La strage del "Diana,, giudicata un atto di " ribelli disperati"!

La strage del "Diana,, giudicata un atto di " ribelli disperati"! II processo Malatesta e> oompftgni La strage del "Diana,, giudicata un atto di " ribelli disperati"! La fine dell'escussione deitest Milano, 28, sera. Il processo contro Malatesta ha" tatto affluire stamane nell'aula delle Assise un pubblico piti numeroso di ieri. E' una folla di amici e compagni di fede degli imputati, che Un dalle 8 lece ressa davanti allo porte, per conquistarsi, a furia di gomiti, un posto privilegiato. Malatesta e Uoighi, prima che cominci l'udienza, si fanno passare dai loro avvocati i- giornali,, b scorrono rapidamente 11 resoconto del processo. Conversano allegramente, e si scambiano le impressioni. 11 Borghi sussurra, sorriliendo, alcune paròle alla D'Andrea ch'è vicina alla gabbia. Con un'ora di ritardo, e cioè alle e a r i i o i r I o ù i a e h i IO precise, entra il Presidente ed apre subito l'udienza. Malatesta domanda subito la parola per taire una dichiarazione. Egli dice che ieri uno si accostò alla gabl5ia e li avverti che essi si difendevano a vuoto perchè, come ha riferito qualche giornale, si vuole far pesare su loro la responsabilità della strage del Diana. « Voi — osclama Malatesta rivolto ai giurati — non imaghiate l'orrore che provammo alla notizia della strage. Noi respingiamo recisamente ogni responsabilità con gli autori dell'attentato. Chi può aver commesso un simile, orribile delitto? I giornali sfruttarono l'episodio contro di noi, ma quale utilità, quale giovamento poteva portare a noi, alla nostra liberazione? Dùnque, se l'attentato non fu commesso da" incoscienti, non può essere stato commesso che da nostri nemici. Avevamo in quei giorni iniziato lo Scioperò della fame, che cessammo allorquando ci fu detto che il proseguirlo poteva provocare altri delitti. Il nostro scopo era quello di essere portati presto all'udienza, e noi avevamo quasi raggiunto lo scopo. Dunque, anche rngiorando con la logica del nostri avversari, il barbaro attentato del Diana quale gio vamento poteva arrecarci? »., Malatesta, dopo ciò, con voce commossa prosegue: « Che cosa sono, e quali origini hanno questi attentati? Ogni volta che si commettono atti di violenza si attribuiscono agli anarchici, ed è cosi che su questi si forma la fama di violenti. Io vi dico signori giurati, che quelli sono atti di ribelli disperati. Tutta la nostra fede, tutte le nostre speranze, i nostri ideali di amore e di giustizia sono il miglior rimedio contro tali atti inconsulti. Forse sarà il nostro sogno, una illusione ed io stesso mi illudo, ma noi non slamo Scettici: chi è sicuro di un domani di giustizia e di lotta non commette atti disperati. Ho 68 anni, e la mia è una vita modesta; ho fatto quello che ho potuto, semplicemente ani mnto ed illuminata dalla' mia stila tede. L'i deale di libertà e di giustizia e di amore che ho seguito fin da. fanciullo lo seguirò. Ano alla morie. Per quanto abbia riportato lina sola condanna a sette mesi df carcere, l'autorità Via trovato il modo di farmi passare dieci anni in carcere. Se io dovessi curarmi solo della mia. causa, dovrei augurarmi la più atroce condanna. E' la luce radiosa del martirio che esalta tutti i nostri ideali. Ma' io non sbhd un eròe: sono un uomo di fede; Si, io desidero di'essere ridonato alla libertà, di ritornare fra i mici amici che amo e che mi amano; se voi però mi mandole in galere sopporterò la segregazione con forte cos'evi eri za': ma se vi devo morire, voglio morire illuminato dalla mia fede. Do detto ieri : >■ Condannateci, ma non calunniateci ». commettereste ima cattiva" azione ». La dichiarazione di Malatesta. fatta con eri fa-ii p con visibile commozione, è seguita, dai giurati e da tutto il pubblico con la massima àtìcnrlohe. Le ultime parole cadono nel più profondo silenzio. Un incidente provocate titillai aenoMiziono «lei commi»*. Gatto Si riprende qpindl l'esame testimoniale, e il primo testimone escùsso è il maresciallo dei cnrabinicriFelice Orioni, che. trovandosi a Nanit. assistette ad un comizio nei ijiu'.lb il Malatesta, fra l'altre inneggiando alla rivoluzione, consigliava il popolo ad armarsi. Visto e considerato che le guardile regie ed i carabinieri « non pórterio dei rosari ». Vi furono anche altri oratori, non meno vivaci. A domanda della difesa aggiunge che non accaddero n* allora nè dopo disordini di sorta. Vengono in seguito sulla pedana due .impiegati della Prefettura di Arezzo: Ferdinaaido Fodardi ed Augusto Occhini, ma su incidente della difesa sono rinunzia.ti. perchè il comizio cui hanno assistito non è di quelli compresi nei molteplici capi cbi imputazione. 11 maresciallo del carabinieri Tito Quinzio depone conformemente al maresciallo Cirion-t,. riportando le frasi più accese pronunziate da Malatesta a Narni. frasi che si riferivano ad una più stretta collaborazione fra socialisti, repubblicani ed anardaci e ad una efficace preparazione armata per fronteggiare la forza pubblica. Aggiunge che Malatesta in quella occasione inneggiò alla teppa. A domanda dell'avv. Costa .risponde: — Non denunziai il Malatesta. perchè ero in sotto ordine; ciò in ogni caso doveva competere al vice-commissario Gatto, che comandava il servizio di pubblica sicurezza. Malatesta. a proposito della frase del testi mone, riflettente la teppa, chiarisce che siccome l'on. Dugoni aveva qualificato per teppisti gli operai di Mantova che si erano ribellati ai suoi ordini, egli, per ritorsione, accennando all'atto ribelle di quei proletari, gridò, riferendosi a loro: «viva la teppa». Una de posizione movimentata è quella del commissario Giuseppe Gatto, che riferisce sid comizio di Narnì: poicliè il teste nella esposizione dei fatti si lascia andare ad apprezzamenti, la di fesa insorge.'' Protestano violentameniG gli avv. Merlino, Costa e Trevisani. Il presidente interviene energicamente e richiama all'ordine testimone ed avvocati. Il commissario Michele Cibelli ricorda il comizio tenuto da Malatesta in piazza del Pie biscito ad Ancona. Di ciò che l'oratore disse egli fece rapporto immediato al Questore. Non successe alcun disordine. Malatesta in quella occasione rievocando le giornate rosse di An edvsugCMl'fegvceslentucmlnsrincaldmegindficsda1ldvpCMsapasdqntidlrcona disse che la rivoluzione bisognava pre- jpararla minuziosnmente, armandosi ed organizzandosi. Il commissario Dino Fabbris. narra dell'arresto del Malatesta avvenuto a Livorno su mandato di cattura del giudice istruttore di Firenze. Il commissario Gaetano Reità riferisce sul comizio tenuto a Livorno, appena Malatesta vi tornò da Firenze dopo essere stato scarcerato, nel quale come in rutti gli altri Mahitosta consigliò i mezzi per affrettare la rivoluzione -issaltando 1 pubblici uffici e sequestrando le autorità, opponendo alla forza pubblica gli stessi mezzi e le stesse armi. Rossetti Domenico informa che assistette ad un comizio a Verona dove Malatesta Inneggiò alla rivoluzione die bisognava preparare arrestando le autorità e affrontando, armati, carabinieri e guai-die: egli, che era solo ed in borghese, si allontanò dall Arena a: vanti che fluisse 11 comizio, per informai* i suo* superiori. So questa circostanza depongono pure due pubblicisti di Verona, Belotti Carlo, redattore del- pci.iolare « Corriere del Mattino», e Giovanni Cenzato, direttore del'«Arena», liberale democratico. Ili primo riferisce il discorso che ha sunteggiato sui suo giornale, ed afferma che gli eccitameli!i alla violènza che i tetii precedenti' hanno rievocato dovevano intendersi come suggenti Leila, eventualità che scoppiasse; la rivoilimone. U seconda invece, concordando nel riassumere le. parate, di Malatesta è esplicito ed insisto neiraecusarlo di avere voluto fare opera al tuale ed immediata: così ebbe 1 impressione che il concetto esposto dall'oratore «sopprimere l'autorità» volesse significare toglierla di mezzo violentemente. Entrambi.accerta» no che pero non si rerincaronoi incidenti di sorta. . | Mancando alcuni testi di accusa, vengono; rinunciati dalle parti, e si inizia il testimoniale di discarico. I primi due chiamati, Mucj ci Cesare e Mazzuoni Amedeo, dichiarano di avere assistito ad un comizio temuto da Malatesta- a porta San Galle» in Firenie, noi mesa di agosto. Ma Malatesta «(ferma che il comizio incriminato fu invece tenuto in gennaio; e poiché non si riesce a conciliare la staglones e siccome i duo testimoni e Malatesta insistono sempre nel loro concetti, il presidente li licenzia . ... Essendo mezzogiorno, la seduta viene tolta. Testi f>. difetta Il primo teste che sf presenta nel pomerjgo è Giovanhetti Aliprando, impiegato del a fi camera del lavoro di Piacenza. Egli rifa.lai storia delle trattative còrse tra l'Unione sindacale ed il Ministwh del lavoro in ordina alle agitazioni del momento; e riferisce sul1 invito fatto a Borghi dal prefetto perche collaborasse ad una Commissiojnc parlamentare da crearsi per il cootrollc. sulle industrie, invito che il Borghi respinse. Gli succede il deputato comunista di Ancona, prof. Abramo Cornelll, il quale assistette ad un comizio di Malatesta tenuto in Abcona. In quella occnsiono il Malatesta espresse misurate critiche alla, guerra, e mosse Invece vivaci appunti ai partiti repubblicano e socialista Cambiaghi Francesco, impiegato di Savona, assistette al comiziei del l.o maggio. Malatesta non espose propositi di violenza, tanto da provocare la delusione di molti operai, i quali la immaginavano un grande ed irniente tribuno, e si trovarono tfwece di fronte ad un freddo e pacifico oratore. Uguale impressione riportò il prof. Giuseppe Calandrelle parlando del medesimo comizio. Se allora si fosse davvero vissuta una vigilia di rivoluzione, Malatesta sarebbe stato il meno atto a presiederla. Egli è un maestro, un freddo teorico della rivoluzione. Uno stesso giudizio esprime il repubblicano Gualtiero Corsi, a proposito di un comizio tehutoi a Livorno. Lo scrittore Mario Mariani, che ha seguito tutta l'opera dell'agitatore anche all'estero, dove Malatesta godeva le più àmpie liberta, con Kropotkine, Tailhade e Beclus, afferma che a suo giudizio egli è siffattamente permeato di materialismo storico da essere assurdo pensare possa desiderare incitamenti ed atti individuali violenti, tanto più che è un-mite anche nella vita. Poi nei suoi scritti egli rivela sempre ulr.a grande ponderazione. Assistette ad un discorso di Malatesta nelle scuole di Porta Romana, discorso sereno e misurata nella forma. Questa assicurazione dà aache Ippolito Bastiani, redattore dell'» Avanti!» e consigliere comunale! che parla diflusamecte dell'eccidio di piazza Missoxl a Milano, dimostrando l'opera pacificatrice spiegata da Malatesta. Anche Luigi Fabbri di Verona, che depetne dopo, nega che Malatesta abbia organizzato la dimostrazione provittime politiche; e spiega che il conflitto avvenuto al carcere, dove la folla intendeva fare una dimostrazioyre di simpatia alle vittime politiche, non ha relazione alcuna con l'opera svolta da Malatesta. Giovanni Battista Xiurico e Pasquale Ceccherellì, di Sestri Ponente, depongono sui conferenze tenute in quella città, dove Malatesta parlava più da sociologo che da tribuno; L'ultimo teste della giornata « dell'istruttoria è Marco Ramperti, redattore del « Secolo». Egli, che ha seguito l'attività, giornalistica del Malatesta, lo ritiene uno spirito deprìmente. La sua critica più serrata era «latro i socialisti, che- si trovavano con. gli anarchici come tra di essi i polli di Benzo. Ammette il teste che quando era all'«Avanti!» egli in polemiche usava frasi più aspre di quelle che si lessero sull'« Umanità Nova». Il Presidente rinuneia d'accordo colle parti, all'audizione dei testi assenti; e dà quandi lettura del voluminoso questionario di votazione. Domattwia, essendo terminato l'interrogatorio dei testi, pronumeierà la sua requisitoria il procuratore generale cav. De Sanelis Nel pomeriggio incoinincerarino le arringhe dsninrdscsMlnpclccfpSdssgvtpptrppl