La via più lunga

La via più lunga DIALOGHI DEL MONDO La via più lunga Il Signor Legagneur Il Signor Puretin L onorevole Bonnatout yn segretario, domestici Clo-Clo Il Padre Eterno San Pietro meccanici, ecc. la .viena è a Parigi, at nostri giorni Attto I. Legagneur. — Presto, dunque: che c'è? Sono 16 undici e quarantacinque, ragazzo xttM. Sapete che non ho un minuto da pe.-deve... ' puretin. — Me ne basta mezzo, signor Legagneur. i\. — Siete ' discreto : vi ascolto. p. — Dica di si e non le chiedo altro. L. — Di si?... Non capisco. P. — Le ho esposto ieri sera... L. — Che cosa?... Ah! E' un'idea fissa la vosr-a. Eppure mi pareva di avervi detto... P. — Che avrebbe preso in considoraeiono.'.. L. — Avete frainteso, o mi sono espresso male. Mi acciuffate, sempre nei momenti in cui ho più da fare. .Non posso, accordarvi nulla, mio caro Puretin. Il bilancio iloti me lo permette. Risparmiatemi il dispiacere di opporvi nuovi rifiuti. Avete già uno stipendio rispettabile. Siete stato sempre fra i preferiti, qui dentro; lo sapete. Ve lo siete meritato; sono io il primo a riconoscerli»: ma, insomma, non bisogna ssagerare. : Non dimenticate che quand'ero •ionie voi, agli inizi della mìa carriera, io non guadagnavo la metà di quel che guadagnate voi adesso; Ciò non mi ha impedito di fare della strada; è vero, r o no?... Là farete anche voi, la vostra strada: Ma bisogna aver pazienza : Iloma non fu fatta In un giorno. Sopratutlo, poi, non bisogna abusare del mio buon cuore. Che cosa?... T'Iefapi, i tempi: lo so. Solita musica. Ì3i5(io difficili per tutti, mio caro Purctiir. Credete che non lo siano anche per me? Non vi vorrei nei miei panni. Vedete pure quale guerra ci fa il Governo! Il Governo non pensa" che domani noi industriali potremmo vederci nella necessità di dorè il benservito a bravi giovani come voi, impiegati modello, padri di famiglia esemplari;.. Sicuro! Il Governo se ne infischia, De; ne lava le mani. Che cosa importa a lui? Ecco dove ci conduce la democrazia, la!demagogia. Alla bancarotta! Per questo, mio eccfellente Puretin,, il nostro primo dovere, non mi stancherò mai di ripeterlo, dov'essere il dor prova di coraggio, di concordia, di spiritò di resistenza e di volontà di >ag? irido, se vogliamo «ondnrre' la baua a salvamento. So poi vogliamo ridiirci ad aver fatto la guerra per nulla, n spennare la nostra vittoria come un pollo, da gettar nella pentola, a preparare la rovina della Francia di domani, allora... P. — E' giusto, è giusto, signor Legagneur: è quello che dico anch'io. La Francia innanzi tutto. Ah! Se non ci fosse ciucila benedetta pigione da pagare! • i." (guardando l'orologio). — Come impicciolite subito le questioni voialtri. La pigione! Non avete i decreti sugli affitti? P. — Oh, signor Legagneur! Non siamo noi pigionali ad averli, sono i padroni di case che li hanno: per violarli. L. —Canaglie! Avete provato a ricorrere al signor Lavayssé, alla Prefettura di Polizia? -E' lui che si occupa di questi affari. Lo conosco. Volete che vi dia un mio biglietto da visita? P. — Grazie. {Scoraggiato). Non 6 soltanto della pigione che si tratta, del resto, signor Legagneur. C'è il vitto, ci sono le scarpe, ci sono i vestiti... 'L. (crollando il capo). — I vestili della signora Puretin, eh, dite la verità? P. — Anche quelli. L. — So, so che 'cosa significa (con Un sospiro). Queste donne! Tutte eguali. La toilettes, i cappellini... P. — Oh, no. L. — So, ragazzo mio. Ho i capelli bianchi. Ma voi siete un debole. Con le donne non bisogna essere deboli, visto che siamo Il sesso forte. Se si lascia faro a loro, buona notte. Bisogna imporsi, tenerle a freno. Quello che non si può non si può. Non si tìeye, sopratutto. Unte retta a me. Basta cori questo lusso. Semplicità, semplicità! P. (seguendo la propria idea). —. E poi adèsso che fa tanto caldo... L. (allargando le braccia). — Ci vuole la Wlleggiatura a Trouvillel p. — Bisogna mandare i bambini in rampogna. Una. signora di Mclun li prenderebbe a dozzina per la stagione, ma... L. — Pensare che c'è chi pretende che in Francia non si fanno più figli! P. — Se ne fanno sempre troppi, signor ùegagneur! -r Mauvais ■patriote! Perchè non domandate un premio al Governo? P. — Non ne ho ancora abbastanza per il premio, signor Legagneur. Per arrivare a sette me ne mancano cinque. L. (ridendo). — Avanti, allora, Il tempo io avete. P.i (con intenzione, in un ritorno di speranza). — Oh, il tempo, si! (Pausa). Dunque, signor Legagneur? L. (stendendogli la mano al di sopra dello scrittoio). — Siamo intesi, mio bravo Puretin. P. — Intesi? Mi accorda proprio questo piccolo aumento? E, (alzandosi). — Ancora? Siete incorreggibile, ma foi! Eppure credo di parlar chiaro!... Ma sì, ma si: ho capito. Avete ragione. Vi ho forse detto che abbiate torto? Avete ragione. Ma ho ragione anrh'io. Alla fin dei conti io non voglio che «mi abbiate a trovarvi a. disacrio nella mia ditta. Non pretendo nulla, di simile. So credete di poter trovarvi meglio presso di filtri-, piantatemi pure: siete nei vostri diritti. Mi dorrà di perdere un impiegato come vói (sospirando), mah, paziènza! Vedrò fli adattarmi. Io sono sempre stato per la libertà, lo sapete. Non intendo sagrificare aessuno... P.- — No, no, signor Legagneur; questo no. Non palliamone più. Non insisto. Sia per non detto... L. (stendendogli di nuovo la mano). — A votre aise. Tanto meglio. Vedo che siete ina persona assennata. ' — Scusi tanto, signor Legagneur.... . :L, .—■ De rieri, de rien, mon ami...Andate pure (rimettendosi gli occhiali), a .proposito: non dimenticate quei conti per ;la casa Turlurin. Sono clienti nuovi e mi preme di mostrarmi puntuale. (Richiamandolo) Signor Puretin! P. (con un ultimo barlume di speranza). — Signor Legagneur? L - -.tinniste Ih. porta, che diamino, -quando uscite! Atto II. Legagneur (torna a guardare V orologÌ4>t:..poi,Hschicltando, si avvicina-alla cassaforte e ne astrae alcuni biglietti da ?ni(le. clie caccia con negligenza nel proprio ^portatogli), — Il me fati posar, le banhomiitc. Eppure, gli ho detto proprio giovedì... ■,S« telefonassi alla Camera? No: eccolo che arriva. Un siìiipjc acc/oc,'à'àutobus. [In domèstici --• L'onorevole Uoipiatout. Legagneur - .Mio caro deputato... Bonnatout — Sono in ritardo. — Ma no, ma no. Al contrario. Due minuti e sono con voi. (Suonando). Il tempo di firmare alcune lettere (al segretario) A<-'irs, ce courrier: deoèchons nous. (Firma) Là, là et: là. Ecco fatto. AUons. Je demande mille pardons, mio caro de- ! tpuloLininmESsocascciSmIlmds'stc'casodchintistspOmpteilvpdpvindnd(rnrrpl'cdnqstotoumlsndapbpgScttoEtuslddsèvzsvdtccgrMlsAads: dpltccac|dI m| L A- ! tilde, putato. Mais, vous savez, Ics affaires lors, ca va depuis Vautre jour? B. — Non c'è male, grazie. E la signora Legagneur? L. — Beniscimo, benissimo. E' sempre in campagna: beata lei. (Al domestico) La inia màcchina? Svelto, svelto, ragazzo mio. (Al meccanico) Da Ledoyen, ai Campi Elisi. B. — Si starà meglio, sotto gli alberi. L. (allungandosi sui cuscini solfici) .— Si discorrerà più liberamente. Poiché, insomma, bisogna prendere un partito, mio caro amico. Non c'è tempo da perdere. Lo scherzo è durato già troppo. Vogliono uccidere l'industria, il commercio francesi? Se è a questo che mirano, ce lo dicano. Almeno, nous s'aùrans A quoi nous-en lenir. Il signor Dior ha fatto del suo meglio, ieri mattina, per condurre in porto gli emendamenti: mais ce n.'est pas de cela qii'il s'agit. Por rendere innocua sul serio questa dannata tassa sulla cifra d'affari non c'è che un mezzo... B. — Abolirla. L. — Non domando tanto. Ciò farebbe cattiva ^impressione sul pubblico. Bisogna, sopratutto, reagire alla suggestione del decreto del 15 dicembre; distrarre coloro che non si occupano «l'altro. Dimostrarlo insufficiente, per esempio: sì, inadeguato, timido, .opportunistico. Finché ' non era stato emendalo ciò non sarebbe-stato possibile. Bon gru, mal gre, si trattava di un provvedimento democratico: non è vero? Ora non più. Con gli emendamenti, la democrazia se ne è andata: 6 rimasto il conpromesso, la transazione equivoca, il patteggiamento losco. Ecco, per voi socialisti, il momento di intervenire. Il progetto nuovo non vi accontenta più, non risponde più allo scopo. Detto da voi questo lo crederanno tutti. Sarà il colpo di grazia. Il paese si disinteresserà di un progetto che voi eli avrete dipinto come platonico e inefficace, e la questiono verrà messa a dr, nuli-.--. B. (sorridendo). _ Non tanto platonico nò tnnlo inefficace, se è ancora necessario di metterlo a dormire... L. (c. .?.). — Vous ites bi.cn. mal in, vous! (ripigliandò) Come vi iH«w>y» l'altro giorno, ciò. che preme, sopratutto, è di spostare la questione. Non verrò corto a insegnare, a voi, consumato parlamentare, come e perchè la politica consista unicamente nell'arte di spostare le questióni. Bisogna convincere il paese che In vera soluzione del problema finanzia.rio non va cercata nell'esjcógitnre lasse nuove, che non si sà qunntn renderanno e che equivalgono a un salto nel buio, ma neH'ns^irurnre anzitutto la percezione normale e universale di oprilo esistenti. Sapete voi che al momento in cui parliamo si verifica in Francia una. latitanza fiscale annua di oltre tre miliardi? ' B. — E' il computo di Lasteyrie. L. —■ Precisamente. B, — Giù : ma non vi pare che mettere l'opinione su questa strada potrebbe riuscire pericoloso? L. (alzando /c spalle). — 11 s'agit de rentier, des idées, di fare del chiasso. Credete voi che un governo come il nostro arriverà mai a scoprire il mezzo per impedire sul serio la latitanza fiscale? li. — Bien sili- que non. L. — E allora? />'. — Je vous vois venir. L- — E poi, ci sono Je economie. N'n-ibliez pas ca: ics economies. I bilanci della puei-ra, della marina, dei lavori pubblici, gli'organici delle amministrazioni dello Staij che so io: tout cela va nous faira ancore qualre bona pctits milliards par un. 11. — E tre, setto. ... L. — La somma che -ci vuole per rimettere a pesto il bilancio. — Cesi, bien ca. L. (chinandosi all'orecchio di Bonna- toni). — Sopratutto, enlre nous. quel che occrro è sbarazzarsi di Doumer. Vcyons! E' un ministro delle finanze, quello? lì. — // est cxc.èdanl. L. — //. cut pire. ' B- — E' tin uomo onesto. — E noi, non lo siamo forse? lì. — Evidónvment. ' L. — II. (aut.. Ivi coupar-le jarrat; voilà tout. Il vostro collega Sarraut ha avuto una mossa impagabile, durante la discussione dell'imposta sui vini. Trecènto milioni all'anno che rientrano nelle tasche dei produttori! B. — O meglio, che non ne escono. L. — Il est fori, ce. garcon là. B. —Il a de l'à-propos'. L. — Voi non ne avete meno di lui. Vedrete. Voi siete un uomo che farà molta strada, Io me ne intendo. Oui, oui. Mi si è parlato di voi, in onesti giorni. L'on vous suil. C'è un Consiglio di amministrazione qui vous reclama à tout prix. Affaire solide, de font repos.. Oui, oui. Vous all.ez voir. Errori arrivati. Nous allons causer de tout cela en dfieunant. (occupando una tavola sotto gli alberi, al cameriere) Che cosa ci date, dunque stamattina, mio vecchio Alfonso? // cameriere — Ho dell'aragosta, dei gamberi, del cappone freddo alla Imperiale, (leseli asparagi alla. Roehefort, della Macedonia di frutta alla panna... L. — Cesi ca. c'esl ca. Aggiungetevi dello sciampagna ben gelato e non fateci aspettare troppo. (Spiegando il tovagliolo) Allons. fai bien travaillé, ce matin. Ilo appetito. Atto III.. Legagneur (dietro l'uscio del gabinetto da. bagno). — En voilà une petite paresseuse! : Clo-Clo — Cesi toi, mon gros? L: — Io sfesso. C. — Non aprire! Je ne bouge pas. Cesi que je suis mie, alors... Più del solito? Non molto di più, ma insomma... Quando sei vestita è un'altra cosa. Tu parles. Allora apro. Veiix-lu rcsler tranquille? (ridendo) E' la terza, doccia che prendo, oggi. . L. — lieurcusement qua l'eau ne manque pas. C. — La giace non plus. L. — -Cest-re que je dis: je m'y'rcgarde les pieds depuis cinq minules. C. — Oh! E tu? Non fai forse mai aspettare nessuno, tu? L. — Allons, allons! Pas de blagues. C. [dopo una pausa, apparendo in accappatoio). — Cucii! (lasciandosi abbracciare). Alors, ca va?... Novità? L. — La terra gira. C. — Je m'en doutais. Sarò io, allora, a dartele, le novità. h. (con diffidenza). — Per esempio? C. — Indovina. L. — ■ Sai che non ho fantasia, dopo colazione. 1 C. — Non vedi nulla d'insolito, attorno? L. — Aspetta. Sì : quei fiori, quella torta |di lamponi... j • I d — Dunque? (abbracciandolo). E' la mia festa, oggi! | L. — La tua festa! C. — Non esiste un calendario alla ditta Legagneur? L. — Giovedì, trenta luglio. C. — Sunta Eulalia. L: — Avrei giurato tu ti chiamassi Clo-L. C. L. C. L. C. L. C. I a à C. — Mi chiamo anche Eulalia. E' il mio secondo nome. E poi anche Margherita e Lucilla. • - .1.' ... • L. — Et tu vas filar tous ecs nojns là?' C, — Uno per vojta. L. — Bigre! - ' " C. — Non bisogna-dimenticare nessuno. Surtout à Eulalic, j'y ticns. Si chiamava così anche una mia sorellina morta. Ah, ca qu'elle clait mignonne! T'as jama.is en une petite soenr, tot? Aveva i capelli come la seta. On la baltait tout le tempii, à la maison; chissà perchè. Aussi, je crois bien qu'elle est morta de cela. L. — Cesi la vie. C. (asciugandosi una lagrima). — Dunque, per consolare la tua piccola Cìo-Clo... L. — 'Pardon, Eulalic. C. — Tm vai lui faire une jolie jolie surprise. L. — Sei tu che la fai a me. C. (coti uno strillo, prendendogli un biglietto da mille nel portafogli). — Oh! Begardez-moi ca ! Est-il bourrc. de gaiette, ce vieux singc!... Vedi che sono poi una buona (ragazza: mi accontento di mille fianchi (facendoseli sparire nel seno). T'en as quitte pour le peur. 11 resto te lo rendo, Cachc-le bien, Nini. L. (rassegnato). — Vieii sur me genoux, mainlenant. C. — Ca te farait plaisir? La cameriera (due ore dopo) — La signora ha suonato? C. (sola, vestila, seria). — Puoi scambiarrni un biglietto da mille, Rosetta? ' La cam. (confuso). — Oh, madame! Mille fran.es! Je he crois pas... C. — Andiamo: ne.sois pas bète. La cani. — Je rais voir (tornando con due biglietti da cinquecento). Vaici tou'ce que j'ai Irouvé. C. (infilandone uno dentro una busta già pronta e chiudendola). — Porta subito questa busta al solito posto. ■, • La cam. — Boulevard Monlpamasse? C. — Trattoria della Ranocchia. Potlr mon frère, conime ioujovrs. Et, dislui... (passandosi una mano sugli occhi) dis-lui qu'iì. ne se fasse.pas trop de peine... Epilogo in ciei.o. . 71 Padre Eterno (sfagliando uno scartatacelo). — Dunque, quante ne abbiamo? San Pietro (e. s.). — Mezzo milione, Vostra Eternità.. lì. P. E. — Nella sola Francia? S. P. — Nella sola Francia. Il P. E. — Ti pare che bastino? S. P. — Direi di sì. Il denaro circola, questo è l'essenziale. Esse lo riconducono al punto di dove è uscito. 7/ P. E. — E' la via più lunga... S. P. — Per ora non ne ho altre, Vostra Eternità. 77 P. E. — Bene, tiriamo dunque innanzi così, per il momento. Passami la pratica seguente. ., ■ CONCETTO PETTINATO.

Persone citate: Bonna, Cesi, L. ? Beniscimo, L. ? Cesi, Ledoyen, Pausa, Svelto

Luoghi citati: Francia, Macedonia, Parigi