bisognava operare d'urgenza. Lcorse di Mirafiori hanno portato a Torino non pochi giocatori, ed il gioco particolarmente nella casa di Corso Vittorio Emanuele, si era venuto rinforzando. Da una dette ultime notinie pervenute, risultava che un giovanotto,'in una sola sera, aveva perduto ben ottantamila lire e si trattava di una somma non di sua proprietà. Agirel più presto, si rendeva indispensabile. E non solo per il fatto accennato, ma anchperchè nella giornata di sabato, per un fortuito incidente, era stata resa muffiluni), seconda operazione del genere, operazione pure ^progettata per la notte, ma che, come narreremo poi, non poteva chservire a. gettare un più forte allarme tra i biscazzieri. L'assalto alla casa La porta di corso Vittorio Emanuele, chha il numero 41, è vicinissima a via CoitoUna porticina che dà andito sulla scaiaII locale ove 'si teneva la bisca, al primEiano. « Palo » nella strada e vedette sualcone, assicuravano i giocatori che una effettiva sorveglianza veniva esercitata peimpedire sorprese da parte della polizia. tenitori del locale, tanta persuasione avevano saputo infondere ai loro clienti chtutti si ritenevano sicurissimi. Il « palo segnalava alla vedetta, con una pietruzza lanciala contro le persiane, ogni nuòvo arrivo. Se era persona nota, veniva senz'altro Introdotta. Se si trattava di persona chil «palo» non conosceva, la. vedetta stessa smideva. 4o strada ad aprire ed a controllare A /nuovo venuto. .Tutte?" ciò era noto alla polizia. L'incarico di eseguire l'operazione veniva affidato al vice commissariAllegra, da poco tempo a Torino e che poteva se del caso, presentarsi nel toealsenza destare allarme. All'Allegra vennero dati come cooperatori 1^'ispetttore Cummaudo, il vice ispettore Di Pietro e sedici agenti tra i quali Cagliò, Frngione, Voglino, ecc., tutta gente pratica di sorprese degenere per altre imprese felicemente compiute. ' f II commissario Allegra, mosse dalla Questura con i suoi nomini, divisi'In piccolgruppi ed avendo già preventivamente assegnato ad essi un compito determinatoAnzitutto prendere posto su tutti gli angoldelle vie laterali per controllare i! movimento : poi. in secondo tempo, trovato imodo di entrare nel locale, farvi irruzioned assecondare l'opera sua e degli ispettori, badando che nessuno di quanti si sarebbero trovati nella bisca, prendessero la fuga. C'era la vedetta, c'era il « palo ». Lpletruzzé funzionavano. Come introdursnel locale T GU agenti osservarono che U « palo » c'era, ma si poteva benissimo avvicinarsi alla porta senza essere veduti da lui che aveva tutto il da fare a tenere d'occhio la vedetta. La porta .si apriva e si chiudeva con troppa regolarità per inflltrarvisi di sorpresa. Forzare la porta non era conveniente. Unica soluzione, aprire la porta col grimaldello. Per una volta tanto da agenti tramutarsi in" ladri. Ad api-ire la porta, mentre gli altri badavano al « palo », ci pensòi'ispettore Cumaudo. E non gli fu difflcHle?'Aperta la porta, il vice commissario, l'ispettore ed il vice ispettore ed altri due 0 tre agenti, infilavano la scala. Gli altri li seguirono alla spicciolata. Cauti, in modo da non destare allarme, come tanti frati à mattutino, guadagnavano la porta del primo piano, e rimanevano in attesa senza fiatare. Ogni movimento' era predisposto. Attendere che una persona qualsiasi uscisse e poi entrare nell'alloggio, ma entrarvi pochi per volta in modo da poter raggiungere la, stanza da gioco di colpo. L'operazione riuscì come era nel desiderio. Un individuo venne fuori e fu fermano. II commissario e un primo gruppo di agenti entrarono negl'alloggio. Attraversata l'anticàmera piombano nella stanza, da gioco. Una magnifica stanza. Arredamento di lusso, tavolo rotondo enorme, capace di almeno quaranta giocatori. Tavolo quasi refieralmente occupato. MoIO gettoni e parecchio denaro sul tappeto. Giocò animatissimo. Tanto animato che gli agenti poterono entrare nella stanza senza che nessuno se ne stupisse, diremo di più, se ne avvedesse. ' Fermi tutti e su le mani! Il primo gruppo di agenti, preceduto dal commissario, entrò nella bisca come abbiamo detto, senza provocare panico. Il commissario gettò anche il grido rituale: « Fermi tutti ! Su le mani ! », senza' che i giocato-. smettessero di giocare. E non fu che quando fece irruzione nella stanza il secondo e più numeroso gruppo di agenti, che i proprietari del locale ed i giocatori si accorsero di essere stati presi in trappola. Sul tavolo vi erano puntate da mille, da cinquecento, da duecento, da cento, da venti e da cinque lire. Le cinque lire rappresentavano la giocata minima.- La massima... a libertà. Tra il denaro che vi era sul tavolo e quello che venne travato poi in un cassetto a disposizione dei crouppiers e che rappresentava gli incassi della serata, vennero sequestrate più di1 diciottomila lire. Poca cosa in confronto alle cifre date seralmente come movimento della bisca. Soitoresi cosi in pieno, nè proprietari, nè giocatori tentarono di fuggire. Avvenuto il colpo vi fu un momento di confusione ; dei giocatori! tentarono; di far scomparire il denaro, ma tutti poi si rassegnarono alla cattiva sorte. Iniziata poco dopo l'una l'operazione, si chiudeva verso le 3,30 con l'accompagnamento aVa Questura di giocatori e proprietari. In mezzo agli agenti, per Corso Vittorio Emanuele, per via Roma, .tutti raggiùnsero là Questura, destando non pochi commenti nei nottambuli che a. quell'ora si trovavano àncora nel centro della città. Molta vivacità, parecchi visi di persone seccate, ma niente melanconia. Vennero dichiarati in' arresto i proprieta■ri del locale ed inviati alle carceri in attesa di essere giudicati per direttissima il processo si avrà oggi alla Pretura) i proprietari, i « croupiers », ed il «factotum» del localo. Proprietari risultarono essere 1 coniugi Radici. Il marito, Luigi Radici, del fu Paolo, di anni 49, da Milano, abitante nella bisca, e cioè in Corso Vittorio Emanuele, 41; la moglie Lucia Scavarda-Radici, del fu Domenico, di 40 anni. I coniugi Radici hanno anche una figlia, una graziosissima figlia, ma essa venne lasciata in libertà. La Scavarda è nativa di Castellamonte. I crouvlers risultarono essere Valentino Anfossii di Valentino, nato a Chiusa Pesio e Vatterone Mario del fu Bernardo, nato a Torino e residente a Montecarlo. Il « factotum », un individuo notissimo nei caffè concerto e nei locali frequentati dalla gioventù allegra, conosciuto sotto il titolo di Duca e che tanto 1 dii stemma ducale porta sui biglietti di visita e che ha nome Ettore, Va.lpreda del fu Felice, nativo di Alba e domiciliato in via Galliari, 12. Colle diciottomila lire vennero sequestrati tutti gli arredi relativi al gioci|>. I giocatori presenti, quando venne fatta lò sorpresa, erano trentacinque, e si giocava a << baccarà! •.). Una scenata periooìosa Nella notte di' sabato, come abbiamo detto, la Questura contava di sorprendere anche i frequentatori di un'altra bisca, quella di via Roma, n. -7, bisca di grado irii'criore a quella di Corso Vittorio Emanuele, ma non meno, pericolosa e tenuta da persona notissima nel mondo cinemacografico, e cioè dalla moglie di quel burlone di Polidor, moglie dalla quale il notissimo comico da tempo vive separato. La moglie di Polidor è certa Medini Emilia, di anni 29. Il perchè la sorpresa sia mancata, o meglio il perchè all'ultima .ora sia stata soppressa l'operazione, merita d'essere narrato e ciò anche per il fatto che la bisca da sabato non funziona più. Sabato mattina la guardia regia Dante Morello, che presta servizio come ciclista al comando derla...Legione, mentre itransitava in via Venti Settembre; giunta nfpressi del n. 79, veniva fermata da un 'individuo che in modo incerto, confuso e spa-ventoso richiedeva il suo intervento in una lite scoppiata su per le scale della casa portante il pumero 79. — Un certo SlaCpi, disse lo sconoscuito al Morelli, un commerciante quarantacinquenne, sta minacciando colla rivoltella due altri individui perchè non gli vogliono restituire certi oggetti di valore che dice di sua proprietà. Io non so bene di che cosa si tratti, ma lo Sialpi è cosi infuriato che temo metta in atto la sua minaccia. E' già successo un cà dei diavolo. Anche dèlie grandi lastre di vetro sono andate in frantumi. Il Morelli immediatamente seguiva l'individuo . e constatava che le sue informazioni corrispondevano a verità. Trovava infatti sul pianerottolo del terzo piano lo Sialpi, armato di rivoltella, che smaniava contro due persone, che risultarono essere il commerciante Giuseppe Capucchio, di anni 25. abitante in via Milano, 3, ed il pittore Giuseppe Gheduzzi, abitante ih via Cardinale Maurizio, 12. La guardia regia intimò allo Sialpa di consegnargli la rivoltella, stette poi a sentire le ragioni degli- uni e degli altri, ma non riuscendogli di trovare il bandolo della matassa, e ciò a motivo perchè i tre erano parecchio, reticenti nelle loro affermazioni, li invitò a seguirlo in questura. Tutti e tre. E fu solo in questura che si venne in chiaro della faccenda. . Ouale il motivo della lite? Una conseguenza di giuoco. Una partita di giuoco ancora da liquidare. La sera innanzi i tre, lo Sìaloa, il Capucchio ed il Gheduzzi, si erano incontrati aUo stesso tavolo da giuo¬ co in casa della moglie di Polidor e vi si erano trattenuti sino a tardissima) ora. Il Capucchio e il Gheduzzi guadagnarono e lo Sialpa perdette. Tutto 11 denaro che avea in lasca. 0 cioè' 2500 lire, più settemila lire sulla parola, settemila lire' che doveva, dare al Gheduzzi ed al Capucchio. Come' garanzia che avrebbe niantenuto i suoi Impegni lo Sialpa aveva offerto al Gheduzzi un portasigarette di oro massiccio e due anelli con brillanti, pegni che il Gheduzzi accettò coll'intesa però che sia lui che il Capucchio si sarebbero presentati il giorno appresso nella casa dello Siulpa per avere le settemila lire. L'obbligazione che non persuade Al mattino infatti si erano recati ed avveniva la scenata Con le conseguenti minacele. Il Capucchio rispose ai suol compagni di giuoco che riconosceva il debito e che voleva soddisfarlo, ma quando si trattò di buttare fuori i denari, anziché trarre dal portafogli dei biglietti, trasse una obbligazione, che i due non credettero di ritenere tale che potesse garantirli dell'incasso. « Niente obbligazione ; noi vogliamo denari, come denari avremmo dati se avessimo perdute ! ». Urla, strilli dello Sialpa. « La mia firma vale oro. Denari liquidi non ne ho. Accettate la mia obbligazione o restituitemi gli oggetti che Vi ho dato in pegno ! E cioè il portasigarette ed i due anelli ». Più ancora forse che l'offerta dell'obbligazione, fu la richiesta dei pegni che impensieri il pittore ed il commerciante. Co~ me rifiutarono l'obbligazione, rifiutarono direndere i pegni, e lo Sialpa allora estrasse la rivoltella e cominciò a minacciare. ' I vicini se ne allarmarono e corsero a cercare; le guardie. Posti in confronto i tre in Qustura, lò Sialpa non negò di aver minacciato e ri^ conobbe anche l'esattezza delia versione data dai giocatori suoi colleghi. Il cav. Palma metteva allora lo Sialpa a disposizione, dell'autorità giudiziaria e rilasciava in li-' libertà il Gheduzzi ed il Capucchio. Anche essi nero dovranno comparire oggi in Pretura, a fianco dello Sialpa, perchè anche contro di lui si*procede per direttissima. E vi compariranno insieme alla Medini, e cioè alla, moglie di Polidor, che immedia-> tamente venne anch'essa denunciata come proprietaria di una casa da gioco. L'operazione dovette così forzatamente essere abbandonata, perchè la casa di via Roma, in conseguenza della lite scoppiata tra i tre frequentatori, aveva subito cessato d; funzionare. Una giornata allegra per la Pretura do-, mani. Allegra per diversi motivi, anche perchè vi compariranno una quarantina tra peripatetiche, venditori ambulanti, ecc., sorpresi la notte di sabato con una magni-, fica retata fatta nei pressi del palazzo di città, retata di cui parliamo in uno stelloncino di cronaca.