Il mònito della Grande Intesa all'Ungheria e l'"ultimatum" della Piccola Intesa

Il mònito della Grande Intesa all'Ungheria e l'"ultimatum" della Piccola Intesa Il mònito della Grande Intesa all'Ungheria e l'"ultimatum" della Piccola Intesa {Servizio speciale della stampa) La Situazione nell'Europa centruie anzihé chiarirsi va rapidamente facendosi più minaccioso. Carlo I veniva imbarcato su un piroscafo inglese che lo attendeva in un porto del Danubio, e la Piccola e la Grande ntesa consegnavano ieri a Budapest due note: la prima eotto forma di ultimatum, la seconda, come energico ammonimento. Gli uomlini che reggono le sorti del Governo ungherese non erano però stati colti alla provvista, poiché durante tutta la settimana e nel pomeriggio di sabato erano coninuati i colloqui, con un susseguirsi impressionante di minacce e di tentativi di accordi. Bethlen ed Horty avevano dichiarato ancora sabato- che, non avendo re Carlo alcuna intenzione di abdicare, tanto meno l'intenzione di deporlo avrebbero pouto averla i magiari e gli altri monarchici onvinti. Così che si è venuto creando quelo stato di cose desiderato ' dalla Piccola ntesa, e contro il quale invece l'Italia, la Francia e l'Inghilterra avevano apertamene lavorato e combattuto. Il testo della Nota della Grande Intesa Non sappiamo se sia vero quanto afferma a Vossische Zeitung, che ì'ultimatum preentato dalla Piccola Intesa costituisce una specie di compromesso con la grandi Po enze alleate; ma è certo che la sua forma hon è per nulla mutata, e che la nota conerva U carattere primitivo di ultimatum, enuto fino a ieri sospeso sulla testa di Horty e dei ministri. A Budapest si teme che nella notte, cioè prima ancora della scadenza del termine di quarantott'ore, le ruppe serbe e cèco-slovacche, concentrate ormai da alcuni giorni al confine, lo oltrepassino,, provocando, anche di fronte al conegno passivo degli ungheresi, incidenti non privi di conseguenze. La nota della Grande Intesa dice testualmente: a La Conferenza degli ambasciatori ha preso nota con soddisfazione delle misure prese dal Governo ungherese per porre fine all'avventura di re Carlo. Il Governo ungherese non ha adempiuto alle condizioni imposte dagli alleati, e riguardanti la rinunzia al trono; le Potenze alleate chiedono perciò al Governo ungherese di dichiarare decaduto dal trono l'ex-re Carlo e tutti i componenti la famiglia degli Absburgo. Attendono infine che l'Ungheria adempia a queste condizioni, nell'interesse della pace generale, senza ritardo ». Il Consiglio dei ministri ungherese si è subito riunito per deliberare, adottando una soluzione il cui contenuto venne portato immediatamente a conoscenza delle nazióni interessate. Inoltre sarebbero state prese disposizioni per la immediata convocazione dell'Assemblea nazionale. Il contrasto fra l'una nota e l'altra, l'ultimatum della Piccola Intesa e il monito della Grande, risalta per se stesso «gli occhi del pubblico; e non si vede come gli uomini della Piccola Intesa, i quali parlano ancora oggi di desiderio di pace e di assenza di qualsiasi spirito di conquista, possano considerare il documento consegnato ieri a Budapest quale un leale tentativo di legittima difesa e di tutela della pace europea. Molto si parla naturalmente della . posizione dell'Italia, della quale non si conosce ancora con precisione l'atteggiamento di fronte al nuovo Resto della Piccola Intesa. Qualche giornale di Belgrado, accennando precisamente alla posizione che assumerà il Governo di Ro ma, al quale si vuole attribuire il proposito di isolare la Jugoslavia, soggiunge che, anche se ulteriori passioni potessero venire da parte del ministro Della Torretta, esse non sarai .0 ascoltate nei paesi successori dell'ex-monarchia. decisi ormai ad andare fino in fondo. « Il successo del marchese Della Torretta — cosi scrive un giornale italofobo — può essere paragonato a quello riportato a suo tempo dal conte di Aehren Basilea, 1. notte. tal. allorché fu riconosciuta l'occupazione della Bosnia da parte dell'Austria: un successo che trovò, nella storia una amara revisione... ». L'atteggiamento dell'Italia Ieri sono continuati gli interrogatori di Andrassy e di Rakovski, i quali però non hanno detto nulla di nuovo. Si ritiene a Budapest che il colpo di testa cartista non sia da attribuirsi solamente agli igiitatori indigeni, e si parla di una lettera della Regina di Romania, la quale avrebbe assicurato l'ex-re Carlo che iil suo ritorno sarebbe stato considerato in modo molto benevolo. Circa l'affermazione, diffusa dalla stampa interessata, che la Piccola Intesa abbia agito di concerto con la Grande Intesa, si ripete oggi a Budapest che l'Italia si è invece recisamente opposta all'atteggiamento della Piccola Intesa, invitando i Governi di Parigi e di Londra a fare altrettanto. Però durante la seduta del Parlamento jugoslavo a Belgrado, il presidente interinale del Consiglio, Trifkovic, occupandosi della situazione internazionale, ha dichiarato fra altro : « Con viva soddisfazione noi abbiamo constatato che- le apprensioni della Piccola Intesa hanno trovato una eco rapida presso le Grandi Potenze. Noi ci siamo messi immediatamente d'accordo con Praga per considerare come un casus belli qualsiasi ulteriore soggiorno di re Carlo in Ungheria. La Romania ha adottato un punto di vista analogo al nostro; e l'Italia si è dichiarata pronta ad orientare la srm azione nel medesimo senso. Noi possiamo attendere con calma lo sviluppo degli avvenimenti, poiché noi abbiamo preso tutte le misure necessarie. Noi faremo del nostro meglio per contribuire ad una soluzione pacifica del conflitto; ma in caso di necessità, noi pas seremo ai mezzi estremi,. allo scopo di ottenere garanzie di pace che sono indispensabili a noi come a tutta l'Europa centrale. L'assemblea può essere convinta che noi proteggeremo l'ideale secolare che il nostro popolo ha raggiunto attraverso torrenti di sangue e sofferenze.inaudite. Noi terremo egualmente conto della necessità di uno sviluppo pacifico del nostro stato ». Un tale discorso è stato naturalmente applaudito da tutta l'Assemblea.

Persone citate: Della Torretta