Il monito della Conferenza a ..... se medesima

Il monito della Conferenza a ..... se medesima Il monito della Conferenza a ..... se medesima itesto della dichiarazione aipopoli ; sull'alto costo delia vita — ttinobi,11 tare sul serio, attuare vera pace, ; produrre di più. Roma, 11, notte. !• 11 Consiglio Supremo della Conferenza della pace ha ritenuto di dover prendere in considerinone le cause più notevoli dell'alto costo della vita e su tale argomentei reputa opportuno di rendere nota la seguente dichiarazione: Situazione generalo dell'Europe | La guerra imposta alle democrazie dell'Europa occidentale per la difesa delle loro liberiti e condotta gloriosamente a termine per la •strenua resistenzar delie nostre popolazioni, ha inoliato necessariamente alla dlsorganizzazto- ìne di tutta intera l'economia europea, tale e'disorganizzazione si rillette nella altezza dei j tnrezzi. che è ora il -nrobieina tormentoso di uddgdsop1fnsaqcircprezzi, che è ora il problema toni! tutti i popoli belligeranti e neutrali. La storia mostra che un periodo ui alti prezzi ha seguilo tutte le guerre: né la presente situazione ,e' fortemente anormale quando sia messa •a confronto con i periodi di susseguenti altre •grandi guerre. Dopo lo guerre napoleoniche t prezzi si elevarono in Inghilterra del 23 per !«ento ed occorsero 8 anni per tornare al livello normale. Dono la guerra civile in America ■l prezzi si elevarono del ICO per cento «ci occorsero più di 13 anni per tornare ad un livello normale. La ripercussione di quest'ultima, (guerra, la più gigantesca di quante la storia ricordi, è résa manifesta dalle cifre che seguono riguardanti gli aumenti dei prezzi delle transazioni commerciali all'ingrosso. Si traila Idi cifre approssimative le quali non rispec•chiano integralmente l'elevazione del costo 'dtella vita. In confronto ai prezzi correnti per lil 1913, si hanno i seguenti aumenti : Per irli iStati Uniti 120 per cento: per la Gran nerigna, 170 per cento; per la Francia, per l'Italia il Belgio 300 per cento. A questo livello dei prezzi concorrono evidentemente molte cause: ma direttamente o indirettamente tutte possono essere ricollegate al fatto della guerra. Per ! quasi 5 anni le energie dei ponoli sono state 'distratte dall'opera di produzione per essere impiegate in un lavoro di distruzione. Per quasi 5 anni, non solo non vi & stata formazione di nuova riccWezza. ma si è consumala ;ia ricchezza accumulata dalle nassate generazioni. Le Nazioni ingaggiate nella lotta dovet'tero ricorrere al credito e alla carta moneta, • impegnando cosi anche le risorse future di 'ciascun Paese. Questa forma di ipoteca sul reddito futuro delle Nazioni si riflette sui nrez'zi poiché altera il rapporto fra la capacita di ; acquisto e il volume della reale quantità di beni esistenti in ciascun Paese. . Solo le inderogabili necessità della guerra 'possono giustificane una procedura per la quale jun Governo impone il credito ai propri cittadini. I pericoli sono evidenti; il pubblico è ordinariamente preso dalia illusione delle disponibil'ità dei beni; esso è spinto perciò a forzare Jl bilancio individuale ed il bilancio collettivo. iL'azione. dei Governi può riuscire a contenere a mitigare gli effetti di alcune delle cause dell'alio costo della vita, ma non è dato ad «lcun Governo di poter rimuovere le cause projfonde di questo squilibrio tra domanda e tli'sponibilità dei beni. Esso trae la sua origine Idalla distruzione della ricchezza e può essere 'corretto solo dàlia formazione di una nuova ■ricchezza. Ma la pendila della ricchezza è piccola cosa in confronto all'ingente sacrificio di jviie umane, che generosamente si sacriijcaarono durante la guerra per sventare l'oppressione militare e ristabilire le libertà nazionali in Europa. La ricostituzione della ricchezza richiede un congruo periodo di tempo. .1 popoli possono accelerare tale periodo soltanto col portare nelle opere di pace lo stesso ardore e lo stesso spirito di devozione alla vita collettiva che essi dettero per la resistenza durante la guerra. Le cons;.frazioni che seguono muovono dal proposito di accennare appena ad alcune linee secondo le quali il problema della ricostruzione può essere, affrontato. E1 vano attendersi che i risultati economici della guerra possano essere di un tratto cancellali e sorpassati. • La pace non è ancora ristabilita in Europa L'Europa è ancora ben lontana dall'aver riconquistato le sue condizioni di pace definitive. La Russia mantiene in armi forse anche più di un milione e mc;:zo di nomini. E' evidente invece che la smobilitazione completa è tra le condizioni essenziali per il ristabilimento della pace in Europa. Nè ia Russia soltanto tiene ancora in armi parte cosi notevole della sua •popolazione produttiva. Anche molti altri Stati creati in conseguenza della guerra, e che hanno conseguilo con la guerra più larghi confini, mantengono tuttora l'apparenza di campi armati: non meno di un milione di uomini sono tuttora sotto le armi in Polonia, in Romania e nei nuovi Siati creati dallo smembramento doli'Austria-Ungheria. Pur essendo cessati i conflitti di armi, permangono le rivalità e le antipatie scambievoli che sono il retaggio naturale d'ella guerra. Tali condizioni di spirito dominano ancora molte nazioni* di Europa e sono fonti di elevamento di barriere economiche ar tificìali, le quali rendono più aspra, se pur non impediscono, 'la restaurazione della comu ne prosperità. Il primo riasso per la ricostruzione dell'Eu ropa deve essere diretto al conseguim»nto di una completa smobilitazione in tutti i paesi Sólo così le forze vitali dei popoli possono im piegarsi nelle opere di pace e possono spin gere e incoraggiare con ogni mezzo il ritorno al normale scambio dei prodotti. Fintanto che siffatte, condizioni di pace non siano stato ristabilite in ogni manifestazione della vita nei vari paesi d'Europa, questa, che ha sofferto così terribilmente durante i passati anni di guerra, continuerà a soffrire per l'irrequietezza e per la mancanza di fiducia che sono conseguenza immediata dell'anormalità della vite, che l'Europa ha dovuto vivere. Necessità dell'aumento della produzione La guerra ha lasciato vinti e vincitori impoveriti ed infiacchiti. L'Europa, però, e stata preservata da una dominazione militare e si è assicurata la sua libertà. Questo grande risiti tato non poteva non costare .grandi dolori. La morte e l'invalidità ha colpito milioni di uomini nel periodo migliore della ioro capacità groduttìva. Altri milioni di uomini ebbero turata la loro esistenza dalle sofferenz, dei cnin- Si di battaglia e dai disagi e dalle privazioni ella vita civile. Mentre cesi rimane ridotta e turbata la capacità produttiva di ciascun popolo, ogni paese deve provvedere nella maniera più larj;.3„ e che gli può essere consentita, ai doveri 'della nazione verso gli invalidi' e verso le famiglie dei caduti. Ciò costituisce per molti anni il primo tra i compia cui deve provvedere il reddito nazionale; ma la residua massa produttrice, in ciascun paese, nè ha ripreso l'antica consuetudine di lavoro, nè si avvia a conseguire un più elevato rendimento per compensare la riduzione orario che l'opinione pubblica dei vari paesi ha reclamato. Il progresso nei procedimenti di produzione, potrebbe portare sollievo a tali deficienze se non fosse ostacolato dalle trasformazioni dal la distruzione e dal consumo di macchinari durante la guerra cui non è potuto seguire un adeguato rinnovamento nei mezzi di produzione. .In particolare sono stali disorganizzati tutti i mezzi di trasporto ed è stata dovunque ridotta l'efflcenza delle reti ferroviarie. A queete perdite generali debhonsi aggiungere le speciali contrazioni di pi-oduzlone arrecate dal la guerra a ciascun Paese. Ad esempio: una larga zona del Mò fertile territorio è stata devastata più specialmente in Francia e nell'Italia settentrionale ed in Francia inoltre i cen tri industriali e le zone minerarie, d'importanza vitate per la produzione industriale, sono stati completamente distrutti e non saranno in grado per diversi anni di produrre. Similmente-nel 'Belgio le industrie nazionali hanno molto sofferto durante il periodo dii occupazione. La Germania, per contro, ha i suoi stabilimenti industriali Intatti ma è paralizzata dalla mancanza li capitali e di credito e dalla disoTganizzaeione susseguente alla sconhtta. Per l'Austria si è avuto inoltre lo scompaginamento, delle basi della sua vita economi ca. La Russia, alla sua volta, è passata attraverso a tutto le miserie della guerra civile ed è tuttora vittima della confusione n dell'a cardila. Ogni paese soffre per difficoltà di ordine di stelBlndspl| pp1GncnnrdlagRN verso; ma ogni paese contribuisce ad aunien-1 retare il « deficit ■> comune. Per quanto si attie- [ cne all'agricoltura, la Russia, che prima della ; elguerra era il più importante granaio dell'Eu- cèrena, e che può dare prodotti indispensabili ! tì e di concimi a produrre oltre una parte sol tanto di quanto necessita per i loro stessi bi-1 alla vita dell Europa o-àon ha più conseguito una produzione notevole o non è stata in grado di scambiare con i suoi vicini i prodotti di cui dispone. La Romania, che prima della guerra esportava annualmente più di G milioni di quintali di grano alleile ner 1 mutamenti dei sistemi di coltivazione della terra è appena ora sul piede ili una produzione sufficiente per i bisogni immediati della sua popolazione. 11 1.o dicembre scorso veniva pubblicato infatti che solo 530.COO ettari erano stati seminati, in confrontò di una media annuale r'.i semine nel periodo anteriore alla guerra, pari a 1O0O mila ettari. Pare che di poi vi sia stato qualche miglioramento. Altri paesi come la Trancia e la Germania che bastavano largamente a sé stessi sono ora incapaci, a causa della devastazione dei territori, della distruzione defili editici e de" macchinario, della mancanza di rapitale, di scorte dsdgalaaiGpmdadqzcesbbdccuslmNdsa-la^S&rreTTlà^ tonnellate e nel 11)10. 109 milioni di tonnellate, j mesoluso la lignite; Stati Uniti, nel 1913, tonnel- llate S17 milioni, nel 1919, tonnellate 4fl5 milioni, sBenche non si possiedano statistiche partico-1 clnroggfeite, tuttavia le informazioni che si han- no. bastano a dimostrare che la produzione I ide] le fabbriche e dell'industria manifatturiera frsogni e -sono ogni giorno più costretti a. competere sul mercato mondiale per accaparrarsi le limitate provviste esistenti. Inolile, per quanto concerne il carbone, la produzione è diminuita ovunque e le cifre appressi ma Sve della produzione in tonnellate, nel 1913, nel 1919 sono rispettivamente le seguenti : Granbretagna, nel l'.H.I tonnellate 292 milioni, nel 191? tonnellata 234 milioni: Francia (inclusa la Lorena) nel 1913, tonnellate H milioni, nel 1919 tonnellate 23 milioni Germania, escili nel mondo è inferiore alla produzióne anteriore alla guerra e molto al disotto delle domande di consumo provenienti dai vari mercati. Il risultato evidente, della crisi di produzione derivante da queste varie cause è un'acuta carestia degli approv1giona.mènti essenziali, da cui dipende la vita economica dcll'Euiropa. Occorre che questa situazione sia affrontata con lo stesso coraggio manifestato da entrambe le parti durante la guerra. Per mdflas restaurare le esistenti condizioni di vita è necessano rinnovare e raddoppiare l'energia deelicala alla produzione dei beni di prima nocèssila. I coltivatori delia terra di tutti i paesi tìobbono assegnare a so stèssi quale compito d'onore di poter provare che la pace pu strane dalla terra pilù che la guerra. L'Europa deve conseguire col suo territorio il più largamente che sia consentito l'insieme derrlt alimenti che le sono necessari per riprendere la sua completa attività. Se la ripresa dello attivila produttive 6 stimolata senza indugio in tutti i paesi, il risultato non è disperato. In riguardo all'industria in generale, ogni Governo deve adoprarsi a far comprendere al popolo che la limitazione della produzione stimola direttamente un movimento ascendente dei prezzi. Solo l'aumento della produzione può arrecare un contributo efficace alla risoluzione del problema. Una proposta che sia ispirata, a questo fine 6 degna della miglerò considerazione. I Governi debbono sentire il dovere di cooperare alla ricostruzióne della comune vita economica dell'Europa; essi debbono sentire la solidarietà dell'economìa dei vari paesi. Debbono periamo cooperare ad attivare, lo scambio dei prodotti ed eliminare l'arresto arbitrario del (lusso naturale del commercio europeo. 1 consumi, invece di coni carsi in presenza della carestia d'-gli approvigionamemi, presentano una tendenza generalo ad espandersi rendendo sempre più gravi le richieste in rapporto alle limitate quantità di beni disponibili. La domanda di consumo si intensifica su tutti i beni. Non soltanto 'la domanda di viveri ma anche di vestiti, di.scarpe e di altri articoli manti nella maggior parte dei pae«i e noterò monto superiore alla produzione. Gli oggetti di lusso poi hanno allargato il loro rampo di smercio quasi più che in ocni periodo pre cedente. L'esaltazione generale che si osserva in tutto il mondo, e d'altronde fenomeno quasi Invafriabilmente susseguente ad orni catastrofe u- mano. Se ne trova conferma nella psicologìa delle popolazioni subito dopo che hanno sofferto per un terremoto come se ne trova documentazioni nella storia delle grandi pestilenze in Europa, f risultati non "possono -he aggravare il disastro dal quale le popolazioni sono state colpite. E' pertanio da ascriversi a compito essenziale di ciascun Governo di adettare tutti quei provvedimenti necessari ad alleviare lo stato odierno delle cose.