Il libello del cileno Sottovia contro la zia, ch'egli calunnia

Il libello del cileno Sottovia contro la zia, ch'egli calunnia RECATI E> I»B>U«:-B> Il libello del cileno Sottovia contro la zia, ch'egli calunnia Corte d'Assise di Torino) Seduta a porte chiuse. Domenico Sottovia, che si picca di saper lettere e poesie, nel suo memoriale vorrebbe far delio stile realista, ma s'abbandona invece a delie scurrilità sver-» gognate alla Casanova o alla Brantcme. Tanto che egli, volendo raccontare dei suoi rapporti con la zia, si diletta a metterne in evidenza licenziosi particolari. Per questo il Presidente e le Parti sono convenute nel parere che, giacché'te necessità di causa pollavano a dover leggere il lungo documento, si do\«sse la lettura fare a porte chiuse. Il buon cancelliere s'assunse il compito di render noto ai giurati il manoscritto 'ponderoso dell'imputato, ma^lo fece colla stessa austerità e serenità che per ogni altro documento di causa, così che il romanzesco e scurrile racconto non eltòe il successo... letterario che Domenico Sottovia, non senza una certa vanità,* s'attendeva. Porte chiuse e quindi cronaca ristretta. Altri documenti e testimonianze furono letti prima., presente il pubblico, ma di poca im portanza: benserviti al. Sottovia, suoi certifi cali consolari, suo stato di servizio ,nell'eser cito cileno : una copia che l'ininutato fece del « Canto dell'odio » di Stecchetti, e che portava su di sè con cura, come un'anima pia una preghiera caia. Su questa copia la Difesa vuol porre certe sue osservazioni riguardo alla psiche dell'individuo e alla psicologia del delitto. Un aRxo documento ci rivela che Sottovia ebbe per nutrico una negra. Il « Canto dell'odio » e il latte d'una negra sono circostanze sulie quali un tempo le perizie psichiatriche forse si sarebbero soffermate. Poi la lettura del memoriale, decine e decine di facciale fitte, dense, sgorbiate da una calligrafia disuguale e da locuzioni... spagnolizzanti. Domenico Sottovia... anzi, Domingo, parlava usualimente lo spagnuolo: l'italiano lo conosce abbastanza bene, un po' anche il francese e qualcosa d'inglese. Questo memoriale — lo sanno i lettori che seguono queste cronache _ giunse alia Corte il luglio 1919" mentre si stava discutendo la prima fase del processo, così che ribadendosi in esso le accuse che \\ Sottovia aveva fatto alla zia in udienza, il dibattimento fu rinviato. Oggi esso non "appare più che un'amplifì- cazione di quelle accuse che ha continuato a mantenere caparbiamente anche di fronte alle prove che lo smentiscono. In esso-precisa episodi dei pretesi rapporti intimi colla bella zia, verso cui conta con accenti vibranti inni di ture di piazza colle tendine calate, 11 presidente non nasconde il suo disgusto. Egli l'ha detto a Sottovia: « E' ignobile queste contegno verso una donna e una madre I ». E la povera signora, che, unica dei testi e parte lesa, è obbligata ad assistere alla letura, tutta accesa in volo, fremente di indignazione, protesta che sono enormi spu domite menzogne, sciagurate fantasie del mal vagio che aveva deciso la sua rovina fami gliare. E l'avv. Filippi, suo patrono, insorge ed ha invettive di .sdegno contro il calunniatore, ma questi — oggi pronto a rimbeccare come aveva promesso — fa del sarcasmo, del l'ironia feroce 0 si volge alla bella zia, che è tutta una fiamma in viso, canzonandola e ili traodo le parole attraverso le labbra sottili, « Ma ceno... ora non ti rammenti più di nulla... Han là memoria labile le donne come te. . ma non ti rammenti questo e non ti ricordi di quello ?... ». E così torna a insinuare feli namente certi particolari, sogghignandovi so pra con fare esasperante. Gli incidenti du [•ante la lettura sono parecchi: ogni.volte cioè che sfugge alla signora una protesta di sdegno ed una risoluta negativa. Molto pubblico ha atteso fuori impazientemente, dolendosi con rammarico nella sua curiosità sem pre vigile, che la giustizia abbia degli scrii noli antiquati ormai, in tempi di cinemato•'ìaft e di fox-trot Ma la giustizia non ha votolo giustamente mancare al più doveroso e cavalleresco riserbo verso l'onore di una donna- di una madre, come ha detto con nobilsignificazione, S. E. il Presidente. IìB tre lettere Domenico Sottovia è ricorso soventi nella sua lunga, tenace, caparbia opera d'accusa a minacele misteriose. Quando urtava contro dinieghi recisi e convincenti della sua vittima. 0 scriveva o gridava: J , _ Ti smaschererò ! Aspetta, ti farò mordere la polvere: tutto proverò contro di te... li schiaccerò come una serpe... E ora, quando gli si contesta che tutte li sue affermazioni appaiono senza fondamento stolide e malvagie, egli replica freddo e sar C il svi co * — Pazienza. A suo tempo proverò ogni cosa Ieri mentre passo passo gli venivano demo lite le sue rivelazioni salaci e infamanti contro la zia, egli crollava il capo, sogghignava e compitava col suo vezzo di parlar lento : _ Giungeranno tre lettere... che non lascie ranno più dubbio sui miei rapporti con mia zia e su le altre cose che ho detto... Oh giun geranno a tempo non dubitate! Le altre cose che ha detto contro la zia sono terribili, esecrabili. Egli ha infatti raccontato, dopo essersi convinto d'aver provato anche ai più increduli come Agilulfo le sue piacevoli e focose intimità colla zia, che questa si trovo in fieri contrasti col marito, non solo per gelosia, ma anche per le strettezze finanziarie in cui la costringeva a vivere. Aveva così dovuto impegnare le sue gioie e poiché, al ritorno del marito dau'America, etla ne avrebbe dovuto dar conto, la ancor giovane, zia, vezzosa ed amante del lusso e del vivere gaudioso, si trovò od ei lusso c aei vivere buuuwbu, dì iwnc NfgTT di denaro. Pensò ai. buoni vecchi Chiariàno che avevano cuore e l a a i i uituie uauuu, m. . iitf^riiiiiin>»tVv borsa aperti per tutti i rimpatriati dal Cile. Per (fuesto ella stessa si recò a chiedere soccorso ai .'due conoscenti e non avendo avuto buon esito fece da lui rinnovaro le istanze e le richieste. Ecco perchè eytt si recò a sollecitar denaro dai Chiartano. Ma poi un giorno la zia gli disse che non aveva più bisogno di lui, perchè ìjer mezzo d'una sonnambula (che è poi la buona Pagèlla Villa costituitasi P. C. al processo) aveva trovato il suo uomo per un buon colpo. Il cotpo — dice Sottovia scaltramente — doveva essere di modeste proporzioni nella mente e nei propositi della giovane zia: far derubare i due vecchi. Ma il mandatario, o per scelleratezza o per fatali circostanze, invece uccise. La zia atterrita delle conseguenze non volute del suo mai passo, Invocò da Domenico Sottevia la salvezza, consegnandogli in un saccheto 1 preziosi ruhati ai Chiartano o un big-lieto dove l'avvertiva cosi dell'accaduto: a Chi rubò, uccise: ti supplico, pensa alla ima salvezza ». Non poi' nulla si è cabotiero: non per nulla si sono nella miglior soclofà cilena avuti 1 sorrisi eri anche 11 resto dalle più 'leggiadre ed ammirate dame: per una donna è sublime, bello, cavalleresco anche il più terribile dei sacrifici, per una donna, poi, che s'è annate, cori passione affocata... equatoriale ì... Domenico Sottovia s'accusa: confessa il delitto che non ha mai commesso ricostruendolo sui particolari che ha appresi sui fogli quotidiani. Ma quando viene a sapere che la zia balla e adorata, per cui ha fatto getto dell'onore e forse della libera vita per sempre, lo accusa, 10 denigra, l'Incolpa di delitti ohe non ha mai commessi, si ribella, rivendica la sua innocenza, svela, senza più alcun ritegno o riserbo... la vcritò. Ad una femmina, altrettanto bella, altrettanto cara per la quale, nel suol sola'ji paesi *• dolce ed inebbriante ogni sacrifìcio, la vendétta, volge il suo pensiero. Ed adora non ha più pudori nè reticenze per la donna che non ebbe per lui gratitudine... ma tradimento... Questa è la trama del memoriale e della calunnia, rhp la privata accusa qualificò la più scellerata che perfida mente abbia potuto ordire con raffinata crudei.à, con protervia implacabile. "Tu sei la colomba innocente„ flì quando man rimano il cancelliere, paziente e infaticato, legge la romanzesca narrativa cui l'imputato ha cercato di dare una certa sonorità di stile, la zia, che ascolta in una dolorosa passione d'anima, prorompe in esclamazioni d'orrore, di protesta affannosa, ma Sottovia ribatte, commenta, chiosa, ripe'e le sue accuse, condendole con quell'arrogante sarcasmo .die gli pone sulle labbra pallide un sorriso atroce, quasi una smorfia. Ed egli poi vuol sapere se la zia conferma d'aver detto al giudice istruttore che lui. Sottovia, l'aveva consigliata ad avvelenare 11 marito... — Ma io non ho detto questo..: — E cosa hai mai detto m? — ribatte Sottovia, — tu non hai detto nulla? E' il giudice istruttore che s'inventa, sono i periti Tirelli e Bui-zio che raccontano fandonie, sono io Che calunnio... ma tu... tu, povera colomba inno cene, non hai detto nulla... mal... E' da notarsi che, fra le altee affermazioni dell'imputazione che l'accusa qualifica calunniose, vi è pur quella che la zia l'avrebbe pregato di provvederle del veleni per. somminis.i'.irli al marito e potersi cosi sposare con lui. Pare che per lui le donne si sarebbero tutto determinate anche ai più scellerati delitti: Infatti un'altra signora in Cile — com'egU raccontò alla zia — aveva avvelenato il marito pei' poter convolare a seconde nozze con lui— — Ma io non ha mai detto questo — grida Sot'ovia — è la signora zia che l'ha iiiventata.\ Ah questa non è una calunnia, vero? Sono solo io il calunniatore... io, il miserabile destinato a marcire in galera;.. Diritti por me non ce ne sono più.. E la zia protesta che fu proprio lui a raccontare questo episodio, cui nessuno credette pero perchè quel marito movi di morte naturale. E' finita la istruttoria orale: sono finite le contestazioni.- Si siede Sottovia riprendendo il suo contegno torpido, indifferente, nè da esso si scrolla neppure sotto lo invettive gagliarde dcTTaw. Appiani, che per la P. C. dei coniugi Chiartano, con arriBga forate* e concettosa, dimostra che Domenico Sovovia è il vero ed unico autore dell'efforato^tdelltto, che ha punti di rassomiglianza con quello di cui furono vittime i poveri vecchi fratelli Fiore a villa Tre Croci e che ad Antonio Rosso, l'assassino, costò l'ergastolo. Vero ed unico autore Domenico Sottovia dell'uccisione del due vecchi e buoni Chiartano, uccisione premeditata ed a scopo di furo e pel quale l'oratore chiede un verdetto di eterno rimorso e d'eterna espiazione pel feroce assassino. Ouesti lancia appena un'occhiata quasi di commiserazione all'accusatore e non dà segno alcuno d'impressione, nemmeno quando l'avv. Baravalle gli ricorda le terribili parole, la morte civile, che l'attende, l/aw. Baravalle ha dimostrato con eviderj r.a di prove ed eleganza di argomenti tutta la pravità dell'opera calunniosa del Sottovia, in cui travolse anche quella buona e disgraziata indovina, che nonostante le sue relazioni con 11 mondo invisibile e misterioso, si è dimostrata così' ingenua e così sempliciotta. Protervo calunniatore, che ne' putridume dell'anima sua non seppe trovare un sol flore di pentimento o di ravvedimento per le innocenti vit'dme della sna trama infame, non può che dalla società umana essere reietto cefl chiudergli dietro le spalle curve sotto il peso dell'immane delitto, la p«£t» deal rartagli ME

Luoghi citati: Cile, Torino