Coronamento di un cinquantennio editoriale

Coronamento di un cinquantennio editorialeCoronamento di un cinquantennio editoriale K' degno di nota che con il secentenario della morte di Dante è venuto a coincidere il cinquantenario di attività editoriale o libraria di uno de' più intelligenti e laboriosi o coscienziosi tra gli editori e libraj d'Italia, di Ulrico Hoepli, por la cultura dantesca specialmente benemerito con pregevolissimo edizioni della Commedia, della Vita Nuova, del Canzoniere, a di importanti studi su l'Alighieri e la sua optYa. Parrà superfluo, ma certo è doveroso, ricordare, ad esempio, la Divina Commedia col commento dello Scartazzini, di v*j» ce fondamentale, sempre ottimo, rifuso po. dal Vaudelli, e con aggiunto il rimario <*»1 Polacco; la stessa, utili edizione ortofònica curata dal Polacco, cho fa parto della a Biblioteca Classica » ; o quella illustrata nei luoghi e nelle persone da Corrado Ricci ; e quella ancora, col commento latino di Stefano Talice da Ricaldone, riprodotto dal codice cartaceo della biblioteca del Re per cura del bibliotecario reale Vincenzo Promis e di Carlo Negroni, stampato prima, ma soltanto iu edizione fuori commercio, dal Bona di Torino ; e quella infine con postille o cenni introduttivi di Raffaello Fornaciai, in edizione minuscola, su carta Oxford, leggiadrissinia. Poi, La vita nuova, pcJr cura dello Scherillo, nella ricca ediziono illustrata, con diciotto riproduzioni di quadri, disegni, sculture, di Danto Gabriele- Rossetti, di Wilhelm von Kaulbach, di Girolamo Induno, di Henry Holidag, di Dante Sodini, di Marcello Rieddr, di Raffaello Sorbi, di Rosina Manbovani-G-rifcfci ; poi ancora La, vita nuova e il Canzoniere, ancora a cura dolio Scherillo, nella e Biblioteca Classica ». E poi gli studi dell'Agali, dril Della Torre, di Isidoro del Lungo, di Francesco d'Ovidio, del Passerini $ Mazzi, del Porena; L'ultimo rifugio di Dante, del Ricci; L'Enciclopedia dantesca, dello Scartazzini-.. Pochi altri editori al mondo possono vantarti d'avere fatto di più e di meglio dell'Hoepli per l'incoraggiamento, per il concretamente, por la diffusione della cultura dantesca. E questo, oltro agii altri moltissimi argomenti di gratitudine e di ammirazione ch'egli ha per parte degli Italiani in genere e degli studiosi in ispecie ; oltre1 all'ingente contributo da lui recato a tutto l'insieme della propaganda culturale, nell'ambito nazionale e, oltro i confini politici, per il mondo intero ; questo resta tra i suoi più eletti e puri titoli d'onore. Seicent'anni dalla morte di Dante; cinquant'ar.ni dacché egli, l'Uoepli, giorno per giorno attende alla nobilissima, santa fatica di stampare, di divulgare libri, libri di poesia e di scienza, libri per il popolo e libri per i dotti, sapere e sentimenti in vasta onda fluenti, per grande spazio vibranti, allacciamenti da cervello a cervello, fremiti da cuore a cuoro, pensiero e amore. Corba la coincidenza cronistiea, non meno che la tradizione dantesca, già stabilita, della sua Casa, hanno indotto il buon vecchio editore ad effettuare un congiungimento tangibile tra i due avvenimenti: quello grandioso, nazionale, mondiale della celebrazione rievocativa dell'Alighieri; o. quello suo personale, del compiuto mezzo secolo d'operosità; e a coronare questo, magnificamente, concorrendo a rendere quello più significativo, a fissarne traccia durevole, degna. Ed ecco, egli ha raccolto le sue migliori energie per stampare ancora tre opere, di eccezionale valore), di Danto e per il culto di Dante : la raccolta dello JSpistolae, con la traduzione e per cura di Arnaldo Monti; il rifacimento del Dante illustrato del Ricci ; e infine la riproduzione in eiiocromia del famoso Codicf:' Trivulziano 10SO della Diri na Coni media. Il primo Dante illustralo del Ricci, che ho già sopra ricordaio, uscì tra il 1896 e il 'aV, Precedentemente, il pensiero d illustrare la Divina Commedia con « lei immagini grafiche degli svariati oggetti elio diedero motivo alio più alto ispirazioni dell'Alighieri », era stato, intorno al 1840, di George John Warrant Lord Veruou. « L'opera sua però » — osserva il Ricci — o non spinta oltre l'Inferno e limitata alla ri produzione di alcuno cosa soltanto, rimase ben lontana dal corrispondere alle1 intenzioni dell'editore o ali aspettazione dei cultori di Dante: ciò che riconobbe anche Giacomo Filippo Lacaita quando, nel 18Gj, stampò in Londra l'album vernoniano ». L'impresa era stata poi ritentata, nel 18S7, da Filippo Mariofcti, allora sottosegretario di Stato al Ministero dell'Istruzione; ma fu da questi ben presto abbandonata. E la Società Dantesca Italiana, che ne aveva vagamente pi-omesso la continuazione e il compimento, non aveva fatto poi altro che pubblicare a l'elenco contenente l'indicazione sì delle iliustTazioui raccolte, sì anche di quello desiderate.-. », che rimasero invariabilmente tali. Il Ricci, accintosi per conta suo all'opera, a malgrado della scarsezza di mezzi finanziavi -— c>? lo confessa lui — e della nesauna assistenza, dell'indifferenza anzi assoluta per parte di ogni autorità governativa, provinciale1, municipale, cui doveva di necessità rivolgersi per autorizzazioni e magari per qualche appoggio, che non gli venne mai, se non da privati, riuscì finalmente a raccogliete un vasto e prezioso materiale, più di quattrocento illustrazioni ; e compose il suo Dania illustrato : che, com'era, giusto, incontrò vasto favore del pubblico e de'lìa critica: riguardo a questa, basta accennare che il Carducci, nello note alla Chiesa di Polenta, lo dichiarò « bellissimo » ; riguardo a quello, è dimostrazione bon probativa il fatto che l'edizione fu presto esaurita. Ma, passato qualche tempo, il Ricci non fu più pienamente soddisfatto dell'opera sua. Tra altre ragioni, nella Prefazione, al nuovo Dante illustrato che ha E':bblir.ato adesso, accenna anche a questa di natura, si può dire, estetica : « Negli anni » — scrive — « in cui misi insieme le mie1 illustrazioni dantesche, infieriva la nassiono della fotografìa dal vero... E allora, pel Dante illustrato, anch'io fui trascinato dalla passione della fotografia dal vero: dal vero ad ogni costo, anche quando conduceva alle più gravi offeso «ronologicne... ». Si rimise dunque, con rinnovato ardore e con cura instancabile, al riittcimento dell'opera, mutandone in parte concetti e fondanie'ntalmente l'esecuzione- Ed ecco che questo nuovo Dante illustrato, che ora appare, per merito insieme» del Ricci e dell'Hoepli, non si può considerare come una seconda edizione del precedente; ma è veramente un pubbli¬ cazione tutta nuova, con interesso d'ori- ' ginalità pari all'importanza del lavoro : basta accennare il fatto materiale che non uno dei quattrocento clichès che erano serviti alla' passata stampa, è stato usato per questa. Che opera squisitamente interessante o bella, questo nuovo Dante illustrato I... Le immense visioni suscitate dalla lettura del poema si rinnovano, prendono corpo, si concretano variamente al confronto delle immagini della realtà, lo immagini che, vero, già dovettero apparire all'occhio di Dante, e quali poi il suo genio ha trasfigurate in poesia ed eternate. Non sempre forse questo alterno trapasso, usilo riproduzioni della realtà alle figurazioni della fantasia, dal fatto concreto alla poesia, ci compiace, soddisfa la nostra intima sensibilità più raffinata; ma sempro l'interesse) della curiosità ci attrae, e più e più vivo ci prende il gusto di questa particolareggiata documentazione, di questa consistenza precisa del fatto, di questa rappresentazione tangibile del panorama. Direi che se, com'è naturale, dalla considerazione di quest'opera scarsamente si acquista in fatto di sostanza idealo dantesca, la sostanza però, che noi ne abbiamo in mente, bì sistema ne' suoi legittimi riferimenti materiali, si stabilizza, si solidifica... La rupe di San Leo e quella di Bismantova, la cascata di San Benedetto dell'Alpe e i piani di Campaldino ti di Montaperti, lo rumo di Luni e quelle di Urbisaglia, le fonti del Tevere) e quello dell'Arno, il Mincio dove mette in Po e l'Archiano dove mette in Arno, o l'Arbia a Montapelrti, e la Savena e il Reno presso Bologna, e l'Acquacheta sopra Forlì; e poi il Battistero di Firenze, Santa Maria in Porto presso Ravenna, San Zeno di T - tona, San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia; e poi le' immagini dei personaggi danteschi, quali sono figurati nelle sculture tombali, negli affreschi, nei musaici, nelle miniature, nei sigilli ; e i mostri infernali, Cerbero, il Minotauro, lo Parche, Medusa, Caronte, Minosse, quali li rappresentò l'arte classica, quali Dante, quindi, potò vederli già rappresentati ; e poi 10 figure) dei centauri, delle arpie, dei grifoni, delle sirene, e quelle zodiacali, e 11 leone, l'elefante), la balena, la lonza, quali li figurò l'arte romanica, ai tempi di poco precedenti a Dante e ai tempi suoi; e gli stómmi e le imprese con cui Dante designa persone, famiglio, città, nazioni ; e il c gran manto » papale ; e i tappeti turchi, che Dante ricorda per dare immagine della pelle di Gerione ; e noi strumenti, arnesi, oggetti citati nel poema, strumenti musicali, le spole, il martello del fabbro, le doghe, le lanterne pendute... Lavoro davvero ammirabile, d'intelligenza e di diligenza, questo del Ricci, nel riprodurre la quasi totalità del materiale rappresentativo e documentario della Commedia. Ripetiamo, con rinnovata convinzione, l'aggettivo che usò già il Carducci: bellissimo. Noi possediamo tredici lettere che vanno sotto il. nome o hanno la fama di estBeve state scritte dall'Alighieri: queste l'Hoepli ora ci offre in nuova edizione, nella sua « Biblioteca Classica », con testo, versione, commento e appendici per cara di Arnaldo Monti: Dantis Ataglicrii fìnistolae —' Le lettere di Dante. Osserva il Monti, nella sua Introduzione, che le epistole dantesche ci presentano parecchie faccd, meno evidenti altrove, del « poliedro delia psiche dantesca » : Dante, nelle epistole, « ci si mostra, a volta a volta, nella sua personalità di poeta o di innamorato, di cittadino e di uomo di parte, di erudito e acuto discettatore e di confortevole amico, di uomo politico difensortl dei diritti dell'Impero ma insieme di Roma e dell'Italia ; di incitatore e correttore degli eminenti magnati della Chiesa; d'uomo infine' cosciente .della sua dignità e grandezza intellettuale e morale, disdegnoso di ciò che possa menomarle davanti a sò e agli altri; con l'altiera fierezza dell'anima sua vituperante la pusillanimità di intemperanti consiglieri ». Delle tredici epistole, tre, comò noto, hanno per soggetto e motivo la calata di Arrigo VII in Italia; una è indirizzata ai conti Oberto e Guido da Romena, por condoglianza della morte de'l • conte Alessandro da Romena, loro zio ; un'altra accompagna l'invio di una canzone al conte Moroello Malaspina ; un'altra è diretta ai Cardinali italiani, dopo la morte di papa Clemente V, perchè si accordino per l'elezione di un papa italiano ; un'altra è quella famosa, scritta a un amico fiorentino, in cui sdegnosamente rifiuta ogni compromesso, ogni patto ignominioso pt'r il ritorno dall'esilio in Firenze ; un'altra, breve, risponde a una questiono proposta da un amico « esulo a Pistoja », forse Cino, il poeta & legista ; altre quattro non sono scritte da Dante in nome proprio, ma nella Bua qualità di segretario di parte o di principi ; e l'ultima, la tredicesima, la più lunga di tutte, è rivolta a Cangrande ddla Scala, vicario imperialo a Verona e a Vicenza, con la dedica della terza cantica della Commedia. Ma va ricordato, a proposito di quest'ultima epistola, che competenti critici, con ragioni validissimo, ne hanno oppugnato l'autenticità; la quale resta tuttora in dubbio: sicché le epistole certe di Danto andrebbero ridotte a dodici ; e della tredicesima non sarebbe a fare conto molto più che di quella, certamente falsa, indirizzata a Guido da Polenta. Quest'edi-ionc delle Lettere, di Dante, curata dal Monti, ha pregi notevolissimi : un opportuno, interessante studio introduttivo generale ; accurate note storicho premesse a ciascuna epistola ; succinto chiose; quauto mai ricche di notizie, con le varianti dei codici, con riferimenti storici e politici, con annotazioni filologiche; e stilistiche, con richiami continui alle altro opere dell'Alighieri. Uno speciale elogio merita la traduzione : il Monti è riuscito a rendere in un sobrio, nitido, vibrante italiano il latino di Danto, che è, sì, puro, che è sempre1 efficacissimo ; ma non è ugualmente sempre piano e di manifesta interpretazione : certo assai più difficile che non paia a tradursi in volgare. Io giudico che il Monti abbia felicemente superato la prova: la sua traduzione non ha soltanto qualità di fedeltà e di chiarezza : ma anche, come accennavo, ha pregi di stile, di concisione e di vivacità. Credo di significare tutto il bene che penso di questa traduzione, dichiarando che molto spesso nell'italiano del Monti si sente il sapore, si riconosce il valore dol latino di Dante. E vorrei ora diro dell'altra magnifica pubblicazione hoepliaua: della riproducono dol Codice Trivulziano 1080, ch'è lavoro d'importanza e. d'interesse' fuor del comune. Ma, per questo appunto, per parlarne ciò?.; adeguatamente, il discorso dilungherebbe troppo. Preferisco riserbarmi di trattarne in un prossimo articolo — per rievocare intera la leggiadra tradizione di Sor Francesco di Sor Nardo da Barberino, che avrebbe maritato lo parecchie figliole, dotandolo con il ricavato doll'avcre trascritto in cento belle copio la Divina Commedia. MARIO BASSI. Danti: Alighieri: Ld Divina Commedia — illustrata nei luòghi e nelle persone a cura di Cmmi Ricci. — Con 700 incisioni e 170 tavole fuori testo. — Milano. Ulrico Hoepli, ed. -— Lire scicentocimiuanta. Dantis Alaghéfii Episloiac — Le lettere di Druìte — testo, versione, commento o append:ci per cura di Arnaldo Monti. — Nella « Biblioteca Classica Koepliana », Milano, Ulrico Hoepli. ed. — Lire quindici.