L'ex-legionario uxoricida assolto dai giurati di Fiume

L'ex-legionario uxoricida assolto dai giurati di Fiume L'ex-legionario uxoricida assolto dai giurati di Fiume Il P. 6. si oppone alla scarcerazione e ricorre contro 11 verdsth Fiume, 24, mattino. Le ultime battute del procosso contro l'ex legionario e tenente aviatore Salvatore Di Leo, accusato, come già vi segnalai, d'aver ucciso il 19 giugno dell'anno scorso la propria consorte, sono state interessantissime E' mancata la parola dell'avv. Vecchtni. Molto importante ò stata l'arringa dell'avv. Di Stefano. Un duello — IN'essun processo — afferma l'avvocato Di Stefano nella sua arringa — si presenta, come <piesto. tanto simile a un duello: un (Inolilo a fondo. La posta di questo duefio è l'onore. Da una parte l'onore di un eroe carico di gloria, dall'altra l'onore di una donna vittima della sua bellezza, della sua miseria e della sua onesta, Iji causa non potrebbe essere più santa da una parte, non potrebb" essere più santa dall'altra». O Vittoria Trincherà è una druda o è una martire. Se lei è martire lui rimane vigliacco, cosi come lo bollò la vittima nel momento in cui era inseguita dopo il primo ed il secondo colpo. Noi siamo venuti qtii da Napoli, non guidati da uno spirito di vendetta, ma corno a un santuario presso l'altare di Vittoria Trincherà, ai cui piedi questo rettilo sbava ancora menzogne e calunnie. La causa dal punte di vista penaie, dal punto di vista strettamente giuridico non presenta alcun interesse: per poco non è di competenza della pretura. Per le conseguenze penali potrebbe essere trattata in Tribunale. Come pena.non spetta, più di quella che avrebbe meritata se alla povera Vittoria avesse scalfito il viso. Eroe o suicida? L'aw. Di Stefano confuta la tesi degli avvocati avversari sulla figura morale dell'uxoricida. — Gli avversari si devono decidere: non possono seguire il loro difeso neile sue contraddizioni. Debbono pigliare una posizione netta. 11 Leo è, o non è un eroe. Se 6 un eroe non e un suicida in desiderio. Noi c'inchiniamo riverenti davanti ali soldato che sfida le aquile per le vie del soie e varca abissi e protegge le trincee e porta per il ciclo le speranze della Patria, deila fede nella vittoria. Ma non possiamo riconoscere in lui contemporaneamente la volontà suicida. E' l'abisso tra suicida ed eroe. Suicida è il vile che non sa resistere all'urto delle vicende della vita, ai marosi dello avversità e che preferisce sparilo nei gorghi dell'abisso piuttosto che "lottare .contro le onde e sfidare l'orizzonte. La vita è triste per tutti, per tutti è doloro e dramma, anche per chi appare felice. Il suicida non resiste allo strazio di (mesto dramma e si ammazza per un ttne egoistico. L'eroe invece lascia a casa tutti gli interessi egoistici, tutto le lacrime delia sua Andromaca, tutte le carezzo, lutti gli amori più santi, tatti gli Interessi pili vivi, c corre a morire por un fine universale, per un'idea. Iji differenza tra l'eroe e il suicida è la stessa che passa tra ii cherubino che fissa Dio e i.1 demone che sprofonda nell'abisso. Leo ii eroe, non suicida: e per i cieli vittoriosi della, nostra Patrta sognava vincendo, e viceversa sognando. L'altra premessa riguarda noi: E qui chiedo scuse, al povero Giampietro se io profano, per necessità di polemica, la memoria dalia vittima. Sara l'ultima profanazione perchè, dopo di questa non credo vi saranno più da parte avversaria ulteriori profanazioni. Ed è necessario che come il bisturi fece scempio della sua carne così questa nostra discussione taccia scempio della sua anima, lino all'ultimo, per riuscire ai trionfo della sua bellezza morale. I." partita d'amore Immaginiamo, per ipotesi, che la vittima non fossi.- stata pura, quando la sposò Leo Salvator-; immaginiamo fosse caduta, come ilice la ietterà stampata sulla fronte dell'assassino di cui nessuno ha visto un rigo; immaginiamo che Vittòria Trincherà avesse meritai!, il perdono due volte, Ire volte: i'eroc. il soldato italiano, il soldato latino, carico di l gloria, non doveva dare a Fiutine, all'Italia, ' ai legionari, ai mondo civile, lo .spettacolo ■ ■he lia dato, non dovevo sciorinare tanti pannolini al sole della vostra, giustizia. Non si regolano cosi le partite d'amore. Se anche Vittoria Trincherà fosse caduta, un eroe non doveva sbavare tra le Checchelie e i calzolai di Carovigno ie vergogne di casa sua. So si perdona non si discredita una peccatrice. Vi ho detto che ho bandito le carie stampale: ma non bandisco le earte scritte del processo Questo e un dramma a Ire personaggi: Lui, Lei, Lui. Guardiamo in faccia la realtà: non è vero che le pareti di una casa non parlano, che non parlano i quadri è "li altri oggetti di essa. Il primo a parlare in questo processo è ini. l'assassino: coi suoi Ire interrogatori pieni di contraddizióni. Nel primo interrogatorio egli di e ine era. a piazza Dante col tenente De Monte Corcaci lo avverte che lo attende la moglie e la llglia. Egii corre dalla moglie!. Sul cancello del1 Puntofranco egii incontra la sua ordinanza Bullo che gli conferma ki notizia. Si presenta, alla moglie cui tende la mano e bacia la tiglio. Bacia. Senza onci bacio la figura dell'assassino non sarebbe stata completa. Il bacio che unisce duo sogni nini, due amori sinceri, ha anche l'ufficio di uni!,- la vittima ai suo traditore. Questo Giuda in diciottesimo, posa un bacio su lincile labbra, su cui dopo cinque minuti schizzerà, il sangue della madri: per lavare col suo martirio ia bava di quel bacio. Samuelina. non è vero che vi chiede il perdono di quel bacio e di quel sangue. Samuelina non sa. E' ignara della sorte che l'attenderebbe suila soglia della sua giovinezza nel caso che usiate misericordia coil'uccisore della mamma sua. Le Checchelie e le Mariette di Carovigno ,le sghignazzerebbero sui volto la storia ignominiosa citila madre é lei domanderebbe conto alle vostre coscienze, o giurati, del vostro verdetto, e al vostro cuore di padri giungerebbe l'eoo remoto di quei grido. Dio disperda i!" sogno dei miei avversari. Bacio e sangue. Non ci fu «follia» Tutto il primo interrogatorio si riassume in questo: «Ho spaiato perchè m'ha chiamato vigliacco. Per un eroe come lui, che ha volalo su iDùccari e sul Carso, per l'aviatore le cui fotografie sono siale inviale ai Re d'Italia, per il matematico che ha impartito lezioni non solo alti- Clieccherelle di Carovigno ma anche ai Principi di Casa Reale, l'ingiuria di vigliacco e troppo grave. I'u preso dalla follia, fu travolto dall'uragano ed accecato. Però fu tanto poco accecato dai la follia che vide le traiettorie orizzontali dei primi due colpi e la traiettoria verticale del terzo colpo: vicie il groviglio formato dalla madre e dalla lidia. <: Io sparai sul groviglio formato dallo donno e daild bambina». Cecità, uragano, follia, si ho nel caso delle passioni cieche, non nel caso delie passioni ragionative. Ne! primo caso le passioni sono minoranti: nel secondo coso non possono essere minoraui:. Uni nel momento di questa strage c'è tanto poco follia, e tarilo poca cecità; perchè c'entra .persino la geometria : due :inee orizzontali, uno linea verticale. Manca la quarta linea verticale: anche la quarta vi doveva essere perchè Li-' Salvatore non sapeva ancoro di avere schiantala definitivamente la vita di Vittoria e di averla ummu- ilinrn ohe l ' dirgli di tessere la sua difesa corno meglio gli piacesse, come meglio avrebbe potuto. Ma il quarto eoipo è rimasto nella canna. 13 noi non c'interessiamo della strage delta carne, della quale s'interessa la interpretazione giuridica dei fatto-, a noi interessa la farsa mefistofelica che ebbe il suo inizio sulla soglia della baracca e continuata fin qui con la gazzarra cui avete assistito. Lui pensa, nelin trama dei suoi calcoli matematici (qui tutto è matematica, non follia) aveva pensato di avare ammutolito per sempre la sua vittima. Ma io ve la faro parlare. E vedremo se l'eterno femminino di Fiume avrà cuore di sasso o di carne sensibile, se aleggia su di osso lo spirito della maternità pura c santa o lo spirito di una depravazione sadica. Un giornale di Napoli nella sua cronaca, porlo alla madre. Raffaella Trincherà, la notizia dòpo tre. iorni dalla strage, che tutu gli uomini e lo donne di Fiume avevano cosparso di fiori iti salma della llglia uccisa dal marito. Domani le mostrerò il monumento bronzeo ereno alla memoria delia 'figlia dal' parola del P. G. raccolta quasi integralmente dai giornali cittadini. Nel secondo interrogatorio s'intesse la trama della difesa. Questa difesa è fondata su una serie di calunnie. La prima è che la vita matrlmoniaie gli ha amareggiato l'esistenza, perchè la moglie era la sua vergogna, il suo rossore, e dice che le aveva imposto di partire immediatamente da Fiume per evitare che si sapesse che era ammogliato. Ma lui non ha nascosto solo a Fiume di essere ammogliato; non l'ha nascoste solo quando la psicosi di guerra gli ha scosso l'organismo. Questo ripiego, questa macchinazione rimonta al principio della guerra, quando i pidocchi delle trincee non orano nati ancora. Le accuse alia moglie Dopo aver distinto la figura del soldato da quella dell'omicida, l'oratore accenna alle cinque giornate in cui il Leo fu visto a braccetto di alcune signorine e poi rileva come il Leo avesse dichiarato che sua moglie aveva delle tresche amorose a Venezia ma che per comprovare la sua asserzione si guarda bene di richiamarsi a testimoni borghesi, come per esempio le padrone di casa dove la morta abitò, no il Leo, si richiama alla testimonianza di Rinaldi che è un soldato, ed egli sa bene che quest'ultimo, conoscendolo come ottimo e valoroso ufficiale, dirà hene di lui e guarderà se mai di salvarlo. Ma invece che avviene? Il Rinaldi interrogato, dice chiaramente: Ho veduto la'signora due o tre volte recarsi al Comando. Non so. nò ini consta che avesse delle tresche! E perchè si recasse. Vittoria Trincherà al Comando di Venezia è consoputd: andava a chiedere un atto di giustizia. 11 Leo sostiene però ohe la móglie avesse avuto delie tresche anche a Napoli, e precisamente con un pittore e con un ragioniere. Como si vede egli ha cura perchè nel suo processo vi sieno tutte le rappresentanze sociali, incominciando dal re al pittore, al ragioniere, ecc.; non vi manco che Benedetto XVI (Ilarità). Ma ecco che ecii trova infine anche il prete, Giacomo, quello (tei sogno: Uno scatto dett'imputato L'imputato a queste punto ha uno scatto, dice qualche cosa che la voce dell'oratore copre. Il Presidente suona il campanello e ammonisce severamente il Leo, dicendo che qualora non si comportasse cerne di dovere lo farebbe ali.ontanaro dall'aula. L'imputato con una iscrollata di spalle risponde: « E mi faccia al-1S'Àa.Ci! t'Ànmen«n MaxT ?ieI-an0 dice- rivolto al Leo : > So che tutto ciò o per voi una tortura, ma se voi non voleste neppur' q-uesto. non ci resterebbe altro che chiedervi scusa pensiti* avete ucciso quella donna, pren- derei te nostro corto e andarcene via! » IDopo questo incidente l'avvocato rileva ili modo con il quale il Leo ha descritta lo [a- miglia Trincherà che vive col dare n affitto le camere e nota che la mona era nipote de' senatore Trincherà a cui Napoli dedicò una strada e che era parente del lieo: era una!procugina de'1 marito. Camere la "amigli;: fini- ! chera non ne ha mai alfittate e quando l'ini-1 pinato dovette recarsi a Napoli per la conti-1 Franca*cf pS ^^tt chiedendo ospitalità por il.figlio. Dopo la strage — continua l'oratore - è in- eominciato intorno a questo dramma una fòr- ma nuova di delinquenza che non è degna di un eroe. Egli ha cercato tutti i modi di calunniare la moglie per creare intorno a si la pietà. I,a sua difesa è basata lutto sulla spe-oblazione. Egli specula sulla sua gloria mi- Klitare c specula sulla pietà che corca di susci- tare calunniando.'e infamando la morta. i'",ssi>1in esame quindi i testi di Napoli, i quali tutti parlano e affermano la miseria in cui viveva la Trincherà in quella città, e osserva che allora ella percepiva dai. marito un mensile di 150 lire, mentre anche allora in tempo di guerra quella somma era appena sutfl lente a pagar In. pigione! 11 Leo ha affermati) di non aver sposato pura la Vittoria Trincherà. Sitando scappò con le) prima itel matrimonio, la era già stata di altri. Ma constatata Tinipurità di lei — osserva l'avvocato — tu-ii poteva il Leo rimandarla semplicemente a sua madre? Non ne aveva forse diritto? La verità è che la Trincherà era pura e il Leo d Svetta chinare il eaipo, dovette, sposarlp e in quella occasione ad ogni modo egli fu un uomo di onore. Volgendo aEa fine della sua arringa, l'avvocato confuta, alcune circostanze di fatte e di diritto addotte dalla difesa e conchiude col chiedere la ccndanna dell'imputato. La sentenza I giurati, ai quesiti loro .proposti dal presidente, hanno risposto negaiivamenie ed il tribunale ha quindi emesso sentenza di piena assoluzione. 11 Procuratore generale però si oppose alla scarcerazione, presentando ricorso contro il verdetto dei giurati. L'assolutorio dpi Di Leo ha nrodotto in città una vivissima impressione.