Come Pietro Balocco si presenterà al giudizio della Giurìa torinese

Come Pietro Balocco si presenterà al giudizio della Giurìa torinese Come Pietro Balocco si presenterà al giudizio della Giurìa torinese {(Udiènza 8 giugno p. v. : Presici, barone Daviso ; P. M. cav. Crosta cmiti : P. C. avvocati C'uagJ.iu c Villabruna: Dilesa aw. C. F. HogRlori ori Erizzo : Cane. Vittonatto. 23 Novembre 1918. E' Un mite pomeriggio •ancora tepido di solo* Un soldato seduto su di una panca del eorso Umberto st-i godendosi quella festa di sub'. 'Legge un giornale; ba l'aspetto stanco, emaciato. Qualciié bimbo si trastulla, festevole, nel viale. Si tìvv.icina un carabiniere, li soldato, ohe ha i'aria triste e sparuta (qualcuno l'hit creduto un reduce recente dalla dura vita della trincea), ita un movimento mal represso di contrarietà e figge con ostentata persistenza gli occhi sul giornale, che ha spiegato innanzi a se quasi .a nascondere il volto al nuovo venuto. 11 carabinière gli chiede, come per consuetudine in quel tempo di guerra, i documenti di notorietà. Egli ha ripreso il completo dominio su idi sé: prontamente presenta un luglio di licenza e ripete ad alta voce le generalità che nel foglio sono scritte: — Giovanni Barberis, della compagnia S. M. 'del Comando del Deposito di fanteria di Genova. 11 carabiniere legge; osserva: aggrotta le ciglia; scruta in volto il soldato, quasi a meglio ravvisare in Itti una tigni a già conosciuta. Non dice una parola. Ma quel silenzio dà un senso di sgomento al soldato. Un altro carabinière attende poco discosto. Lo sguardo del soldato diviene inquieto; sulla faccia smunta passa fuggevolmente un espressione d'ansia. 11 carabiniere ripone il foglio in tasca, erolla il capo e fa un segno al soldato di seguirli. Questi si alza; ha un momento d'indecisione; è pallido : — Ai suoi ordini — esclama, e s'avvia. In caserma, di fronte al tenente Pagella, che subito lo interroga, continua ad asseverare le fi-eneralità che ha già date al carabiniere, e finge di non accorgersi dell'incredulità dell'uffìieale. Questi però ad un certi momento gli contestò l'autenticità del documento che gli mostrava. Ed allora, afettando una certa bonomia, ocn temo confidenziale, confessò al tenente com'egli non fosse in licenza, ma avesse fatta, col foglio rilasciatogli da un camerata, una scappata a Torino per abboccarsi con una persona che non poteva nominare o per un segreto affare che pure non poteva per il momento rivelare. Il misterioso soldato cominciava a sdrucciolare sul terreno delle tergiversazioni e delle contraddizioni. Il carabiniere che aveva fatta la cattura si convinceva d'aver posta la mano su colui che ricercava. Sopraggiunto il maggiore Colombino — narra il verbale di arresto — il falaecino fu messo alle strette; gli fu posto sotterrili una fotografia. E' vero, egli aveva con speciale acconciatura dei capelli e de baffi, mutato l'aspetto ed i lineamenti del volto, ma non potè a lungo simulare e tingere di non riconoscersi nel ritratto che gli era .posto sotto gli occhi. Ad un tratto ebbe un gesto largo di rassegnazione: — Ebbene, si — esclamò — sono Pietro Balòcco; ma mi protesto innocente del delitto che ini s'imputa. In quell'istanti! la sua voce tremava, d'emozione. Egli aveva dovuto cedere a quell'istintivo modo d'angoscia e di smarrimento cut non può esimersi anche lo sciagurato che ormai — come lui — a stremo di forze e di risorso, abba determinato di abbandonare la travagliata lotta di astuzie e di espedienti per sfuggire alla giustizia che lo insegue e lo vuole colpire Ma anche attesa, preveduta ormai come ineluttabile, quasi facilitata (Pietro Balocco non aveva più denari in tasca ed ajveva impegnato a Genova l'orologio, l'ultimo oggetto di valore che gli restava), la cattura »-iempl l'animo dello sciagurato di un'amara desolazione. " Sono innocente,, — Sono innocente — egli replicò con ansia affannata. — E' vero, ho falsificato il foglio di licenza per venire a'Torino; èva ora di Unirla... ■La disperata vita che condussi fin qui non mi ■era più tollerabile. Ecco qui un memoriale che tìa lungo tempo ho preparato, nel quale a luce meridiana è dimostrata la mia innocenza. Non io assassinai il povero don Gnavi, ma il delitto fu commesso da un certo Antonio Rizzetto, col quale tanto io che il (inavi avevamo rapporti di affari, e queste due ricevute, a firma di quel Rizzetto lo dimostrano. Sventuratamente, di lui non so nulla che possa mettere la giustizio sulle sue traccio. — E dove avete trascorsa Ja vostra latitanza — Un po' in Francia ed un po' in Liguria rispose pronto Balocco. Aveva egli compreso l'intendimento della 'domanda, che voleva forse sorprèndere in lui la confessione d'essere staio a Napoli, circostanza essenziale per la prova della responsabilità di un altro misterioso delitto di cui è prevenuto ? 1.1t'arrestato è perquisito. Gli si rinvengono Addosso uno scontrino del Monte di Pietà di 'Genova, in data del giorno prima, per un orologio d'oro, unti bolletta di spedizione por bagaglio di tre colli da Alessandria a .^ari Renio; ima minuta a matita di appunti diretti al Procuratore del Re; un taccuino con delle cifre relative a contratti d'olio; un piastrino di riconoscimento; sei chiavi; un piccolo necessaire per teletta... E il presunto trace assassino, cui era staio idala una vana ostinata caccia, k condotto in carcere. La stia cattura fu la conseguenza di un'informazione che il signor Emilio Torello aveva dato all'appuntato dei carabinieri Barrerà, avvertendolo d'aver visto seduto, ad ozieggiare su di una panca del viale Umberto, un soldato anziano, macilento e intristito, ma nel quale gii era parso di poter raffigurare l'ex-impiegato ferroviario clic le cronache a■vevano denunciato rome l'assassino del povero e buon prete di Caluso. Il vin di Caluso I rapporti della questura narravano — il 'giorno dopo alla scoperta dell'orribile delitto di cui Don Gnavi era stato vittima — che la contessa Elisabetta Bianchi di Espinosa, negli ultimi giorni di febbraio 101K. a mezzo dell'Agenzia Prono, aveva affftaio a certo Anselmino, il quale aveva pagato anticipatamente L. 700-per un mese di locazione, un suo appartamento ammobiliato al l.ò piano di via Maàia Vittoria. 19. che l'Ansehnino assicurò di aver preso pei- conto della famiglia Eilipponi di Genova. Parecchie volte l'Anselmino si era recato nel quartierino e il giorno ]?, marzo un sarto che ha negozio nel cortile lo vide entrare con un prete. Nel frattempo l'Ansolmiuo aveva pregata la portinaia di andargli a cambiare al¬ cucomensocerstonicla viseradadnfacLanodebatapglila ferchchtestaplorchPenugilsamlaneziundiscCagrM visstrpiMirstrEnocodedecaViil PicechstaafIndeBapecopecasoa sesimIndamcanetamtraorvanusesapoqutimchlocuTo"blnedicopiriaaisomnerivitacoucsetiavgcomchzadetececomcvaì sfI Im! s! ni fi: mj v: l' SI m cuni biglietti da 500 e quand'essa ritornò, a commissione fatta. l'Anselmino non la lasciò enu-are nell'alloggio. Poiclvè più non vide la solerti portinaia uscire 11 prete, s'insospettì e certo non pensando ad un delitto, ma piuttosto a qualche manovra di furto avverti telefonicamente la. contessa Bianchi. Questa si recò la mattina dopo sul posto e fingendo di voler visitare i caloriferi, il cui funzionamento non era regolare, bussò all'alloggio accompagnata dalia poi-tinaia e da aira persona di sua tidncia. L'Anselmino rispose di dentro che stava facendo il bagno... Indugiò alquanto, poi aprì... La contessa girò l'allog-gio; giunta nel camerino da toeletta, vide, il tappeto della tavola della camera da pranzo dentro la vasca del bagno. L'Anselmino. confuso, affermò che il tappeto si era macchiato, sturando una bottiglia di vino di Caluso. (L'autorità giudiziaria la rimarcare questo particolare e questa affermazione dell'Anselmino, che altri non ora che il Balocco, ricordando l'altra circostanza che la pòvera vittima era di Colliso). La contessa, poco persuasa, prese ad esaminare il tappeto. Lo pseudo Anselmino si avvicinò allora atla por.a e fuggi. If tappeto eia macchiato di sangue. Furono chiamate le cuardie. Perquisizione rapida, in una cesta da viaggio, nuova, nel corridoio vicino alla camera da bugilo, si rinvennero sei sacchi di iuta intrisi di sangue: un paio di mutande di cotone, una maglia, un gabbano da pròle, una veste lalare, un cappello da prete, un paio di colze nere, due fazzoletti di tela bianca con 'le iniziali D. G., due chiavi, un orologio di nikel, una corona con crocefisso, un coltello, un paio di scarpe ed una mannaia... nuova. Nella tasca dell'abito talare un biglicto ferroviario Catuso-Tòrlno e ritorno in data 13 Marzo... La grossa cesta l'aveva portata alla mattina del M stesso l'Anselmino. La portinaia lo aveva visto passare ed anzi l'Anselmino le aveva mostrato clic la cesta era vuota. Le indagini rapide, stringenti, rivelarono chi fosse la sven-j Mirata vittima, Don Giuseppe Gnavi, ammini-i stratore della Cassa Rurale di Caluso. Egli era giunto a Torino il 13 marzo matti- j no, dopo aver prelevato per operazioni da compiere a Torino, in vaglia, valuta, buoni del tesoro L. 317.200, ed aveva inoltre ahm denaro consegnatogli da privati. Prima di recarsi però col pseudo Anselmino in via Maria I Vittoria, aveva depositato in un pacco, presso il signor Giovanni Canonica, negoziante in via Pieno Micca, le trecentodiciassette mila e duecento lire. L'Anselmino risultò non essere altri che Pietro Balocco, impiegato ferroviario alla stazione di Alessandria, che pure teneva in affitto un altro alloglotto in via Donizetti 5. In questo alloggio accorsero nel pomeriggio dei 10 marzo i funzionari di polizia. Pietro Balocco era uscito poche ore prima, senza la pelliccia che usava pollare, vestito di nero, col cappello duro e l'ombrello in mano. La pelliccia e i guanti orano sul divano. Nella camera da letto — dice il funzionario estensore del rapporto — constatai che un armadio a specchio era chiuso a chiave. Forzata la serratura, rinvenni una grossa, valigia nuovissima di cuoio scuro, pure chiusa a chiave. In essa erano il tronco ed altre parti del cn.davere del povero ucciso, avvolte in un indumento bianco, forse un lenzuolo lacerato. Accanto alla valigia fu trovato un rotolo contenente 32 cartelle del debito pubblico al portatore, di L. 1000 caduna, un breviario, documenti e carte personali dell'ucciso e due ritratti del Balocco strappati a mezzo. Un breve rapporto ancora : Stamane, alle ore 8 (14 marzo) il barcaiuolo Gariglio Giovanni, passando sotto il ponte Vittorio Emanuele rinvenne una gamba sinistra umana, sesso maschile, attaccato al pilastro vicino un sacco di iuta intriso di sangue. Un altro rapporta ancora rivelava, che in seguito a perquisizione nel cassetto dello scrittóio della vittima alla Cassa rurale si rinvenivano parecchie lettere e telegrammi a firma Pietro Balocco. (12 lettere, 1 cartolina, 2 telegrammi di cui l'ultimo in data 8 marzo, proveniente da Torino). "M'affido all'assistenza e giustizia di Dio! „ L'aut trita giudiziaria, la polizia, la voce pubblica additano ormiti, con profonda esecrazione. Pietro Balocco come l'assassino feroce del disgraziato e buon sacerdote. E Pietro Balocco, latitante, inviava all'avv. Costantino Greppi le sue discolpe e le sue proteste, in memoriali, che destinava al procuratore del Re ed ai giornali. lioixi tre mesi circa, egli diceva, di gravi sofferenze e di vita senza nome, mi si permettano alcune dichiarazioni corrispondenti nel modo più assoluto alla sacra verità. Senza esserne colpevole, ne scontai già terribilmente le pene, vissi una vita schifosa, una vita vagabonda, una vita non più oltre sopportabile. Pubblicamente sui giornali tutti, mi s'additò come autore d'un grave misfatto: «d'aver ucciso 6'tagliato a pezzi Don Guglielmo Gnavi». Qual terribile accusa! Nulla ! Nulla invece. Chi a quattr'occhi oserebbe imputarmi di tal delitto. ..Chi mi ritiene capace? Si faccia un nome. Son roso dalla vergogna e dalla bile per non aver potuto fino ad oggi, come credevami, agguantare, consegnare alla Giustizia il vero colpevole. Per vaghi elementi e pettegolezzi inauditi mi si giudicò, e senza pietà d'una famiglia che muore, dei parenti che dal dolore si strozzano spietatamente, mi si accusò di terribile delitto..' ma anche fatto per scopo di furto. Ebbene non, no, io non son l'autore, nò materialmente partecipai in parte. " Vittima d'un terribile mascalzone,, Io sono invece innocente, pienamente innocente, vittima d'un terribile, mascalzone, che colle insinuazioni sue mi ha saputo gravemente compromettere e rovinare. Avrei desiderata rimanere in silenzio sino a compiuto mio scopo, cioè mio a quando avessi potuto fornire più concrete informazioni all'Autorità, dell'assassino, e quindi aver il ì suo arresto; invece sol rimasi fino a che la forza, la speranza mi sorressero. I Troppo grave e quindi il disonore di tutti i Imiei, per ancor tacere. Afflatomi all'assistenza e giustizia di Dio. Qui accludo due scritti ed una firma dell'as! sassiiio, pratiche e confronti dell'autorità. Co! niunque ed in qualunque modo sia mi sacrii fieherò per tutela dell'onore della famigUa : mia e dei parenti tutti. Ci ira cinque mesi e mezzo fa incontrai per j viaggio nella Liguria un signore certo Rizzet: lo, che diceva produttore di olii e saponi. ' Scambiai qualche parola e nulla più. Dopo un I mese e precisamente il giorno 23 gennaio 1018 10disimpecivochpacompaRdigicodTpzel'dezuaMciPlanRGpluvm(il'adDGacoAtetrla11 14pgaase e NcosomptamciRdfrsudanlitrafaserdidatosililecouAsicopcslevascdGubrachGdmfiadtegtactaRncslaaaodpfVserstlgducscstcVdfszptpzn j i j r n 8 10 imbattei a Torino. Mi riconobbe, mi parlò di molti suoi affari e mi propose un lucrosissimo contratto dolio. Non potendo interessarmene direttamente lo presentai al Don Gnavi per il tutto. Cgni tanto per quella stretta conoscenza che ci legava, Don Gnavi mi confidava che ben volentieri avrebbe desiderato combinare qualche litio naffare di commercio. Fu perciò ch'io passai la parola dell'offerta Rizzetto, e feci concludere il contratto. In complesso, come mediazione, dovevami essere corrispósto in parti uguali dal Don Guglielmo Gnavi e dal Rizzetto. dell'olio per il complessivo imporlo di L. 1500. 1 Povera speranza, qual rovina invece cagionasti mail Come pattuito, il Rizzetto doveva consegnare al Don Gnavi quaranta quintali d'olio al prezzo di L. 350 al quintale franco Torino. Doveva pur consegnareuna piccola partita di sapone. 11 modo dove e come il Rizzetto potesse avere detto olio e sapone, non l'ho mai saputo. 11 Rizzetto dicevasi pur forte depositario oltreché di oli e saponi anche di zucchero. Non so però se in proposito, qualche altra trattativa di affare sia corsa fra i due. Molte volte mi sono trovato successivamente ci Rizzetto in Torin come pure il Don Gnavi. Pei modi suoi avevo data completamente tutta la fiducia, come del resto, pure il Don Gnavi non glie l'aveva saputa negare. Il 13, giorno fatale Il 13 corrente (mercoledì), giorno fatale, il Rizzetto avrebbe dovuto consegnare al Don Gnavi, le chiavi del magazzino che diceva di possedere in barriera Casale, e dove secondo lui, era depositato l'olio ed il sapone, sii doveva prendere accordi circa la consegna della merce e il relativo pagamento. Pei' tanto ci (issammo l'appuntameli io per le ore il nell'appartamento di via Maria Vittoria 19, luogo di convegno già altre volte fissato fra me ed il Don Gnavi per sistemazione di affari, lo e don Guglielmo Gnavi puntualmente ci trovammo attendemmo circa un'ora, ma il .Rizzetto non comparve, uscimmo allora per la colazione Attraversanddo la piazza San Carlo c'imbattemmo nel Rizzetto che subito si scusò, àttribuendo la mancata parola sua col forte rilardo in arriv ode! treno di Milano. Allora 11 Rizzetto propose l'appuntamento per le 14,30 sempre in via .Maria Vittoria, 19. Tale appuntamento venne accettato solo dal Dan Guglielmo Gnavi. Io non potevo trovarmi Ano alle ore 17 per altri impegni precedentemente assunti. Alle 17 circa salii nell'apnartaniento e trovai nessuno. Immaginai che 'il Rizzetto e Don Gnavi si fossero recata al magazzin. Necessitandomi ancor prendere altri accordi con loro, certo che sarebbero ritornati, scesi sotto il portone e. li attesi. Non potevami piti muovere e occorrendomi dei biglietti piccoli per pagamenti e inarche da bollo per quietanze, incaricai la portinaia di faimi tale com. missione. Risalii nell'appartamento e dopo cinque minuti circo giunsero Don Gnavi e il Rizzetto. Seppi allora che all'appuntamento delle 14,30 non s'eran trattenuti per accordi fra loro presi. Passali nella camera da pranzo, subito si combinò per la consegna e spedizione della marce. Infamo Don Gnavi a titolo di anticipo, versava al Rizzetto la somma di lire 5000. Ogni coso, tranquilamente era stato trattata.. S'intavolò un nuovo discorso su altri affari, a questo punto il Rizzetto mi pregò di assicurarmi presso qualche ufficio, se in tempo era ancora di cambiare un assegno bancario di lire diecimila. Usci, e nell'atto di uscire dall'appartamento, m'incontrai sul pianerottolo la portinaia, che di ritorno' dalla commissione mi portava lire 1438 in biglietti piccoli lire 2 in mai-che do. bollo. Ritirai il tutto, scesi le scale e momentaneamente m'intrattenni ancora colla portinaio, por avere l'indirizzo di un cambiavalute. Erano allora le 17,45 circa. Assunsi informazioni al riguardo dal vicinissimo cambio valute, e cercai qualcun'altro ancora por avere più esaurienti schiarimenti e pei ritornai. Quando ritornai erano le ore 18.10 circa. Passai dalla portinaia per farmi imprestare ima penna con calamaio c nel contempo le chiesi un bicchiere d'acqua poiché sentivarni un fortissimo riscaldamento. Salii le scale e sulla porta dell'appartamento attendevami il Rizzetto per avvisarmi che Don Gnavi, nella tema di perdere il treno, era già uscito da. cinque minuti. Ne rimasi non troppo bene, e poiché non seppi nascondere tale meraviglia, il Rizzetto con voce alto conformò che Don Gnavi era effettivamente già uscito. Gli feci la risposta per l'assegno, e poi avendo detto che mi occorreva sbrigare qualche commissione, il Rizzetto assicurò di attendermi fino al mio ritorno. Feci una scappatina fino alla stazione di P. Susa per possibilmente vedere ancora Don Gnavi. ma non arrivai in tempo, il treno era già partito. La valigia e la cesta da viaggio Per accordi prosi il Rizzetto doveva consegnarmi nel successivo giorno tutto l'olio spettantemi come mediazione, sia la parte sua come quella di Don Gnavi e me lo doveva portare tutto in via Maria Vittoria. Secondo il Rizzetto, tale trasporto doveva effettuarsi nelle prime e tardissime ore della giornata e con qualche comodo mezzo per destar meno sospetto possibile. Ero contento e felicissimo per la soddisfazione per poter anche distribuire alle famiglie a cui l&vevo promesso, poter anche realizzare il mi profitto. Da mollo tempo occorrevami una borsa da viaggio, approfittai della necessità e la comperai in un negozio di piazza Lagrange. Qualch'altra commissione ho fatto e poi in carrozza ritornai in via Maria Vittoria. Erano lo 19,30 quando ritornavo. Vistomi di ritorno con quella borsa, il Rizzetto esclamò: Bene! con questa borsa trasporteremo tant'ollo che vogliamo senza che alcuno s'accorga! Me la prese di mano, la posò sul tavolo della sala d'entrata e poi u-scimmo : a lui lasciai le chiavi. Il Rizzetto mi accompagnò fino in via Donizzetti, dove avevagli detto di dormire e mi lasciò. Da alcuni giorni ero un po' indisposto, quella sera ero poi stanchissimo, per ciò andai subito a letto. Trascorsi una notte bruttissima. Non erano ancora le sei del mattino, quando il Rizzetto mi si presentava già conia borsa pesantissima. Ritenendo fosse dell'olio per me, gli osservai che avrebbe dovuto portarmelo in via Maria Vittria, a che di rimando rispose: Ce un po' d'olio ch'io desidero portare più tardi ad una famiglia mia conoscente dalla Barriera Nizza, il suo già tutto è pronto come d'intesa. 11 Rizzetto mise la. borsa nell'armadio e mi pregò pure di lasciargli depositare delle carte importanti. Glie lo accordai, chiuse l'armadio e si portò via le chiavi. Il comportamento del Rizzetto mi parve un po' strano, ma io, li per li non diedi alcuna importanza. Ero piuttosto pcdptaSlaripgmtracdl'ssdczQcapcurteqlcsrqlezlecslafoumdsnpzpDqsecpmvchvbvNcomscbdcbreacoscdgrptrGtecomstobmtolepGdtonnvCuclsursdvrgACBTMRVMLcmd preoccupato per le difficoltà che si presentavano per far portare a desttino l'olio. Uscii anch'io, e cammin facendo per via Saluzzo. feci presente per lo preoccupazioni mie al Rizzetto, che però non tardò a trovorne la soluzione. Disse occorrendomi una cesta da viaggio per biancheria, lei ctl'è più pratico di Torino, potrebbe comperarla per mio conto, e poi utilizzarla, in luogo della bórsa, destando cosi meno sospetto ancora! Mi parve buona l'idea, ma poiché i negozi erano ancor chiusi, perchè prestissimo, avvisai il Rizzetto ch'io in tal modo avrei provveduto e che verso le S.3i) mi sarei trovato in via Moria Vittoria Lo lasciai sull'angolo di via VaJperga Caluso e ritornai in via Donizetti. Più tardi uscii, comperai lo cesto, e in carrozza., alle 9 circo giungevo in via Mariti Vittoria.. Solito nell'appartamento trovo! il Rizzetto subito nella sala d'entrata. Era imbarazzatissimo, gli consegnai lo cesta facendogli presente la spesa, e gli chiesi dell'elio. In modo confuso mi rispose, che l'aveva già portato tutto in un posto vicinissimo e che trattandosi d'una quantità abbastanza rilevante, non poteva Un verso sera disporre per il trasporto. Più o meno persuaso credetti. Abbandonai momentaneamente il Rizzetto per dare un'occhiata all'appartamento. Un particolare stomachevole Quando giunsi nella camera da pranzo m'accorsi che mancava un tappeto grande. Chiesi al Rizzetto spiegazioni, che disse di averlo pollato nella vasca da bagno per lavarlo di certe macchie... e a questo proposito narrò uno stomachevolissimo particolare che per ragioni di convenienza non cito. Ne rimasi fortemente offeso; avrei voluto disfarmene di quell'individuo se avessi potuto, e se non mi lessi trovato fortemente in credito. Gli sollecitai la consegna d'ogni cosa al più presto possibile c mi disposi a compilare una dichiarazione per farla firmare subito. Il Rizzetto quindi si congedò per ottemperare, secondo lei;' a quanto l'obbligava con tale dichiarazione. Mi trattenni ancora por scrivere alcune lettere Quando finii potevano ossero le 10,30 circa. Ero eccitatissimo per l'accaduto, pensavo alla pessima figura ch'io avrei fatto, se la nobil proprietaria deirapportamonlo si fosse accorta del fatto Non avrei più osato uscire. Sentii suonare il campanello. Fu per me una vera stilettata. Era la portinaia che desiderava parlarmi. E cavai un pretesto e risposi di attendere un momento perchè subito non potevo aprire. Diedi un'occhiata, al bagno per assicurarmi di quanto aveva dotto il Rizzetto. In fretta lavai quattro bicchieri adoperati pel vermoiuth fin dalla sera prima- con Don Gnavi, e quindi passai sotto per sentire quanto da me si desiderava. Mi si fece presente di far rilevare dal fumista i guasti di alcuni impianti, e allora accompagnai lo proprietaria, portinaia e fumista neliappartamento. In breve furono puro nel bagno. Prevedevo la figura cattiva, cercai di giustificare che sul tappeto ina.vve.rtenternente oravi stato versata del vino e perciò l'aveva portato nel bagno per lavarlo. Ma non si credette. I» non vedevo più tanto ero colpit. dalla, vergogna. Non avrei più oltre potuto resistere, e non so come uscii. Uscii e fors'anchc fretto lesamente, ma n >n perchè né fossi l'autore di quanto nascondeva quel tappeto, ma invece per non subire l'umiliazione più grave da quella nobil dama che con tanta raccomandazione avevami ceduto l'appartamento suo. Cosi avvilito, an: batutissimo perchè mortalmente offeso, mi recai in via Donizetti, dove rimasi a letto sino alle ore 9 di venerdì. A quell'ora, dai giornali, con raccapriccio apprendevo il fatto e conoscevo là rovine, mia. L'appartamento l'affittai realmente per conto di una ricchissimo, famiglia, e non già per gravi scopi. Mi permisi di fissare qualche appuntamento al carissimo Don Gnavi per non trattenerci in posti pubblici, e perche Don Gnavi fortemente meritevole di riguardi e atenzioni, preferiva la massima segretezza delle cose. Col Don Gnavi fissai pure l'appuntamento al Rizzetto. perchè mai avrei potuto sospettare, che sotto la veste di buon lavoratore si presentava, si trovasse invece un terribile assassino. Ecco il mio grande sbaglio, la mia rovina. Il falso nome dato, l'appartamento di via. Donizetti e tutti quegli altri pettegolezzi al mio riguardo, non hanno alcuno ìmprtanza ne relazione col delitto compiuto. Non ebbi mai amanti, e verso il povero non Guglielmo Gnovi, anziché debitore, sono ereditò-', d'una discreta somma Prestissimo auguromi di pater dare ali autorità altri elementi che d'un colpo chiariranno le cose e muteranno giudizi. Non voglio essere tacciato nè per assassmo, ne oer disertore. , ,, M'i costituirò non anpena sara arrestato il vero ossassino. L'arresto suo è la mia vita. Conosco la mia gravissima posizione : combatto un momento più terribile, per rivendicare le care memorie del Don Guglielmo Gnavi. per l'onore dello, famiglia, cori tutti, e per dimostrare pubblicamente di essere e di saper rare un buon cittadino ed un buon soldato». la ferma convinzione dell'accusa, la disperata difesa dell'accusato hanno ormai impostato uno dei più impressionanti duelli gmdiziori- nuove misteriose circostanze come vedremo altra volta, vi getteranno elementi romanzeschi di una drammaticità forte e stringente. i ttli d'ggi (GSUISgC