La tripolitania dopo la concessione dello Statuto

La tripolitania dopo la concessione dello Statuto 1L<& JTE.ost:ire ooloni© lifoiolxe La tripolitania dopo la concessione dello Statuto tualo del popolo nostro nei riguardi di tutti ij problemi di politica internaz.onale, trova h i» sua. musa nulla scarsa conoscenza noi, ..n.v. — . - diverse intorno alla sistemazione e ai melodi governo migliori. 'Senza entrare, presentemen.e lai! controversie, crediamo opportuno puunui questi articoli mandatici <ia. persona particola unente competente, alla anale lasciamo pioaa. lineria di esposizione o di giudizio La politica coloniale si svolge in Italia al di mori del controllo della pubblica opinione, die normalmente si disinteressa ai quanto si riferisce alle nostre colonie, e j solo quando qualche avv9*imento lxn^ ; visto faccia temere nuovi sacrate! ai uo mini e di denaro, si riscuote per dettare ■ impulsiyàmeule soluzioni non Sempre con, iuuuuli all'interesse e alla dignità nazio- nale. Cosi in. questi da qualche giornale di un progetto di spe dizione per occupare Misurata Manna na, per un momento, richiamato alla memoria clo^ p^u j(1 nostre colonie libiche, susci; t d ^ t riCOrdi delle non lontane dia • Da' qualche tempo si torna molto a. parraw. fra l doi, delle condizioni della ulna, c_kt, ,u:din epiibbiicarc j gdpcicainvpamdnscabprps ! lanuo, con i ricordi iiciiu nuu iwkuid 11 tim0re di 11U-0VÌ ClannÌ' | Tale stato di fatto, se può in parte attri buirsi al particolare atteggiamento spiri- anche la sua causa nella scarsa conoscenza che comunemente si ha della nostre colonie. Ancor oggi, a dieci anni di distanza dall'impresa libica, pochi sono informati delie reali condizioni della Tripolitania e della Cirenaica, nulla si c fatto per diffondere, con la conoscenza di quelle due regioni, là curiosità, se non la passione, dei problemi coloniali. Non solo, ma ciò che è più grave, la politica' coloniale si è sempre svolta in assoluto segreto, e di essa, anche in documenti ufficiali, si sono date notizie per volontarie omissioni e alterazioni assai lontane dalla verità. Onde non ò da meravigliare se, dopo che tante volte | le più rosee e promettenti affermazioni uf fidali sono state smentite dai fatti, un generale scetticismo accolga oggi qualsiasi comunicato ufficiale sulla situazione delle colonie libiche. Di ciò la maggiore responsabilità risale naturalmente al Ministero delle Colonie, ! che, per il suo ordinamento e per i criteri cui inspira tutta la sua azione, si ò addi mostrato assolutamente impari al suo com- ouuonutu assunuaiiifMie iuiyu.ii ni suo cuiu u - dirrltivn della noiitica co . j11^ 01 orj-ano aiintivo_ tìein. politica co Uon'^Je, tanto che da vane parti voci anchi anche autorevoli si sono levate a chiederne, senz'altro la soppressione. Ora chiunque abbia seguito la nostra politica» coloniale non può disconoscere la necessità di un organo centrale di coordinamento e di controllo, di un organo che tracci ai Governi locali le grandi linee del'a politica coloniale in armonia cori la politica generale del paese. Gli intimi legami che intercedono tra In politica coloniale e quella internazionale ed economica non tolgono che la prima abbia un proprio e ben determinato campo di azione, onde la necessità di un particolare organo' ad essa preposto. La. verità è che nello e \ svolgimento della nostra politica -coloniale ole avvenuto un capovolgimento di funzioni: -'N] Governo centrale che. come abbiamo detto, dovrebbe essere l'organo determinante le grandi linee entro cui i singoli governatori, autonomi nella gestione del rispettivo bilancio, svolgono la loro azione, si è ridotto al modesto ufficio di commissionario dei governi locali, ì quali, mentre agiscono secondo direttive proprie, determinate dà-necessità contingenti, anche nelle più delicate questioni politiche, si rivol- Bqn? al Ministero per ogni possibile quis ; quiha amministrativa, e per ogni ricniesta i di personale o di materiale. In tale capo ; volgimento di funzioni e di attribuzioni è da ricercare una delle cause — la princi, paIe forse l_ dei nostri insuccessj. Questa mancanza di direttiva da parte centrale.ha fatto si che i gc ! vernatori succedutisi in colonia abbiano -1 perseguito più die l'interesse generale del | paese un successo personale dal quale po j tessero trarre immediato vantaggio. Ciò si lè veriflcato specialmente nella Tripolitania, ém dall'occupazione ad oggi, I cioè in e circa dieci anni, sl sono succeduti ben dieci - governatori, senza tener conto delle tenìa poranee reggenze in periodi di sede vaa Cante, e dove col mutare di governatore - si è mutato anche quel funzionario che do r wlb rannresentare li cnntn iiità rieii" o 1 ^PP1 esentare la continuità dello o ^$£"s°3l"££ ^ ™"l"luuii della- e nostra azione, il segretario generale. Ove a si pensi che ogni governatore ha fatto una politica diversa, se non opposta a quella del predecessore, si comprenderà facilmente perchè in quella colonia la nostra situazione sia, se non irrimediabilmente compromessa, certo assai grave. e l , e ; e i 5 col suo Sahel, alla zona costerà da Tripoli - a Zuara. quanto dalla completa svaluta- l'introduzione dello "statuto,, La gravità della situazione attuale è data non tanto dalla diminuzione del nostro dominio territoriale, ridotto oltre ad Homs e . a l i zione della nostra sovranità sulla regione e del nostro prestigio sulle popolazioni indigene. Come si sia giunti a tale stato di cose- non a tutti è noto ed a molti parrà inesplicabile. La grande guerra ha fatto passare inosservati gli avvenimenti della colonia e la rivolta che, iniziata col tradimento di Kasr bu Adi, ridusse il nostro dominio ai reticolati intorno a Tripoli e n . . TT ... . * l, ad Homs, non senza perdite gravi di uc-, i;mini e di materiale. Chiusa la guerra eu- i , o \ o è i , a l o a o la ri n lasempre ai peggiori risultati, si volesse giungere alla completa sottomissione dei ribelli e alla rioccupazione di tutta la zona costiera dal confine con la Tunisia fino a Ras Zarrug (Misurata Marina). Ma l'imponente sforzo militare allora compiuto, con spese. ingenti ed immobilizzando in momenti difficili per l'economia nazionale parie del nostro tonnellàggio, fu vano; e nèr la nostra inerzia quella che voleva es-' sere come dimostrazione di forza apparve agli indigeni manifesta prova di impotenza, dal momento che neppure in tali condizioni — così essi pensavano — eravamo canaci di compiere un'azione militarmente efficace. La causa di tale inazione è da ricercare, oltre che nel desiderio del governo centroJp di annunciare anche la pacificazione della colonia, negli errori commessi da coloro che dirigevano in colonia le trattative con i capi ribelli e che mostrarono non solo di non aver nessuna conoscenza della mentalità di coloro con cui trattavano, ma anche di voler giuntrere ad ogni costo, sia pure transigendo su questioni di dignità e di onore nazionale, ad un successo immediato. Questa volontà di giungere a qualunque costo ad un accordo apparve per |cqs1 manifesti eeaii-^J^tai rinfili A, discordi. e divisi, compresero la necessità di ìar tacere per il momento ogni dissenso e di rimanere uniti per strappare le mag giori concessioni. E vi riuscirono ottenen» do quella « Legge fondamentale per la/Tripolitania » che doveva portare cosi grava colpo alla nostra sovranità. In queste rapide note, intese a dare unai idea della situazione attuale e delle causo che la hanno determinata, non ò possibile analizzare questo «statuto»; ma a farne intendere tutta la gravità basta accennare che per esso il governo della colonia viene affidato ad un parlamento locale con presidente musulmano, parlamento che ò. arbitro cosi- dell'ordinamento politico-amministrativo, come della amminifctraziome di bilancio, le cui entrate sono — e saranno necessariamente per molto tèmpo — co^ stituite almeno nella massima parte, dal contributo dello Stato. Ma il peggio si è che a tale concessione si giungeva dopo una ribellione durata quattro anni, onde la popolazione ancora ribelle doveva necessariamente ritenerla un' atto di debolezza da parte nostra, e vantarsi di. averla conquistata con le armi. Gli effetti di questa insana politica si videro stibito, nel vario atteggiarsi dei vàri! gruppi etnici della regione; malfidi é diffidenti sii antichi ribelli, delusi e sdegnati coloro che, dopo esser rimasti fedeli quando i più defezionavano e dopo aver sostenuto anche con le armi la nostia causa, si vedevano ora traditi e sacrificati agli avversari. In tali condizioni, mentre sempre più' l'animo delle popolazioni si staccava da' noi, e si gettava il seme di nuove agitazio^ ni. veniva pomposamente proclamata e festeggiata la pacificazione della colonia e | si affermava "giunto il momento di sosti¬ a i - a s e i à o a o e -, - e i a a e e -' e o e , p a o n o a à r tuire al governo militare quello civile. Il governatorato Menzlnger Il Menzinger, primo governatore civile della Tripolitania, si trovò di fronte a,difficoltà formidabili: la difficoltà di. applicare uno statuto che lasciava insoddisfatti coloro stessi che lo avevano proclamato a il perdurare di una agitazione tra i capi di recente sottomessi, agitazione che doveva poi culminare nell'atteggiarsi di Ramadan es Sceteui a capo indipendente della Tripolitania orientale. Tuttavia, sia pure lentamente e dopo molte esitazioni, egli lini per adottare Tunica politica possibile: stringere intorno al governo quei capi che mostravano di aver accettato senza risèrva lo statuto e costituire un blocco, diremo* così, lealista, da opporre ai capi ancora, ribelli, come al sedicente partito nazionalista, in cui, non senza adesione di qualche cittadino metropolitano, confluivano tutte lo ambizioni deluse, tutte le ^aspirazioni insoddisfatte di capi e di notabili indigeni. Perchè — e capita qui acconcio notarlo —■; i tratti caratteristici della azione governativa verso gli indigeni sono stati la valorizzazione di capi e notabili di scarso ò nullo ascendente sui loro correligionari, la concessione di denaro e di onori a quanti) ribelli sembrasse opportuno ricondurre in fedeltà; onde noi stessi abbiamo fomentato scomposte ambizioni e desideri di primeg-. giare, abbiamo dato la sensazione che Tes-" sorci ostili costituiva, dopo tutto, una speculazione ottima sotto ogni riguardo. Il Menzinger adunque aveva finalmente trovato ia giusta via, mostrando da parte del governo la ferma volontà di applicare' lo statuto, togliendo così ogni- pretesto di nuovo agitazioni e mettendo fuori legge e contro la maggioranza i pochi che, agitandosi contro l'azione governativa, venivano a porsi contro lo statuto e conseguentemente contro il partito che ne sosteneva la applicazione. Disgraziatiimeiite però egli noti seppe liberarsi da alcuni di coloro • che avevano condotto le trattative del '19, e che, divenuti suoi collaboratori, portavano nella loro azione criteri personali, spesso in contrasto con quelli da lui sostenuti. Cosicché ben presto si ebbe la sensazione che; venissero seguite due politiche diiverse e' spesso opposte; e tale sensazione ebbero specialmente — con quel finissimo intuito politico che è loro proprio — i capi recentemente ràlliés. Tuttavia egli era riuscito ad; isolare Ramadan es Sceteui e ad infre-i nare le mene dei Koobar al Garian e di; Califa ben Ascar a Nalut, quando d'im-j provviso rassegnò le dimissioni, abbondo-', nando la colonia. Il ritiro del Menzinger era il risultato; inevitabile del dissidio cui abbiamo accen-j nato : gli avversari della politica del gover-; natore avevano trovato appoggio nel Mini-ì stro delle Colonie, on. Rossi, il, quale, circuito anche da certi sedicenti ràppresent*nti delle popolazioni libiche nella « Lega dei popoli oppressi ,. in Roma e temendo nuove complicazioni, che richiamassero l'attenzione del paese sulla situazione della Tripolitania, senza apertamente sconfes-. sarei il Menzinger, ma al di fuori e ad insaputa di lui, iniziò con Ramadan es Sceteui; trattative, per giungere, mediante nuovei concessioni, ad un accordo. Il tentativo fallì e d'altra parte il Governo centrale e quello locale, volenti o no, vennero trasci-i nati dalla forza degli eventi. Seguì dunque; un breve periodo di interregno, in cui si; continn-'i là politica iniziata dal Menzinger, finche venne chiamato a reggere il Governo della colonia il Mercatelli. L'opera di Mercatelli Questi, indubbiamente esperto di cosei africane, ma cui faceva difetto una sicura conoscenza di uomini e cose della Tripolitania, venne in colonia non senza ayer avuto contatti' con i rappresentanti a Róma del partito ramadaniano e conducentìo seco, come suo collaboratore, un ex-giudice della Somalia, che delle cose della Tripolitania;. sapeva quanto aveva appreso dai suoi coritatti con la « Lega dei popoli oppressi tu Ma il piano d'una conciliazione con Ramaclan es Sceteui cadde subito, poiché fi capo mLsuratino, avendo tentato un colpo andai ce contro la coalizione dei capi «ihe avevano sos-snuto la poliiica del Menzinger, -j£ vò nell'impresa la sconfitta e la morte.: venlmento più propizio non avrehbe.flÒÉBilàiJ desiderare il nuovo governatore, ;chfe-.-lascomparsa d'i colui nel quale si impersonava la opposizione pila nostra sovranità sulla regione. Ma il Mercatelli si àimòstiSQ'iinm^ v0 di intuito politico ed alieno dall'assumere responsabilità: non. seppe e non osò approfittare della disorganizzazione avvenuta nel campo nemico in seguito alla morte di Ramadan per occupare Misurata Marina e, quel che è peggio, mentre i gruppi ostili si riorganizzavano sotto il fratello del capo ucciso, con atti improvvidi sembrò sconfes sare l'opera dei capi- vittoriosi, i quali, ritenendo di essere abbandonati dal governo, si accordarono con il partito' avverso, ri-

Persone citate: Ascar, Cante, Mercatelli