Il paese dell'arte musiva

Il paese dell'arte musiva Il paese dell'arte musiva SEQUALS, settembre. Un ineiitutevolc anfiteatro1 elio degrarla a mezzodì dalle, oscure vette del Raut, del Teglar. del Rossa, gin giù fino a Manlago, a Tanna, a Cavasso Nuovo, cho accavalla piocolo groppe votili vellutato o boschive (le ultimo propaggini dulie -Prealpi) sino a Lestans, sino a Pinzano sul 'ragliamento. E nel centro Sequals sotto il colle di Solimborgo (il monte del sole) guardato da un fosco rudero di castello più di otto volte centenario, prima soggetto al patrinrcld di Aquile]a, poi ai signori d: Spilimberg». Saquals e mi pafese iungo lungo, collo case allineate per due: non vive dell'agricoltura e a.gonizza di. un'arte sonza ausilio ufficialo. In piazza duo negozi, la chiesa in cima a un poggio, un orologio clic batte l'ora su un bossolo di granata, un dialetto per tutti o la lingua italiana j«:r pochi, che il sequolano, spirito avventuroso, va a cercare di preferenza la fortuna nli'ostcro, per tornare col gruzzolo e con ceno ibrido vocabolario eh'è una sciagura ascoltarlo. Poi un solo comunista: Pieri, il portrbonixeiir del paese, un ridanciano che giura di aver fatto la gobba lavorando e si lagna di dover ancora... sgobbare, uno strano tipo che imbianca la casa di fuori, ma la conserva nera, affumicata di dentro, come soglio di lutto sociale.- Egli è la figura più espressiva della bonarietà paesana. Si può pensare Sequais senza il Cret di Pascolati ma non senza Pieri., e non Pieri senza un grande calure... oratorio in sulla mezzanotte. E ancho lui conosco Danimarca, Belgio, liiBsemburgo, Germania. Francia, come dimostra la Babele del suo linguaggio. Grida « abbasso ia guerra » e si leva il berretto ad ogni pubblica ancohètta, tastandosi in tasca i quaranta marenghi che ha potuto salvare. Qui la guerra ha portato davvero lo sconquasso, ma nulla di spettacoloso esteriormente: un angolo dell'edifìcio scolastico crivellato da una mitragliatrice, qualche porla sforacchiata, qualche muro scrostato da poche fucilate, nicnValtro. Anzi tutto 6 ridente: il Municipio, le scuole, la villa cosi detta del diavolo -- chissà perchè — s'illuminano sulle facciate dell'oro dei loro mosaici incontaminati, un moilaglioiie musivo coìla testa di Cristoforo Colombo — segno di gratitudine? ex volo? — continua a far impeto sul timpano d'altra villa, un secondo raffigurante Minerva romana adorna la casa in cui visse un .pontefice del mosaico: Giacomo Facchina, ricordato elegantemente da una lapide. Avverto che questo è il tranquillo paese dell'arte musiva. Fin nelle case più umili i pavimenti sorlo lavorati come non si suol vedere nelle» città più fiorenti: l'opus sedile dai differenti colori a pezzetti i<egolari, l'opus tesse.latu.rn. dalia leggiadra varietà di linee geometriche, o finauco l'opus vermiculatum in marmo e smalto e Valc.randrtmim a duo colori su» divengo fondo, compongono nobili disegni, allegoriche figure, emblemi che accennano all'antica simbolografla. L'Ignaro si domanda come tanta dovizia d'arte possa rnc cogliersi quassù, associala a sì umili consuetudini di vitti, e non paro che ne siano troppo informati gii stessi illustratori delie bel lezzo italiche. Eppure, a voler dire soltanto deUa tpavfmantazionc di marmo, in genere ItóhosBrófìam.', essa qui s'iniziava già nel) 1400, e di qui dal XVI secolo in poi .veniva diffusa in ogni parte d'Italia e del mondo. Ecco dunque chiarito il fenomeno e spiegate le origini delia tendenza migratoria dei soquala,ni. I quali, datisi, oltre a ciò, ni mosaico monumentale, servirono quest'arte con grande fervore e la profusero nelle chiese e nei pubblici edifici delle Nazioni vicino e lontane come una riaffermazione dell'antico e del inodorilo genio italiano. E lavorarono cosi in Russia, paese dove un giorno la magnificenza delle forme artistiche si confondeva per tanta parte col contenuto religioso; in Inghilterra, dove i cattivi risultati dati dagli artisti di colà avevano indotto alla chiusura dello studio di mosaico al Sruuth-Kensington Muscuni; in Francia, in Ungheria, persino in Terrasanla e nel Nond Africa.. A Londra furono appunto i mosaicisti sequo.lanl che decollarono ia superba cupola della cattedrale di San Paolo; a Parigi furono pur essi che eseguirono le -meraviglie decorative dell'Opera, e conviene* ricordaire che si attribuì tanta importanza a sì imponente lavoro, che una iscriztona a cara.Meri giteci idtelli'VIlI 6ecold ridili ama H'avvandmento cosi: «Il mosaico decorativo è stato applicato per la prima volta in Francia petf l'ornamento di questa vòlta e la. volgarizzazione di quest'arte. Le figure, dipinte da Do Gurzon, sono state eseguiti' da SalviaU (una Compagnia veneziana) gli ornaménti da 'Facchina (che si era messo «ila direzione dei mosaicisti compae sani), l'architettura è di Carlo Garnier ». L'Italia ha portato dunque per due volte alla sorella latina gli insegnamenti sull'arte musiva: la prima mediante il .Bettolìi della fabbrica pontifìcia (fine del '700) la seconda mercè i più valenti sequalani. Buona, proba, quasi timida gente questa.; i più lavoravano peroisamente all'estero quando scoppiò la conflagrazione europea e, nel rimpatriare in fretta dovettero abbandonare la maggior parte dei loro risparmi. Ed ora, ora 6 tristo la loro giornata. Essi non sentono di mutare attività, ri Interrompere la tradizione della loro arte gentile. Questa ha impresso nei loro spiriti un carattere di nobiltà, di dignità anche, che li nega a diverso applicazioni. In poco più di uno sgabuzzino — fra cumuli di smalti d'ogni colon; e d'ogni sfumatura — un giovane lavora, da qualche mese, intorno ad immense ruote sgargianti di pavoni destinati ad aggiungere incanto decorativo al salone delle leste del palazzo del governatore iu Algeri. L'oi>era — clic compie a zona — è faiiuustuagorica. La sommaria povertà delie tinte del cartone oilcrtogli è commento della ben chiara perizia dell'artista iieil'iiuuire la esatta notazione coloristica del particolare. Sembra alte a Ravenna l'arto musiva si tra mandasse di padre in tigiiu; in Sequals è cosa certa. Angelo F'oscato appartiene a famiglia di artisti della sua specialità, I Pellarin. Foscato. i Cristofoli, sono precisamente famiglio artistiche note di fuori, poco o nulla in Italia. Un Angelo Cristofoli ha dato testé al borgo Pozzo in cui abita una nuova attestazione della sua bravura sostituendo ad una pala volgare di un antico tabernacolo circondato da pieziocii frammenti' di patere e di coriuci bizantine, che ornarono ui lontano tem po qualche palazzo veneziano, una sua paia musiva rappresentante La Madonna della Vii torta. E' il primo segno di gratitudine apparsa in Sequals verso i fratelli liberatori e In realtà è segno degnissimo e originalissimo se si consideri clic inai, sino ad ora, si era vista cosi schietta esaluizione di patriottismo e di religione insieme. L'artista, infatti, volle che la figura della Madonna, nelle composte linee di quella gloriosa del Grappa, campeggiasse su) tricolore nazionale; problema di tavolozza di non lieve portata ch'egli perù, valendosi d'un felice studio di accordi, riesci a risolvere in modo così felice da dimostrare tutta intera la sua non comune valentia. In oasso. seguendo modelli degli antichi maestri, sviluppò convenzioiinlmc-nte i corsi dei fiumi sui quali il valore delle armi nostre s'annunciò più fulgido: l'Isonzo e il Piave. L'opera e condotta con molta nobiltà, ma il suo massimo valore si può riassumere in ciò, che essa rivela la saggezza dell'artista nel riscattare il mosaico dalla/schiavitù dell'imitazione pittorica a cut tuttavia lo costringono coloro che non ne com prendono l'estetica funzione e si potrebbe diro la spirituale autonomia. Ne sembri strano che su questo punto capitale, mentre nelle grandi città si procede ancora con sciagurato criterio cinquecentesco, si prosarne di copiare collo smalto i capolavori ridila pittura, si ingombrano le mostre d'arte sacra con imitazioni del Cristo del Redi (immaginale l'inutilità dello sforzo?) la ragion d'essere dell'arte musiva sia col fatto e colla parola proclamata in questo angolo di Friuli. E' qiinstioiS di pura sensibilità artistica contro le gibigiano dell'mdusH'ialisnio. Semplicità, grazia di atteggiamenti, sintesi lineare, parsimonia prospettica, franchezza di colore, e lasciar la pittura sul suo binario, che il mosaico non potrà mai gareggiare colle infinito risorse del pennello: questo insegnano i sequalani. di questo vi parlano, olla buo nn. nel loro Esperanto, se mossi da un bic ohicr di vino toscano (il friularo si beve a Firenze) e non sanno di dottare una sacro santa dottrina con maggior sicurezza di un Gerspach. Ma non si spaventerebbero se si sapessero in contrasto nientemeno che con Tiziano Verellio. il quale faceva distruggere nella Basilica di San Marco tanto mosaico trecentesco e quattrocentesco per tutta gloria degli Zuó cali e d'altri suoi compari ed amici? Grandi errori dei grandi I U. B. dqspdmauNlulnnprrssTdNiddtNsTpsfsdllèirdddifpzcgvnprItzmaf