Il Fato dei Romanoff

Il Fato dei Romanoff Il Fato dei Romanoff .. H Fato, ohe determina e domina con- la sua imaluttabilità, con la, sua incontrovertibile necessitò, la tragedia eschilea e sofoclèa; che ne è invisibile, supremo prò-, tragónista^ che lo conferisco quel suo carattere divinamaonto tremendo, per cui gli uomini, con lo loro passióni, con i loro éroisnjii e le loro viltà, assurgono a personificazioni manifeste, simboli vivi dell'eterna, irreducibile doglianza dell'essere universo, <*» i loro, casi divengono conseguenza fisica d'uaa lbgge superna di condanna e di espiazione — il Fato pare soprastare all'angoscioso dramma dello zar Nicola TI e della EUa famiglia, e condurre i coronati protagonismi dev'inumane vicenda russa alla inevitabile catastrofe. Essi stessi, a volta a volta, nel corso degli avvenimenti, hanno un'oscura sensazione d'essere dei perseguitati dalla fortuna, d'essere dei predeati,nati a sempre più. atroci prove, d'essere dei segnati dal un'impenetrabile maledizione. E procedono verso il cruento mar'tirio finale fra continui dubbi e paure, con conati di resistenza che essi stessi pajono considerare vani, pur nell'atto che vi s'impegnano; sinché precipitano poi quasi rassegnati, soggiogati dalla terribilità degli evonti e presi in essa come in un vertiginoso Maelstroem; meratre ogni peggior accidènte, ogni rincrudire della eorto, 'ogni auménto del supplizio acquistano ai loro occhi e a quelli degli astanti il folgorante aspetto d'un'hnplacabile Nemesi storica. Pierre Gilliard, un professore svizzero, 'già precettore del granduca ereditario Alea'aio Nicolajjèvic, ha pubblicato ora un 'libro di straordinario interesse su gli ultimi anni e la fine della famiglia dei Ro|mano;fr : Treize ennées à la cowr de Russie ■{Pétérhof, stpttmbre 1905 — Ekatcrinbourg, mai 1918) — Le tragique destin de Nicolas II et de sa fa-mille (Paris, Payot jet Ciò, ed. — « Colkction de mémoires, études |s& documents pour servir à l'histoire de la guerre mondiale » : — a Torino, presso la libraria F. Casanova e C). Libro, ripeto, di straordinario interesse, compilato con minuzioso scrupolo di verità da un testimonio oculare dei fatti, del quale potrà essere rilevata una in lui naturale simpatia per la famiglia già regnante di Russia, ma ,che va palesemente esente da partigianeria e dal partito preso di difesa o di accusa 'ad ogni eosto: libro scritto con semplicità, con calore, con vivacità, ricco di probativo ' documentazioni : tale ohe si legge cbn il gusto d'un romanzo, e che costituisce un racconto fondato e preciso. Almeno, così esso appare. Ad ogni modo gli ultimi giudizi non possono essere dati che dalla storia : qui, per parte nostra,, noi non facciamo enei riprodurre obbiettivamente le informazioni che ci offre il Gilliard, come un contributo alla conoscenza dei fatti di Russia. t Osserviamo il libro, in qualche 6ua parte essenziale. E vediamó'particolarmente come il Gilliard ci delinea colei che fu accusata d'essere il triste genio dell'autocrati emo della corte di Russia; la funesta, subdola insieme e proterva, consiglìatrice e dominatrice; la i tedesca * infida e proditoria ; la libertina protettrice e sottomessa ganza del turpe contadino siberiano e falso monaca Rasputin; vaso di stoltezza, di sordidezza e di nequizie: la zarina. La zarina Alessandra Povera donna!... «Colei che fu l'imperatrice Alessandra Feodorovna■» — ci ricorda il Gilliard — « Alice di Assia, quartogenita del grajiduca Luigi d'Assia e di Alice d'Inghilterra, figlia cadetta, questa, della regina Vittoria, ora nata il 6 giugno 1872 a Darmstadt. Ella perdette ben presto la madre ; e fu cresciuta alla Corte d'Inghilterra, ove divenne la nipote preferita della regina Vittoria, che riportò su la bionda Alice tutta la tenerezza già nutrita per la di lei madre ». All'età di diciassette anni, là) principessa fece viaggio in Russia, presso la sorella maggiore, Elisabetta, che aveva sposato il granduca Sergio Alèssandrovic, fratello dolio zar Alessandro III. Alla corte di San Pietroburgo, ella, « molto graziosa, fu molto festeggiata». E cinque armi più tardi, nel '94, il granduca erodi ta/io Nicola Alessandrovic, colui che dove va diventare lo zar Nicola lì, la chiedevi in isposi. I due erano fidanzati, quando lo zar Alessandro III venne a morte, a Li vadia, in Crimea: la principessa « assistett: alla sua agonia, e accompagnò attraverso tutta la Russia, con la famiglia imperiale, la bara che riportava a Sa.n Pietroburgo la spoglia, mortale del defunto imperatore. 'I! trasporto della salma, dalla stazione Nicola alla cattedrale dei Santi Pietro 0 Paolo, ss compiè in una triste giornata di novembre. Un'immensa follia s'accalcava lungo il percorso del corteo funebre, che procedeva tra la neve disciolta e il fango, che ricoprivano le vii-ade; e si potevano sentire, al passaggio del corteo, donne del popolo, che mentre ri facevano devotamente il sogno 'della Croce, mormoravano, alludendo alla giovine ficjanz;ata_ dello zar: « E' venuta tra noi dietro una bara: porta con se la 'disgrazia! ». E parve infatti, fin dai primi giorni, che •la disgrazia camminasse nelle orme di quella che pure, da ragazza, alla corte d'Inghilterra, per sua gajezza e per la sua radiosa bellezza, era stata soprannominata «Sunshiufc » — gaggio, di sole. Il 2& novembre 1895, vale a dire meno di un mese dopo la morte di Alessandro III, il matrimonio era celebrato in un contorno di tristezza generale. A Mosca, il 15 (maggio dell'anno seguente, ebbe luogo l'incoronazione dei nuovi sovrani. «Già la fatalità sembrava accanirsi contro di essi : ognun ricorda che jcpieste feste solenni furono occasione di un terribile accidente che costò la vita a gran •numero di persone. Le genti del contado, accorse da ogni parte, si erano ammassate, durante la notte, al campo di Hodinskoje, ove doveva avere luogo una distribuzione di doni. In conseguenza della deficienza di organizzazione, si propagò un panico improvviso; e più di duemila persone furono calpestate e isoffocate, nelle depressioni pan tarase del suolo, dalla folla presa dal ter rore. Al mattino, quando l'imperatore e la imperatrice bì recarono al campo di Ho:'dinskoje,'noh sapevano ancora nulla della •spaventosa catastrofe. Non né furono in• formati che più tardi, qando tornavano in loittà; e anche non ne conobbero mai tutta 'la verità ». ! La corte, ancora, con l'artificiosità de' . ;buoì protocolli e l'inumanità della sua eti. jchetta, con la falsità della sua vita, con le ' sue livide invidie e le sue spietate insidie, fuorviò la zarina. «Ella doveva fare il noviiia>o dal suo mestiere d'imperatrice; e oiò •afEmsciEprezzdeqsdLsmzmbLslnggdrnnfpguticgniladsgsmqsn e n n , , , e i o a a n a ' e , oò •alla corte più fastosa d'Europa, la più infestata dagli intrighi e dalle camarille... Ella' non cercava che di guadagnarsi l'animo de' suoi soggetti. Ma non seppe dimostrarlo a loro; e la timidezza naturale, di cui soffriva, fu cagione che fossero male interpretati • i suoi impulsi di generosità. Ella ebbe ben presto il senso della sua impotenza a farsi comprendere ed apprezzare : la sua natura spontanea non tardò ad essere conculcata dalla freddezza convenzionale del contorno. Le sue iniziative cozzavano contro l'inerzia ambiente.... Malgrado di tutti i suoi sforzi, non riuscì mai ad essere banalmente attraente e ad assimilarsi quell'arto ohe consiste nello sfiorare ogni soggetto con una grazia superficiale.... Vedendosi incompresa, si ritrasse in sè stessa. La sua fierezza naturale fu ferita. Ella si sottrasse sempre più alle feste ed ai ricevimenti, che costituivano per lei una costrizione intollerabile. Assunse un atteggiamento di ombrosa riserva, che fu scambiata per altezzosità e per disdegno... i>. La malattia dello Zarevic e Rasputin Alia primogenita, Olga Niopla.èvna, erano seguite, nella famiglia imperiale, altre tre ltunmiue : Tatiana, Maria-, Anastasia : piene di salute e di vita, esie formavano la gioia dei loro genitori. Ma tuttavia questa gioia non era.dena'ombra: ir voto più ardente degli imperiali coniugi non era ancora realizzato; e non poteva esserlo che con ia nascita di un figlio maschio, dell'erede. Finalmente, il 12 agosto 1904 — mentre infuriava disastrosa ia guerra contro il Giappone — l'imperatrice diede alla luce il tiglio tanto ansiosamente desiderato. «Fu una gioia senza limiti. Sembrò che tutte le tristezze passate andassero ih oblio, e che si iniziasse un'era di fortuna.!. Ahimè! non fu che una breve sotta, oui tennero dietro peggiori mali: dapprima il massacro del gennajo, su la piazza del Palazzo d'Inverno — il cui ricordo doveva poi assillare lo zar e la zarina per tutta la vita, come un incubo atroce; — poi, la deplorevole liquidazione della guerra russo-giapponese. La sola consolazione della famiglia imperiale, iu quei giorni oscuri, era il bimbo diletto; ma presto si riconobbe, ahimè ! che lo zarevic era malato di emofilia. Da questo momento la vita della madre non fu più che un'orripilante angoscia: poiché lei la conosceva, questa malattia terribile : lei sapeva che un suo zio, un suo fratello e due suoi nipoti ne erano morti. Pin dall'infanzia ne aveva sentito parlare come di qualche cosa di orrendo e di misterioso, contro cui gli uomini nulla potevano. Ed ceco che il suo unico figliolo, quel fanciullaiche le era più caro d'ogni cosa al mondo^ne era colpito ; e la morte stava! 'per insidiarlo, lo seguirebbe a passo a ptteso, per portarglielo via un giorno, come tanti altri gioviMtti dolila sua famiglia ». E il suo strazio si esasperava, la sua angoscia diventava spasimo,, se ella si fermava sul pensiero che lei stessa, con la vita, aveva trasmesso a suo figlio il male ; che il male, che minava la vita a suo tigno, proveniva da lei, dal suo sangue: giacche l'emofilia è malattia ereditaria che, nelle fa-> migl'ie che ne sono colpite, si trasmette per il tramite delle femmine ai discendenti maschi. «Oh, bisognava lottare; bisognava salvarlo ad ogni costo. Era impossibile che la scienza fosse impotente... Furono consultati medici, chirurgi, professori : invano essi sperimentarono le l'oro cure. Quando la madre fu certa che nessun ajuto le sairebbe venuto dagli uomini, non rivols? più la"sua speranza che a Dio. Lui solo poteva compiere il miracolo... Già prima d'allora molto pia, ella si buttò perdutamente, con. la passione e la foga che portava in tufc*o, alla divozione religiosa. La vita al pa.lazzo assunse un carattere severo, quasi austero. Si evitarono le feste... La famiglia imperiale a poco a poco andava appartandosi dal suo contorno, e si chiudeva, sempre più in sè stessa... ». » I mesi, gli anni passavano ; e il miracolo atteso noa si manifestava ; e le crisi del male delio zarevic si succedevano, miplacabilmonto atroci. « Uno scoraggiamento infinito empì l'animo dell'imperatrice : lo sembrò che l'universo intiero si distaccasse da lei u. Già ii suo sistema nervoso era logorato dal timore continuo, assillante, di un attentato contro l'imperatore e contro il granduca ereditario. •.•Fu allora che un ssmpì'ice. contadino della. Siberia, P.asput'n, le fu portato davanti. Quest'uomo le d:ssr> : « Credi nell'efficacia d'le mie preghière ; credi nella potenza del mio intervento, e tuo figlio vivrà! » La madre si aggrappò alla speranza che egli le offriva, come colui che st-a per annegare si abbranca alla mano che gli viene tesa : ella credette in lui con tutta la forza della sua anima. Già da lungo tempo, del resto, ella era convinta che la salvezza della Russia e della dinastia, verrebbe dal popolo; e fantasticò che quell'umile muffile fossa inviato da Dio per salvare colui che costituiva la speranza della nazione. La potenza della fede fece il restò-; e per un, semplice fenomeno d'autosuggestione, favorito da alcune coincidense fortuite, ella si convinse che la sorte di suo figlio dipendeva da quell'uomo ». Da questo punto il losco individuo, grande soltanto per l'abilità e la sfrontata audacia della menzogna, e per l'intima turpitudine, dissimulata da un'esteriorità di esaltazione mistica, specialmente adatta a fingerlo agli occhi dei creduli, degli infatuati, quale uu rinato « puro folle », da questo.punto l'avventuriero Rasputin è il dominatore alla corte di Russia. La rivoluzione Era intanto scoppiata la guerra europea ; e gli avvenimenti volgevano per la Russia, come ognun ricorda, disastrosi. Alla fronte, le sconfitto si succedevano alle sconfitte; all'interno, la situazione economica e politica si complicava, s'aggravava sempre più, andava di giorno in giorno delineandosi minacciosa. La prossima catastrofe era già nell'aria. Deaembre 1916:' a ...Si .era oppressi » — scrive il. Gilliard — « inquieti; si aveva la sensazione di quel malessere indefinibile che si prova all'approssimarsi di un pericolo e d'una catastrofe; l'uragano brontolava cupo. Improvvisamente, come, un colpo di fulmine, scoppiò la notizia della morte di Rasputin » — ucciso, com'è noto; una notte, alla fine d'una cena oui era stato attratto, dal granduca Dimitri Paulòvic, cugino germano dello zar, dal principe Yussupof, marito d'una nipote dello zar, da Puricekevic, deputato monarchico alla Duma, e dal dottore Lazarevsky: tutta gente ohe s'era propoeto il nobile fine di liberare la corte. e la nazione dal nefasto influsso del falso monaco, di liberarle anche a prez- vd« ilpgteefs« svmarsctgsvismaudmmprcspidrjpègczaovttmcficccdrfzslqptìEgjY so di un assassinio : illusi, come tanti altri n quelli e in questi- anni, che qualche colpo di pugnale o di rivoltella.valgano a risolvere una situazione politica pericolante, valgano a salvare uno Stato in rovina, a deviare il corso fatale della Storia. Illusi!... « Io non dimenticherò mai » — continua il Gilliard — « la profonda emozione che provai rivedendo l'imperatrice. La su^,, figura sconvolta tradiva, suo malgrado, l'intensità della sua sofferenza. E suo dolore era immenso. Le avevano infranto la sua fede, le avevano ucciso colui che sólo » — secondo la sua infatuata esaltazione — « poteva salvare suo figlio. Quegli soppresso, tutti i disastri, tutto le catastrofi diventavano possibili. E l'attesa cominciò, !a martoriente attesa delia sciagura che non avrebbe potuto essere evitata..'. « La posizione dello zar era straordinariamente difficile. Per gli estremisti di destra, che vedevano la loro salvezza in un compromesso con la Germania, egli costituiva un ostacolo insormontabile che bisognava rimuovere, per sostituirgli un altro sovrano. Per quelli di sinistra, che volevano la vittoria, ma una vittoria senza imperatore, egli costituiva l'ostacolo che bisognava eliminare con la rivoluzione._JE mentre .che, con un'iiihensa propaganda all'interno del paese e alla fronte, questi ultimi si adoperavano a soalzare le basi della monarchia — facendo cesi incoscientemente il giuoco della Germania — i partiti moderati adottavano la linea di condotta più pericolosa, ma la più conforme al carattere russo, a quel fatalismo slavo che consiste nell'attendere che gli avvenimenti si svolgano o nello sperare che una forza provvidenziale sopravvenga a dominarli per il bene di tutti » : — linea negativa di condotta : — « l'inerzia ». Ciò che seguì non ha bisogno di essere rinarrato. Nei primi del marzo 1917 scopjpia la rivolta a Piotrogrado ; il 13 la città è in mano dei rivoluzionari, e la Duma elegge un govèrno provvisorio. Un,., particolare caratteristico ci è riferito dal Gilliard : lo zar non fu informato di ciò che succedeva a Pietrogrado se non il giorno 12, quando ogni riparo oramai, poiché tardivo, era diventato vano. Lo zelo del contorno, dei cortigiani, s'era adoperato, fino all'ultimo ultimo momento, a nascondergli scrupolosamente la verità. Il giorno 15 lo zar abdicava , rinunciando al treno per sè e per suo figlio, in favore del fratello, granduca Michele Alessar.idrovic. Questi più tardi rinunciava a sua volta a. salire TI trono. Il disfacimento della Russia, di giorno in giorno, d'ora in ora, precipitava verso il caos'. La rivoluzione menscevica del marzo non aveva fatto che preparare il terreno alla rivoluziono bolscevica dell'ottobre : a Kerensky succedevano direttamente Lenin e Trotzky. L'eccidio di Ekateriniburg La famiglia imperiale — l'ex-imperatore, l'ex-im pelatrice, i ex-granduca ereditario, le quattro granduchesse — ' era prigioniera : prima a Ziarkoje-iieio ; poi, trasportata in tìiberia, a Tobokk, poi a Ekaterimburg. Era, a Ekateriniburg, chiusa iu una villetta già proprietà d un commerciano::, certo jpatief, vigilata da un drappei'o cu ■'guardie rosso, al comando di un conun:6$axio venuto da Mesca, Yurovsky. La sera del Iti luglio — 1918 — poco dopo la mezzanotte, Yurrovsky entra nelle camere occupate dai membri della famiglia imperiale, li sveglia, e ordina loro di prepararsi a seguirlo. « Il pretesto che «gli adduce » — racconta il Gilliard — « è che deve condurli altrove ; che sono scoppiati dei moti in città, e ohe ossi saranno più sicuri ai piano inferiore. Tutti sono ben' presto pronti, radunano qualche piccolo oggetto, prendono qualche cuscino; poi scendono per la scala interna, che conduce al cortile, da dove entrano nelle stanze dell'ammezzato. Yurovsky cammina, in testa con Nikuline » — altro commissario' bolscevico — « poi vengono l'imperatore che porta in braccio il granduca Alessio, l'imperatrice, le granduchesse, il dottor Botkiiie » — modico della famiglia imperiale — « Anna Dcmideva, Kharitouof. e Trup » — persone di servizio, queste ultime, che hanno seguito o accompagnato in prigionia; gli ex-sovrani. « T prigionieri sostano nella itanza che è loro indicata da Yurovski... Lo zarevic, che non può, per la sua gamba ammalata, tenersi in piedi, siede in mezzo alla stanza. L'imperatore siede alla sua sinistra, il dottor Botkiù;' è in piedi a destra, un po' indietro. L'imperatrice siedo vicino al muro... Ella ha detro di sè una cello figlio, proba bilimcnic Tatiana. Nell'angolo della stanza; dalla -stessa parto, Anna Demiclova —- olio lia due cuscini tra le braccia. Le .altre tre grànduches.-e sano--appoggiate al imi?.), in fondo; alla lóro dcotsa; nell'ar.gòlo, sono Kharitonof e il vecchio Trup. L'attesa si proluuga. Improvvisamente Yurovsky rientra nella stanza accompagnato da sette Àustro-Tedeschi e»j!a du6 suoi anu<?i> ì com" missari Ermakof e Vagonof, carnefici titolari della Teerezvytciailìà. E' anche presente Medviedef » — altro commissario bolscevico. — « Yurovsky s'avanza, e dice all'imperatore : « I vostri hanno tentato salvarvi, ma non ci sono riusciti ; e noi scarno costretti a giustiziarvi ». Egli punta, immediatamente la sua- rivoltella e spara a bruciapelo contro l'imperatore, che cade, fulminato. E' il segnalo d'una scarica generale. Ognuno dei giustizieri ha scelto la sua vittima. Yurpsvky s'era riservato l'imperatore e lo zarevic La morte è quasi istantanea per la maggior parte dei prigionieri. La zarevic Alessio geme però ancora debolmente. Yurovsky to finse© con un coN po di rivoltella. La granduchessa Anastasia non è che ferita, e si mette a urlare quando gli uccisori si accostano a lei : vene finita a colpi di baionetta. La cameriera Anna Domidova è stata protetta, dai cusvini che portava, e dietro oui si nasconde : ella si butta da una parte e dall'altra, finché finisce per cadere a sua volta sott"> i colpi degli uccisori... '« Quando tutto è finito, i commissari ^tolgono alle vittime i gioielli; poi i corpi vengono trasportati entro lenzuola, e su barelle fino a un autocarro, che aspettava davanti alla'porta del cortile... ». Il fato dei Romanoi? era compiuto. LECTOR. escfrpritedtagsosgstmzagvqvpnNclahcastoq(RinnsNaFscguvnnimcddcslcgcslstgvesngcvbmtsflcmsmnttmsnsncdlvccGczgismnrift*mfgvpdim■pgSimldtcncScpj ddssgtceiqv