Verso il futuro

Verso il futuro Verso il futuro Le notizie giunte da Roma e da tutta Italia sulla giornata del 4 novembre mostrano come la cerimonia finale per il soldato ignoto sia stata in tutto degna del principio e dello svolgimento di questa solenne celebrazione. Commemorazione di popolo la chiamammo nei suoi inizi • e tale essa è stata veramente fino al termine. Per una coincidenza piena di significato il milite ignoto è giunto in Soma nei giorni che da tempo immemorabile sono consacrati al culto dèi morti;, e così la commemorazione dei morti in guerra si è intimamente collegata, senza perder nulla del proprio particolare rilievo, a quella di tutti i cari perduti, di tutte le generazioni scomparse, il cui ricordo costituisce la vivente continuità della famiglia, della nazione e dell'umanità intiera. La commemorazione del soldato ignoto chiudo pertanto, nel modo più alto o più degno, il ciclo della guerra, elevandone e purificandone il ricordo in una sfera di sentimenti inaccessibile ai rancori, ai contrasti e agli odi partigiani.. E questi più bassi moti dello spirito .— risorgenti inevitabilmente dalla vita, ma che tuttavia possono e debbono, volta per volta, esser superati e dimenticati — questi più bassi moti dello spirito sono ormai veramente assenti dall'anima collettiva del popolo italiano, che chiede soltanto intima pace e operosa concordia. Se c'è stato, in questa degna commemorazione finale dei patimenti e delle virtù d'Italia attraverso il cataclisma mon diale, qualche stonatura, essa o si riduce a semplice apparenza', o rappresenta trascurabili e insignificanti scarti individuali. Apparenza, o poco più, giudicheremmo la proclamata astensione del , partito socialista, il quale ha voluto semplicemente premunirsi contro il significato politico che altri avrebbe potuto dare ad una sua adesione ufficiale, ma ha al tempo stesso protestata la sua reverenza verso i caduti e lasciati li' beri i suoi seguaci — i quali di questa li berta hanno usato largamente — di, partecipare alla commemorazione. Scarto indi viduale — anche se grave per chi lo compiva — fu quello di un capo militare che, per meschine questioni di grado e di rango e con infelicissime rievocazioni polemiche, ricusò di partecipale alla cerimonia nazionale; quasi che questa partecipazione costituisse un suo privilegio, anziché un suo obbligo morale verso i soldati morti, a centinaia di migliaia, nella guerra da lui preparata e condotta. Nè rileveremmo noi oggi quella sconvenienza — come deliberatamente non la rilevammo quando fu compiuta — se proprio da essa altri' non avesse voluto trarre, proprio in questa circostanza, occasione e motivo per la riabilitazione e la esaltazione di quel capo, e, che ò peggio, con parole ed accenni poco riguardosi per il popolo italiano. Popolo calunniato, in questi giorni, anche da chi, farneticando di una triennale vile oblivione dello sforzo nazionale e della vittoria, ha .osato chiamarlo dissennato e smarrito e solo ora venuto a ravvedimento. Scarti individuali. Ma è bene, tuttavia, contro essi, ripetere, fermi, la verità. La quale è che il popolo italiano, cosi facilmente vituperato da certi professionali del patriottismo, ha sempre amato ed esaltato i suol soldati, che esso, e non altro, aveva generati dal suo seno; ed ha sempre avuto cara l'opera nazionale della guerra e della vittoria — la sua opera — anche quando era più libera e più acerba, e da qualche partito malamente impostata, è stata quella critica degli errori politici e militari che per sè fu legittima, ed anzi utile e doverosa. Oggi, ' pertanto, il nostro popolo non ha da compiere ravvedimenti e palinodie ; e celebrando la suprema esaltazione dei morti per la patria, non dimentica i mali che la guerra mondiale ha fatto gravare sulle suo spalle: dimenticanza che sarebbe dannosa, non meno che ingiustificata. Comprende in' vece, il popolo italiano, che mali e beni della guerra appartengono al passato, e . che adesso dagli uni occorre imparare e gli altri far fruttificare per il compito futuro Chi veramente mette mano all'opera della vita non deve soffermarsi, contro il precetto evangelico, a guardare indietro. La commmemoi azione del soldato ignoto, abbiamo detto incominciando, chiude degnamente il ciclo della guerra. Degnamente, ma lo chiude; vuol dire, cioè, che occorre cominciare davvero il ciclo della pace. E questo non si comincia fregando nelle reminiscenze o riaprendo polemiche superate0 tentando dì sfruttare unilateralmente un momento di altissima commozione nazionale ed umana. Si comincia invece guardando, con ocohi capaci di osservare e limpidi da ogni passione sinoera o retorica, la realtà italiana del dopoguerra. Realtà molto dif-'cile, molto grave, non certo corrispondente allo sforzo fornito dalla nazione, e tanto meno alle promesse che a questa erano state fatte. Ma realtà, tuttavia, non disperante, ove si sappia e si voglia, una buona volta, affrontarla con organicità di concezione e tenacia di volontà: soffocando, nonii dissensi delle opinioni ed i contrasti dei partiti fisiologici e dunque sani, ma l'inaeerbimento artificiale portato in essi dai{filosofasti fegatosi e dai politicanti faccendieri e sfruttatori; reprimendo e dominan-; do i gruppi d'interessi particolaristici e le > clientele privilegiate ; dando libero gioco ' alle forte collettive veramente vitali che la j nazione italiana porta nei suoi, strati più1 profondi e senza delle quali la sua conti' mrità di vita rimarrebbe Un mistero inespli mltìiMk ' - PicidhimRrRtlScmAssseAp

Persone citate: Apparenza

Luoghi citati: Italia, Roma