La polveriera del forte di Pampalù saltata in aria

La polveriera del forte di Pampalù saltata in aria La polveriera del forte di Pampalù saltata in aria I danni dell'esplosione in Valle di Susa - Case scoperchiate, soffitti crollati, mura in rovina - Morti e feriti. {Dal nostro inviato special . , Susa. 4, notte. Oggi, al]£ 16,45, un formidabile scoppio rimbombò cóme un tuono inaudito per tutta la valle di Susa. La popolazione, atterrita, fuggendo Balle case, sotto una pioggia di vetri infranti che cadevano dalle finestre, non comprese subito di quale d.sastro si trattasse. 1 più credettero al terremoto, dato ohe, pochi momenti prima che esplodesse il tuono, la terra aveva sussultato violentemente, le case avevano tremato. Poi, dalle strade e dalle piazze, si vide un enorme cono di fumo nero che ascendeva verso il cielo al di sopra del costone del Rocciamelone, ove è costruito il forte di Pampalù. Erano saltale le santabarbara del forte. I primi scampati . Le prime notizie del fatto furono portate a Susa da uri diagraziato, che giunse sanguinante e delirante e pressoché ignudo, calando a rompicollo giù dalla montagna. Era un soldato del piccolo presidio del forte, che era stato investito dall'esplosione, ed aveva avuto tutti i panni arsi addosso, e le carni atrocemente ustionate. Nei primi momenti non sapeva che si dicesse, non poteva quasi parlare. Ricoverato agl'ospedale, curato, dichiarò che era stato sorpreso dall'esplosione mentre era vicino ai baraccamene, che Contenevano appunto le polveri, che èra-stato lanciate lontano" da un impeto d'aria travolgente ; e che appena s'era riavuto dalla tremenda scossa, e s'era sentito tutto dolorante di ferite, era fuggito. Non sapeva nulla dei suoi compagni: credeva fossero tutti morti. Poco dopo giunsero a Susa altri due soldaiii,' anch'essi da', presidio del' forte, anch'essi terrorizzati -e-in male arnese. Poi giunse un. altro ferito. E intanto da Susa ora partito per Pampalù, che dista più di due ore di marcia, il comandante del presidio di Susa, maggiore Calza nera, con un nucleo di soldati, caricati su tre autocarri. E sulla montagna, là dove era il forte, si vedevano le fiamme lingueggiare rosse ; e si vedeva tutte, un'ampia zona, per il raggio di circa due chilometri, sconvolta, arsa completamente : dove prima verdeggiavano boschi, ora si stendeva uria' radura, rossigna, completamente spoglia. L'esplosione, in un attórno, aveva compiuto la distruzione di un-grande incendio. Un centinaio di feriti a Susa Ma all'Ospedale di Susa non arrivavano soltanto feriti i soldati del forte: arrivavano altri numerosissimi feriti, della città stessa e dei diintorni. In città quasi tutti i vetri erano stati frantumati per la ripercussione deìlo scoppio ; ed erano caduti o nell'interno delle case o nelle vie ; e finestre erano state divelte ; e soffitti' erano crollati. La stazione appariva gravemente^dannéggiata: il capostazione e il gerente erano rimasti travolti nella rovina d'una tettoja e di un soffitto, e si erano potuti liberare a gran stento, malconci e doloranti. Al cotonificio Abetrer. con 1 locali coperti in massima parte da lastroni di vetro, l'infrangersi di questi, .e il precipitare degli scheggioni aguzzi e taglienti, aveva ferito più o meno gravemente una sessantina tra operai ed operaie. Per Susa, nelle case e nelle vìe, un'altra quarantina di feriti, quasi tutti colpiti da schegge di vetri o da rottami caduti dai soffitti e dai tetti. Era anche crollato in parte, ma senza far vittime, il soffitto del teatro. E via : via arrivavano notizie da altri paesi della valle, di altri danni e dì altri feritU Vetri rotti e finestre sfondate a Meana, a Buseoleao. a Gravere, a Chiomonte. a Salbertrand, e sopratutto ad Exilles — dove pare che la ripercussione dello scoppio sia stata più violenta che in tutti g'.i altri luoghi, e dove quasi nessuna finestra è rimasta sana. A Monpan tero Qualche casa scoperchiata. E case scoperchiate, e qualche muro minacciante ro vino, e feriti alla Novalesa e a Venaus. Si credette a questo punto, date questo notìzie, che il disastro-^fosse anche maggiore di quello che è realmente. La fantasia popolare cominciò a lavorare ; le cifre, che (vrcolava.no di bocca in bocca, dei morti e dei feriti, raggiunsero proporzioni impressionanti. E si sparse anche la voce che non fosse saltata in aria che una parte dei depositi di munizioni del forte, anzi la parte minore ; e che <i depositi maggiori fossero minacciati dall'incendio che continuava ad avvampare e ad espandersi su la montagna, e che stessero per saltare da un momento all'altro... Fortunatamente non c'era in tut to ciò che una piccolissima parte di vero ; e ogni pericolo in realtà era passato, poiché la quasi totalità dei depositi del Pampalù erano andati distrutti nel primo, unico scoppiò ; e ciò che restava non era che qualche riservetrta secondaria, Isolata e ricoverata in roccia- E sé numerosissimi erano i feriti, pochi, in proporz'one del disastro, erano i morti: probabilmente tre: due soldati e un borghese. Il racconto d'un testimonio Ho potuto parlare con uno dei soldati del presidio- del forte, testimone, a circa duecento metri di distanza dai depositi, dell'esplosione. Ed ecco le notizie che ne ho avuto. Al forte di Pampalù — che sorge, come ho detto, sa un costone dei Rocciamelone, tra Susa e la Novalesa, a più di due ore di marcia e a circa quattro chilo- metri in linea d'aria da Susa —.si trovavano og« venti persone : quindici soldati de! 3.o fflpini, due soldati del 5.o Gerito (minatoti), un artigliere e un operaio borghese. Da tempo si anelavano accumulando in un vasto capannone poco lontano dallo battere grandi depositi di balistite, clteddite ed altri esplosivi ad alta, potenzialità.' Il forte è collegato con Susa per mezzo di una teleferica, la quale serviva in questi tempi appunto al trasporto degli esplosivi. Oggi ne erano stati trasportati come di consueto'^.e la squadra degli Alpini aveva compiuto la corvè dalla stazione alta della {teleferica al capannone di deposito. Stavano portando te ultime due casse dell'ultimo carico, quando... —» il mio interlocutore non sa bene come ciò avvenne: egli era un pòco discosto, presso i baraccamenti d'alloggio della truppa — quando uno, dèlia corvè lanciò un grido d'allarme : — Salvatevi ! Salvatevi ! C'è, il fuoco alle polveri ! * Il mio jnterlocutore e qualche altro soldato che. era presso di lui, naturalmente, fuggirono alla disperata, buttandosi giù,per il declivio del monte, a cercare riparo sottolo strapiombo di qualche roccia. Avevano percorso correndo — e come si corre in questi casi! — centocinquanta o duecento inetti,..^ .trovato' un salto di-roccia «.he, formava sotto di esso un angolo morto, vi si erano rannicchiati, quando parve ad essi che improwisomente tutto il monte esplodesse e saltasse per aria Fu come, se un maglio di fantastica grandezza, con violenza titanica, si fosse abbattuto sopra il monto, e ne avesse di un sol colpo'fracassata la poderosa dorsale di granito. Pòi una tempesta spaventosa di macigni, di sassi, di scheggioni, e un volutabro di terra e di fumo soffocante, diroccò e si sparse tutt'tntorno, mentre il tuono formidabile ondava lungamente riscuotendo tutti gli echi più fragorosi delle valli e delle vette. Un soldato, a pochi passi dal mio interlocutore, cadde con la testa sfracellata: un masso l'aveva colto, sul cranio e l'aveva fulminato. Era un suo compagno, certo Vasco Poltri, da Livorno, del 5.o Genio. Gli altri soldati, entro. 81 nuvolone del fumo acre, intollerabile, che li avvolgeva e toglieva loro il respiro e li accecava, -fuggivano storditi e terrorizzati, lacerandosi panni e carni ai cespugli, cadendo per il declivio, contundendosi gli stinchi e le ginocchia a sangue contro "le roccie. Autocombustione degli esplosivi? Altre notizie ho poi potuto raccoglier*' da qualche altro informatore ; ma poco aggiungono a ciò che mi disse il mio primo interlocutore. Mi risulta per varie fonti confermato il fatto che i soldati. che lavoravano al trasporto degli esplosivi s'accorsero qualche minuto prima del disastro che stava per accadere., Una delle casse chje stavano trasportando, e precisamente la penultima, pare che non fosse ben chiusa:.; e mentre la deponevano alla soglia del capannone-depòsito avrebbe lasciato uscire un po' di fumo,.come se l'esplosivo, nell'in, terno stesse lentamente bruciando. Abban doi.atala subito, i due soldati che la trasportavano diedero l'allarme. L'operaio borghese che era con essi corse ad una capanna dove era il telefono, ed ebbe tempo di chiamare — a quanto mi si dice — il,Comando--del presìdio di Susa, e di dare avviso che un principio d'incendio^si manifestava nel deposito degli esplosivi. Questo operaio borghese, di cui non sono riuscito a sapere il nome, è rimasto morto nella esplosione. Il terzo morto, di quelli accertati fin'ora — vale a dire alla mezzanotte è un soldato, di cui però non si è ancora potuto stabilire le generalità. E i due feriti gravi ricoverati all'ospedale di Susa«*sbno ei'tri due soldati, due alpini del 3.o. reggi! mento: Pio GianeCchino ed Edoardo Riboli, E' la mezzanotte. Su la montagna ove sorgevano le costruzioni del forte di Pam' palù — un forte di recente costruzione, con batterie scavate in roccia — continua l'incendio : ardono le baracche di ricovero de) soldati, arde la stazione alta della teleferica, qualche deposito di legname,. qua'che tratto di bosco intorno. I soldati accorsi da Susa lavorano, a' circuire e a. domare le fiamme, e ad imped're eventualmente nuove esplosioni, di qualche riserva minore che può darsi' sia rimasta intatta. Le fiamme divampano nella notte alte e rosse. M. B.

Persone citate: Calza, Edoardo Riboli, Vasco Poltri