La chiusura dei Congressi internazionali delle Opere di Don Bosco

La chiusura dei Congressi internazionali delle Opere di Don Bosco La chiusura dei Congressi internazionali delle Opere di Don Bosco ; L'adunanza generale di chiusura dei tre congressi ebbe luogo ieri alle 17,30 nel i eatro dell Oratorio Salesiano. La sala è come noi giorni passati affollatissima. Sul palcoscenico notiamo oltre lo Autorità dei giorni scorsi: il Cardinale Arcivescovo di Siviglia, giunto !a sera prima da Roma ed incaricuio rli ruppresedare al Congresso, Papa Benedetto X\. Iax seduta viene aperto, col consueto grido di e viva don Bosco», accolto da infiniti applausi. Don Trione comunica altre adesioni giunte ella presidenza, inviate da Cardinali, tra cui quelli di Puebla del Messico, e di Turritùo del Perù, nonché altre numerose lettere, prima, quella della Regina Madre che, spiacente di non poter assistere personalmente a IT inaugurazione del monumento a Don Bosco delega quale suo rappresentante il gentiluomo d'onore Conte Luigi Giovanni Provana di Collegno. Anche la Principessa Laetitìa scrive che sarà presento in ispirilo alla bella cerimonia, essendo impossibilhata a muoversi. Vengono pronunciati brevi discorsi da due delegati esteri: Don Onorio del Munoz pel Cile ed ti prof. Habrick di Colonia. Quest'ultimo, professore di pedagogia, pubblicò in Germania una magnifica opera sul sistema educativo di D. Bosco. Lgli è pure latore di una corona che deporrà a pie del monumento del grande educatore. Questa corona è offerta dall'Associazione tra i maestri cattolici della Germania che, forte di 80 mila membri, da trent'auni vive e prospera. Dopo i due delegati prende la parola il Prelato Salesiano Mons. Malati I venticinque anni da questi trascorsi in mezzo a regioni semiselvaggie, dove le sole classi colte parlano il portoghese e gli indigeni si esprimono nella lingua dei «hororos», hanno fatto perdere completamente al prelato la scioltezza nell'esprìmersi in italiano ed egli si scusa coil'nsperablea. Mons. Malan parla lungamente delle tribù, alcune delle quali ferocissime, che abitavano il Matto Grosso (Brasile) e che i preti salesiani riuscirono in gran parte a civilizzare ed a battezzare (SO mila, circa). L'oratore porge il saluto all'assemblea in nome di questi nuovi cristiani. Il pubblico ha seguito con vivo interesse il racconto di Mons. Malan e ne saluta la fine con applausi Dopo di lui la signorina Pierina Margherita Stoppino, ex allieva, ha l'incarico delta relazione del congresso delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Essa dice che in nòve anni l'Unione internazionale ex-allieve ha formato 255 sezion: con 60 mila socie organizzate. La lotta contri la moda indecorosa; l'istituzione d'una Scuola professionale ed un voto per la beatificazione della prima superiora delle Figlie cii Maria, sono i tre temi dei quali si è occupato il Congresso. L'oratrice termina inneggiando fil trionfo della fede, della giustizia e delia carità che informarono tutta l'opera di Don Bosco. Gli intervenuti applaudono la signorini. Alla tribuna, subito dopo, prende posto il Cav. Poesio, capo divisione, al ministero del Tesoro. Egli che è un ex-allievo, e il relatore dal Congresso degli ex-allievi. Dice che la Federazione ex-allievi in due giornate di lavoro ha completato la sua formazione e intraprender! una collaborazione cordiale coi coope ratori Parla poi del Portogallo, donde in seguito a rivclgitnenti polilici furono banditi i Salesiani. Ebbene in quel paese (dice con foga l'oratore) le istituzioni salesiane sono state mantenute in vita dagli ex-allievi ! II Cav. Pcesio parlando della vicinissima ora in cui sarà inaugurato il monumento al Maestro rileva una coincidenza: « Colui che lanciò l'idea del monumento fu l'ori. ?.lie.Ueli, quegli che proprio in questi giorni è chiamato alla dignità del ministero di Agricoltura ». A lui primo allievo di Don Bosco, chiamato al Governo, i congressisti plaudono. Approvazioni calorose chiudono il discorso del Cav. Poesio Terzo oratore ufficiale della giornata è il sacerdote Don Zerollo, cooperatore, genovese. 11 Zerollo è un bellissimo parlatore, d'una forza e d'una vivacità poco comuni. Il pubblico segue con intce.s.e il lungo discorso, clicapplaude, tratto, tratto, nei punii più salienti. La. chiusa quando dice « che oggi Don Bosco dal suo piedestallo spargerà su Torino il più bello dei suoi sorrisi, sulla città diventata sua in nome del principio sovrano: l'amore cne trionfa », è salutata da applausi che non cessano se non quando Don Albera, il modesto sacerdote, con la ben noia figura di asceta, si presenta alla tribuna. Egli comincia pianamente un suo discorso, piano senza voli, come un padre che parla ai suoi figìi. Egli naturalmente parla del « padre di tutti i convenuti », di Don Bosco. .Ne racconta la stia vita tolta da un'autobiografia ed a poco a poco il buon prete si anima' e mentre ringrazia gli ex-allievi di aver degnamente continuato l'opera dell'apostolo, la commozione lo vince, le ultime parole gli muoiono sulle labbra ed una lagrima brilla nel suoi occhi. Quella testimonianza d'amore pel maestro e pei suoi figli, la più bella ch'egli « l'erede di Don Bosco potesse dare », è accolta dall'assemblea con vivissimi applausi. Tutti sono in piedi, mille mani si sporgono verso Don Albera. Quando la commozione che aveva elettrizzato l'ambiente e passata. Don Albera prima di raggiungere la sua poltrona dice che alla bella festa di domani si augura- presto ne segua un'altra per la beatificazione di Don Bosco. Nuovi e nutriti applausi. Il presidente Mons. Coudio si alza per dichiarare chiuso il Congresso. Etrli dice che come tutte le cose belle e care anch'esso durò troppo poco. L'oratore esalta l'amore per il prossimo, questa grande forza del Maestro, il cui spirito in questi giorni ha alitato e fatto vibrare ogni cuore. L'oratore ringrazia tutti, nessuno eccettuato, pel contributo date per eternare la memoria del più modesto, e nello stesso tempo del più grande dei pionieri della civiltà. E per ultimo ringrazia il Cardinale di Siviglia, il ouaie è venuto al Congresso a rappresentare il Pontefice. Dopo brevi parole del Cardinale di Striglia, cite si esprime in lingua castigliana ed irnparte la benedizione papale di cui è latore, il Congresso è sciolto. Esplosione ed incendio in un negozio d'armi Tre feriti - 70 mila lire di danni Ieri, verso le 14,45, mentre il signor Ricci Vittore, d'anni 32, studente, abitante in via Schina. 8, stava contrattando una rivoltella nel negozio d'armaiuolo del signor Maiernò Giovanni, in piazza San Martino, 1, avvenne, improvvisamente e per cause imprecisate, una violenta esplosione. Alcune delle latte contenenti polveri che erano nel negozio erano scoppiate con alto fragore e producendo una fiammata che investi gli oggetti vicini determinandone l'incendio. Era pure al banco, in quel momento, il figlio del proprietario, di nome Cario. Tutti e tre gli uomini riportarono scottature non gravi al viso ed alle mani e pure qualche lieve ferita di taglio causata dai frammenti delle lastre di vetro che l'esplosione mandò in frantumi. ' Subito avveriti telefonicamente, accorsero, con l'autopompa di primo servizio, i nostri pompieri, agli ordini del loro comandante, colonnello contm. Giusto, che da ieri ha ripreso servizio. Mentre si procedeva alle prime operazioni di spegnimento, i feriti vennero accompagnati alla vicina farmacia dell'ospedale oftalmico, dove ricevettero le cure del caso, dopo di che i proprietari del negozio poterono ritornare sul luogo del sinistro. 11 fuoco venne rapidamente domato cosi che poco più di un'ora dopo Mirto era Unito. Naturalmente sono state danneggiate tutte le suppellettili del negozio o andarono infrante tutto le vetrine, olire al deterioramento di tutta la merce deposiata nella bottega e locale attiguo. 11 danno ammonta complessivamente a settantamila lire. I pompieri hanno prestato un opera mirabile, che è valsa ad impedire che l'incendio si propagane ai negozi ed agli alloggi attigui Essi operarono fra notevoli difficoltà, anchp rchè nel negozio si trovavano ammacchiate come dicemmo — rilevanti cruentata di pole di cartaede cariche. Sul luogo si è il Commissario Regio, conte Olgiati. Il io d'ordine fu disimpegnato da guardie ìipali, guardie regie e carabinieri!