Chiarimenti pregiudiziali
Chiarimenti pregiudiziali Chiarimenti pregiudiziali L'avvicinarsi del congresso di Milano intensifica, nel campo socialista, le discussioni e le polemiche. Parliamo di discussioni e polemiche interne, lasciando da parte quelle, acerbissime, tra socialisti e comunisti, rinfocolate dalla pubblicazione dell'ingiurioso manifesto della III Internazionale contro i socialisti italiani, e in specie contro Serrati. Tuttavia, anche gli attacchi dei comunisti cri Torino e Mosca influiscono sui contrasti interni del partito socialista, inquantochè inducono gli organi ufficiali di questo a precisare e difenderne la condotta politica, secondo certe linee che non sono, certo, accettabili senz'altro per tutti i euoi membri, da Treves a Baratono. Non sappiamo se queste discussioni portino sempre un effettivo contributo alla chiarificazione delle idee e delle posizioni diverse esistenti entro il socialismo italiano. La questiono più viva, eopratutto quella della partecipazione al potere, non si può dire che abbia fatto Jdegli spiccati progressi- in tal senso : e chi legga, per esempio, le dichiarazioni fatte da Lazzari, teste, a Milano, ha la impressione che fra i maggiorenti stessi Idei partito l'impostazione del problema ilasci molto a desiderare. In complesso, ci sembra che le discussioni in proposito 'oscillino tra formulazioni di principi a' etratti, scarsamente motivati, e battute ,polemiche di carattere personale, come iquelle contro i massimalisti e gli intran'sigenti che salgono spesso e volentieri le ■scale dei ministeri. ! In sostanza, il socialismo italiano non ha ancora risolto — diremmo, anzi, che :non l'ha neanche posto nettamente — 'il quesito che a parer nostro, costituijsoe, per quel che riguarda la partecipazione o meno al potere, il punto di par'tenza. Trattasi, cioè, d'una questione preigiudiziale e di principio, o di un apprezjzamento conaretaimente politico e di opIpcrtuhità pratica? Ritengono, cioè, gli antipartecipazionisti, che la partecipajzione si debba escludere perchè incompaItibile con l'essenza medesima del sociali!smo (come sarebbe, per un cattolico, in'compatibile la partecipazione a un governo che avesse come suo progi anima la jdistruzione del cattolicismo) ; o semplicemente perchè dannosa, oggi, al socialismo italiano? E i partecipazionisti si propongono semplicemente di far cadere quella pregiudiziale di principio ; o vorrebbero, invece, propugnare l'effettiva anjdata dei socialisti cu potere, come oppor;tuna o necessaria nelle circostanze presenti ? Se dovessimo basarci unicamente su jeerto linguaggio degli uni e degli altri, 'dovremmo ritenere che si tratti proprio (di questione di principio e pregiudiziale; per quanto, considerando la situazione reale e la condotta effettiva del socialismo italiano, la cosa ci sembri assurda. Non sappiamo, infatti, comprendere come ci siano, in Italia, dei socialisti, i quali accettino che loro compagni partecipino ad una quantità di organi in cui si trovano a collaborare con non socialisti, possiamo anzi dire a tutti gli organi della vita pubblica, fino a quello supremo, il Parlamento — dove essi confezionano, al pari degli altri, leggi ed emendamenti — per poi escludere unicamente la partecipazione al governo, che è poi, in costanza, nient'altro che l'emanazione del Parlamento medesimo. Se il principio della lotta di classe, dell'intransigenza di classe, non è offeso in tutti quegli altri 'casi, non vediamo perchè sarebbe offeso in questo; se essi riconoscono — e giustamente — che lotta di classe si può faro nei comuni, in Parlamento, nel Consiglio del lavoro, nelle Commissioni paritetiche, non sappiamo Vedere perchè non si possa farla stando al governo. Se, però, ammettiamo che la questione Jlel partecipazionismo non è pregiudizi!'e e di principio, ma politica e pratica — !b tale, in verità, essa è non solo per i partecipazionisti, ma, almeno in foro 'conscientiae o nel subcosciente, per la grande maggioranza degli antipartecipakionisti — allora converrebbe impostarla, appunto, politicamente e praticamente. E si vedrebbe, allora, che essa non è più principale, ma secondaria; non punto di partenza, ma risultante. Per decidere, infatti, il quesito politico del partecipare b meno, al potere, i socialisti italiani do irebbero incominoiare dal domandarsi quali sono presentemente i loro obiettivi, qual è, oggi, il loro programma di azione. Una volta determinato questo, potrebbero con assai maggior fondatezza è precisione decidere se convenga o no, a loro, andare al governo; e, in caso affermativo, che cosa andrebbero a fare. Che è, pur essa, una questione non priva Idi qualche importanza. Ta»ta, invece, è la loro tendenza ad intrigarsi e perderei in pregiudiziali a •tratte, che perfino un Turati — a giudifcare dal manifesto dei concentrazionisti f»» sembra preferir d'insistere sulla necessità, per i socialisti, andando al potere, Idi non andarci a in dipendenza, diretta o indiretta, verso i partiti borghesi». Che è, ci si perdoni l'espressione, una ■bella vuotaggine. Giacché essa non può significare che i partecipazionisti vorrebbero andare al potere da soli — il che, oggi, non sarebbo possibile che con la Involuzione, la quale, per sè stessa, eliminerebbe ogni controversia di parteci. passioniamo o antipartecipazionismo —; e, d'altra parte, qualunque partito che 'collabori con altri, va da sè che vuole (collaborare secondo le sue direttive, con¬ servando la sua autonomia, non facendosi assorbire da essi. Tanto varrebbe proclamare.: non intendiamo farci mangiar da nessuno! Il che è tanto inutile dire quanto, per ogni partito, è necessario realizzare. Altro è il punto che dovrebbe richiamare l'attenzione dei partecipazionisti — e non la richiama. Ed è, se il quesito sull'andata o meno al poterò debba esser risolto dal socialismo italiano, oggi, unicamente dall'angolo visuale classista, o non anche da quello nazionale. Le questioni, infatti, sono due : è utile e necessario, per il socialismo italiano in quanto tale, andare al potere ? E' utile e necessario, per l'Italia, che vadano al potere, i socialisti italiani? Questi avrebbero gran torto se pensassero che la seconda questione non li riguardi. Nazione italiana e socialismo italiano, piaccia o no agli internazionalisti „puri, sono entità connesse, perchè le sorti del proletariato italiano, substrato necessario del socialismo, sono, appunto, conjfes.se con quelle dell'Italia. E* perciò la questione del par tecipazionismo dovrebbe èsser studiata dai socialisti italiani non solo in quanto problema classista, ma altresì in quanto problema nazionale. Fare il contrario, significherebbe non solo ignorare i reali interessi del proletariato, ma isolarsi dalla ' ., . r v . i ' iì, ,1,- „ • fi „„ vita nazionale; isolamento, di cut il so-.cialismo e il proletariato stesso — anche,recenti esperienze lo insegnano — non potrebbero evitare le conseguenze. LUIGI SALVATORELLI.
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