La Germania sotto il torchio

La Germania sotto il torchio La Germania sotto il torchio immediato domani delle cose eu massima parte dipendono dagli Tra la Conferenza di Washington' ed il processo Landra, poco posto resta oggi nell'attenzione del gran pubblico europeo per un'altra conferenza ed un altro processo che in questi giórni si svolgono a Berlino; la conferenza della Commissione delle riparazioni e il processo di dissolvimento economico-finanziario dello Stato tedesco. Eppure, se all'avvenire dell'Europa è tutt'altro che indillcrcute la questione della guerra e della pace sul più vasto oceano del mondo, l'oggi e ròpue in sviluppi della politica alleata nei confronti della situazione tedesca: o verso la più fónda e vasta miseria, o verso la ricostruzione. Il processo del dissolvimento economicofinanziario dello Stato tedesco appare esteriormente dal pauroso tracollo del marco e interiormente dallo squilibrio di tutti i valori, anche politici. Quanto alla progressiva svalutazione del marco, esso vale oggi meno di due centesimi-oro, e per un dollaro occorrono 300 marchi (invece di 4, alla pari), per una sterlina 1200 in luogo di 20, per un franco svizzero 58, per un franco francese 23, per una lira italiana 10 (mentre la parità con queste tre ultime monete è di 0,81). Da questa degringolade del marco — tanto più dannosa di effetti squilibratori in quanto non uniforme ma con tremende oscillazioni — vengono fuori cifre fantastiche e faccende paurose : una circolazione di marchi-carta già superiore ai 120 miliardi ed ogni giorno crescente a flotti ; un deficit del bilancio statale di 110 miliardi per il '921; quasi mezzo miliardo di spese pubbliche al giorno ; una speculazione sfrenata all'interno e all'estero; un rovesciarsi da tutte le parti di compratori stranieri che, grazie alla svalutazione del marco devastano il mercato ; il folle aumento di tutti i prezzi esasperante le moltitudini degli stipendiati e dei salariati. Machiavellico piano di governo per non... pagar dazio agli Alleati? Gioco della speculazione] Cuccagna degli esportatori? Ma queste comode interpretazioni della crisi del marco — da noi contestate fin dal settembre scorso, quando più erano in voga — ormai non trovano credito manco in Francia. Il tentativo di erigere su talune momentanee apparenze la novissima teoria che la svalutazione della moneta è una fortuna per un paese, non attacca più tra la gente seria, che guarda alla realtà delle cose. Se in un primo momento, al precipitare del marco, le esportazioni tedesche han potuto avvantaggiarsene dando un certo impulso alla produzione e al commercio nazionali, questa non è stata che un'apparenza transitoria, proprio un affare di carta. A parte il l'atto che a quell'effimero dilagare di prodotti tedeschi Francia je Inghilterra si sono affrettate a rafforzare i catenacci doganali — sicché l'esportazione germanica resulta oggi quantitativamente mitiore che un anno fa — la realtà è che per vivere e per produrre, così pel consumo interno come per l'esportazione, la Germania devo comprare all'estero materie prime o semilavorate e derrate, e tutto ciò lo ha da pagare in oro, tanto più salato quanto men scipito si fa il marco fabbricato col torchio. Pino a che, esaurito ogni credito all'estero, non potrà comprare più nulla, con danno gravissimo degli stessi paesi vincitori, uisognosi come non mai d'esportare, di vendere. D'altronde, nel circolo vizioso della svalutazione della moneta per lo eccessive emissioni di carta e la necessità di emettere sempre nuovi biglietti per far fronte al crescente rialzo dei prezzi, non vi è economia clie a lungo andare resista. Il torchio può tener su la baracca finche la moneta conservi un qualche valore, sia pur di un centesimo ; ma quando il- marco sia a zero, cioè abbia perduto ogni potenza di acquisto, epperò non sia più riducibile, è il fallimento: non più strumento di scambio, non più comune misura del valore, sfasciamento dell'edificio finanziario dello Stato, paralisi dell'economia nazionale, non più produzione nè commercio. Tale c pur l'opinione del più spregiudicato economista d'Europa, il fareto : « Sul particolari possono differire i pareri, ma pel complesso è impossibile negare che il doprezzainenio del marco indica certe cagioni del peggioramento dell'economia tedesca, e che, se tali cagioni non sono rimosso, seguiterà l'effetto. Nel gennaio di quest'anno il marco valeva circa 9 centesimi oro, oggi ne vale circa 2. A che si ridurrà l'anno prossimo? E quando più non si potrà ridurre, che avverrà dell'economia del paese, sempre vessata dalle forze che hanno prodotto la riduzione? Saremo ad una specie di fallimento, e questo si ripercuoterà prima sulla Francia, poi sull'Inghilterra, suU'Iialia e su altri paesi, Tutti i responsi delle Commissioni di indile ista o di riparazione, tutte le considerazioni sul diritto e la giustizia di esigere il rlsarci'mcnto del danni nulla muteranno al tatto. E nom discorriamo delle conseguenze politiche e delle sociali, se la Germania diventa un'altra Russia ». Ma sul tracollo del marco, sul profondo dissosto delle finanze statali, la crisi economica tedesca fomenta pure una crisi politico-sociale, di cui è un segno anche quel che si è letto in questi giorni a proposito delle coudizioni poste dagli industriali al Governo di Berlino. Poiché il Governo non sa 'più dove batter la testa por far fronte alla 'prossima scadenza dell'indennità e per reggere il bilancio, la classe industriale — richiesta di aiuti, di crediti — tenta il ricatto allo Stato: chiede per sò le ferrovie, vuol mettere il naso nell'amministrazione pubblica. E' una mossa rivoluzionaria senza precedenti nella storia moderna, ma che attesta a qual punto critico sieno giunte le cose germaniche. Le categorie professionali, le masse operaie insorgono contro le rretese accaparratrici degli industriali, (tra quali, del resto, non manca chi vedrebbe di buon occhio una bancarotta); lo Stato corre il rischio di diventare.mancipio di una classe ovvero di perdersi nell'anarchia. Anche il Tempi, che già nell'ottobre scorso parlava di fallimento e di rivoluzione, se ne rende conto : « Dopo la risoluzione votata dagli industriali a Berlino, tutti vedono il problema politico generato dal la crisi del marco : c ammissibile che taluniwrtaftnri t,pHpsrlii._i._cui hopaiìoi—accazìo« calamità nazionale, profittino ancora di questa calamità per imporre condizioni politiche al Governo del loro paese I E' ai tedeschi che tocca rispondere e prendere le deiberazioni ohe vogliono. Ma noi ben possiamo, senza mischiarci nei loro affari interni, esprimere il voto che l'evoluzione democratica della Germania non sia infranta dalla coalizione di qualche migliaio di privilegiati ». Buonissimo voto. Senonchè la Germania ha pur da fare i conti con voti meno platonicamente augurali : con le votazioni, che suonano a miliardi, della Commissione delle riparazioni. Essa siede a Berlino dal 9 o dal 10 corrente e sta ora per lasciare la Germania dopo avere visto e discusso e deliberato... che cosa? La Commissione delle riparazioni si è recata a Berlino su proposta di sir John Bradburg — membro inglese della medesima — al precipuo scopo di esaminare le possibilità della situazione tedesca agli etietti della prossima scadenza delle indennità. Com'è noto, la Germania deve pagare al 15 gennaio 1922 mezzo miliardo di marchi-oro. Essa protesta che non li ha, ma gli Alleati li vogliono riscuotere lo stesso. Dalle informazioni che giungono da Berlino e da Parigi sembra escluso che la Commissione delle riparazioni conceda alla Germania l'invocata moratoria, una qualunque proroga della grossa scadenza, e uemmeno una riduzione della quota. Tutt'al più, la Commissione vedrà di affrancare o certe risorse tedesche dal privilegio che gli Alleati posseggono come garanzia pel pagamento delle indennità », in forza dell'art. 248 del Trattato di Versailles, onde dar modo al Governo tedesco di disporre di qualche pegno per imprestare all'interno o all'estero il mezzo miliardo oro, che ha da essere pagato al 15 gennaio. Virtualmente, tutte le risorse, tutti i beni del Reicb e dei singoli Stati germanici sono ipotecati dal Trattato di Versailles in garanzia delle riparazioni, cosicché la Commissione potrà ora imporre al Goveruo di Berlino : vuoi la cessione delle Ferrovie al Consorzio Stinnes (con gli enetti politici già avvisati dal Temys), vuoi la leva dell'oro con la confisca, puta caso, dei gioielli delle signore tedesche ; vuoi un ulteriore prelievo di macchinario, di merci, di mano d'opera tedesca. In un modo o nell'altro, come ognuno comprende, si tratta di entrare più che mai nel vivo dell'economia e della politica della Germania, per prendere, impoverire, scompigliare: dallo Stato alla famiglia, dall'industria al popolo lavoratore. In un modo o nell'altro, comunque gli Alleati lo riscuotano, il nuovo mezzo miliardo d'indennità, al 15 gennaio, rappresenterà un altro salasso per la Germania, una nuova tappa sulla china del fallimento finanziario e della rovina economica, con crescente pregiudizio degli ulteriori enormi crediti dell'Intesa e della ricostruzione europea. Vero che in Francia, tra i. più illuminati, cui fa onestamente paura l'eventualità di un fallimento dello Stato debitore o di una rivoluzione, prevale l'opinione meno insana: quella cioè di riscuotere le indennità in natura, prodotti e merci, sviluppando il recente accordo di Wiesbaden. Ma anche per questo sistema occorre qualche discrezione. Meglio, sì, far lavorare l'industria tedesca, piuttosto che ucciderla portandole via capitali macchine mano d'opera e chiudendole ogni mercato di esportazione ; ma è pur d'uopo riflettere che se l'industria germanica dovesse lavorare soltanto o prevalentemente per gli Alleati il fallimento suo e dello Stato non sarebbe in definitiva evitato: dello Stato, certo, perchè gli industriali che devono produrre in conto riparazioni si fanno pagare i loro prodotti da esso. Anche pei pagamenti in natura, dunque, la questione ritorna al punto essenziale di tutto il problema della politica dell'Intesa verso la Germania : se non si vuole il fallimento, lo sfacelo, la rivoluzione tedesca, d'uopo è concedere qualche respiro al popolo vinto, aiutarlo a riordinare la sua finanza e a sviluppare la sua economia. La miglior garanzia degli Alleati sta, ancora e sempre, nel dar modo alla Germania di essere solvibile, con misura; nell'inquadrare la sua ricostruzione nella ricostruzione europea. il bilancio tedesco e i contribuentiIl nuovo progettò d'imposte al Reicastag - La Commissione delie riparazioni ottimista - Un commeato dal "Berlinor i'ageblatt,,. (Servizio speciale della Stampa) Berlino, 18, notte. Oggi la Commissione delle imposte del Reichstag ha incominciato l'esame delle nuove disposizioni di legge proposte dai Governo per aumentare u gettito delle imposte. Si fanno queste cifre: gettito totale delle imposte 95 miliardi all'anno; carico annuale per ogni persona 1584 marchi oro ciascuna; ma si sa che non tutti in Germania posseggono quei titoli industriali che soli hanno seguito il movimento ascendenti, dei valori oro rispetto alla carta; e per la media della popolazione questa somma è veramente un gravissimo carico, al quale viene ad aggiungersi l'onere delle imposte dirette dei servizi statali. Venticinque miliardi si attendono dalle imposte sul reddito; ventiquattro miliardi eia quelle sugli scambi ; sono le due imposte più importanti notevolmente ritoccate, ed a tutto danno del contribuente nel progetto di legge in esame. La relazione, che esamina il progetto di legge, esamina il carico dei contribuenti per le stesse voci in Inghilterra, in Francia e negli Stati Uniti; e fa notare che, anche tenendo conto della diminuita potenza di acquisto della moneta in Germania, il carico dei contribuenti in quei paesi è incomparabilmente minore. Critiche sono state apportate al progetto dai tedesco-nazionaL, il di cui leader Hellferich ha manifestato il timore che le nuove imposte forzino troppo la capacità del popolo tedesco. L'oratore ed i suoi amici temono che esse non risot¬veranno la tragica situazione finanziariadel paese, e nemmeno riescano a colmare ilrfpflri/ Apì hiHncin ordinario Molti eirr-niiaeiicn aei puanaooramai io moiu circoi in" Germania chiedono lo scioglimento delReichstag; e « nessun dubbio — d.ese l'ora-tore — che la piattaforma delle nuove eie-zioni sarà data dalle nuove imposte ». Il ministro delle Finanze, Hermes, dice che sui-tra minti tutti Hevnnr, or<:ni'n-ril<m<iardn • ene si deve cercare di rimattare Ir. ordine] «! bilancio coi propri mezzi, che queste noni e possibile secondo il regolamento attuale] dalle disposizioni dell Intesa per le riparazioni, che tuttavia non si potrà respirare finn a che non si sia dimostrate da parte della Germania il buon volere di regolare il sistema finanziario Come si veda, è una specie di circolo vizioso. Si aspettavano ps> < w> dichiarazioni di Wirth sull'argomento; ma il cancelliere ha fatto sapere che parlerà soltanto la prossima settimana. In quanto alla Commissione interaileata delle riparazioni delle sue decisioni direttamente non si sa nulla, poiché i suoi membri si tengono rigidamente abbottonati; e Sebbene la loro partenza 3ia prossima, domani a. vr.inno luogo nuovi colloqui coi membri del iIiI,li/-„,,„ „ t r, . ; 7 , ,, . . :iGoverno. La Commissione delle riparazioni imene che la situazione generale della ;Germania permetta di continuare ad esi- jgere i pagamenti. Ciò 6 confermato da no- tizie francesi1 qui giunte, e dal discorso di Doumer fella Camera Francese. Il commento che al discorso fa il Rorlincr Tageblalt rispecchia tutta l'impressione del paese. « Quando il signor Doumer dice che l'unità tedesca non resisterebbe aduna bancarotta della Germania, ed { signori deputati della Camera francese scoppiano in applausi a queste parole, essi scoprono soltanto il pensiero prediletto dell'imperialismo francese. Nessuno si inganna affermando che o questi imperialisti riesce molto più gradita la distruzione della unità tedesca che non qualsiasi pagamento. E se non sono riusciti a far spuntare onesto progetto nelle Imitative di pace, sperano arrivare allo scopo ora, incorapgiati dalla remissività dell'Inghilterra. E=si dichiarano che la Germania può pagare; e sperano che alla fine dei conti essa non lo possa, per potere realizzare il loro piano... ». la [(nitrazione liei Lavoro e i fascisti Milano, 18, nottu Nel suo numero che uscirà domani, Le BaiaaUe Sindacali, ergano della Confederazione Generala del Lavoro, pubblica un articolo di ondo dal ìitole « Legittima difesa ». nel quae, dopo aver giustificato ed ammirato io sciopero di Roma, si contiene questa chiara minaccia al fascismo, che lo trasmetto, mutilando per brevità da ogni periodo contenente ingiurie violenti ed eccessi verbali» La denuncia del pano di Roma non cre- diamo che possa significare un peggioràmeno. una recrudescenza di malvagità nella condotta dei fascismo Se perù sarà cosi, lo sclsperc generale di Roma di al proletariato utto ed ai suoi organi politici e sindacali una precisa indicazione per agire e reagire 11 proetariato italiano ha ancora nelle sue mani più essenziali strumenti della produzione più essenziali sirumenu aeu.i iiroauzior.e oeno icavr.b,n_ senza l'opera del proletariato, a vita della Nazione non può continuare Con uno sciopero generale assoluto, — senza acqua, senza luce, senza pane, — il proleia- riato tedesco poié un giorno, mentre gli nomi ni di Governo scappavano ssomentl. far arrendere le armate di Kapp. che volevano la resiaurazione Con un movimento in tutia Italia del genere di quello tedesco, non sarà difficile, ove il fascismo voglia giocare le sue ultime carie in gesta pazzesche e ignobili, sconfiggerlo In modo deJRhltivo ». Ricerche di fascisti Roma, 18, sera. Tutu 1 fascisti, la cui scomparsa era stata denunziata alla Questura, dal Fascio romano, sono stati rinvenuti, compreso l'Antonini, che si trova ad Ascoli Piceno, ed escluso il solo ?>Ianzini Alessandro, dal quale si attendono notizie da rumini, ove è stato telegrafato, ritenendosi elio possa trovarsi presso la propria madre, colà domiciliala. Ieri sera c stata denunziata da un compaesano la scomparsa di un altro fascista, tale Manciotti Amilcare, di Cozzo Lomellina- Anche net riguardi di costui sono disposte le opportune richieste. personalità — non sono più un'azienda. Il bilancio ferroviario e le richieste del personale Roma, 18, mattino Sullo stato attuale dello sciopero di Napoli e sulla minacci.! di estensione dello sciopero, un'alta personalità delle Ferrovie dolio Siaio ha fatto al Tempo le seguenti dichiarazioni « Allo sciopero nei Compartimenti di Napoli e Salerno si e provveduto abbastanza bene, assicurando I treni principali. Riguardo allo sciopero generale ferroviario, non si ha per ora nessuna notjzia sicura, ma è certo che si fa tutto il possibile per evitarlo I ferrovieri insistono nel volere in più le competenze, è l'eterna questione ed è insolubile. 1 ferrovieri percepiscono le competenze a pane, oltre lo stipendio. Per favorire i ferrovieri al massimo grado e tacitarli definitivamente si conglobarono le competenze con lo stipendio SI credette cosi, elevando la media degli stipendi a mille lire ai mese, di aver assicurato il quieto vivere Fu uno sforzo di gran lunga superiore alla potenzialità del bilancio ferroviario, che è una voragine, avendo lo spaventoso passivo di un miliardo e mezzo; adesso i ferrovieri si agitano per avere nuovamente le competenze, dimenticando che esse furono già incorporate nello stipendio. Ammettiamo per un momento che lo Stato accondiscenda, . elargendo questi altri trecento milioni; fra qualche tempo, forse, fra qualche mese, vi sarà certamente una nuova agitazione perchè le nuove competenze vengano conglobate nello stipendio; ammettiamo che il conglobamento venisse concesso e che quindi ai ferrovieri non venisse più corrisposta alcuna competenza in più. è sicuro — il passato ce lo insegna — che si riagiterebbero por avere ancora in più le competenze. E' un gioco senza fine, e le Ferrovie — concluse la sono un baratro ».

Persone citate: Antonini, Ianzini Alessandro, Kapp, Landra, Manciotti Amilcare, Tutu, Wirth