La crisi e gl'industriali

La crisi e gl'industriali La crisi e gl'industriali Un convegno al "Lirico,, della Federazione lombarda: contro il Fisco e per l'iniziativa privata - Il testo della risposta al Governo sulla questióne delle inchieste i Mlilano, 20, notte. Promosso dalla Federazione industriale lombarda, si è tenuto oggi al Teatro Lirico un convegno per discutere intorno al palpitante osiugornento della crisi e del'la disoccupazione ! cnell'industria, in rapporto alla questione U-1 sscale. La platea ed i palchi ei ano gremiti iderano rappresentate tutte le grandi organizza-1 dzioni industriali d'Italia ed erano presenti ! molti senatori e deputati della provincia lom- barda. L'A.M.M.A. di Torino aveva telegra-; slato inviando la sua piena adesione ■ sPresiedeva il comm. Targetti, presidente «iella Federazione, il quale spiega i motivi dalla convocazione e Invitò i presenti a portare il loro contributo nella lotta ingaggiata dagli'industriali per evitare la confisca dei capitali impiegati nelle industrie. «A ciò, senza esagerazione — egli dice — porterebbero le attuali misure fiscali, e se ragioni di superiore moralità, in presenza dei danni, dei dolori soffeiti dalla collettività 'durante la guerra, potevano far concepire, dato che fosse attuabile, una legge 'per la quale qualsiasi arricchimento conseguito durane la guerra stessa, fosse avocato allo Stato, non si comprende, senza pensare ad un movente politico, ad un intento demagogico, una misura simile per una determinata forma di proprietà e di attività: quella industriale». lina reqaiHiioria «lei comandante Jamrh Ha preso quindi la parola il comandante Jaracli, il quale ha faUp. una relazione suil'atiuale stato deUuhdustri'a ed ha spiegato i motivi della grave disoccupazione. « La crisi dell'industria continua. — ha detto Jarach — la disoccupazione aumenta; è dovere degli industriali di non tacere più a lungo; il paese ha il diritto di sapere quali errori si commettono, quali rimedi sono possibili. Se era prevedibile che al cessare della guerra, gravi perturbamenti avrebbero colpito anche il campo industriale, certo non si sarebbe supposto che, anziché cercare di diminuirne i danni attenuandone, le cause, una politica anti-industriale ci avrebbe portati alla situazione attuale. Disposizioai sociali legislative fatte precipitosamente, iniquità economiche sanzionate nei trattati di paca, mancanza di direnivi nei vari governi cho si sono succeduti al potere, irrequietézza delle maestranze, politicai fiscale inugjionevc'k!. sono le principali ragioni per le. quali l'Italia, che per l'ihtéUigenza delle menti direttive e per l'abilita •Iella mano d'opera' avrebbe potuto marciare alla pari con le maggiori nazioni industriali, si trova ora in uno siato cosi precario, che dobbiamo domandarci se l'industria italiana potrà sorpassare la terribile pròva cui è sottoposta. « Pare un esame dettagliato dello stato della crisi nelle varie industrie — ha continuato l'oratore — è cosa assolutamente superflua; ve ne sono alcune che in questo momento hanno una lieve ripresa, mentre per altre Va situazione si fa sempre pai grave. Là crisi perdura e non potrà cominciare a declinare seriamente che quando le situazioni economiche del paese e del mondo intero avranno trovato una via di assestamento. E' possibile in tale situazione porre un rimedio alla disoccupazione, ad uno, cioè, dei fatti più dolorosi della umana società? Vi sono i lavori degli enti iwbblici, ma anche questi sono rimedi irrisori, che giovano il più delle volte ad- alcune categorie di lavoratori e industriali e ad alcune regioni, creando nuove ingiustizie per gli altri lavoratori d'industrie e per le altre zone. Uno solo può essere il rimedio per la erisi e conseguentemente per la disoccupazione: bisogna cercare il modo di fare ririreialere il. lavoro là dove si è sempre lavorato e ciò si può ottenere solo con il concorso dell'iniziativa privala. Ha fatto, fa qualche cosa il Governo in tale ordine di idee"? Purtroppo la risposta non è quella che noi voremmo poter dare-». L'oratore sostiene che l'app'.icazione dell« "ggi fissali ò ìale che « il contribuente il qu'rJ.e lin ratto oneste dichiarazioni, oggi si trova l'impossibilità di .concordare. Si possono -'.'.iiidannare le aziende industriali a scomparire, ina non si può richiedere ai loro proprietari di recarsi a firmare spontaneamente la sentenza di morte delle industrie. La legil.'azione fiscale italiana con i suoi eccessi che nessuno Stato estero si è sognato di emulare, ia causato delle vere rovine e non nassa giorno che non aumenti il numero-dellel vi t'irne, Mentre il Governo deve spendere centinaia di milioni per Va disoccupazione assistiamo giornalmente allo sfacimento di aziende, industriali. Sono state dapprima le materie primo, poi ìe merci, poi i macchinari, e infine gli stessi stabilii che si sono dovuti-realizzare, anche a condizioni disastrose, per poter pagare allo Stato le enormi parcelle fiscali che presentava..- E' un'opera diuturna di demolizione alia quale assistiamo e che deve cessare, non per il va.nta.agio di una classe sociale, ma per la salvezza del paese ». Avviandosi alla conclusione il comandante Jaracli si d-manda corno si possano vincere la crisi dell'industria e la disoccupazione, p. risponde subito: «Ridando vita all'iniziativa privata. Ciò non può avvenire che: J.o reiv. dendo possibili i concordati col fisco, in modo da definire una buona volta il passato (coìti-' nervazione di utili e perdite, periodo unico,di' accertamento, valutazione scorte e titoli, abbreviazione di'termini per l'esercizio dell'azione della finanza1 ; 2.o ridonando la fiducia nella equità dello leggi (reitinche delle dichiarazioni di patrimonio, integrazione della Commission.:- centrale, facoltà di recarsi alla Corte di Cassazione) ; 3.o ripartendo piò equamente i tributi ; 4.o esaminando la legislazione straniera per tenerne il dovuto conto per le ripercussioni all'interno ». La relazione è stata applaudita. I/ordine del giorno Ha preso poi la parola il comm. Biancardi di Genova, il quale ha intrattenuto il convegno sulla legislazione fiscale di guerra, asserendo che essa fu legislazione sperequatoria e costretta a svilupparsi .sopra un terreno anti-economico, infine l'ihg. Target ti presenta un ordine del giorno che è approvato per acclamazione e che dice: « Il convegno esprime chiaro e fermo il pensiero deliVe classi industriale e commerciale. ! cioè : la convinzione che la legislazione sui 1 sopraprofltti, quale finora applicata, sigmfieando confisca dei capitali e menomazione 1 dcl.le aziende, costituisco il maggior ■coeittcieii ! 'e a moltiplicare per il nostro paese gli effetti della crisi mondiale con la conseguente di; soccupazione operaia; esprime intare la co ■ scienza della ragionevolezza, della giustizia n n r e o i — e i l i e e a e , e a a o ; o a e n i i d r e a o e « e a o e e , a 'e e e, ae ie, e, e e p. a v. o i-' i' boa ame te arpdi eea della moderazione dei postulati sottoposti at Governo in merito all'applicazione della legge sull'avocazione daLa Commissione nominata all'uopo dalle organizzazioni industriali e commerciali ». La risposta al Governc Vi comunicai ieri un cenno della lettera che la Confederazione dell'industria aveva inviato al Presidente del Consiglio ed ai ministri Beneduce e Belotti, circa le proposte presentate dalla Confederazione generale del lavora Data l'importanza del' documéalo', ritengo opportuno trasmettèrvene il contenuto'. " Preoccupazioni poli iene „ La lettera è firmata dal segretario generale della Confederazione ola. Gino Olivetti. Essa comincia dicendo che la proposta della Confederazione generale del lavoro è. stata aggetto di attento esame da parte della Giunta esecutiva della Confederazione generale ' «lell'industria. «Ora è'parso.— continua la lettera — alla Giunta stessa, che l'esistenza di molti e diversi organi' govern'ativi,. che co>stano allo Stato parecchi milioni,, avrebbe già dovuto dare modo di raccogliere e mettere a disposizione del pubblico tutti i dati e gli. elementi che possono dare un'esatta conoscenza dello stato attuale delle nostre industa-ie. Del resto,' il Governo stesso, attraverso le segnalazioni dei prefetti, non può ignorare che le eondizictai della nostra'industria sono tutfalt.ro' che, brillanti. Vi è quasi mezzo milione di. disoccupati, 160 mila operai lavorano ad erario ridotto. Non sappiamo come si po«sa negare l'esisUrza di una cri?i e per quale motiva meinn-ro i fallimenti e la chiusure delle fabbriche - continuano, menii'e i sindacati di cooperative ed i consorzi di cooperative evitano il disastro solo per l'infervente! diretto od indiretto dello Stato o per accordi extra giudiziari, sia ■ necessaria una inchiesta per- concludere forse che l'industria nostra possa trovarsi in un periodo florcjrrte, proprio mentre l'industria di tutto il mondi attraversa una crisi terribile e la disoccupazione infierisce. Non possono quindi che essere preoccupazioni politiche quelle che eventualmente scflio in grado di influire su da un diverso avviso. Noi ci Lachiniamo dinanzi a tale preoccupazione derivante da opportunità di Governo, ma non possiamo astenerci dal rilevare carne, attraverso la politica, si vociano main mano uccidendo le migliori attività economiche. Niente interventi statali od inl;>!in!?/i «tintali «In quale paese, mai, l'industria e la classe industriale hanno trovato tanti e così, grò vi ostacoli provocati da interventi governativi come da noi? In quale.altro paese il Governo ha cercato di impedire la sistemazione dei rapporti tra capitale e lavoro su basi logiche e pratiche come s'è fatta in Italia? Ncr. già in Francia nè in Inghilterra, nè in Isvizzera, nè» negli Slati Uniti e. nemmeno, io Germania, ove, dopo la prima legislazione rivoluzionaria l'attività industriale si esplica liberamente, senza che il Governo debba ad ogni pie sospinto intervenire per forzare le leggi economiche in favore di una o dell'altra parte ' • ' • « E' Lene infatti dire- chiaramente che questi Interventi del Governo non possono faro altro' che ritardare- il nostro assestamento eco nomico ed aggiungere un'alea maggiore a quelle moltissime che oggi incombano sul'.a nostra produzione. Sopratutto, non possono fare altro che ritardare il ristabilirsi di- una cordiale intasa tra capitale e lavoro. iNon si è visto a quali risultati conducono gli interventi statali in questa materia? Bastano a do cumentarlo le continue prove che derivano dal quotidiano disservizio delie Ferrovie, delle Post'i, dei Telegrafi e dei Telefoni dello Stato, cioè di quelle aziende in cui lo Stato ptio più direttamente intervenire. Bastano a giudicarlo i miliardi di deficit che queste aziende presentano ed il desiderio che si • fa sempre più strada di' restituirli all'industria privata. Viici'e lo Stato intervenire a regolare anche i salari dell'industria privata? Vuole, cioè, esso sostituirsi ai pr-ivnti intraprenditori neU'apprezzeii'f! le alee ole 'condizioni delle loro imprese per fissare le condizioni salariali degl'i operai ? Benissimo. Da parte nostra si chiederà, come si è chiesto ed ottenuto dai proprietari delle miniere del Governo inglese, di' rimborsare sul bilancio dello Stato i. maggiore carico derivante all'industria: o si domanderà, allo Stato, i' quale interviene ari assicurare detcrminate condizioni di salario agli operai, ohe intervenga pure ad assicurare Uh minimo di guadagno agli industriali ed a garantirli delle perdite. 11 carovivere « SI è detto, a giustificare l'inchiesta, che la .vita è in questo momento assai rincarata. Orbene,-noi non contestiamo che il costo della vita piresenti degli aspetti di auménto, ma chiediamo perchè il Governo, perchè l'opinione pubblica, non si preoccupano delle ragióni di questi aumenti, perchè non mettono in evidenza che la causa principale dell'aumento non derivi dai prodotti industriali, ma dati rincaro di tutte le derrate alimentari e di tutti i prodotti agricoli, per cui, ad esempio, le patate, il burro, le uova, la carne, i cereaf.i, insomma gli alimenti fondamentali della vita, hanno raggiunto prezzi altissimi, senea che le I spese di produzione o l'importazione delle ma- lszti-lterie prime lo giustificassero. Si pronunzi fl n Governo su tale questione cne interessa cosi to di lasciare alle Federazioni regionali, alle Unlo'ni locali ed anche ai grùnpl di aziende ed alle aziende singole, la piena facoltà di trattare co!le orcranizzazioni operaie, od in dlfetio di accordò con queste, anche con le maestranze ; non può dopo che in moiti luo- ahi e per molte ditle i concordati sono stati d'accordo stipulati, contravvenire a tale dc-ii- berazione senza gettare in aria quella serie dl accordi che sono uiii. entrali in vigore La da vicino, non solo la d'asse operaia, ma tutte le classi povere e medie della nazione. E veda se proprio sia l'industria, cos'asserito (protezionismo ad oltranza che falsamente viene a noi imputato, che ha condotto a cosi elevate altezze il costo della vita in Italia. E' tempo, quindi, che il Governo veda chiaramente quale sia l'indirizzo costante e continuo che deve seguire nella sua pciitiea verso ^industria. In flne de! conti, non può essere lasciato abbandonato alle sóle preoccupazioni politiche un ramo di attività economica, che produce annualmente settanta mil'iardi di morci diverge 1 che procura i mezzi di sostentamento e di guadagno a circa nove milioni di italiani. f/a non prorogabilità dei concordati « Comunque, se oltre gli elementi di cui dispone, occorre al Governo cercarne altri per conoscere la situazione attuale, la Confederatone dell'industria non -può certamente opporsi a che questo avvenga. L'industria italiana ha tutto da guadagnare nel far sapere al pubblico con quali! sforzi e quali ostacoli essa viva in Italia, ma con ciò la Confederazione non può consentire a ritardare l'applicazione delie nuove norme salariali. Una inchiesta seriamente condotta, non per scopi politici, ma per quello ben determinato di esaminare la realtà in tutta la sua complessità di rapporti, anche di fronte ai consumatori ed anche coi mercati esteri, non può durare pochi giorni. Ora, la Confederazione, dopo avere obbligato le Ditte confederate ad ossen-arB i. patti concordati sino alia loro scadenza, nonostante che per molte ciò volesse dire non solo un aggravio, ma una perdita molto onerosa, non .putì, oggi che ì patti sono scaduti, costringerle a spese che moltissime di e&se non sono in grado di sostenere. Non può, dopo che un'assemblea nazionale ha delibera situa-iione che vige attualmente in Italia è quella che si è determinata in Francia ed in Inghilterra, quando gli industriali richiesero riduzioni di salario. I.a conclusione « La V. E. non può certo credere che la classe industriale italiana sfrutti l'attuale critica situazione per deprimere la classe ope- Sfi^Kertor? dSii?nim,.,dH? ^r-*c0plApolll'ci rÀcvn r-h» in ì a„10"1 .d\cJa,3Se' non certo rni io iLiP £",""=?.f?de hmoP considerato mtv&*fteìv™^^?nMnJ} enP"; nu,laR ISrtl T^L^l ie ,a,l,° dlco?f- Per toccare ™tPo"n-i t"vnrne ?,nnU?J,a. ^«V v.^1 ^ Z'?„ ajL&>°rjon re,:t0 C°1°TO ''he sanno i£LLt.pafrne- ?- "Perai sono cresciute dal- ."S™!11 proporzione ben maggiore al-t aumento del costo della vita. «In conclusione, la classe industriale è stata fatta segno ad una rude lotta dopo la guer- ra, ■ è stata depressa in ogni melo, mornl- mente, politicamente e finanziariamente. Si badi- Che questa classe, che ncfi. è r'appre- sentata da pochi gruppi, ma da migliaia di addetti sparsi in tutta la nazione e che necostituisce l'ossatura economica, è stanca di combattere, oltreché contro le difficoltà eco-•nomiche, anche contro le ostilità ambientali per vivere. ' Sappiamo che l'Italia è il paese dove non si crede, se non si è praticamente sperimaitato ; ma le esperienze economiche e sociali costano assai, nè è facile ripararsi ai danni che ne derivano. Il Governo può quindi prendere la detenni nazione che nell'alto suo senno e nel senso della sua responsabilità crederà. La Confederazione dellindustria 'non potrà che ispirare la sua azione allo stato di necessità in cui si trova l'attività industriale, se vuole vivere, e ciò nell'interesse del paese e delle stesse classi-operaie ».

Persone citate: Belotti, Beneduce, Biancardi, Gino Olivetti, Jarach, Targetti