Un angolo d'Ungheria

Un angolo d'Ungheria Un angolo d'Ungheria (Nostra corrispondVEEHNfl, dic rubre La signorina (prego il benigno lettore di credere che si tratta d'una vera signorina, sebbene sia sola, allo undici di sera, a un tavolino di callo), che siede davanti a me, mi palesa, tra due graziosi sbadigli, la sua incipiente cronica nausea, provocata da uno sdolcinato walzer di Lehar, che l'orchestrina snocciola al pubblico, allentandone il tempo fino all'inverosimile. E' più facile sorprendere un fedele musulmano intonto a mangiare una bistecca di maiale che non un viennese disgustato di Puccini e di Lehar. Perciò le parole della mia interlocutrice, che si dichiara Malerin (pittrice) e sdir ilberdriissig (molto annojata), m'interessano. — Non ama, lei, la musica ungherese? — domanda la signorina. Tra i miei ricordi più atroci, esiste la visione di quattro o cinque uomini dal giubbetto rosso, che, in non so più quale caffè d'Italia, mi avevano una sera assordato con una specie di terremoto musicale. Il loro giubbetto rosso rappresenta, ai miei occhi, il distintivo dei carnefici della musica, ragione per cui, tra te mie varie intenzioni, annovero anche la grandiosa idea di regalare due metri di porpora e l'opera d'una sarta a tutte le signorine che suonano il pianoforte. — Di musica ungherese — rispondo con circospezione — amo la rapsodia di Listz. — È allora andiamo a sentire un po' di musica ungherese ! Con assoluta camaraderie, l'improvvisata compagna s'appoggia al mio braccio e percorriamo lunghe vie coperte di neve, scintillante sotto l'incandescenza delle altissime lampade ad arco. Sulla città, già più quieta, incombe il soffice silenzio delle notti ili neve. — Ecco, ci siamo. Un callo come un altro: luce morbidamente diffusa da abals-jours di buon gusto; un pianoforte a ceda, sopra. ua?alte: jpredella, contro la pareLe centrale ; in un angolo, l'orchestrina di cinque o sci tzigani. Respiro: non hanno il giubbetto ro:;so. Si vede che questa del giubbetto rosso è una pretta mascherata degli imbastarditi tzigani d'Italia. — il tir oberi (tutti i camerieri, in Austria, sono promossi fin dall'inizio della carriera al grado di maitre*, almeno dal pubblico). Che cosa preude, signorina? — Cock-tail. Vada per il cock-tail. E' la più igienica bibita viennese, perchè le si riconosce una stretta parentela cou l'acqua del Danubio. Però eosta cinquecento corone Io dimentico per qualche minuto la mia bionda amica e osservo l'ambiente. Vi sarà un centinaio di persone, tra uomini e donne: tutti ungheresi. Capelli magnifici ondulati, carnagione olivastra, occhi allungati a mandorla e un po' a fior di testa, che tradiacono innegabilmente l'origine mongola. E lo donnei Ah, le donne! Ce irò una davanti a me, che, con le gambe accavallate, mi dondola sotto ii naso un piedino da ciondolo, collegato al perfetto polpaccio da una caviglia così esile, che soddisferebbe immediatamente al de¬ siderio di bellezza di qualunque esteta, Ammiro in silenzio il bianco ombrato dei suoi occhi, dove balenano, sotto il battito dolio lunghe ciglia, le iridi accese. Questa meravigliosa creatura è tra duo eleganti messii-ars, snodati e snelli, con le facce asciutte come un manico di violino. La mia contemplazione è interrotta da una lunga frase, strepitosarneute abbondante di vocali e appoggiata ad alcuni accordi in sordina del pianoforte. Una diseuse è salita sulla predella e va tessendo un animato racconto in ungherese, accompagnata da musica imitativa. Molta mimica, scatti di voce, gesti violenti, accenti appassionati: in sostanza, nulla d'interessante. Questa diseuse ini ha l'aria di scimmiottare le c/iantcuses di Francia, le quali fauno anche scuola da noi. Benché non abbia il piacere di capire una soia parola, a giudicare dai frequenti sgonnellamenti in cui precipita la storia, giurerei che si tratta d'un argomento piccante. La mia compagna, che sa l'ungherese, me lo spiega: è, infatti, poco pubblicabile, ma non rivela, come succede da noi, il grasso doppio senso. No : è l'audacia sensuale dei popoli primitivi, è l'amore cantato liberamente, francamente, senza tante foglie di fico, ma anche senza droghe. Si glorifica la natura, non il vizio: se codesto racconto l'avesse narrato una disease ungherese non corrotta dai varict.es internazionali, avrebbe avuto uu significato più artistico e quasi morale. Tzigani ! Creature di sogno, di follia, di orgia. C'è sui loro volti olivastri l'espressione trasparente della gioia, l'esuberante vitalità d'una razza schietta e animata di poesia, lo slancio impetuoso verso tutto ciò che c amore e giocondità. Chi ha insegnato loro la musica ? Nessuno. La maggioranza degli tzigani ignora perfino l'esistenza delle cinque righe e di quegli accidenti musicali, che provocano i non musicali nelle anime candide dei nostri principianti. Questi tzigani hanno innato il più alto spirito della musica e il più esatto senso del ritmo. A sette o otto anni portano naturalmente il viojiuo alla spalla e suonano. Nessuna melodia matematicamente fissata sulla carta limila il volo della loro passione ; senza costringersi in vane teoriche, traducono in suoni il confuso tumulto ercico-erotico-sentimeiitale, che sconvolge lo loro .anime prefonde, danno una forma ideale alia loro semplice poesia ed esprimono, puramente ciò che nessuna penna potrà mai descrivvre e che soltanto un'intraducibile parola tedesca definisce: Sehnsucht. Schnsitcht di quella gran terra magiara, dove regna ancora un ordinamento feudatario, a dispetto di ogni innovazione. Nella musica tzigana, musica che si tra- denza particolare) j•^g'Sbé*;e^di^se^i^^à'l^'^é^^^cc manda di generazione in generazione-' e scritta solo nei cuori, voi trovate tutta la psicologia d'un popolo. Parole sussurrate dolcemente nel canto d'un violino mentre un secondo tesse un tenue accompagnamento sugli acuti; ascese improvvise di anirae in una volata di note; grida di dolore, selvagge disperazioni in dissonanza così aspre che vi premono sul petto con» un poso ; sensualità intense prorompenti in trilli e in strappate; lunghi riposi in un mormorio di bassi, che imitano ilcalmo respiro del Danubio. E questi diversi stati d'animo, collegati da inafferràbili sfumature, si fondono in un perfetto insieme, vi obbligano a seguirne l'altèrna vicenda, vi elevano e vi deprimono. Come buffa appare, allora, la cattedratica rigidezza di quei severi armonisti, con trappuntisti e compositori, che si mettono al pianoforte per scrivere un minuetti; quando s'avvicina il giorno della paga, t una serenata mesta, quando si sentonc gravare sitilo spirito la melanconia d'una cattiva digestione ! L'Ungheria ci dà la spontanea mùsici d'un popolo, come gli antichi greci citdie clero i più alti valori di poesia. L'un'ghe rese si inebria della propria musica,. A tratti, quando i ritmi accelerano in, in andamento marziale, gli tzigani e il. pub blico accentuano i tempi forti con rauchi grida. li primo tzigano passeggia tra i tavo lini, dà il tema ai compagni, che lo svol gouo, e, per nulla disturbato da queste oc cupazioui, cerca con i suoi occhi scruta tori la preda. Nella scelta e di un'abilit; sorprendente: fiuta il danaro come? in bracco la selvaggina. Io lo vedo all'opera dopo aver lungamente studiato l'ambien te, si ferma al tavolino dei due messieur e della bella donna. Lo tzigano alza all'improvviso l'archet lo in un attimo di pausa, poi cominci: una nenia melanconica e sensuale ad ui tempo, passa insensibilmente a melodi a . di colpo un subisso di arpeggi o di scali Bottiglie di champagne si allineano sul ts volino, i tappi saltano, i calici si rienn piono e si vuotano cou rapidità prod giosa. Qualche biglietto da mille corone i trasferisce dalle tasche dei due mespiew a quelle dello tzigano, che, nelle' brevi; sime pause, aiuta a vuotar© le bottìglie Uno dei messieitrs diventa incontents bile: canzoni, czarda's, melodie si awicei dano burrascosamente. E rincontentab.il monsieur batte nervosamente i tacchi, it calza, attenua, disapprova con violenze chiama un altro tzigano, pretende ci ! quei due disgraziati seguano *1 pa^jpsf a svoìgersi della sua ebrezza e i lla i due tzigani sorridono, docili e con piacenti. Quando il monsieur. si abbai dona, stanco, sul divano, dolcemente cs si accostano alla bella ungherese, si poi gono a' suoi fianchi, appoggiano quasi riccio del violino sulle sue spalle nude, trasmettono la vibrazione degli strumènt I suoi occhi si socchiudono, le sue làbbi sbiancano : visibilmente ella è ebbra ( musica, di champagne e di amore. I due tzigani proseguono implacabili ' loro opera. Mi sembrano due stregoni, di venditori d'un meraviglioso i stupefacci j te » (scusate quest'orribile termine). A; i j che il pubblico, allo spettacolo, ci eccit o urla in ungherese, reclama chi sa cosa. a i e a o n , i i a n i a e , o , i a o i n i o ù i a o n ò e o e. - Uua ezardas, semplicemente — r spiega l'amica. — Perchè? — Per danzare, to' ! Non sa danzar lei, la czardas? — Neppure un vilissimo tango. — Peccato ! I camerieri scostano sedie e tavo' mi pregano gentilmente di sloggiare svolge una scena interessante. Dame cavalieri si cercano con gli occhi, ai a bracciano senza preamboli. Anche la m compagna se ne va con un gigantesco m giaro. Io resto solo, in un angolo, come ì imbecille. Constato che certe dame anzi notte, a quell'età in cui le loro pari it liane parlano male delle signorine e de danze moderne, hanno una non disprt zabile elasticità di gambe e molta -vérvt La czarda9 prorompo selvaggia, acce rando rapidamente 'i tempi. Mi pare assistere a un novissimo baccanale. '. coppie ebbre di suoni e di champagne pigiano intorno all'orchestra, si lisa negli occhi, sbarrati come quelli di un ; lucinato ; questa massa di conto e più i dividili trema, ondeggia, segue l'incalza del ritmo. Penso con gioia che le mie c stole sono salve da uua simile torchiatui Ma i danzatori sembrano divertirsi ass Uno tzigano, oppresso dalla calca, sai sopra un tavolino senza smettere la' in sica diabolica. Un altro, il violoncellist non potendo fare altrettanto, tira l'ai nelle ginocchia del pubblico. Le copj percosse se ne infischiano e incitano l'i chestra con urla spaventose. L'orcbesti per conto suo, scaraventa valanghe uote. Mentre sto meditando se non sareb opportuno chiedere un intervento c pompieri, quella ridda di pazzi si sciogl Ogni cavaliere, da persona educata, rii compagna la propria dama al suo tai lino. I camerieri s'affrettano a stspp bottiglie di champagne e uomini e don bevono, bevono, bevono... Dio, come bevono questi ungheresi!; — Sì, amico mio — conferma la siji(| rina, che mi ha di nuovo raggiunto —-1'' cupazione preferita d'un buon unghen è precisamente quella di bere. Se perii n beve, suona o danza. E se non suona non danza, allora, amica mi*, fa . l'amore. MASSIMO CAPUTO Morte dì un bambino ustionato Modena, 26, mattine Giunge notlzi'.i da San Cesario sul Pan di min grave disgrazia, di cui f rimaslo tima u-bambin,o Ari^-de Siginola, li de IL1,1,0- secchio di aéc i e l'acqua lo invasi ■te. Malgrado le ; '. li II povero bamb: vivere. boiler» usìion solleci poco (

Persone citate: Lehar, Puccini

Luoghi citati: Austria, Francia, Italia, Modena, San Cesario, Ungheria