La crisi del lavoro e le tendenze socialiste

La crisi del lavoro e le tendenze socialiste La crisi del lavoro e le tendenze socialiste d disoccupazione La ctt&ì del lavoro — disoccupazione operaia e impiegatizia, riduzione .di salari ■o di stipendi, licenziamenti c disdette di concordati — è l'espressione più dolorosa e prcocupantc della generale crisi economica. Colpisce coloro — e sono i più — i quali non posseggono altro capitale che ile braccia, non haii da vendere altra morite che il loro lavoro manuale o intellettuale, e che, cessando il salario o lo stipendio, perdono il pano, precipitano con la famiglia in una indigenza, cui il sussidio alatale o municipale porta più avvilimento morale che soccorso economico. Non cosi spietata riesce invece' la crisi per il capitalista, per l'imprenditore, il cfitalo, anche quando sia costretto a cessare l'esercizio della fabbrica o del negozio, anche quando porti i suoi libri... in Tribunale, salva quasi sempre non solo il liane, ma anclie il companatico, che nella maggior parte dei casi il danno della crisi si risolve per lui in un lucro-cessante, o in un minor lucro, inni in una miseria emergente. Ora, i datori di lavoro, gli imprenditori d'industria, i capitalisti, non sono purtroppo maggioranza, almeno nel mostro Paese; la maggioranza è di salariati, di piccoli stipendiati, di nullatenenti, sui quali la disoccupazione si abbatte pauroso flagello. Gli è che, a differenza dell'alto profitto, l'alto salario non si capitalizza; (! il rimproverare al disoccupato di oggi di non avoco economizzato sul maggior guadagno di ieri, di avere mangiato Vin po' meglio e bevuto più del necessario, •cii essersela insomma un po' spassata, non solo non serve a militi, ma è tutt'altro clic equo nei confronti di tanfaltra gente più dissipatrice che produttiva nello eccezionale atmosfera di guerra. Nò va dimenticato, dopo tutto, che l'operaio e il contadino italiano, allo scoppio della guerra, orano da poco pervenuti a qualche benessere-: i tempi dei salari di fame, dovendo lavorare lino a i~ e li- ore al giorno, erano ancora recenti, idi oggi la vasta disoccupazione è veramente crtei di miseria ili masse, di popolo, tanto dolorosa per ogni cuore umano, quanto preoccupante tapsptf(tmnsmrpqaa«ddptampzdldgnddmgsppsdpdttMj lecdcittar ogni mente di politico. Se. prima della j sguerra i pochi soldi bastevoli a sfamarsi cerano presto racimolati^ oggi, col pane al S lire, il disoccupato non può cavarsela coi centesimi; o dalle moltitudini senza lavoro, senza sicurézza, di pane, tutto può uscire di peggio per l'ordine sociale, per la pace interna; possono intanto — come già è avvertibile da noi — derivare con-j flilti ira capitale e lavoro niente affatto | giovevoli al più rapido e nien penoso de-1 :ors'i della crisi economica; agitazioni e scioperi, clic non correggono, ma aggravano le difficoltà della situazione. Lo scio- pero elei lanieri cium.già da parecchi gior-Ini, o nel campo dei metallurgici si odono voci cii all'arine come per una battaglia imminente di «diiosa proletaria». Cerio, il problema non consente indugi per una soluzione quaiito più è possibileijorganica, noi: ,i, base soltanto di sussidi o ili lavori pubblct improduttivi, ma .secondo un vero e proprio piano di risanamento e io ricusiru/.ione economica nazionale. Sonratiitto, la situazione, è. già a tal punto da imporre ai i-lasse industriale —- non meno che agli organizzatori del movimento operaio — rcspotisahililn delicate: bisogna che da una parie e citili'ulti a si agisca cautamente coi i buon spirito di solidarietà sociale. Hall.!, erisi non si esce con le esasperazioni. dellu ! ma di classe. Di ciò, in fondo, devo-, no essere persuasi gli stessi organizzatori socialisti, se nell'ordine del giorno votalo eli dirigenti, alla l'altra sera a Milano dui Consiglio della Confederazione del Lavoro e dalla Direziono elei partilo — a parte talune affermazioni generici — leggonsi anche considerazioni le quali Bono, tutt'altro che in contrasto con le necessità nazionali, rispondono sostanziai- j piente- alla reali;-, della situazione e al i di apriorismo politico beninteso interesse economico e politico del Paese. Cosi, r in primo plinto. Confederazione del Lavoro e Direziono del Partito «-mettono in guardia la classe operaia contro quei provvedimenti di carattere empirico ilio, diostrunilo di assecondare il proletariato nelle sue tendenze egoistiche di categoria, sono solo volli a scopo di difesa di eia «è-, soprattitlo contro quelli intesi a. proteggere siutemaiicarachte i prodotti cosi ri.-.f'i mitrinoli:: luti provvediment-i sotto il pretesto degli interessi proletari, sono sùbdolamente intesi a tutelare o difendere si: trmi prò,lottivi antieconomici e parassi» tari, e .-i risolvono, generalmente, nei bone imhmduttivrl Renici- luin.oiiutLiv.. lienissi Piatta. iig»i piti che ,T vniifnWio 11 • aili^'nr-u i»o i protezionismi ino. Porche questa è veramente /orma buona su cui bisugna, og in ii. combattere in Italia, non • •■li.mio delle masse lavoratrici, per la ricluzii ne del costo della viin e l'avvenire eie! lavoro ina. con questo, anche dell'eco» nomili e politica nazionali, por il risanamento dello industrie; por il sicuro proficuo sviluppo della protiùisiorie, l'or hi salvezza dell'Erario, per la purificazione della vita pubblica italiana, cnntio tutti i parassitismi, conilo tante torbide infiltrazioni di alfui'isino ie-1 corpo statale. Queste sono verità elementari che qui, noi nostro giornale, mai ci stancammo di ripotere, e che o bene si diffondano oggi tra lo. nia.sse operaie dal perennai socialista anche se 1 1 • ij socialismo iioslrano, nella condotta pia- tica del movimento sindacale, non sempre abbia aiutato a battere in breccia le più pesanti e onerose costruzioni protezionistiche, ma talvolta abbia, invece, (sia pure per necessita, immediate di tattica pnli- .tica), tolte esso stesso le castagne dal fuoco per certi gruppi d'industrie più prò- (otte din moriiiHivP Non è forse di ieri il -tene che pioduttive. iNon e torse, di ieri il minaccioso fervore dei deputati socialisti nella Commissione di finanza e tesoro a sostegno del progetto Belotti per altri 21)0 milioni alle costruzioni navali? Nell'interesse, ò vero, dei lavoratori dei cantieri, per fronteggiare la disoccupazione; ma questo è proprio l'argomento di quelli e di altri industriali, i quali non si stancano appunto di bussare alle casse dello Stato, « sotto il pretesto — come dice ora l'ordine del giorno socialista votato a Milano — degli interessi proletari», ma in realtà per « tutelare e difendere sistemi produttivi antieconomici e parassitari ». Rene scelta, cosi — e speriamo per non abbandonarla... nelle Commissioni parlamentari! — la piattaforma del complesso problema della crisi italiana, Confederazione del Lavoro e Partito socialista chiedano la immediata convocazione del Parlamento per sottoporgli, oltre che soluzioni di carattere contingente, « un progetto organico di profondi e sostanziali mutamenti nell'indirizzo politico dell'amministrazione dello Stato ». Di questo progetto si potrà discutere quand'esso sia esposto meno sommariamente che nell'attuale ordine del giorno; ma intanto si può affermare che se i socialisti porteranno alla Camera un piano davvero organico, pratico, realistico, per superare la crisi risanando e ricostruendo l'economia del Paese, essi renderanno un segnalato servigio non solo ul proletariato, ma all'intera Nazione. Naturalmente, nessun piano di provvidenze anche ottime potrà risolvere la situazione, se questa dovesse aggravarsi attraverso agitazioni di piazza e scioperi. Mentre il partito socialista medita progetti j legislativi da discutersi in Parlamento, gli estremisti del comunismo mostrano una certa impazienza di soffiare net fuoco della disoccupazione ni loro fini catastrofici. Ma contro ogni insania rivoluzionaria, anche il più severo controllo delle masse da parte dei socialisti, che non vogliono cata j strofi, potrebbe riuscire insufficiente se tu ceti industriali dovesse difettare quel senso l di responsabilità sociale, d'intelligenza e- conomica g politica, che è oggi più che mai da adopra-rsi nei rapporti con le maestranze. Già da troppe parti si nota una certa fretta a denunciare concordati di lavoro, inducen'do negli operai la cattiva j impressione che.si voglia approfittare della | crisi per rivedere non soltanto i salari ma 1 anche,le più gelose Conquiste morali delie Classi lavoratrici, inoltre, è assolutamente necessario che gl'industriali non limitino le loro preoccupazioni alla falcidia dei saIlarii ma pongano ogni migliore energia a rivedere tinche gli altri clementi del cò sto cii produzione, e si sforzino a riatti vare i mercati dei loro prociotti vincendo uria buona volta sul serio le resistenze di jquegli intermediari, che si frappongono tuttora ingordi tra la fabbrica e il consumatore per mantenere ulti i prezzi. abbienti della economia paesana, ai sin };oli jntraprendltòri e dirigenti di aziende, . alle organizzazioni industriali e commer, ciai; .No„ iotta aggressiva contro il salario pei. sa|vare j] massimo profitto, non assalto aipErario per la protezione degli alti prezzi, non serrate e licenziamenti piuttosto Su questo e su altri punti riguardanti la ripresa industriale c'è materia per un altro articolo (non fosse che per mettere jn |,](,e talune perturbanti contraddizioni di fatto); quel che intanto non può sfuggire ad alcuno si è l'ammonimento che Ialiti critica situazione attuale sale al ceti - j nienU}. in comune gli sforzi riparatori, i che riordinare l'azienda produttiva, non speculazioni politiche sulla disoccupazione; ma con jii,,minata coscienza dell'interesse proprio e del Paese, intima cooperazlone o col lavoro per superare la crisi solidariaìnentc: in comune gli equa parte i sacrifici. GINO PESTELLI.

Persone citate: Belotti

Luoghi citati: Italia, Milano