La signorina Cogo e la sua figlia adottiva furono assassinate da tre individui

La signorina Cogo e la sua figlia adottiva furono assassinate da tre individui La signorina Cogo e la sua figlia adottiva furono assassinate da tre individui L'identificazione del terzo complice - Il misfatto tre ore dopo la cena La signorina Rita sarebbe stata colpita da sveglia Ci b à h Ci sembra di vivere un romanzo alla Snerlock Holmes. Gli ei>isotli si susseguano, si rincorrono quasi, in una rapida concatenazione, ma la chiave di vòlta del mistero limane ancora introvabile; s'indovina o si crede di indovinare la soluzione, ed essa sfugge d'un tratto, perche il groviglio si fa anche più comj):s<j««.to. I Da ann aamo, per ùY/vere del nostro ufficio di uronisis, abituati a studiare ed a seguire le vicenda di istruttoria di questo-o quel delitto, ma i»*v tempo non ci era toccato compito più difflcuo, eppure più appassionante, del compito attuale. Dicemmo, ieri sera, che un nuovo spiraglio, sebbene debolissimo, di luce si è insinuato nel buio fitto di questo dramri-'eticissimo mistero, ma le indagini sono divenute d'un tratto cosi delicate da costringerci ad usare nel racconto molta discrezione, per non intralciarne i risultati. Ma per ben intendere qualche particolare e opportune/ ricostruire brevemente la confessione della fantesca Palmero, ripetuta dopo che ai funzionari, al giudice istruttore aw. Mussi-Isnardi. La signorina Rita fu sorpresa ancora s-vaglia? La ragazza, già lo dicemmo, fu molto esplicita nelle sue dichia.razioni anche se, per recondite ragioni che non riusciamo a scoprire, essa tacque qualche particolare. Esattamente la Palmero narro che nel pomeriggio di domenica s'incontro sotto i portici di via Nizza coi due fratelli Carlo tìd Agostino Cogo, i quali evidentemente l'attendevano, non potendo salire nell'appartamento della zia senza dar sospetto. I1 due giovani (badi il lettore che è la deposizione della fantesca) trassero ila parte la ragazza e le dichiararono che l'indomani sera, lunedi, avrebbero bussato alla Dona dell'alloggio quando già la donne erano a letto. Essa doveva senz'altro aprire. Poiché la ragazza chiedeva il motivo di tale insolita e misteriosa visita, i due giovani risposero senz'altro che intendevano uccidere la zia o la signorina Rita per impossessarsi poi dell'eredità. Come compenso della svia .complicità offrirono alla Palmero duecento lire!! La ragazza rifiutò il nefando mercato <-d allora i due fratelli la minacciarono, dicendole che in qualunque modo essi sarebbero penetrati nell'appartamento ed in tal caso avrebbero ucciso anche lei come testimone troppo ingombrante! La Palmero, disse, ebbe tale spavento che dichiarò di essere pronta a qualunque cosa pur di aver salva la vita. E fu mantenuto il patto. Il lunedì rotte i due fratelli poterono introdursi nell'alloggio della zia. A questo punto vi è una discordanza ai tire: la ragazza dichiarò nella sua confessione — e lo rilevammo già — che quando i due i;ogo penetrarono in casa eia trascorsa la mezzanotte: la perizia medica potrebbe forse dimostrare che il delitto fu compiuto prima della mezzanotte, presumibilmente alle ore 23. A quest'ora precisa la, signora abitante iteli'alloggio sottostante a 'quello della signorina Cono udi un violento rumore come di ini mobile smosso e tale circostanza da noi rivelata risultò esaltissima nell'indagine del giudice istruttore. Vi è eli più: una ìiglia di questa signora udi contemporaneamente un lungo grido, ma penso che qualcuno sotto i portici di via Nizza avesse urlato. Soltanto il giorno dopo narro la cosa alla madre, quando furono scoperti i cadaveri. Chi aveva gridato nella notte orrenda? La Palmero disse che le due vittime furono soflocate coi guanciali e la perizia necroscopica ha confermato tale deposizione. I! guanciale della vecchia damigella fu. .infatti, trovato macchiato di sangue e di saliva : ma la ss-, gnorina .Rita? Vi è da supporre, con fondamento di essere nel vero, che la infelicissima giovane, già. a letto, era tuttavia sveglia, in modo che ella vide e riconobbe il suo assassino. Fu nel momento in cui il bestiole aggressore si avventava spietatamente su lei per soffocarla tamponandole la bocca che la .disgraziata signorina potè dare un grido, un grido di angoscia, di terrore, di spasimo eh a duTò due o tre secondi è si spense! Ma il manate violento del mobile smosso e udito contemporaneamente al grido, lascia anello immaginare che la signorina non si fosse ancora spogliata completamente, ma si apprestasse a mettersi a letto. I! suo cadavere fu infatti trovato vestito meno malamente di quello della vecchia. XI G° assassino misterioso E' u questo punto che un'altra domanda si affaccia ed alla quale l'acume del magistrato è dei funzionari di Polizia deve rispondere. La Pf'lmero dichiarò chi-: nella casa si era-1 no introdotti i due fratoni Cogo. E' pojJihile che essi — accettiamo per mi momento eie-1 cantante la confessione della fantesca — abbiano potuto da soli compiere il un.-tatto rn-- j uibilf e poi rivestire i cadaveri e portarli nella soletta da pranzo per disporre il lugubre quadro, destinato a far creder':' ad una disgrazia? L'autorità giudiziaria ■: rimasta incredula. Improvvisamente 0 suffragare questa j incredulità ecco balzare' fuori alcune l'accie, i traccio lievi ma ferine e sicure. Gli assassini) delle t'isgraaiatissime donne devono essere siati tre. Chi è il terzo? Ammettendo come vera la confessione della Palmeto bisogna credere .-he i due fratelli Cogo, allontanando la ragazza che dichiarò di essersi rifugiata nel corridoio in preda al terrore, abbiano :utrodotto nell'alloggio una terza persona, Chi?... Ripetiamo che furono scoperti segni evidenti della presenza di questo complice. L'autoritt giudiziaria incaricò i funzionari che. si occupano più specialmente di questo misterioso delitto, il commissario aw cav. Pai ma ed il commissario cav. Róssi, di fare ai rive indagini, ed essi coadiuvati dai più abili ispettori investigativi, hanno lavorato con encomiabile spirito di sacrificio. Oggi ;1 giudice istruttore è in possesso di elementi gravissimi rfi ò potuto identificare il terzo individuo e si sorto raccolte contro di lui prove .--he hanno carattere definitivo. Ma non è ancora il momento per noi di parlare. Oltre al campito di informare i lettori.- un altro ne abbiamo come cittadini: quello di coadiuvare l'Autorità a fare luce completa nel truce mistero. Ed m questo occorre saper lacere. In relazione a queste nuove circostanze emetse il giudice aw. Mussi-Isnardi si 6 recato alle carceri ed ha interrogato i due accusati. Questi non hanno mutato la loro linea di condotta: si potrebbe dire quasi che i hanno serbato una assoluta impassibilità. I.a | ' famiglia — a quanto ci '.'..nsla — interessandosi alla ìoro sorto s! è rivolta per assistenza agli avvocati Oraodei e Cavaglia. I risultati di una perquisizione ed i particolari dei» l'autopsia. Nel pomeriggio di ieri è stata opetata dal sostituto procuratore del Re, Moretti, dal giudice istruttore aw. Mussi-Isnardi, dal commissario cav. Eossi della Squadra Mobile, da un cancelliere e da agenti, una nuova e più completa perquisizione nell'alloggio della povera signora Carolimi Cogv. in via Nizza, 9. La perquisizione nulla di veramente notevole ha rivi 'alo. Ma occorre anche aggiungere elicgli st> si magistrati e funzionati che l'hanno operata non si appettavano nessuna sensazionale scoperta da essa. Vennero in special modo e»sr male la camera da letto dei due fratelli e quella della servetta. Non si rinvenne, nè nell'una ne nell'altra, alcun opgsttp /Che gettasse nuova luce nel fosco mistero. Fra le poche lettere e documenti esaminati, non si scoprì alcuna cosa importante, e cioè .ohe ai riferisse in un modo o nell'altro al 4etitf», Ricorderemo — a puro titolo di c rotta» —- oh» aopra un tavolino vennero tro¬ vanefunonaziripodepeil mdecechnasodachsurivaacurae,subiCafeinsagusisecamsomotnro| polipdInppglclteesccoidacci dsgvsmmnscadtpccsmrmcoparramldtdrgpmilddasulddptgatzqmdrn o a a e o -, a n i a n a l o o e e i o i o . -1 e -1 - j e a j , i i) e e a o a , e. i ni e i a e. n i a r eecie i a | nn» l uma ù o9. e co oal e np o. i, è l ¬ vali alcuni di quei minuscoli cestelli di caria nei quali i confettieri pongono i dolci. I dolci furono probabilmente mangiati dai fratelli la notte stéssa del delitto. Durante il sopraluogo si esaminò il funzionamento della poita che mette in comunicazione la camera dei giovani studenti col corridoio centrale dell'alloggio. Tale porta è composta di un battente a vetrata. Per mezzo dell'apposita chiavo si aprì e si rinchiuse ripetutamente la porla, con perfetta regolarità, il che fu possibile scostando di circa mezzo motto imo dei due lettini di ferro. Tutto ciò, del resto, ha un valore relativo. Sembra accertato che la porta a vetri era solitamente chiusa a Chiave e che la chiave era tenuta nascosta dalla signorina Cogo, perche, in caso contrario, la servetta avrebbe potuto aprire dal corridoio, e non sarebbe stato necessario che a giovani entrassero dalla porla che dà sui pi.'ine.'ottolo. Il magistrato ha fatto compiere un preciso rilievo della sala da pranzo, dove furono trovati i cadaveri, ed ha ordinato il sequestro anche di alcuni indumenti, del lenzuolo e del cuscino insanguinati. La perquisizione è durata un paio d'ore. Essa sarà ripresa stamane, e, quando sarà compiuta, si- apporranno i suggelli all'alloggio. Alla pòrtela necroscopica — che come abbiamo detto ieri fu eseguita dai professori Carrara e Tovo — presenziava anche il professore di tossicologia Romanese, che fu già insegnante del Cogo Agostino. Tanto dall'esame dei polmoni come dall'esame del sangue apparve priva di fondamento la primissima ipotesi affacciata, che le duo infelici fossero rimaste asfissiate per esalazioni di acido carbonico. Quello che invece risultò evidentementt provato ai tre professori — e che noi solamente ora apprendiamo — fu che la morte era stato provocata per soffocamento otturando, con tamponi di stracci o di cotone la bocca e il naso delle due vittime. Furono esse preventivamente narcotizzale'' Questo potrebbe benissimo essere avvenuto, | poiché la narcosi avrebbe grandemente facilitato il macabro compito degli assassini. I professori, dopo aver spezzalo il setto nasale delle due mone, ne asportarono le mucose Interne per un più atto-ito esame. Si ritiene però che difficilmente gii esperimenti chimici potranno rivelare alcunché di nuovo, perche gli assassini usarono molto probabilmente il cloroformio, e questo non lascia traccia nei tessuti. Ma un responso veramente importante agli effetti dell'inchiesta è stato dato dalla necroscopia, e si riferisce alla probabile ora in cui veraie effettuato il delitto. L'esame deicontenuto dell'apparato digerente ha stabilita in modo preciso che la morte raggiùnse le due vittime circa tre ore dopo la cena, vale a dire verso le 23-23,30. Questa circostanza coinciderebbe con quanto abbiamo riferito circa gii inquilini dell'alloggio sottostante, i quali verso l'ora indicata udirono il rumore della caduta di un corpo e di un mobile smqsso o rovesciato ed il grido di spasimo. Come si vede, non a torto si era fatto assegnamento sull'esito dell'autopsia, come chiave del tremendo enigma. Essa va man mano svelando circostanze nuove ed essenziali, come una mano inesorabile che alzi gradata, mente il velo che per qualche tempo ha te nulo nascosto molte cose. E le nuove circostanze — sarebbe fuori luogo nasconderlo — cadono tutte a svari taggo della triade degli attuali arrestati. -11 testamento Nel riferire, ieri, i risultati della nostra indagine a Barge, abbiamo deliberatamente taciuto tutto quanto aveva relazione colle presunte disposizioni testamentarie della vecchia signorina Carolina Cogo, disposizioni che — stando alle vasi correnti — sarebbero state la ipotetica causa del rancore della fa miglia del notaio Cogo verso la povera Co roima. Ed abbiamo taciuto su ciò perché pri ma di dare pubb-iicit'à alle informazioni raccolte volevamo appurare talune circostanze o controllate — nella, nostra città — qualche particolare. Ora esponiamo quanto è venuto a conoscenza nostra su tale argomento, interrogando persone, in grado di conoscere la verità, tanto al paese natio nella Cogo quanto a Torino. Prima di tutto occorre premettere che la fa miglia Cogo — tanto il notaio quanto la vii lima del misterioso assassinio — era consi derata fra lo più facoltose del paese. Il notaio è proprietario di parecchie cascine nei dintorni ili Barge ed uno ne possiede nel territ-.rio del comune di L'ut'iuscò. Durante la guerra, colla, partenza dell'auro notaiio del paese, rimase ii solo noiuio di Barge ed ebbe modo irli realizzare — a quanto si assicura in paese — larghi guadagni mercè la sua prolusione. Anche la signorina Cogo — come già si è detto — godeva di un largo censo, possedendo anch'essa parecchie cascine, termiti ed all'i beni. Ci è stato poi riferita che essa possedeva numerosi gioielli di ingente valore: un diadema costellato di pietre preziose, collane, anelli di jn-egio ed altri. Negli ambienti de', paese abbiam sentito valutata la sostanza della signorina aiti oltre-mezzo milione, e ili poco inferiore quella dei fratello suo, il notino, il quale peiò ebbe a sostenere spese di gran lunga superiori avendo dovuto pensare ai sei figli. Fratello: e sorella non erano di natura spendereccia, mostravano anzi di apprezzare molto il valore del denaro e usavano non fare spese non indispensabili ed anche queste contenevano nei limiti meno larghi. Erano stali allevati cosi dal padre, uomo molto rigido e parsimonioso che, appumo iti vira .li iiuesia parsi moniosita, aveva saputo notevolmente aumentale il patrimonio avuto dai proprio genitore. 11 notaio Cogo quando era s'udente a Torino riceveva dal padre un assegno mensile che a lui. giovane pieno di vita ed esuberante, — ancora ade-so che tocca la sessantina, il notaio è uomo fisicamente vigoroso, prestante e instancabile camminatore — riusciva, insufficiente. B'1 allora por arrotondare il proprio bilancio, poiché sapeva suonare il flauto, si valeva di questa sua abilità andando a suonare qua e la e ritraendo cosi i mezzi per procurarsi qualche svago. Anzi, a questo proposito, egli soleva dire ai pochissimi che avvicinava ih questi ultimi tempi, che avendo conosciuto le angustie finanziario d3 studente non lesinava il necessario ai propri tìgli che studiavano a Torino ai quali mandava una somma mensile ohe a lui — non immemore slzdgòdripldlgesfetadlipnmpplattvdgq1euasnssrrunctldlnzpsnQarsetcqsutlNecdrtfqsmdpzgsrtttflrtssufficiente ai loro bisogni. E veniamo ul testamento della Cai.Mina Cogo» A Barge abbiami raccòlto il particolare che due. o tre mesi addietro era corsa la voce — nel circoscritto ambiente paesano — che la l vecchia signorina avesse fatto testamento a j favee della Rita Bordon, diseredando cono- pietamente i parenti suoi più prossimi, cioè iì fratello ed i nipoti. Abbiam chiesto a per- sana in grado di saperlo q min io di vero vi l'osse in questo voci: — Qualche cosa di vero c'è. ci risposo Minostro mici tutore. 11 testamento e stato j veramente futto. Attualmente credo di poter Massicurare ci;.-> ,>'-so si trova depositato nelle niarli del legale di fiducia della signorina I Cogo: il notaio Marchisio, distinto professio- insta di Barge, che era in molta dimesli- ertezza con la moria, della quale credo fosse mi po' parente, tant'è che s! Trattavano col Itu. Ma questo fe tutto. Naturalmente cosà contenga il testamento nessuno lo può sapi-re, 1 traniie i' notaio il quale non può parlare per debito (i'uilicio. — E lei crede che i Cogo abbiano potuto! esser impressionali da queste vernano prestato fed«V at> Malli E' diffidie dirlo. Certo è ebe la po> | e — o a e è d i a i i e o e . o i o o e o, e l i o e o e e a e sibilila, so non addirittura la probabilità, che la sostanza della Cogo andasse alla Rita anziché alla famiglia ael fratello, era ritenuta dalla voce pubblica. Si deve però soggiungere che coloro i quali vivevano nel ristretto ò entourage» della vecchia signorina escludevano, tale eventualità perchè la povera Carolina era di carattere tale da non spingere, il risentimento che aveva verso il fratello per i noti contrasti fino al punto di' lasciare l'intero suo patrimonio alla Rita, Essa aveva dal temperamento bonario, indulgente e. tollerante. Era uba credente convinta, senza bigottismo però. Ma così tollerante che non elevò mai alcuna recriminazione verso la serva, la Margherita Palmero, la quale non frequentava mai la chiesa, cosa che nel paese era stata notata. — Ma vi erano grandi difformità di carattere tra fratello e sorella? — No. Prima della morte del padre, anzi, andavano d'accordo perfettamente. Tutti e due musicisti appassionati trascorrevano delle serate suonando assieme, lui il flauto e lei il pianoforte. Poi sopravvennero delle tempesta domestiche. Dapprima fu il matrimonio d'amore del notaio che volle sposare una maestra — degnissima persona di cui tutti parlano bene — mentre il padre vagheggiava per lui un'altra unione. Di qui ebbe origine la diversità di trattamento che il padre fece ai tigli nel testamento lasciando erede di tutto la Carolina e solo la « legittima » al notaio. Quindi, da questo fatto nacquero i vivacissimi dissapori tra i due e il carattere del notaio subì un profondo mutamento. Da giovane, in paese lo ricordano tutti che frequentava con la moglie le feste da ballo ed 1 divertimenti. Dopo, invece, diventò chiuso e taciturno c non avvicinò più le brigate di una volta. E questa scontrosità, questa quasi avversione al commercio con gli altri, che la stessa professione coi suoi quotidiani avvicinamenti con ogni sorta di persone non riusci a vincere, egli portò nella carica di assessore comunale che copri per qualche tempo, riuscendo a scontentare lutti. — A che cosa si deve attribuire il peggioramento delle relazioni tra i fratelli in questi ultimi mesi ? — Vi sono state dello circostanze speciali non gravi se considerate isolatamente, ma che raggruppate costituivano altrettanti motivi per rinfocolare gli antichi attriti. Prima le voci che davano per certo il diseredamento del fratello e dei nipoti da parte della Carolina. Poi. pochi giorni prima die essa ritornasse a Torino, venne a morire un vecchio zio, non più, per senilità nel pieno possesso, pare, delle proprie facoltà volitive e che sembra abbia testalo a completo favore, del nipote notaio, escludendo la sorella di costui. Questi fatti avevano, come dissi, inasprito ancor più l'animo dei due tanto che la povera Carolina pur essendo d'indole mite e misurata nell'espressione del proprio pensiero, ebbe più volte" a pronunciare giudizi sul fra tello con una inconsueta asprezza di parole che tanto più colpì coloro che le udivano in quanto erano in contrasto fortissimo coll'nsaale moderazione alla quale la signorina usava attenersi in ogni circostanza e verso tutti coloro dei quali aveva occasione di parlare. I parenti della fantesca Jori mattina alla portinaia della casa N. 9 di via Nizza, si presentarono un uomo ed una ragazza, in abiti contadineschi, a chiedere: — E' questa la casa dove è awenuto il delitto? E avutane risposta affermativa, l'uomo riprese-; — Allora abbia la compiacenza di raccontarmi con precisione come sono avvenuti i fatti! — Come sono avvenuti i fatti? Forse che qualcuno può sapere come si è svolto questo misterioso delitto ? E dopo una breve pausa, la portinaia domanda: — Ma perchè proprio a me vengono a chiedere ciò? Chi sono loro? A questo punto dello strano dialogo la coppia contadinesca si qualificò : l'uomo era lo zio e la ragazza la sorella della fantesca Margherita Palmero. — Siamo venuti a Torino — specilìcpno essi — per sapere fino a quanto tempo l'Autorità giudiziaria tratterrà la ragazza, e sopratutto per vederla — Poveretta! deve essere inolio costernata trovandosi abbandonata ria tutti! — commenta lo zio. E la sorella riprende: — E perchè tutti la accusano? Cosa dvtancprtenpdvcnl'incatosctstsdmlvzctglCglslGsesgmdgicCtdgbgPGdtdpzeutgvsdrPcstmsumccmvPlgsrèevpfrnrpoteva! psmdfare quella disgraziata per impedire il litio? Doveva farsi ammazzale anche lei? La portinaia naturalmente non seppe che rispondere a questo fuoco di fila, e si ticeonteriiò di indirizzare i due contadini alla Ottestura, cove — essa li assicurò — avrebbero avute tutte quelle spiegazioni che desideravano. — Ed anche il permesso di vedere la Margherita? — Può darsi ! Poco dopo i due congiunti della Palmero si renavamo infatti negli uffici di PoHzia giudiziaria, dove fu loro risposto che non slj„pote.a comunicare loro nulh'. più di quanto IMavevano pubblicato i giornali, e che il per etnmesso di comunicare colla Palmero sarò stato contesso dall'Autorità giudiziaria solamente quando l'istruttoria fosse chiusa. — Allora abbiamo proprio fatto un viaggio inutile! Fri i due se ne vanno scoraggiati. Voleva andairsene... L'n particolare che si riferisce al giorno stesso della scoperta del dotato, ma che giova \ ricordare poiché getta uno sprazzo di luce ' forse nuova sulla figura della servetta, i :,l seguente. Mentre nell'alloggio invaso per osi dire aalla polizia e dai parenti chiamativi in qualità di testimoni, ora tulio un febbrile lavorio, la servetta, forse unica fra i presenti, conservava un contegno tranquillo, sicuro e quasi indille:ente. Dopo avere subito i .rimi interrogatori, la ragazza si recò nella propria stanzetta, e li preparò i propri) indumenti tacendone un fagotto. Interrogata da... qualcuno che aveva l'incarico di non perderla di vista, la ragazza, con l'accento, più naturale di questo tuonilo, disse: — «Mi preparo per partire, per tornate a Bagnolo. Anzi vorrei andarmene subito, per-1 che il treno parte fra poco. Ora che le ime povere padrone sono morte, io non ho più nulla da fare qui. Naturalmente non in accontentata in quel suo... piccolo desiderio, ed il fagotto dille tube dovette poco dopo portarselo con se in a e e a l camera di' sicurezza a j M;i l'episodio potrebbe anche dimostrare o- che la fantesca noti Ma quella sempliciotta e è prim:«ava creatura che era sembrata, ma die r- abbia viceversa una notévole dose tu malvi (.rezza. Certo e che queliti piccola scena di ingenuità l'Ha recitata con vera maestria, de- Miglia di un'attrice consumata. Molti di coloro o j che l'hanno vista, opinano intatti che si tratr Mi ili una ragazza dotata di quella speciale e furberia cumpOgnuóln ohe rimane come Mia I scosta da alcunché di impacciato e di Ionio, o- ma che nhllàmèno esiste ed ull'occorrenz-i i- agisce. I tratti del suo viso sono,del resto tali e da giustificare questa supposizione. Ha. lineaol I menti regolari e 'tur occhietti scuri e vivaci, à NeH'irisiernr-, tipa brunetta dàlia fìsonomia e, 1 api ita e n ■•. Cerio ;.• che ipiosfa donna, r Pur nella sua l..--'t e singolari condizióne ili domestica Umiliatasi da tip mese, .;. destinai o! a dare Memento ad una delle più interessali > > | ed enigmatiche stana. basine della polizia giudi- zdpczsipsdamvIlI | i '.. i La marte M conte Giulio Di Gropello ] ed un pietoso dramma Una folla imponente, nella quale erti rapresentata, unta quanta l'aristocrazia torinee, ha partecipato ieri mattina all'accomagnamento delle salme, del conte Giulio Fiarólo Tarino di Crepelle) e della, sua conorte contessa -\ina Pigoli di Pettinertgo, 'annuncio della morte, dei due coniugi, fatto ontemporaneamente poiché la contessa avea seguito il marito nella tomba poche ore opo, aveva suscitato in città una viva impressione e, purtroppo, le voci più strampalate corsero di bocca in bocca, alterate ed ingigantite. Un giornale del mattino se ne è fatto eco ed a nostra volta crediamo di doverci occupare dell'episodio, del quale, si sono date nei pubblici ritrovi versioni diverse. La verità è che il conte Giulio di Gropello, abitante in corso Duca di Genova, parecchi giorni la si era messo a letto ed i medici, subito chiamati, constatarono che. egli era stato colpito da un attacco violento di (inaino, pedoriè, di estrema gravità. L'infermo, nonostante lo cure della scienza, andò peggiorando, e nelle, primissime ore di mercoledì spirò, dopo aver ricevuto i conforti religiosi. La consorte, contessa. .Nina Pigoli, già vedova del conte di Pettinengo. dal quale avevo avute due figliuole, ora maritate, ne fu costernalìssima. Amava il marito d'un infinito amore ed il dolore per la morte di lui l'aiTranse. Senza che i famigliari potessero indovinare quale lugubre proponimento la contessa meditasse, ella provvide a regolare alcuni affari; poi, ritiratasi nella sua camera, tolse da un cassetto la rivoltella del marito e si esplose un colpo. Accorsero i congiunti che si trovavano nell'appartamento, ma ogni tentativo di salvare la contessa fu vano: ella spilo poco tempo dopo. La notizia del pietoso dramma non rimase che per poco nel segreto della casa ed il giorno seguente si divulgò in tutta la città, suscitando viva commozione, particolarmente fra le famiglie dell'aristocrazia, che conoscevano e frequentavano i due coniugi. Come dicemmo, la notizia medesima fu svisata gradatamente ed inconsapevolmente, al punto che in molti ritrovi si parlava di una tragedia fra i coniugi. La verità è quella che abbiamo esposta. 6D—