"Una grande illusione,,

"Una grande illusione,, "Una grande illusione,, Con questo titolo un deputato amico nostro ci manda il seguente articolo, nel quale si esamina il. problema della riforma degli organi dello Stato da un punto di vista, generale e, vorremmo dire, assoluto. L'articolo contiene parecchie verità, nelle quali possiamo consentire ; ma il suo punto di partenza ci sembra troppo distante da- quella pratica arte di governo per cui non sempre è da ripudiarsi il bene per inseguire il meglio. Le riforme — specie le più grandi a complesse — vogliono essere falle a gradi; e questa votala dal Parlai' nenlo, che é dovuta all'iniziativa del precedente Ministero, vuol essere considerata in sé e per sé come un. avviamento ad ulte- ' riori riforme. Per questo, come abbiamogiudicalo intempestivo il tentativo, compiuto da un gruppo parlamentare, di inserire nelle, attuali riforme là più grande e compendiosa delle autonomie regionali, cosi, pubblicando l'articolo dell'amico nostro, facciamo le nostre riserve. Il progetto della burocrazia è oramai' legge di Stato, e nei vari Ministeri, forse; s'incominciano già i lavori per tradurlo ii> realtà. Ma quali ne saranno i probabili effetti"? Là legge dovrebbe essere legge di, risanamento, i tentacoli onde la piovra burocratica soffoca il paese saranno dunque tagliati; gli impiegati troveranno riparo alla miseria della loro vita nel compenso che loro verrà dalle economie introdotte ; lo Stato, libero da tanto incubo, se anche non attenui l'immanità del suo disavanzo, potrà almeno affrontare con speranza di riuscita la via aspra del pareggio. Ebbene : senza peccare di pessimismo, si può fin ' d'ora affermare che di tutte queste cose non ne avverrà nessuna. Qualche scrivano, dei molti in più che copiano carte inutili nei numerosi dicasteri, sarà certo rirpan-, dato a ca-sa, per essere |>oi riassunto iti ' servizio fra qualche mese, quando le carte accumulandosi sulle carte, bisognerà bene trovare qualcuno che, se non altro, le prO: tocolli; qualche piccolo ufficio sarà soppresso ; e pei-fino — voglio concedere — sarà, soppressa qualcuna delle diecine di Direzioni generali germinate nel terriccio molle della guerra. Ma di riforme or. ganiche che liberino la vita burocratica^, dai difetti e dagli inciampi presenti ; di economie radicali decisive che permettano di migliorare con esse stabilmente la condizione miserrima. detrli impiegati; di ri- spaimi effettivi sul bilancio dello Stalo a vantaggio dell'economia nazionale, non ;> neanche da par]are. E- c-6 da stare sicuri che fra qualche mese si sarà costretti n. ripresehtare un altro prueretto i>er reseca-' re altri tentacoli o tagliare le nuove millo braccia rispuntate alla piovra avviluppatrice. La legge ha un difetto organico di origine. Essa non c nata dalla visione di una riforma vitale o d'una trasfornia-'ione or- j cranica da introdurre: è sorta dalla- pre*. 1 .)'..., I,: — —. , „i.„ ~,1 ^]■ r„ — sione d'un bisogno che urgeva soddisfare. Pacare le somme che le esigenze degli impiegati avrebbero accollato allo Stato, senza far fallire questo e distruggere con ciò. la speranza della risurrezione economica del paese, non si poteva; negare agli impiegati ciò che essi chiedevano, non si osava; dalla transazione fra le due incapacità è sorto il progetto di legge. Ma il progetto non risolveva nulla perclii'i rimandava la ,." „„„-..],. f^,.., .,! ,Tn s°mz,9"e A /I"an(Jl' M t°*«e capaci di iro varia. E cosi e uscita la presente legge che ri deve attuare l'assurdo; la burocrazia che per vivere annulla se stessa. La burocrazia fino ad ora obbedendo alla fatalità dei propri impulsi, non ha fatto che sviluppare sè stessa; orti ch'è tanto sviluppata da coprire con la sua efflorescenza il paese intero, dovrebbe essa stessa resecare da sè non qualche sterpo soltanto, ma i virgulti più vitali. Tagliare, sradicare, bruciare, per Lasciare di sè solo ciò ch'è veramen- di collocare da qualche altra parte — sopprimendo qualche piccolo uffizio, delegati-. do qualche nuova attribuzione alle autorità provinciali, che ne Ivanno già tante. L'eco-nomia insomma di qualche milione per sopperire alla spasa di qualche miliardo; raggiunta di qualche regolamento nuovo per semplificare miìioni di regolamenti vecchi. Nessuno nè prima nè durante la discussione ha osato parlare il linguaggio della verità. E non poteva, perchè nessun partito ha un suo -pensiero concreto sull'argomento, e tutti sono schiavi degli appetiti elettorali che, per vivere, devono accontentare. Socialismo e diminuzione di burocrazia sono termini antitetici; e in un modo o nell'altro, qualunque socialismo si faccia, si farà sempre burocrazia. I popolari hanno un'embrione d'idea con la regione, ma è appena un germe, che si può sviluppare in qualsiasi forma, e perciò anche con l'aumento della burocrazia. Per ora degli aumenti del bilancio pare non faccian alcun conto. I liberali npn hanno nulla. I liberali si preoccupano alla Camera di costituire gruppi e decorarli con un. titolo allettatore; di ricevere il proprio pensiero al contatto e alla luce della realtà: nuova, di organarlo in sistema per derivar ]>oi dal suo intrinseco il criterio alla soluzione dei problemi che incalzano, nessuno si cura. Incertezze dottrinali e preoccupazioni pratiche da tutte le parti. Th tali condizioni non si affronti l'impopolarità per dire a tutti e contro tutti la parola de! vero. E le leggi che si fanno, quando si fanno, sono erba trastulla. La 'riduzione della burocrazia ai termini suw< minimi : non può essere l'effetto d'una levigo che si. proponga genericamente tale Scopo, ma dev'essere —e non può essere altrimenti la conseguenza logica d'una serie di organiche riforme politiche. Un concetto delln Stato giacobino, e perciò scentratorv ha sviluppato la burocrazia fino alle sue fonne estreme, che le impediscono ora, per l'ampiezza del loro stesso- sviluppo, di vivere; un concetto liberale, o però autonomistico, la deve ridurre nei termini e nelle condizioni che le sono assolutamente indispensabili per esercitare le elementari funzioni che le jRaranno lasciate. Per ridurre insomma effettivamente e definitivamente lajbmrojctrazia bisogna fare come voleva fare un filosofo, il solo pratico in , mezzo ai tanti empirici gettati dalla (mitica alla direzione dei vari ministeri. Mprtà d'insegnamento, concorrenza della'scuola privata con la statale, riduzione di questa «irio a quel termine che le e consentito perchè Io Stato non perda l'alto suo uffizio di direttore e propulsore della coltura nazionale. Riduzione della funzione statale, conseguente riduzione degli impiegati sta- -