Dante e gli Italiani

Dante e gli Italiani Dante e gli Italiani gChe significato e quale valore hanno le feste che il popolo italiano celebra in questi giorni .per il sesto centenario della morte di Dante Alighieri? Sono esse il mero ricordo d'una data e la pura ceìeòi-azione d'un poeta, o significano insier« coscienza e la volontà d'un popolo di rinnovare tutta, la vita e tutto l'essere proprio nell'inspirazione del grundissi'tuo fra i suoi eroi ? La data d'una morte è casualità senza significato'; e la celebrazione d'un posla — supposto che it popolo italiano possegga ancora. le vi iti estetiche ch'ebbero i suoi padri nel Rinascimento — la celebrazione d'un poeta è fatto tutto individuale che si compie nel fon» interini o di chi ne legge è contempla le opere. Ne la poesia fu a Dante esercizio letterario, ina combattimento e t.acerdozio : st lomento onde si pi riponeva di riplasmare il mondo esterno a immagine e somiglianza di'quel mondo più vero — anzi il- solo vero — che gli si agitava dentro e per il trionfo del quale Millanto eia prezzo ii vivere e lo scrivere. E cenne si onorino i poeti ci elice egli etèsso con il suo Stazio. Stazio die da Virgilio apprese sì la. poesia, ma nello studio del quale rinnovò sopratutto il proprio costume e la religione propria. Per té popia l'iti, per te distiano. Ora, nella scala dei valori, la religione per Dante stette sul vèrtice. Il ricordo della vita e la lettura e l'illustrazione del poema non possono dunque bastare a una. i bmimenioiazione di Dante. Commemorazione degna non si può avete se non quando ricordo e lettura diventino inspirazione e stimolo a restaurazione e tiasfònnazifem? spirituale. .Immerso nella ammirazione sensuale della bellezza, il popolo italiano ha troppo trascinato, e spesso dimenticato, l'approfondimento di sè stesso. Ne è testimoni nn;;n la letteratura, dove gli scrittori come Dante c Leopardi e Manzoni sono eccezione. Ota sarebbe proprio inutile celebrare in questi giorni le virtù supreme della poesia dantesca, ed esaltarla sopra tutte le altre poesie, se effetto del suo vital sentimento non fosse almeno il fastidio di tutta quella vuota e procace e speculairice pseudo letteratura che inietta hi patria nostra. Fastidio diciamo, e dovremmo dire rigetto e rinnegamento, che con chi vellica ogni più bassa passione e si fa mezzano di ogni più turpe colpa per obbedire al più vile dei padroni, il denaro, sarebbe dantesca coitosi» Tessere villani. Ammiratori e amatori sul serio di Dante iurono quei fiorentini che. al cenno di Girolaimo Savonarola fecero sulla piazza rogo delle vanità onde la città era appestata. E quale tempra di cittadini essi fossero, lo provò poco appresso l'eroica, difesa di Firenze dalle masnade del Pontefice e dell'Imperatore alleati, con i .Medici a strozzarne la libertà. Ora il fiore dfHa gioventù d'Italia non può awre fatto olocausto di vis nel Carso e "filila Piave perchè altri giovani asservano il proprio spirito alla turpitudine e alla volgarità. Dai mali e dalle colpe che il Poeta flagellò l'Italia, purtroppo, non si è anco redenta. La cupidigia in che egli vide la radice di ogni « ingiuria j e, di ogni sventura, ha riafferrato con violenza la povera nostra anima. Il denaro è stato rimesso sul trono, e come per denaro ogni azione si compie, dal denaro ogni bene si attende. A che leggere della « lupa n. e declamale del « veltro « che la eacci' « per ogni villa », se dagli assalti di lei non ci pioviamo, e in ogni modo ^sforziamo, di liberare noi stessi? Libertà politica nel pensiero di Danie non si può dare se prima non si acquisti la libertà, e cioè il dominio, del proprio spirito. Là sobrietà e la pudicizie degli « altis fiorentini fece della piccola loro terra una città grande e libera: i sùbiti guadagni. le donne « lontigiate » e i lestofanti politici, le Ciànghelle e i La pi Saltarelli, la trascinarono a perdizione. Con l'avidità, con il lusso e con l'invidia si scatenarono tutte le passioni, e da esse gli odj e le ferocie delle (azioni. Nella Firenze e nell'Italia di Dante coline nell'Italia di oggi. Dalle lotte di parte anche. Dante travolto, ma non sommerso tinti, perchè, pur ìiel'iuturinre delle tempeste pili violente, di sopra alla parte ^gli pose sempre la città, e dalla città si alzò alla nazione, da. questa al mondo. Gerarchia di valori che non si può sovvertire uè dal basso nò dall'alto, nè per la città, nè per la nozione, non per la parte e non per la classe, senza che l'umana società non ne sia sconvolta. La tragedia che abbiamo attraversato, le esperienze che viviamo, in Italia-e in Kuropa, ne sono prova terrtoile. E se gli uomini non lo avvertono, è segno che la cupidigia llpdcopmdsslgfcisI grrdlpnsmzpndDssdcpmdlecrsqqngstdnsasvlzslIcome direbbe il Poeta — cioè l'egoismo tifile passioni, li affonda nella più cupa iCTCl'ti't, Dan le. d'nceoiclo con tutto il pensiero cristiano, pose il ■ fondamenta dello Siato nella giustizia. Che se le forme di giustizia ch'egli proseguì non rispondono sempre, o non rispondono piti, alla vita e ai bisogni nostri; se iniquità agli gechi noKtii palesi egli non avvertì: se le sue rendette a volte confuse con la giustizia, vuol dire che aueh'egli iti nomo, e uomo ilei tempo suo. Ma pura ed immortale fu ia passione che lo accese jier il triónfo della giustiziai e potestà passione da semplice ''notino politico e ila filosofo lo sollevi) a profeta e poeta del mondo. E' a co testa altezza che per il bene d'Italia e del mondo bisogna mirare. Vero è peto anche che a tali vertici l'uomo non sarebbe inai arrivato, se non lo avesse sorretto la forza deliri sua religiosità. L'universalità della religione lo liberò du ogni angustia di particolarismo, essa lo avvalorò a scoprire nell'ordine della creazione l'ordine che deve fjoveinare la umana società. Lo spirito moderilo non può ristringer la verità divina dentro alle forme di una linieri Chiesa, come fece Dante: ma quali Tossano csscic le esperienze religiose del- 'avvenire, senza una concezione reigiosa della vita e del inondo, i popoli non possono camminare per le vie del bene e della grandezza. Sulle tracce e con l'inspirazione di Dante bisogna opporsi ad ogni tentativo, du qualunque parie venga, di far della religione stromento di potere;; una dietro il pensiero di lui bisogna anche confessare che fu svendila per l'Italia che le circostanze storiche non abbiano permesso al partilo iberale di sentire l'efficacia della religione sulla vita, e perciò sulla politica; fu sventura per l'Italia e per il mondo che i parliti proletari, da un complesso di nflussi politici sociali e culturali, siano stati trascinati a costituirsi in partiti an ireligiosi. Se questi alti insegnamenti non vogliamo apprendere ria Dante, se delle verità che furono luce e rianima al suo spirito non vogliamo illuminare e riscaldare l'intelletto e il cuore nostro, se sull'esempio di lui non osiamo riconoscerò e p lochi inai e alto i nostri errori e le colpe nostre per raddrizzarci risolutamente verso la via della verità, allora, ogni commemorazione è oltraggio per quella coscienza e per quel carattere, - accademia vuota per noi. Ed è meglio non commemorar nulla. Quando alla, parola non corrisponde l'opeia, il silenzio è dignità.. La grandezza e l'originalità unica di Danie stette in ciò, che la sua vita fu uno sforzo indefesso di raggiungere un pensiero e una forma sempre più alti, insodis.fatto oggi di quello che aveva isti crealo, e anelante di salire ad altra vetta più eccelsa e mai tocca: tu un conato magnanimo di attuare in sè e, per mezzo dell'opera propria, far attuale dagli altri, la perfezione che gli fulgeva dinanzi. In errori cadde e da illusioni si lasciò vincere pur lui. E fu grande illusione che il rinnovamento d'Italia e del mondo potesse venire da una forza esterna, fosse pur quella potentissima d'un Imperatole, quasi per miracolo mutante la condizione degli uomini e delle cose. Ma le energie indomite del carattere non gli consentirono di addormentarsi nejla passività di quell'attesa. E quando vide (die uno di quegli Imperatori era inutilmente venuto perchè l'Italia non era anco disposta a riceverlo, rivolse ogni sua. attività a disporla. E così quel rinnovamento che sarebbe dovuto avvenire per un!estranea virtù, nella realtà effettiva della storia lavorò a prepararlo proprio lui con la forza dell'opera propria. Così noi. Quali possano essere le forme nuove di vita che la storia prepara, è ignoto al nostro occhio mortale. Una cosa sola è certa: che palingenesi sociale è politica non avviene, se il rinnovamento ciascuno non cominci e prepari in sè, e lavori per attuarlo in altrui. Restaurazione faticosa, ma che pure ogni giorno si può compire, e della quale ogni giorno si possono cogliere i frutti. Qualunque sia la fede politica sociale religiosa che ci inspira, lavoriamo con purezza e con ardore ad assolvere ciascuno il compito che ci siamo o che ci è stato assegnato. E la lettura e la meditazione di Dante sia ad ognuno inspirazione e conforto alla fatica che deve durare. Questo è il modo degno di commemorare Dante; non poeta soltanto, ma soldato sacerdote profeta dell'Italia e del mondo. U. COSMO. RrMddlgcnsfipmSIitsgzpcppmmèhs(ianRzdncEm marra sulla porta' del Mausoleo:. Parla, l archiletln Annoili. Dopo di lui prende la parola il sindaco di Roma, Giannotto Varani, e consegna ai sindaco le porte di. bronzo del se nolc.ro che noma ha donalo e che ha fatto fondere nel bronzo di un cannone austriaco Risponde il sindaco di Ravenna, poi le autorità, salgono la breve scala che conduce al Museo dantesco e alle tre stanze del convento di S. Francesco, guidato dal comm. Biagi delln Sorielà dantesca il aliami, cui si devo l'iniziativa dell'offerta della, campana d'argento dei comuni. Fra i cimeli che il pìccolo museo accoglie è la rozza cassa di abete nella quale il Irnie francescano trafugò la salina del Poeta quairulo, assunto, al pontificato Leone dei Medici Firenze reclamò con pili viva voce le spoglie dell'Alighieri e inviò messi a Ravenna per averla tri consegna, Scoperchiata la tomba si trovò che era vuota. Il fraticello dk Sari Francesco aveva aperto imi passaggio del muro di divisione fra fa tonilia ed il convento ed aveva sottratto la salma seppellendola in un nascoste ripostiglio. Davanti al museo dantesco si pronunziano brevi discorsi, la cui fine è scginatrr dal primo squillu della campana, d'argento. La cerimonia è finita. A mezzogiorno, li Municipio offri un riceviménto. Alle 16 si è formato il corteo repubblicano per lo scoprimento della targa di, brojazo murata in piazza Vittorio Emanuele per commemorare Giuseppe Mazzini. La cerimonia si è svoli a con grande solennità. Il popolo vi ha assistilo, poti reverenza. Hanno parlato il sindaco di Ravenna e l'on. Ubaldo Carilo il(lini, trascinando con imi vibrato discorso la immensa folla all'entusiasmo, Alle 22 si 6 avuto in Municipio un magnifico ricevimento nello storico palazzo della contessa Eugenia Ruspoui Murali. Al teatro si ebbe una esecuzione perfetta della «Cenerentola», diretta dal maestro .Serafin. »

Persone citate: Biagi, Dante Alighieri, Giannotto Varani, Giuseppe Mazzini, Manzoni, Medici Firenze, Sari Francesco, Serafin, Ubaldo Carilo