Il mistero del cadavere di Massalubrense nel processo di Pietro Balocco

Il mistero del cadavere di Massalubrense nel processo di Pietro Balocco Il mistero del cadavere di Massalubrense nel processo di Pietro Balocco ca Le sul la itme di il ni, te ol mlà le alz e la re ao, n a rpo er alo. to i gli so te osi Si vi ul l e. ie hi o. n o re reso il n il e ia m fi o a nna rri ari ai sti ». e, g. o1 o o, M o o ize à , a e i . a o a o e e i ao e r e o e à e o ; III. 11 {nomo 3 luglio giungeva alla Procura deIte di Torino dal pretore di Sorrento, onesto telegramma: » Ieri si è suicidato a Massalubrense tal Hizzetto Antonio, irredento, d'ignotielio In lettera diretta a V. S. si confessa autore del delitto commesso in persona di don GnavGuglielmo la sera del ay marzo 101S, costì in via Maria Vittoria. 39. Disposta fotografia Cadavere ». Avvertiva in seguito il pretore che sul cadavere erano state trovate quattro lettere, in un portafoglio tenuto nella tasca, interna della giacca, ima diretta al Procuratore del Ile. una a Pietro Balocco, un'altra alla famiglia di Don Guglielmo Gnavi, e la quarta (Pretore di Sorrento. Diceva in quella al procuratore del Ile: « ea Giugno .11)18. Tribolato dal grave rimorso d'aver con inqualificabili mie azioni pregiudicato il signor Balocco Piero, nell'atto di costituirmi al Supremo Tribunale di Dio confesso di essere io l'autore del delitto ccmimesso sulla persona di Don Gitavi Guglielmo la sera del 13 Marzo cori-, anno a Totano e di non aver avuto nessun consiglio, nò istigazione, nò abito materiale da chicchessia, ma che invoco tutto feci per occultare l'intenzione mia e in seguito tutto cercai di non far conoscere il misfatto compiu'o. La guerra ed il giuoco furono la disgrazia mia. Supplico l>erdono e.misercordia. — Bizzetto Atrtonio, irredento, figlio di Ni l\. ». E in quella alla famiglia Gnavi * Non più accusate — scriveva — il sig. Balocco Piero, autore del delitto commesso sulla persona di D. Gnavi Guglielmo sono io ». E a Piero Balocco, in un'altra letera, scriveva: « Chieggole perdono. In questo momento rimetto i fatti giusti all'autorità ». Al Pretore assicurava che nessuno ora responsabile del suo divisamento di uccidersi e chiedeva perdono a tutti. Nel ^portafoglio fu ancora trovato irti contratto di affitto della villa Capozzi in Vico Equense. in data 28 .Maggio 1918 una ricevuta elei pagamento della pigione intestala a Luigi De Luca: tre ricevute dell'Hotel Isotta e Genève di (Napoli intestate pure a Luigi De Luca e con la data maggio 12LS. In una tasca del nanciotto furono rinvenute venti lire e venti centesimi. Il panciotto era piegato sotto la testa del morto a guisa di cuscino. Il corpo giaceva in un fessatela sopra uno strato di ginestre che dovevano essere stato prima tagliate e trasportate in quel posto e così acconciate. Indossava il morto la giacca; i calzoni orano sbottonati alla cintura : e aperta la camicia sul petto; il resto degli indumenti in perfetto ordine; nella tasca della giacca erano arrotolati collotto e cravatta. Esaminato il cadavere, la sua posizione, e veriiiioata l'assoluta mancanza d'alcun segno di lotta e la circostanza .della mano destra rinvenuta stesa « nelV atteggiamento classico dei suicidi » non lasciarono alcun dubbio nella polizia napoletana e nella magistratura accorsa per le prime indagini trattar-, si di un suicidio. La perizia medico-legale dei dottori Ferdinando Guidone e Beniamino Bozzoatra concludeva : o l'individuo rinvenuto il 2 luglio corrente anno nella località Matrana in quel di Massalubrense, toglievàsi la vita con un colpo di arma da fuoco alla tempia destra a mezzo di rivoltella calibro N. 5. onde le risultanze generiche accertate escludono in modo assoluto un delitto che si fosse perpetrato a rlanno-dt costui... ». ,11 creduto-suicida veni"a seppellito nel poetico piccolo- -camposanto della Madonna delia Neve. "Sene Ini!,, La notizia giunta a Torino -de) suicidio dello sconosciuto, che si era con tanta documentazione di proprio pugno, confessato autore del feroce assassinio del povero sacerdote di Torino, aveva fatto pensare che Pietro Balocco, nonostante la qualifica nella lettera al Procuratore del Me di Bizzetto Antonio, fosse il suicida. Abbiamo visto nelle precedenti Duritele di questa cronaca giudiziaria (N. 110418) come l'Autorità inquirente si fosse formata per prove che ella riteneva incontrovertibili la assoluta convinzione che autore .dell'orrenda uccisione di Don Gnavi fosso iPletro Balocco. Il 16 marzo — due giorni dopo il delitto — era riuscito a fuggire. I migliori agenti della squadra mobile, erano stati sguinzagliati alla ricerca dell'assassino, seguendone tutte le piste. A tutte le Questure -del Regno erano state trasmesse le fotografie del colpevole ed unu spedale vigilanza era stata fatta agli imbarchi dei porti e sulle località del confine. Era convinzione ch'egli non avesse potuto riparare all'estero. Di lui s'erano ancora avuta notizie di un suo passaggio a San Remo. Lo vide l'avvocato- Carlo Catandri, pallido, quasi verde in faccia, cogl'occhi sbarrali con espressione di terrore. Ma scomparve immediatamente all'indomani quando i giornali che avevano sino allora prudentemente taciuto il nome- del Dresunto assassino di Don Gnavi. lo'segnalarono con tutti i particolari del delitto. Tali propalazioni impedirono il suo arresto ed ogni traccia di lui scomparve. Ma fu logico presumere — allorché si seppe del suicida di Massalubrense —. pensare che questi fosso Pietro Balocco, il quale sapendosi or-mai identificate ed attivamente ricercati), stretto dai rimorsi e nell'impossibilità di sfuggire alla giustizia, si fosse dato volontariamente la morte. Ed allora per stabilire l'identità del cadavere del morto della penisola sorrentina con Pietro Balocco, s'invio immediatamente a Massalubrense il maresciallo dei carabinieri di Settimo, Giacomo Barberis, che conosceva perfettamente il Balocco e la guardia municipale di Torino. Luigi Balocco, cugino del presunto suicida. Il pretore di Sorrento dui' giorni dopo annunciava, con sorpresa dell'autorità giudiziaria torinese, che tanto il maresciallo, che la guardia avevano escluso recisamente che il morto fosse Pietro Balooco. E ohi" era dunque costui? Oliai nuovo mistero nascondevasi sotto questa tragica morte e veniva a gettare, nella già chiusa istnittoria per l'assosinio dì Don Gnavi. o nella convinzione della eolpovole/.za di Pietro Balocco una ragione di dubbio e di trepidanza ? Chi era dunque il morto del picolo ramposanto, tutto solatio e pieno di fiori della Madonna della Neve? Eni De Luca, come indicavano alcuni dei- documenti trovatigli indosso, o era Bizzetto An^orwo. ionie egli si era sottoscritto, flon strana ostentazione della sua nascita irregolare o della sua origine di invdento ? " C^ual'è la via pIte va Rita rìiSesa?,, Colui che fu poi trovato morto era stato visto i (in quei glorili aggirarsi per la collina da solo, o II giorno precederne al rinvenimento do! cal riaverlo, verso le ore 14, un fruttivendolo di a Sant'Agata lo imbatté. Era solo; domandò Unialo fosse la via che conduce alla chiosa vauMasMimatri ira della Madonna della Neve, là appunta ove fu poi trovata morto Sugli indizi offerti dai documenti trovati nel portafògli si pensò trattarsi veramente dì Luigi De 'Duca. Una nota dell'albergo « Isotta e Genève » rivelava come egli ne fosse stato ospite per parecchi giorni!. Si attivarono subito pronte indagini-. Risultò che il giorno a) maggio scendeva a quell'albergo Luigi. De iLoca, di Roma e proveniente da Roma, senza bagagli e. senza indumenti, oltre quelli che indossava. Egli rimaneva ospite dell'albergo sino al 9 giugno ■successivo, comportandosi in modo tanto misterioso, che la cameriera dell'albergo ne rimase fortemente Impressionata. Intanto si viene a sapere che il 31 maggio irtl.s all'« Hotel Torino», pure di JS'anoli, scende un forestiero dell'apparente"età di anni 27, che si qualifica per Luifl Do Luca, impiegato, di Roma. INello stessi» giorno — SI maggio — scende air» Hotel Isotta e Genove », a Napoli, un altro forostforc. che si qualifica Bizzetto Antonio di Pietro, di età d'anni 40. professione industriale, iluoso di abitualidomicilio Roma, provenienza Roma. Con lui erano due altri forestieri, Antonio Genova e Giovarmi Cocco. Il Rlzzetto e gli altri due lasciavano l'albergo « Isotta e Genève » il K5 maggio, giorno iJruciso in rad il De Luca abbandonava l'i Hotel Torino» e prendeva stanza mU.'»-Hotel Isotta e Genève »;-il Genova e il Cocco ritornano all'albergo il 4 gingilo e ripartono l'8 igi-ugno; il Rizzot.to non si f> piti visto. Concordemente il personale di servizio dolPAlbergo IsottaoGonève—per quanto potesse ricordare — affannava che il De Luca, che occupava ia camera 35, aveva carattere taciturno e strano, talvolta un po' inclinino e strisciante nel parlare, altra vetta^scontroso. altezzoso. (Un cameriere ricorda d'averlo sentito una volta telefonare a persona che egli ehiamava .avvocato. Egli — come si disse — sbarcò all'Hotel senza bagaglio. Dopo qualche giorno rincasò portando una valigetta di libra pialla e una bottiglietta di brillantina. La camerviera assicura che aveva abitudini strane e talvolta non ritornava all'albergo rrè di giorno, nò di notte. Aveva una pronuncia variabile, talora si sarebbe detta romanesca, altre volle genovese, altra volta ancora piemontese. Incuriosita — narra la cameriera — gli domandai di che paese fosse e. mi rispose che era. romano, ma che aveva vissuto molti anni a Genova e che attualmente risiedeva a Torino. Scriveva spesso, ma teneva segreta la sua corrispondenza. Era sempre solo. Furono mostrate al personale dell'albergo la fotografìa del cadavere del Rlzzetto e mentre al cameriere Gulinelli parve riconoscere il De Luca, la cameriera Olga Furgoni disse di riconoscere perfettamente nella fotografìa del morto <di Massalubrense l'ospite della camera 36, il De Luca. .Fissate con quéste prime prove che il creduto suicida, piuttosto che l'Antonio Rlzzetto delle lettere, ora il Do Luca dei documenti, si badò ad assodare .maggiormente l'identità di costui. Dà una ricevuta od uno schema di contratto trovato sul cadavere si era appreso che il De Luca aveva affittato in Sciano una villa dell'ing. Capozzi. Si procedette, ad una perquisizione nella villa stessa: non si rinvenne alcun oggetto di pertinenza del defunto ad eccezione di sette buste e di cinque foglietti di carta tutti in bianco. (Circostanza che sì rapporta immediatamente al ricordo che sul morto furono trovate quattro lettere. Non vi óra nemmanco-la-vatlgietta di fibra gialla, che se il De Luca dell'Albergo 'Genève era il De Luca di Villa Capozzi, doveva certamente avere seco. I/espite cho aveva fretta Non si rinvenne corrispondenza alcuna. Si venne a conoscere come il De Luca avesse affittato il villino. Il 27 maggio un individuo dicentesi appunto Luigi De Luca, vestito con abito marrone, con anelii alle dita, orologio d'oro a doppia cassa, spilla con pietra preziosa nella cravatta, con in capo - un paglietta di panama, si presentava all'agenzia Contardi chiedendo che gli fosse procurata ima villetta in ciualche località presso Napoli, purché fosse in luogo piuttosto solitario. La villa avrebbe dovuto alloggiare tre persone che dovevano arrivare (anche qui il ncnsiero corro al ricordo che Ralocco disse precisamente In stessa cosa quando prose in affitto l'appartamento in Torino, in via Maria Vittoria, lO.i e non si fissava alcun limttc di prezzo purché fosso stata procurata in brevissimo tempo. E che ave-?e fretta lo dimostra il fatto che ritorno la sera stessa all'agenzìa, sollecitando, e il giorno dopo. Indossava rpiesta volta un vestita grigio a righe bianche. 11 28 maggio il De Duca veniva messo in rapporti coll'ing. Capozzi, di Napoli. Questi narra che s'incontrò col Do Luca appunto negli uffici del Contardi. Era un giovane di-circa 30 anni, di aspet to civile, completamente raso. Si disse di Roma. La villetta doveva servire per lui, la moglie, la-domestica e il .cognato, che si trovavano a Roma. Affermo d'essere commerciante. Rcrtigevasi regolare contratto d'affìtto della vlllu al prezzo di.L. 400 mensili, che venivano sborsate immediatamente dal locatore, il quale aveva nel portafogli diversi biglietti, di grosso taglio. IDue o^tre giorni dopo prese possesso della villa. " Per fi primo tempo ebbi frequenti occasioni — dice ring. Capozzi — di avvicinare il.De Luca, e quasi sempre ci .recammo assieme a Vico Equense, a cenare nella trattoria della vedova Discepolo. Mi raccontò clic a Roma abitava in una vlllu, clic aveva combattuto sull'Isonzo, dove era stato ferito leggermente: che per nevrastenia aveva ottenuta una lunga licenza: che attendeva di giorno in «giorno la moglie, che era in pensiero perchè ammalata e non aveva più notizie. Faceva frequenti escursioni, accompagnato dal mio colono Maresca-, mi parve un gentiluomo. IW27 giftgno mi disse che era, senza denaro, che la sera stessa sarebbe partito per 'Napoli per richiedere notizie della moglie e per ritirare da una ©anca il denaro per pagare la seconda .rata mensile di fitto. L'accompagnai ilno a Sciano, donde prese una vettura per Torre Annunziata, per prendere il treno. l>a allora non lo vidi più. Ricordo che agli aveva una piccola rivoltella e un orologio d'oro a doppia cassa, una spilla cForo e un anello con sotitnirr.. Spendeva molto; non aveva biancheria, ma disse che l'attendeva con, l'arrivo della moglie, elicgliela doveva portare. AcquistoaKapoli un paio di stivaletti nuovi. Mi disse che per il suo commercio viaggiava in tutte le regioni d'Italia Al Capozzi fu rammostrata la fotografia del'cadavere. Riconobbe il De Luca ih modo deciso, e non solo per l'identitd della flsonomia, ma anche per iTidumeriii, che egli ebbe .occasione di vedere quando prese, assieme al De- Luca, un bagno. Omicidio o suicidio? Le scarpe, però, non erano quelle che il suo ospito aveva comprate a .Napoli. L'ing. Capozzi perù ritenne piuttosto trattarsi di delitto, che di suicidio, mentre la Polizia aveva ritenuto provato il suicidio, e per dissesti finanziari, tanto e vero che aveva dichiarato di non aver più denari, ili Capozzi invece afferma che mai il De Luca accennò anche lontanamente a pensieri di volersi togliere la vita, e. la rivoltella, che fu trovata vicino al cadavere, non era quella cho aveva visto al De iLuca stesso. Anche il colono della, villa Antonino Maresca, che pure ha avuto qualche consuetudine coll'ospite. lo riconosce nella fotogralla del cadavere, ma egli pure, non riconosce la rivoltella, che aveva avuto occasione di ben esaminare, perchè aveva avuto un giorno incarico dall'ospite stesso di ripulirla perchè tutta arruginita. Riconosce pure, ed anche I ing. -Capozzi l'ha riconosciuto, nell'abito indossato dal morto, il toni-de-meinà grigio a righe bianche che qualche volta portava il De Luca, il quale però anche indossava talora un vestito marrone. Con questo vestita appunto e con la sua paglietta panama si era presentato il De Luca la prima volta al padrone dell'Agenzia Contardi. E la moglie di questi pure osservava che calzava scarpe clegantissime. Egli aveva fronte spaziosa, capelli ondulati, pettinati alla Mascagni, viso di forma rotonda, colorito roseo, lo labbra turgido, quasi, carnose. Tarchiato, camminava svelto, talvolta con atteggiamento baldanzoso. Aveva voce baritonale, che però omotteva con studiato tono sommesso. Pareva sospettóso ed inquieto. Aveva un neo sulla guancia sinistra. Nella fotografia del morto la signora Contardi ritrova qualche rassomiglianza col signore settentrionale venuto a cercare la villa nella sua agenzia. Ormai dunque pareva a/.la autorità inquirente quasi accertato che il morto di Massalubrense fosse il Luigi De Luca, indicato dai documenti che furono su di lui trovati. Ma allora perche nelle lettere pure rinvenute nel suo portafogli si faceva il nome di Antonio Uizzotto? E perchè questo nome, che appare fiiggevolhiente, sebbene con diversa paternità tra la lista dei forestieri giunti alla tìnndi maggio aU'Ho'-el Isotta-Genève, e che scompare quando aKo stesso albergo scende il sedicente Luigi De ILuca o più non ritorna anche quando i compagni sono riapparsi, ni primi di Giugno, nctfalbergo stesso 7 E che relazione è dunque tra i duo nomi Rizzetto e De Luca e il delitto confessato nello lettere firmate Antonio Rizzetto ch'orano sul cadavere? Il De Luca, 'l'ospite della villa, fu visto in giorni diversi ora con un vestita color marrone, ora con mi abito grigio a righe? Dove andò a finire il vestitocolor marrone? Fu visto con orologio d'oro a doppia cassa, con anelli e spWla, con portafoglio ben guemito di b,iglì,clti di grosso taglio, con una valigia di fibra gialla, con un palo di scarpe eleganti che comprò a Napoli e pagò 85 lire: tuita questa roba dove andò a finire? Mistero... Sulla sua persona nulla si rinvenno e nella villa Capozzi si trovarono soltanto, corno già si disse, pochi fogli di carta da le'teral La convinzione di.un suicidio, prima stabilita in modo perentorio, incomincia a vacillare. L'ing. Capozzi è convinto che il morto è la vittima di un assassinio. Anche la voce pubblica propende a credere, ad un delitto. Vi sono altri particolari che sollevano tormentosi dubbi. II trattore Arpino, presso cui l'ignoto ospite di villa Capozzi si recava qualche volta a pranzare, racconta che questi duo volte gli ordinò colazione per tre o quattro persone, colazione da consumarsi fuori. Anche altri trattori, pure avendo sempre visto lo strano forestiero solo, non escludono di avergli fornito talora creazioni che consumava in casa, le quali potevano servire per più persone. Pare che egli facesse anche frequenti gite in vettura. Una contro-perizia modica dei professori Tovo e -Lattes viene a concludere: Quello che si può diro eolia dovuta prudenza è che esistono dei critori di presunzione a favore dell'ipotesi di un suicidio e cioè — di maggior importanza — il r.olpo sparato da vicino, la sede della regione temporale destra, e, di minor importanza, la posizione della, mano e la mancanza di segni di lotta — o che d'altra parto nessun da'o et permette di escludere in modo assoluto cho 11 colpo sia invece stato spaiato da mano omicida. Onnai la sanguinosa visione d'un nuovo delitto si leva dietro il cadavere di Massalubrense. delitto che ha numerosissimi caratteri d'identità, con qucilio di via Maria Victoria in Torino, di cui un impressionante ricordo è nello lettere cho sul cadavere furono trovate La figura di Pietro Ralocco, per la magistratura torinese, incomincia a delincarsi in più precisi contorni nell'ombra misteriosa del dramma di Massalubrense...