Diagnosi e cura

Diagnosi e cura Diagnosi e cura Nei commenti della stampa alla ripresa di violenze partigiane, e più particolarmente all'assassinio del Di Vagno a JMnla di Bari ed all'eccidio di Modena, In noi»\ assolutamente dominante è quella canirwoca l'intervento e,il ristabilimento dell'autorità statale e la subordinazione di tutti, volontaria o forzata, alla Tegw. Ma di fronte alla concordia di questo coro di voci taluno ha osservato, ; con un certo scetticismo critico, che le j presenti violenze sono la manifestazione di contrasti di clabse troppo aspri e profondi per poterne spelare una rapida ces- Mzione; e che lo Stato, data appunto lai natura di questi contrasti, non osa e, non I userà porsi in lotta contro l'ima ol'-àltra ; delle due frizioni lottanti frn lnrq,'£tnuto meno contro tutte due contemporaneamente. Simili osservazioni — degne tanto più 'eli rilievo in quanto che a formularle è stato non un organo socialista, ma un foglio democratico, di Milano — contcn- gono indubbiamente una parte di vero; e|possono servire di opportuna reazione allo sfoggio di moralismo sentimentale e di astrattismo giuridico cui tròppo volentieri si abbandona una gran parte della stampa di fronte a fatti come l'assassinio del deputato Di Vagno : moralismo sentimentale ed astrattismo giuridico costituenti, per alcuni, un comodo e facile alibi per nascondere le proprie responsabilità passate e per scansare, al tempo stesso, la necessità di prendere, oggi, una precisa posizione. Ed è certissimo ebe lo ostentazioni di cordoglio e di orrore, lo 3iatctiche invocazioni alla pace c alla fraternità, i richiami solenni alla pietà filiale verso la patria straziata dalle contese fratricide sono destinati ad avere una ben scarsa influenza pratica sopra situazioni come quella creata, in Italia, dalla lotta socialfascista ; quando pure, venendo — come è troppe volte ii caso — da chi si è compromesso, in un passato oli'è quasi presente, e che probabilissimamente sarà futuro prossimo, con la difesa o addirittura l'instigazione di una delle fazioni violento, non appaiano alle vittime ipocrisia schernevole, rinfocolandone l'odio c il desiderio di vendetta, generatori di violenze nuove. Siamo dunque pronti anche noi a constatare con il giornale milanese, che le sanguinose lotte socialfasciste non sono qualche cosa di sporadico e di accidentale, .semplici fattacci di cronaca, appartenenti •alla.sfera ordinaria della polizia e della giustizia criminale; e che,quindi la loro repressione e prevenzione è particolarmente diffìcile. In verità, questo carattere classista, di lotta e violenza di classo, fu da noi, primi e potremmo dir soli, rilevato come vera essenza del fascismo, quando era vezzo comune — anche a coloro che più mostravano di voler tenere fermo il principio dell'autorità statale e della legge come superiori a qualunque volontà privata — di avvolgere i fascisti e i loro duci in un nimbo di idealismo trascendente, quali ricostruttori dello Stato e salvatori della nazione. Noi, soli o quasi, compiemmo sin dagli inizi la diagnosi del fascismo come movimento di classe, anzi di categorie, sostanziato d'interessi economici e sociali particolari; e n-1 essa diagnosi tenemmo ferino, ■senza lasciarci prendere dall'illusionismo dei travestimenti pati lottici ; illusio nismo reso facile q quasi scusabile — an che questo fu detto, ripetutamente, da noi — dalle intemperanze e dallo deviazioni del socialismo massimalista, troppo spesso deformante l'opposizione politica alla guerra e alle paci intesisi? nella nes-azione dei valori nazionali espressi dalla guerra medesima, e la lotta di classe per il proletariato in un disconopcimento puro e semplice del fatto storico e del valore ideale della nazione. Siamo, dunoue, .d'accordo : il fascismo è reazione violenta, annata, organizzata, non «ria — badiamo bone — della noigbesia (come piace spesso dire, senza discriminazione, ni snciolirriì, ma di certe ristretto catégorie borghesi; i cui iute, resi particolaristici, economici c politici sono poi, bene spesso, in contrasto, non ohe col proletariato, con la miurrioianza della borghesia medesima. Esso Ira pertanto una base, una Consistenza, una ragion d'essere non facilmente eliminabili Ma da questo non può dedursi, in alcun modo, una conclusione di passività per parte dei cittadini, e d'impotenza dello Stato, come di fronte a qualche cosa d'ineluttabile; conclusione che sarebbe più sta solo se tutta la vita sociale si riclu cesse ai rapporti ed ai contrasti di classe, rimanendo -vuoti di otjni contenuto con crcto, per l'appunto, i concetti di ritta di no e di Stato. Se, invece, si riconosce che tali concetti sono capaci di una reale attuazione, In quale non è, certo, senza rapporto con la vita e la lotta delle classi, ma tuttavia si distingue da esse, e le tra ■rende : ecco che allora riconoscere il ca•ittcre classista del fascismo e dei suoi utrasti sanguinosi con i socialisti si tfica precisare è giustificare un compito cittadini e dello Staio a cui quelli e sto. nonostante le sue gravi •difficoltà, .ni«.possono sottrarsi in alcun modo. Per quel che riguarda lo Stato, è coni ito di ehi sta al Governo non tanto mol tiplicare i provvedimenti straordinari, di dubbia efficacia, quanto restituire alla loro piena funzionalità gli organi sfittali creati per l'applicazione della, legge comune; siano essi gli organi espolitivi in (caricati di prevenire o reprimere, come, glieli) della giustizia, cui tocca punire I Il giorno che polizia e magistratura torneranno a fare, in Italia, tutto il loro dovere contro i violenti e i rissosi, senza distinzione di parte, il problema di ordine pubblico creato dalla guerriglia socialfasoista sarà più che a metà risolto. Occorre, per questo —■ lo abbiamo detto* da un pezzo — che polizia o magistratura, a ciò spronate, se e per quanto oc- corre, dai loro capi del Governo, colpi scarto prontamente, sistematicamente, tutti i responsabili dei delitti ; e piti ancora che gli esecutori materiali, i loro ispiratori. Occorre che non duri più a lungo lo scandalo di vedere organizza tori di « spedizioni punitive » — cioè di fatti per se delittuosi indipendentemente da^dclitli paiaeolari cui possenti- svei? dato, luogo — non solo rimanere a piede libero, ma bravare, con telegrammi insolenti, l'autorità dello Stato. In quei luoghi in cui una organizzazione politica ed economica si manifesta come ridotta a un'associazione a delinquere, è l'orga- nizzazione medesima che bisogna colpire, qualunque sia il suo statuto o la sua bandiera, mettendola nella impossibilità di nuocere all'ordine sociale. Per quel che riguarda i privati cittaini — e, innanzi tutto, la stampa — essi possono far moltissimo, non certo eolPazione materiale, ma col prendere posizione netta, sostenendo moralmente l'azione dello Stato.111 punto di partenza consiste appunto nel riconoscere apertamente il carattere classista del fascismo ;» e _ si può ben dire che, per que3t/6 lato, la diagnosi equivalga alla cura. Il giorno in cui gli organi e gli uomini cosidetti d'ordine riconoscano, senza tergiversazioni e sotUhitcsi, che Ila lotta fascista contro il socialismo è lotta di classe e d'interessi particolari, e non già azione nazionale, il risanamento dell'opinione pubblica,/-e quindi dell'ambiente sociale, seguirà necessariamente. Libero, naturalmente, ad ognuno di partecipare a questa lotta, finché essa rimanga entro i termini legali ; ma vi partecipi in nome della propini classe e categoria, e non in nome dell'Italia. Quando ciò sia ben chiaro a tutti, allora gli episodi violenti e sanguinosi, che certamente non possono cessare dall'oggi al domani, saranno da tutti veduti nella loro vera luce e condannati senza discussione, e non potranno più generare e mantenere quei turbamenti e contrasti dell'opinione pubblica, quell'atmosfera di noria civile che oggi costituisce la loro gravità particolare. Ma per arrivare a questo occorre, innanzi tutto, che organi sedicenti liberali la smettano con classificare e giudicare le diverse violenze secondo il fundameiitnm divisioni^ del patriottismo fi dell'antipatriottismo,'quando si tratta, semplicemente, di proprietari e proletari in rissa fra loro ; che rinunzino a mentire con più o meno disinvoltura, affermando, per esempio, che sotiO stati i socialisti; e non i fascisti, a infrangere il patto di pacificazione (contro gli espliciti riconostimenti dell'on. Mussolini), o che il fascismo è estraneo | ad odi personali v e che, deplorando a j ratrione la renzione ingiustificatamente i all'assassinio dell'on. Di Vagno, dovuto ; dpllA mni-rlie'rem'e di Modena non si di-ì aeuo guai aie rotile cu Jtoaena, non si ai .meiitichino di proclamare che e orn pas- rata, per i fascisti, di fa-ria finita col l'in- ! tollerabile pretesa clic sanguinosa (per quanto appare finora) ! , ln6 1 • 1 t nr^j_„. ..• a: l... . Uberi emacimi, e _ perfino le autorità, siano obbligati a ren- dere omaggio ai loro uomini e alle loro in- segue, come se gli uni e le altre s'iclenti- fìcissern con In Stntn p con l'Tiniin ' Oc- ' liana, ut-, corre, infine, clic quando il Governo ac-1 cenna a prendere qualche misura con- ; crei» p n'iticunontp util» come snrpMiG crey e p atirnm-mie utile, rome s, m "i e-carabinieri alle di- c ora,' quella di pone ì pendenze del ^Ministero dell'Interno (riforma tanto logica p giusta da dover far meraviglia che non sia stata fatta da Un pezzoì, non si tenti, coi) proteste ed accuso eli parzialità fìlosncialiste, di sabotare la sua azione, mentre più ci si dà l'aria di invocarla energica ed imparziale. I fiiira!] docili uoois! di Modena fisoi!r»"si. 23. ione. I funerali delle vittime dell'eccidio ,ìj ;unr-fli sera i-.ono riusciti di un'imponente grandiosità. Alle ore 11 il pubbl.co è stato itinniesso a visitare le salme dei sette giovani uccisi. I fereu-i, lètteralmenié coperti di Unii, erano attorniati dai congiunti piangenti, e larga folla si riversò a porgere l'estremo tributo alle vittime. A mezzogiorno furono chiusi, in segno di lutto, tutti i negozi e gli s)nlilinientì industriali. Anche i trams elettrici sospèsero il servizio. II corteo si è. mosso alle ore 15 dal Foro boario, preceduto dalla musica comunale- e dal gonfalóne del Comune, che era portato da un plotone di vigili urbani e da uno di pompieri in alti uni torme. Seguivano i legionari fiumani e un numeroso gruppo di deputati in larga parte agrari e fascisli, fra cui si notavano gli cn. Pallnstrelli. Terznght. Origlio, Còrgira, Grandi, Mantovani, Mussolini, Buttafuochi, Farinacci, Poólucci, Capanni, Casoli, l.ancellot.ti. Giunta, Lupi. De Stefani, Lanfrnnconì. Venivano poscia 1 Fasci della provincia, e le rappresentanze di quelli di Milano, Udine e Ravenna, tutte coi rispettivi gagliardetti. Moltissime erano le corono. Preceduti da un picchetto armato, venivano dietro i sette lare-tri, collocati su prolunghe di artiglieria. Tutte le bare erano avvolte in barii-lieie tricolori, e ricoperte di ghirlandi! di fiori freschi. Al seguito dei feretri procedevano le autorità civili e militari, tra cui si notavano il R. Commissario, il generale Sani, comandante il Corpo d'armata di Bologna, e il vice-prefetto. Poi le associazioni dei combattenti e dei mutilati e un'immensa folla. Chiudevano il corleo vario vetture, sulle quali erano collocate molte corone. Il corteo hn percorso le vio principali della città tra fine ali di popolo, mentre sui feretri venivano dalli finestre gettati fiori. In piazza Sant'Agostino il lunghissimo corteo si è arrestato, e dinanzi olle bore ha parlato Fon. Mussolini, dando ai caduti l'estremo vaio. Alle ore 17.no il corteo si e sciolto, c le salme, seguite dai rispettivi congiunti e dagli amici, sono state trasportate al cimitero di San Cataldo,

Persone citate: Casoli, De Stefani, Di Vagno, Farinacci, Lupi, Mantovani, Mussolini, Sani