Nazionalismo distruttore

Nazionalismo distruttore Nazionalismo distruttore I nostri giornali si son fermati a commentare — quelli che han commentato — ile rivelazioni circa l'ollcrta eh pace l'atta daWAustria nel 1917 per mezzo del a caro Sisto » dal punto di vista dell'atteggiamento degli alleati rispetto all'Italia. Ma quei documenti presentano un interesse jUen maggiore di quello strettamente nazionale ; o, piuttosto, diremmo che anche ■ a volerli apprezzar giustamente sotto queisto rispetto, occorre esaminarli dall'alto, 'da un punto di vista generale. L'offerta di pace dell'Austria poteva | porgere davvero all'Intesa l'occasione di tentare il raggiungimento di quella pace giusta, di quel miglior assetto d'Europa ch'essa predicava continuamente come iscopi supremi della guerra-? La pressione [che un accordo dell'Austria coll'Intesa [avrebbe esercitato sulla Germania sareb-;be stata'tale da indurla, probabilmente, a i venire a patti. Era, insomma, la possibilità di una pace d'accordi, non nel senso iepregiativo, di « pace zoppicante », che la i stampa guerrafondaia — cioè quasi tutta ila stampa — dell'Intesa dava a questa eìspressione, ma quello, invece tìi una pace 'basata sul leale riconoscimento degli inteIressi reciproci e sulla loro conciliazione 'dal punto di vista più aHo«della pacifìca'zione europea. Che cosa vediamo, invece ? Se da una (parte l'imperatore Carlo-si mostra preocicupato solo di conservare l'integrità della lAlonarchia, ed appare disposto, per queIsto, a sacrificare l'alleato quarantennale, 'che pure, alla fin dei conti, era soeso in iguerra per l'Impero absburghese, ed aveva liberato dal.nemico il territorio di questo ; dall'altra le Potenze occidentali, e 'particolarmente la Francia, scorgono, nell'offerta di Carlo, soltanto l'occasione di arrivare allo schiacciamento della Germania. Poco importa che lo Stato absbuigheise sia il principale nemico della loro alleala Italia: ed ancor meno, che, nella risposta a Wilson, l'Intesa si fosse impegnata a « liberare » una. quantità di popoli soggetti alla Monarchia dualistica, e [quindi a raggiungere, se non la distruzione, per lo meno una radicale trasfor'mazione di questa. Viva pure l'Austria com'è; anzi, per dirla con Poincaré, se ne aumenti la potenza. E cioè, se anche dovrà Ifare qualche sacrificio di territorio, questo le sarà compensato ad usura, a con l'asseignarle la Slesia e la Baviera ». L'ibrijdismq etnico della Monarchia ne sarà accresciuto '■■ "Tedeschi, magiari e slavi cozzeranno fra loro peggio di prima ? Sarà ricondotta, violentemente, l'Europa, cinquant'anni indietro; sarà smembrata, a 'dispetto di ogni legge naturale, una nazione di 70 milioni -eli abitanti, che teneva uno dei primissimi posti fra le nazioni europee;-' Saranno scambiati i popoli fra loro, numerandoli e pesandoli come faceva la Commissione di statistica del Congresso di Vienna; cento anni prima 'i Nulla importa tutto questo, dal momento che la Erancia riacquista con la forza le Provincie che con la forza le erano state tolte, e •ch'essa può tornare a dominar sul Reno e sulla Germania di nuovo disgregata ed impotente. .La politica dell'Intesa risultava dall'associazione forzata di nazionalismi antitetici. Se la E rancia voleva la distruzione dell'unità germanica, magari attraverso un'Austria più forte e più grande, il Governo italiano bì era proposto un programma che di fatto esigeva la distruzione dell'Austria, sebbene chi l'aveva formulato ne volesse invece il mantenimento, per una contraddizione che i suoi esegeti non ci hanno ancora spiegato. Il programma francese, a cui si accostava l'Inghilterra, e quello italiano erano direttamente contrari. La loro coesistenza rendeva impossibile qualunque avvicinamento dell'Intesa Icon "l'uno o l'altro dei duo principali nemici, avvicinamento che avrebbe potuto spianar la via alla pace generalo. Il contrasto dei punti di vista avrebbe dov' o costituire una ragione di più per rag[_'ungere un punto di vista superiore e per lavorare ad una equa pace di accordi.; ina invece, servì soltanto a prolungare la guerra. E alla fine, ambedue i progranimi massimi apparvero realizzati, o quasi : la Germania é a terra disfatta,, la Monarchia austro-ungarica più non esiste. Ma, appunto per questa loro simultanea realizzazione, i duo nazionalismi che avevano generato quei programmi non sono Soddisfatti : "lacchè ciascuno considera il proprio successo come diminuito e quasi annullato dal successo dell'altro. Così i nazionalismi dell'Intesa sono puniti in se stessi, nell'opera loro. | Ma la lezione non serve. Perchè servisse veramente, bisognerebbe che ciascuno incominciasse a riconoscere come il proprio programma e la propria vittoria siano dannosi a se stesso. Bisognerebbe che. il nazionalismo italiano riconoscesse che l'avere alle porte di casa, un mucchio immenso di macerie, tra cui guizzano le iiamr.-.eiJe di parecchi focolari d'incendio, c un j.-fave danno e non un vantaggio. Invece il o.aziouali.smo italiano, è papuaso clic va óene così e che così deve ristare; •ed agli intrighi ed alle pressioni altrui per forzose restaurazioni dinastiche o per combinazioni interstatali che sarebbero nuove macchine di guerra, non sa opporre altro programma che quello della più sminuzzante' divisione e delle più oompìi'cnte inimicizie fra i popoli delia ex-monarchia. Bisognerebbe che la E rancia riconoscesse come una Germania impotente e caotica sia per essa un danno indiretto e 'diretto; danno indiretto, in quanto mantiene l'Europa debole e convulsa, con ri percussione, sullo stato-delia Francia me- desima, e dannò, diretto, in quanto il rias- ■ffsetto e il risorgimento della Germania è1 condizione sino qua non perchè la Erancia tragga dajla pace di Versailles i vantaggi che so ne è ripromessi. Invece essa trova che il disfacimento tedesco è ancora poco; vagheggia ancora la distruzione dell'unità germanica, magari attraverso l'odiato bolcevismo e la guerra civile. Ora, è la volta della Turchia. Qui, sono interessi francesi e inglesi che cozzano, salvo ad accordarsi contro il terzo incomodo, l'Italia. E per soddisfare i di/ersi appetiti egoistici, le più strane creazioni sono state escogitate: repubblica sionistica, impero arabo di Feysal, ilnpe.ro greco sull'Asia Minare turca, spezzettamento J-1" '* —-*-1-'- - °—- dell'Anatolia e della Siria in molteplici domini. Geografia economica, etnografia, tradizioni, ideali) religiosi, tutto vien messo sottosopra per queste creazioni artificiali perpetuanti la vecchia politica a cui la guerra doveva por fine per sempre. Risultato : dal Reno al Tigri (e si può aggiungere dall'Oceano Inaiano a quello Glaciale artico, poiché non occorre dimenticare la Russia) l'opera politica dell'Intesa appare come una immensa distruzione, che-'i suoi uomini hanno compiuto conservando imperturbata la morgue di legislatori e salvatori del mondo. LUIGI SALVATORELLI.

Persone citate: Poincaré