La Giustizia inquirente subito si convinse che Pietro Balocco fu l''assassino

La Giustizia inquirente subito si convinse che Pietro Balocco fu l''assassino La Giustizia inquirente subito si convinse che Pietro Balocco fu l''assassino r ii. Lo investigazioni, tanto solerti quanto vibrante, protenda, commossa era, stata l'impressione pubblica per l'etterato delitto,'avevano ormai condotto l'Autorità inquirente a poter concludere che Pietro Balocco era stato I autore dell'uccisióne del povero don Gnavi Egli aveva saputo, per i consueti rapporti di altari, che il buon! prete ed amministratore; della Cassa «urale si era, in quella .venuta al Torino dalla natia Caluso, fornito di parecchie • centinaia di migliaia di lire. L'aveva attratto c?n,'pt'anno nel suntuoso alloggio di via Maria Vittoria, ch'egli teneva in affitto, e, mentre la portinaia era andata a comprare delle marche da bollo, com'egli l'aveva pregata, lo strozzò e l'uccise. Poi — con un'abilità che i periti diranno veramente singolare — disseziona il cadavere, ne disarticola le membra, lo taglia a pezzi, e-parte in un sacco di tela juta getta nel Po, parte in un sacco da viaggio, che na appositamente comprato, trasporta nel suo altro alloggetto di via Donizetti. Il colpo però è mancato nel bottino. Onesto è stato esiguo. Don Gnavt aveva rìppositato presso un negoziante amico la massima parte dcll'ingcntissima somma che seco portava. Ed il sisnor Giovanni Canonica, con negozio in via Pintro Micca, narra infatti che verso le 11 dpi 13 marzo don Gnavi andò alla sua bottega per regolare un conto; prima di uscire pregò il signor Canonica di volergli custodire per qualche, ora un pacco. Non avendolo pifi veduto ritornare e letto sui giornali la notizia dall'assassinio, il signor Canonica apri l'involto; con stupore vide ch'esso conteneva 317 200 lire, che egli, s'affrettò a consegnare all'Autorità. Dalle sue prime discolpe, in memoriali che egli aveva destinato alla Procura del Re ed ai giornali, come vedemmo nella prima puntata di questa, cronaca giudiziaria (vedi N. Ufi — 17 maggio corr.). Pietro Balocco protesta—sdegnoso — la sua innocenza, accusando dell'assassinio un tal Rlzzetto, ch'erti meglio non sa. indicare che come uomo d'affari e in rapporto, appunto per questi con il don Gnavi. II Rizzetto approfitta del momento che si era trovato solo, col don Gnavi nell'alloewio di via Maria Vittòria, dove il Ralocco li aveva coinvit.Tti pei* concludere una compera e vendita, d'olio, lo uccise barbaramente, riponendo poi gli indumenti in una cesta ed il tronco del cadavere1 in una valiffia che 11 Balocco aveva comperati per il trasporto dell'olio. Con un pretesto poi il R.izzetto era riuscito a portare la macahra valida nell'alln^raio del Bnlorco in via Donizetti. ed erti poi scomparso... Questa versione del delitto Pietro Balor-co dava già in un primo memoriale invinto dieci giorni dopo il. delitto all'avv. Costantino Greppi, ed in esso pure faceva il nome del misterioso Rizzetto. Ma, l'aw. Greppi non credette di dar faguito al memoriale, petcne non si Indicavano in esso prove rassicuranti. Allora il Balocco ne inviò un secondo — quello da noi l'altro giorno riferito — e più ricco di particolari... Ma anche, di questo, mancando un buon corredo di prove, l'aw. Greppi non ritenne opportuno dare comunicazione aU'Aiitnritft inquirente, la quale sec-uiva intantip lo sue minute indagini, seguendo la convinzione — che spontaneamente dalle prime constatazioni e risultanze balzava netta e sicura — che l'unico e vero autore dell'atroce mistatto fosse Pietro Balocco. \ I,c ventili compagne di vìtiRKfo Funzionari ed agenti si erano recavi ad Alessandria (il Balocco era impiegato » quella stazione) ed accertarono che questi da Gualche giorno si trovava in regolare congedo. (Doveva il 15 marzo rientrare in residenza. Moidò invece al Comando di Stagione un tcleg.'amma chiedendo una proroga Dopo il delitto abn fu più visto ad Alessandria. Le ricerche sul passato rlel Balocco rivelarono alla poliziiA che egli presso la padrona dell'alloggetto rf\ via Donizetti, 5, signora Annetta Gallo, si Mera spacciato per capitano d'artiglieria, aurìrizzato a vestire l'abito borghese. Pagava 'affitto di iL. I2d mensili, mentre, come vedemno ne pagava 700 mensili per l'alloggio di kn Maria Vittoria. Venti giorni prima del delik) le signorine Gherlinda Celidon e Maddalena Civallero, in viaggio di ritorno da GenoMj, incontrarono nello stesso scompartimento 1 Balocco, che si spacciò per capitano e nege ziante d'olio: narrò loro — in loquace e ga lante confidènza — d'aver afilttatcùn sunt'uosoVittoria, per incarioo del suo colonnello. Lestesse signorine il 13 marzo incontraronoVrso lo ore 16. a Porta Nuova, il Balocco, il quale con strana richiesta «che destò in loro un certo stupore — domandò se l'avessero visto poco prima in compagnia di un prete. AvevaI aspetto un po' agitato e contegno impacciatoRaccontò poi che il prete ave.a truffata ima ingente somma ad una sua zia abitante in k'ia Po, presso piazza Vittorio, ma che essa jera riuscita a condurre il prete stesso alla Bahca d'Italia ed a tarsi ridare il denaro truifjdoChiacchierando un po' concitalo di altre descrisse anche alle due signorine uno splendido tappeto che egli diceva trovarsi nelluppartamento di via Maria Vittoria. | Il passato di Balocco non rivelò alcuna ni chin sul certificato penale, però le inforn zioni raccolte lo descrivono come un uomo li condotta non buona, dedito ai piaceri ed a donne. Ha moglie e un figlioletto. Della mi glie si danno le migliori referenze. Sul ra' porti del Balocco con il Don Gnavi si indugi rono pure le ricerche dell'autorità inquirent II padre del buon sacerdote disse come figlio poco tempo passasse assieme ai genitor tutto preso dalla zelante amministrazione de la Cassa Rurale. Era riservato: e nulla cofidava dei suoi affari; mai però accennò acquisti fatti in società con Pietro BaloccoUna madre e mia mogi in Solo in principio dell'inverno portò a casuna damigiana d olio, eh egu disse aver avutoda un amico. Nè mai di Balocco parlò allamadre. Questa il giorno 13 marzo era venutaanch'essa a Torino col figliolo, per visitare un suo fratello, tenente colonnello a riposo. «Mifiglio — dice la povera signora — portava con se un ròtolo di carte. Non aveva nè borsettnè valigia.. Nulla mi disse degli affari che aveva da sbrigare a Torino. Mi accompagnò dmio fratello ma mi disse che non poteva venire a pranzo oon noi. Sarebbe venuto dopil pranzo, se avesse potuto sbrigarsi dai suoimpegni. Altrimenti mi disse che ci saremmtrovati alla stazione. Alle 18, alla stazione no10 vidi; salii in treno, sperando eh egli potessgiungere all'ultimo momento, ma ancora iTempo. Non l'ho più visto... ». Poiché era risultato che il giorno prima dedelitto, e cioè il 12 marzo. Balocco aveva spedito da Alessandria a San Remo come bagagli un baule, una valigia od una cesta vuotdi Kg. 35, si rintracciarono a San Remo ^questcolli di cui fu ordinato il sequestro. Essi noportavano alcun sigillo: la paniera era vuotafa cassa conteneva una valigia vuota con etchetta, Grand Hotel Moderne, Turni, ed HoteZecca. Torino. La valigia era vuota anch'essa11 baule conteneva un paio di guanti, cinqulette da olio vuote, uà* spazzola, un pettin( usato, una fune, una busta gialla con intestazione ■ Ferrovie dello Stato » e le seguenti parole scritta a matita : « Ti mando pure l guanti ». Pel carissimo signor Balocco Piero, s. p. mani delicate». Dentro la busta un foglio scritto a matita « Piero mio carissimo. Ti mando i bauli e- le latte : gifarda che eccettuata una, che è di grammi 500. le altre sono tutte di grammi G00 l'una. Cura il peso e procura di farmi avere L. 100 che proprio mi occorrono infallantemente. Quando ti potrò vedere? Ti annetto con ansia vivissima... Ciao, abbiti -tanti bacioni ardenti ed affettuosi come altrettanto sinceri.dalla tutta tua Nuccia! Bacioni dall'Enrlcuccio. Ti mando fepazzola e pettine ». E a tergo: « Buona tornino, ti aspetto ! ». La lettera era della moglie di Balocco. Essa aveva spedito al marito il 6 marzo in Alessandria da Settimo, dove aveva la famiglia Balocco domicilio, la cassa ed il baule secondo quanto dal marito le era stato • ordinato, durante una sua visita a Settimo alla Ulne di febbraio. Egli le aveva detto che le casse gli servivano per riporre i proprii indumenti, che rischiavano d'essere rosicchiati dai topi, che infestavano la sua camera. La signora, che si chiama Cristina Anselmo -- ed è notevole ricordare come Balocco avesse affittato l'alloggio di via Maria Vittoria sotto il falso nome di ingegnere A^selmini-— avevo poi messo nel bagagli alcun? latte vuote per il commercio d'olio, che il marito diceva di dover fare a San Remo, e l'augurio che era nella affettuosa lettera c'ne accompagnava la spedizione dei colli, si riferiva certamente al buon esito di quegli affari di cui il marito le aveva parlato. Queste circostanze, nonostante le informazioni ineccepibili sulla sua moralità fecero sorgere dei sospetti di una sua consapevolezza ed una indiretta conoscenza, se non partecipazione al delitto imputato al marito. Si era notato anche che ai primi di marzo aveva ordinato due abiti alla sarta Carignano Maria per lire 1003. Il 14 marzo, recatasi a misurare i vestiti ne sollecitò la confezione perchè disse che doveva recarsi a Nizza Marittima col marito. Non si fece poi più. vedere ed il 24 marzo mandò una lettera scusandosi di non poter recarsi dalla sarta, avendo male ad un braccio in seguito alla vaccinazione. Nella torbida atmosfera misteriosa .che circondava il delitto, tutte le ombre potevano prendere corpo. Però i sospetti contro la disgraziata e buona signora caddero subilo e lampante s> dimostrò aH'investigatrie.p disamina di tutti gli indizi raccolti come ella fosse del tutto allo scuro della vita e delle imprese del marito, che l'ingannava. ( maial'i''' nero' da ragazzetto, aiutava ''alquanto in bottega 0vedeva cosi uccidere e squartare i maiali Coneccessivo scrupolo — che può passar perfinodella- atroce ironia — anche queste circostanzesono consacrate in rapporti ed in documentiprobatori. ' l.a visita nell'alloggio dove il misfatto fucompiuto.-rivela che il corridoio era cosparsodi macchie di sangue essiccato, ma anco'ra re-cente. Nel gabinetto da bagno si notavanosul pavimento numerose traccie di sanguefresco che dalla porta d'entrata si dirigevanofin sotto la vasca ed una larga chiazza di san-gue ancora liquido sul pavimento all'estremitàinferiore della vasca stessa. Sull'orlo superioredi questa vi era pura una chiazza di sangue;attorno se ne vedevano altre più piccole e/ Sanane, snngne. Maligne... Il 26 marzo il carabiniere Emilio Negro, passando lungo il canale Michelotti vide un tronco di corpo umano trasportato dalla corrente: lo termo con un bastone é lo depose sulla riva. Il giudice istruttore si recò sul posto e accertò trattarsi di parte di un cadavere di uomo costituita dal bacino e dalle cdscie. Su tali miseri-resti non vi era traccia d'indumenti e le estremità delle coscie erano riunite e legate con una funicella intrisa di sangue. Si ordinò il prosciugamento del canale Michelotti nella speranza di poter rintracciare altre parti del corpo staccato del povero Don Gnavi. Si ispezionarono diligentemente l'alveo c le sponde, ma con esito negativo. La perìzia necroscopica assicura una singolare destrezza in colui che tagliò e smembro il cadavere del povero ucciso. Le indagini si spingono anche curiose di poter provare e spigare questa abilità anche nel Balocco. S'incaricano 1 carabinieri di fare ricerche. Ralocco appartiene ad una famiglia benestante di salumieri : egli non ha mai lavorato alla macellazione dai numerose s,,]1 manubrio di porcellana bianca^m&% l-n ,flnd0 S\^sno sta- I™?„ ™ i ' nivi?-npntn^ ^ESJl v™™2}°£ sanguigno. Nella camera ;nto a cera era opaco per ìn'estensione approssimativamente ovale, con in diametro massimo di m. 2,60 in direzione ettilinea verso la finestra di prospetto. Immediatamente al fianco dost.ro di tale zona .\'era una sedia in pelle e sul sedile si riscontarono numerose Piccole macchie sanguigne, tàccio che pure si trovavano su altra sedia P«ta di fronte alla prima. Nella latrina una macchia di sangue rappreso «na fresco sull'aie, sul davanzale della finèstra pure altre nunerosissimc macchie. Nella vaschetta del gabinetto-da bagno s'erano trovati quattro piccoli bicchieri risciacquati : nel corridoio sopra il tutelino mezza bottiglia di vermouth. La portinaia della casa — Giuseppina Bria Sala— aveva visto, quando alle 23 uel 13 marzo s.era recata a chiudere il portone, della luce dietro il vetro smerigliato della bussala del corridoio, che andava al bagno, nelt appartamento del Balocco. La luce èra fioca, come d.lcandela, e si muoveva. La mattina dopo, quando si recò nell'alloggio, assieme alla contessa, notò che in un candeliere vi era una candela consumata, di cui restava appena un moccoletto. La sagace portinaia aveva — come già si disse — con speciale cura sorvegliato le mosse del pseudo ragioniere Anselmini. Che la conosceva sotto questo nome il pigionale ell'alloggio della contessa D'Espinosa, perchèlrra stata messa in sospetto dal suo contegno 1 da certe menzogne, nelle quali l'aveva sor|reso. e' noto che il preteso Anselmini aveva lichiarato che l'alloggio l'affittava per conto |i una famiglia di Genova, costituita del pa-e, colonnello Filipponi, della moglie e di ) bambino di sei mesi. La contessa aveva riuria chiave dell'alloggio e del portone 'Anselmino, l'altra ancora la tratteneva la tessa, perchè si era riservata la facoltà di are e venire nell'alloggio sino all'arrivo dei gipponi. Ma questo, arrivo non si effettuava ed intanto, con pretesti di verifica ai j'izi dell'alloggio, l'Anselmini bazzicava l'Ioggio, fermandovisi mezz'ora o tre quarti fila. Poi lo pseudo Anselmini richiedeva la scinda chiave dell'alloggio, dichiarando che clclva; rimetterla ai Filipponi, il cui arrivo era miinente. Ma invece questa chiave la portinai vide appesa poi allo stesso anello colla prit che aveva . consegnato all'Anselmini. '< Aspetto qualcuno „ Q»to misterioso contegno insospettì la portinaiaVhe si pose a tener d'occhio l'Anselmini, sospjapdo in lui un lestofante. Fu cosi che il giorii3 marzo, poco dopo mezzogiorno, vide lo p4do Anselmini entrare sotto l'androne, a^'fcgnato da un sacerdote. Entrambi salirono «l'alloggio, ridiscendendone dopo pochi mìnulRitoruarono verso le ma mentre il sacerdote faceva atto di aprire il cancello del portone, il ragioniere, senza dire parola, lu afferrò per la sottana ed enti-ambi se ne andarono. Un'ora circa dopo, cioè, verso le 1CS0 o 10,45," si ripresentava l'Anselmini solo, e rimetteva alla portinaia tre biglietti da lire 500, pregandola di andare a faru cambiare, abbisognando di biglietti di piccolo taglio, dovendo in quella sera partire per Genova: soggiungeva che non aveva fretta e che alle 19 sarebbe passato in portieria a ritirare il denaro. Usciva poi nella via ed essendo la portinaia pure uscita poco dopo per recarsi da un banchiere per il cambio dei biglietti, lo trovava presso al portone della casa, fermo. Appena la scorse, le si avvicinò e le disse: « Ho qui un appuntamento: aspetto qualcuno; fatemi il piacere di acquistarmi anche due lire di marche da bollo da centesimi 10 ». Si affrettò a compiere la buona donna le commissioni e quando ritornò l'Anselmini non era più presso la porta; ma dal sarto Pèola, abitante nel cortile, seppe che egli era salito nell'appartamento con un sacerdote. Tosto salì ella pure e suonò il campanello. Andò, ad aprire l'Anselmini, che aveva l'aspetto sconvolto, e che, senza lasciarla entrare ne'.l'alloggio . uscendo sul pianerottolo e tirandosi dietro e rinchiudendo le due porte, scese in portieria, vestito con pelliccia e col cappello ed avuto il denaro io ripose in tasca senza numerarlo. Regalò 10 lire alla portinaia raccomandandole di essere gentile coi Fi'.ipponi, ed usci, dicendo che andava dal banchiere Galvani pel pagamento di certi assegni. Ritornò però subito, sali nell'alloggio, facendosi imprestare un calamaio e una penna. Erano le 18 circo. Rimase nell'appartamento circa un'ora, quindi scendeva solo verso le 19~ chiedeva un bicchiere d'acqua e restituiva calamaio e penna alla portinaia, la quale notò che il pennino non era stato bagnato nell'inchiostro. Ritornò ancora l'Anselmini in quella sera nell'alloggio e la portinaia lo vide nuovamente uscire solo verso te ore 21. Più tardi, alle 23, ella scorse la luce fioca e vacillante nell'alloggio. La mattina dopo l'Anselmini rientrò in casa, portando una grande cesta. All'atto di sorpresa manifestato dalla cesta era vuota e che doveva servire per portarle nel mattino successivo una latte, d'olio, che In precedenza le aveva promesso. Ma»intanto i sospetti della portinaia, che si perpetrasse un furto, la indussero, — cóme già narrammo, — a chiedere l'intervento deila contessa, che con essa e con certo signor Gamalero, salirono ne'.l'alloggio, dopo che l'Anselmini con pretesti indugiò a dar passo. Qui, nella vasca da bagno, venne rinvenuto il tappeto, che l'Anselmini, pronto, aveva detto macchiato di vin di Caluso. Ma quando il Gamalero afferrò il tappeto per alzarlo, con orrore dei .presenti, esso apparve tutte zuppo di sangue, che prese a colare sul pavimento, lordando le mani al Gamalero.' Terrorizzati tutti di fronte a questa prova di un misterioso delitto, si volsero per chiedere spiegazione al ragioniere Anselmini, ma questi, inosservato, era scomparso, ed il trillo del campanello elettrico, che funzionava ogni qual volta là porta di entrata.veniva aperta, segnalò la sua fuga. l.a ricevuta rivelatrice Una ricevuta del Banco di Napoli, intestata a Don Guglielmo Gnavi, di Caluso, trovata con ultri oggetu insanguinati, — come già dicemmo, neda cesta che era nell'alloggio, — fu la rivelazione che doveva condurre al.a immediata identiiicazione del povero assassinato. E .e diligenti, alacri investigazioni del commissa ri0 avv- Palma, che si recò a Caluso per per<juisire ed indaeare, assodarono i rappòrti di a"aridel Povero Don Gnavi col Balocco, e su questi il line funzionario appuntò i'suoi sospetti. Ne scoprì l'identità, col preteso 'Ansel mini e ne scoperse il dpmici.io, iti via. Doni zettì, dove, si era qualificato per ingegnere e capitano di' artiglieria. Pur troppo, quando i funzionari de'.la Polizia giunsero sul posto lo sciagurato era già fuggito, e trovarono nel l'alloggetto la valigia ■ contenente il tronco fii 110 busto umano decollato, disposto in modo che gli arti superiori erano quasi incrociati Ru^a superficie superiore del tronco stesso, Interrogando coinquilini e proprietaria del quartierino di via Donizetti, si venne ad ae cenare che' il Balocco, immediatamente dopo la scoperta del delitto, (14 marzoì, verso le ore »J*JS8rt ^ ^^«^ 11 circa, erasi rifugiato, livido ed esterrefatto, in quel suo alloggio, ove credeva di trovarsi al sicuro, dando ordine alla portinaia di non svegliarlo che alle ore 15 Chiamato a quell'ora, non era uscito di casa tutte la giornata e solo nel successivo mattino del 15 marzo, verso le ore 11, era stato visto per la strada in giacca, nonostante la fredda stagione. Invano furono fatti appostamenti nella casa in via Donizetti, neHla speranza che il preteso Anselmini, credendo di non essere identificato per il Balocco e si ignerasse questa sua altra dimora, vi ritornasse per ritirare almeno i titoli al portatore per il valore di trentaduemila lire, che erano stati da lui riposti vicino alla valigia. Ormai per tutti questi schiaccianti elementi raccolti, non ora più dubbio nell'Autorità giudiziaria e di polizia che dell'atroce misfatto fosse autore Pietro Balocco, fu Giovanni, e di Mussano Margherita, nato a San Germano Vercellese, il 14 gennaio 1885, applicato ferroviario. Il movente e lo scopa del delitto era chiaro. La perizia contabile assicurò che Don Gnavi aveva portato seco, il 13 marzo, circa 400.000 lire; come del resto dichiarava alla cugina, signora Emilia Gnavi, moglie del generale Sapienza, cui fece visita verso le ore 10,30. Don Gnavi fece parecchie operazioni di banca, tàs* poi il deposito presso il negoziante Canonica, ma quando entrò nell'alloggio di via Maria Vittoria aveva ancora in dosso L 19.1U in contante', 520 in cedole, 3,960 in vaglia cambiari, 30,000 in Buoni del Tesoro, 32,000 in cartelle del Consolidato, che aveva ritirato dal Banco di Napoli. E' evidente che il movente doll'atroce delitto fu da depredazione dei valori che Don Gnavi era solito ogni mercoledì portare seco per le molteplici operazioni finanziarie. Balocco da lungo tempo era in relazione di affari ool Gnavi e aveva avuta tutta l'opportunità di studiarne le abitudini ed i particolari più minuti, e premeditò e preparò il delitto con infernale abilità. Egli non ebbe complici — questa fu la convinzione dell'Autorità giudiziaria..— I periti medici, esaminati i tre frammenti di cadaveri rinvenuti nel fiume Po, nel canale Mlphetotti e in via Donizetti, giudicarono che la uniformità dei tagli faceva ritenere che una persona sola, e di non comune abilità tecnica, aveva compiuto il depezzàmento. ^L'istruttoria era cosi finita. Le prove raccolte" a carico del Balocco erano cosi schiaccianti, ehe l'Autorità inquirente, cui non erano giunte le discolpe dello sciagurato, che accusava altra persona del delitto, riteneva indiscutibile ed indubbia la colpevolezza del truce assassino^ Ma il 3 luglio 1918 improvvisa giunse a, Torino la notizia che Pietro Balocco si era. ucciso a Massaiiibrense, in una località appartata della penisola sorrentina...