Venere di Edinburgo

Venere di Edinburgo Venere di Edinburgo (Genesi di un verbo) LONDRA, settembre. ' S'ammazza il tempo della stagione mo-r— non molto morta, croest'anno, con tante Irlande nella pentola, ma certo più fiva per le campagne e le spiaggie che in fjuesto fabbricone londinese d'eventi, — si ammazza il tempo suscitando dal sonno la .solita serqua di temi perenni intorno ai diali si può discutere a ripetizione ogni estate del buon Dio. Si ride ancora o non si ride più, in Inghilterra? La gioventù in,giece d'oggi è meglio o peggio di quella di ieri o di ier l'altro? La lingua inglese è realmente pittoresca ed elastica? Eh si, per Telat ticità non c'e. dubbio. B' zeppa di termini improvvisati, di termini d'origini misteriose, dinanzi ai quali l'etimologia si 'gratta in lesta, la più parte dei vocabolari si chiude in un silenzio esasperante, e gli studenti stranieri fanno alt. Adesso ò tornato a galla un verbo stranissimo, la cui radice non si scopre che negli annali giudiziari dello scorso-secolo. To burke: strozzare, sopprimere strozzando. Alcuni dizionari lo registrano ufficialmente; l'uso lo 'consacra. « L'ultimo discorso del ministro X ò stato burked nel tal giornale », per .esempio. E dove mai la pescarono, questa movimentata voce? 'Ha una genesi straordinariamente •drammatica. Tanto elio, per sviscerarlo, uno scrittore ha dovuto diffondersi in un volume, uscito ora, di cinquecento pagine; "in cui è rifatta la cronistoria d'una serie 'd'i crimini inauditi che furono perpetrati non pochi decenni addietro in Edinburgo, e poi dipanati nelle numerose udienze di lun processo autenticamente sensazionale. Ai piedi della bellissima Edinburgo cinquecentesca e moderna, che ha movenze di luminosa metropoli, giace l'Edinburgo più vecchia, una stesa, congesta e ineguale che, sommata all'altra, dà per risultante la pi fi ■leggiadra, varia e curiosa città grande dell'Europa del Nord. Infiniti meandri di vincoli stretti e tortuosi rugano il volto della città vecchia, labirinti di pietrame cinereo illuminati da radi fanali, ricettacoli d'ombre perpetue, di brulicame umano e di putredine. A un tratto, da questa scena oscu» ra, presero a scomparire delie persone. Un uomo, una donna, un ragazzo, ogni tanto, piombava improvvisamente nel buio senza lasciar traccia. Fu presto chiaro che gli acomparsi erau vittime di delitti. Ma delitti di che sorta? Si trattava generalmente di persone da nulla e buone a nulla, di anonimi che non solo erano poveri, ma tra i più ^poveri. Si dovette escludere che fossero'- vittime di qualche follo, indecifrabile pervertimento sessuale: le circostanze manifestavano assurda un'ipotesi simile. Trafugate per derubarle, neanche : non possedevano, per lo più, che quattro cenci. Ucciso e distrutte per motivi passionali, meno che mai: nessuna passione s'era mai 'agitala intorno a quelle miserrime vite di rifiuti umani. E allora? Per qual ragione un'indefinibile furia fredda di delinquenza afferrava nelle tenebre questi noveri diavoli, togliendoli agli ocelli del mondo? E per trafugarli dove? Presto un malessere acutissimo si diffil"se nella città vecchia formicolante al basso. Invece, su in alto, la città nuova, piena di ricchi e d'interessi contrastanti, poteva appassionarsi alla sinistra vicenda solo da spettatrice e da governatrice, perchè rimaneva stranamente immune da, quei misteriosi colpi di falce. Erano delitti di carattere nuovo, inafferrabile. Sembravano appartenere a una specie di quarta dimensione/della, delinquenza', Sino a. quel tempo s'era pensato che un uomo potesse stroncar l'esistenza a un suo Simile soltanto per vendetta, per rapina, o per sfogo di' passioni bruto. In questi casi d'Edinburgo, le tre causali classiche rimanevano- inoperose. Entrava in aziono una quarta causale, che non era e non poteva essere la pazzia, e che nessuno riusciva ad assodare. : Una ma'ttina, sulla tavola dell'anfiteatro 'anatomico del professar Knox, all'Università, gl'inservienti stesero il cadavere di una fanciulla diciottenne, indicata col nome di Mary Patterson. Era un nudo meraviglioso, un corno d'una bellezza perfetta. Sapete sotto qual punto di vista professori 5 studenti di medicina siano necessaria■ mente avvezzi a considerare i •< soggetti » da sezionare: sotto il puro e semplice punto di vista, anatomico. Questa volta, come dinanzi alla rivelazione d'un miracolo, la sensazione esletica vinse in loro l'abito scientifico e professionale. 11 bisturi rimase a. mezz'aria, e anche la lezione. La moltitudine accademica subì di colpo l'elenio fascino della bellezza, conio in cospetto di un indubitabile capolavoro d'arte. Lo forme squisite, impeccabili della povera creatura slesa sul marmo avevan qualcosa che perturbava e commoveva insieme: « Era un modello degno di Fidia e della più pura arte greca », lasciò scritto un astante. Accorsero a vedere i migliori artisti della città; e tale un impeto d'ispirazione colse uno studente infarinato di disegno, che di quel nudo prodigioso egli fece uno schizzo che doveva sopravvivergli come una vera opera d'arte: un disegno il quale, secondo un buon giudice, «fa pensare, nella grazia della -posa, alla Venere dormiente di Yclasquez ». Ma chi era realmente la Venere esanime di Edinburgo? Di dove veniva? In che modo era moria? Com'era giunta all'anfiteatro anatomico? Si fecero ricerche, e si scoperse* che la poveretta era stata assassinata per soffocazione. Un rapido dramma grondante di squallore pieno d'orrore. La fanciulla dal corpo fidiaco ora una ragazza del popolo. Una sera aveva incontrato per caso, in istrada, un omaccio che l'aveva adescala in una stamberga puzzolente dove abitavano una vecchia megera e suo maiito. L'aveva libriti (sia di whisky, p quando, incapace ormai di parlare, l'infelico si era abbattuta sul fetido pagliericcio della : uza, egli l'aveva soffocata premendole le mani sul volto, senza usarle alcuna violenza d'altro genere. Ip due sole ore la tragedia ora cominciata e finita. La mattina di poi, un omaccio portava all'anfiteatro anatomico del professore Knox un cadavere di fanciulla diciottenne, dandole il nome di Patterson. Riscuoteva le dieci sterline di tariffa, e se ne andava tran- sronptscsbgolsnc i e a E o o r i e e e o i . i » e a o e o i e n a a e i o a o a e n , Perchè la Facoltà di Medicina all'Università doveva pure aver dei corpi da sezionare. Il buon pubblico scozzese, anche per ostentali scrupoli puritani, non voleva fornirne apertamente. Risognava procurarseli pel dritto o pel traverso. Arrivavano pel traverso. Si era stabilito, in un andito solitario della Facoltà, una specie di mercato dei cadaveri. La domanda era considerevole, giacché l'Università di Edinburgo rigurgitava di studenti e di insegnanti di medicina; e il prezzo fisso per ogni « soggetto » offerto era di dieci sterline. Chi lo portava non era tenuto a dare spiegazioni di sorta. Nessuno gli chiedeva niente; gli versavano le dieci sterline, ritiravano il cadavere, e chiudevano fuori il venditore. Senonchè, dopo l'episodio di Mary Patterson e le dicerie sul commercio delle spoglio umane per l'anatomia, la città vecchia incominciò ad associare qualche idea c a sbigottirsi più che mai. Evidentemente era in giro per le sue calli qualcuno che uccideva e trafugava al semplice scopo di procurarsi cadaveri da vendere per dieci sterline l'uno all'Università! La causale introvabile si rivelava così di colpo; il mistero si svelava. Ma, traverso lo spiraglio, irruppe nella folla un raddoppiato flutto di sgomento. Qualcuno aveva scoperto un nuovo, inaudito campo di .sfruttamento deila vita umana traverso l'omicidio. In tutta la.vecchia Edinburgo non rimaneva più uomo, donna, bimbo che serbasse qualche senso di sicurezza. Una volta i più poveri, i più innocui, i più insignificanti si sentivano almeno al sicuro dagli assassini. Ora, invoce, venivano a trovarsi peggio esposti che i ricchi. Anzi, i ricchi questa volta orano salvi, giacché il cadavere d'un povero valeva dieci sterline come quello d'un ricco, ed era più agevole a procurarsi. Né si poteva esser così poveri da non valere neanche le dicci sterline. Fosse pure in brandelli e senza un centesimo in tasca, ogni passante per le straducole della città vecchia recava sempre addosso un piccolo tesoro che nessun artificio gli permetteva d'occultare: le dieci sterline fatali. Per giunta, la sua miseria e la sua anonimia divenivano eccitanti a rapinarlo, cioè a sopprimerlo. Assumevano un valore impensato le stesse deformità dei rifiuti umani rattrappiti negli angiporti. Chi poteva più dirsi pezzente e storto al pùnto che non va ddppfimlinntscPmprvssmttnpfdsnnvcncsVffncvlrdPcgvderglesse la pena d'accopparlo? E il panico an- dò crescendo allorché s'ebbe sentore del | lmodo in cui le vittime designate eran fatto j morire. Un bavaglio spalmato di pece era buttato all'improvviso sul loro volto, e in un baleno delle braccia nerborute compivano l'opera. Una spaventosa morte di soffocazione; che non lasciava segni, ma che faceva pensare qunsi con sollievo ai modi d'uccidere dei criminali ordinari, — la pistola, il coltello, il veleno, — meno raccapriccianti, perché più conosciuti. I brividi che' corsero la città e tutto il pacso segnarono la salvezza. Pel' momento, l'assassino di Mary Patterson non si potè identificare, e sembrò cavarsela. Ma una sera, poco di poi, bussò all'andito della Facoltà di Medicina un tale che aveva da vendere il cadavere d'un accattone mezzo cretino, detto « Daft l'amie, Giacomino l'idiota ». Una squadra di policemen lo acciuffò. Era un omaccio basso, tozzo, quadrato, la testa, quasi incuneata, nelle spalle, lunghe braccia da gorilla, gambe corte e grosso, occhi sinistri. Si chiamava Burke. Aveva seco un facchino a nome Hare, una specie d'animale da soma. II processo suscito, pel lungo e pel largo del Regno Unito, una curiosità indicibile. Lo seguirono col medesimo interesse gente del popolo e gente di coltura, uomini di legge già rotti a mille aspetti della criminalità e uomini di lettere noti per il l'oro odio della volgarità. Tutti andarono travolti nel vortice dei macabri casi d'Edinburgo, e tutti furono lieti quando il Burke, provato reo di una filza di crimini a sangue freddo con puro scopo mercantile, fu condannato a morte, ordinando la Corte che il suo cadavere venisse alla sua volta sezionato nell'anfiteatro del professor Knox. Ma Burke non battè palpebra. La sera prima dell'esecuzione fu di cattivo umore soltanto perchè (così disse) non gli avevano ancora, versato l'intiera somma di rito per la consegna del suo ultimo cadavere. Voleva usare la differenza per comprarsi un nuovo paio di calzoni. Gli sembrava che non fosse .deconte salire al patibolo con i vecchi pantaloni frusti che indossava I laudatori del tempo che fu sopportino più quietamente gli abbastanza fitti e nefandi casi criminali dei nostri giorni: vissero anche negli altri dei bei tipi, come questo Burke, e ne fecero delle grosse assai. Si calmino, inoltre, quando attribuiscono alla nevrosi moderna la curiosità che circonda i grandi processi : la calmissima Scozia e la placida Inghilterra di molti decenni fa si polarizzarono per intiere settimane intorno alle ombre e alle luci del processo Burke, a Edinburgo. Poi, sul piazzale deiia forca, si assiepò una folla innumerevole; e terribili urla d'esecrazione accolsero la belva umana quando apparve sul palco, la congedarono quando penzolò dal capestro. E fu in questa maniera che il vocabolario inglese si arricchì d'un verbo nuovo, l'inferno d'un r.uovo inquilino. MIRROR.

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