Le vie del teatro contemporaneo

Le vie del teatro contemporaneo Le vie del teatro contemporaneo larepucaeeraratalana,nona, a somiglianza della consorella francese, dovizia di volumi informativi e critici, sullo vicende' del teatro nazionale. A Parigi i critici dei grandi giornali elio descrivono sottimanalmonte'nel «feuilleton dramatique » la «xaitinua ininterrotta marea delle, novità sceniche, i critici professionisti come i Brisson, Bidou, IXouniic, Antoine1, De Piers, Bordeau, Séo, ecc., come già i loro colleghi oltrepassati, i Janin, Sarcey, Lemaitro, Larroumet, Faguet, ecc., raccolgono annualmentein volume le loro cronacho.drammat.iche, cosicché oramai lo studioso di coso teatrali può-riunire nella sua biblioteca personale e seguire nel suo^studio, il corso regolare1 di quasi un. secolo di critica drammatica. Quanto ciò sia utilo alla formazione e al consolidamento di una tradizione o di una coltura teatrale non occorre dimostrare. Nulla <U tutto ciò in Italia. Solamente qualche volume sporadico sorto qua e là: uno pregevolissimo di Luigi Capuana (Il teatro italiano contemporaneo, 1872), di Pietro Ferrigni (Yorick), di Ferdinando Martini e in questi ultimi anni uno studio sul teatro italiano dell'ultimo cinquantennio di Luigi Tonelli. Le ragioni di questa aridità critica sono diverse e non è opportuno qui indagarle. Perciò deve essere accolta.-innanzitutto con viva simpatia un'opera di vasta mole cui si accinse . un giovano critico romano (Ginno jRUBERXl, li teatro contemporanea in h'uropa-, due votami, Cappelli, editoro), frutto di una già hmga esperienza o conoscenza dirette della scena-edi sei anni di tf.'nacc la voro. Pirima di addentrarci nell'esame dell'opera, ci soffermiamo volentieri a. segnalarne I? ricchezza di documentazione e la compiutez za notiziaria, sì che l'appassionato d'arto teatrale potrà attingere a questi duo volumi con scioltezza e sicurezza par approfondire ogni argomento. Alcuni problemi poi furono indagati e risolti con personalità di indagine e di vedute'; por esempio, il capitolo nel qualo sono sfaldiate le ragioni per cui talune compagnie nazionali favoriscano o danneggino la vitalità dell'arte teatrale, probleima interessante in particolar m«lo l'Italia, alla qualo venne negata una vera e propria drammatica nazionale. Notevole puro per esempio il raggio sul « concetto astratto dello interessante nei suoi rapporti col betta * desunto dagli scritti estetici dello Schopenhauer ; e in genere tutte le parti riguardanti argomenti generali noi quali l'autore dimostra una non comuno facoltà di cogliere ed esprimere sinteticamente un dato momento storico dell'arte drammatica in confronto con gli sviluppi successivi dell'evoluzione teatrale; Nè mai abbastanza lodato sarà il coraggio del Rubarti ne l'ammonire francamente gK autori italia.ni del loro maggior difetto, della loro -faciloneria, alla quale si dove imputare in genere1 la poca consistenza della produzione tlrammatica italiana. L'argomentazione che egli costruisce per spiegare la deficenza di vis comica teatrale si può generalizzare dalla commedia comica a tutta l'arte drammatica nostra. Ecco la coraggiosa ammonizione: a Noi riteniamo che ciò non si debba attribuire tanto ad una spiccata propensione dell' ingegno italiano quanto ad una deficenza di preparazione ;ntellettuale e tecnica dei nostri scrittori. Nell'artei italiana ha imperato fino a, poco tempo fa il dilettantismo, inteso questo come mancanza di tradizioni, borghesismo, confusione di concetti, incertezza di movimenti»;' deficenze tutte, aggiungiamo noi, deriv.ni ti sopratutto da mancanza di coltura specifica. Ciò premesso, veniamo all'esame dell'opera del Ruborti. * x Innanzi tutto essa non e una semplice raccolta di articoli critici più o meno bene ricuciti insieme, ma un'opera ponderata, organica, analitica e sintetica insieme, come abbiamo detto, ì-icchissima di notizie e di dati biografici, che viene a colmare una la cuna nella nostra letteratura drammatica L'autore infatti non si ò ridotto a scrivere 'a storia di un genero letterario, ma inqua dra il fenomeno teatro nell'universa vita, lo concepisce come un'espressione dello spi rito umano, specchio di tendenza di tentativi, di aspirazioni, di conquiste della ci viltà e dal teatro nello stosso tempo risale alla visione della letteratura e della coltura europea, perciò alla rappresentazione delle oscillazioni, cMle evoluzioni e delle involuzioni del pensiero umano. L'opera dunque ha un ampio respiro, e se in alcune parti può essere discutibile e superabile, è di un buon disegno fermo fi sicuro. Non possiamo qui tracciarne né pure) un riassunto, che del resto ci parrebbe inutile; e nè puro tentiamo di portar critiche a quelle parti che ci paiano meno riuscite. Seguiamo invece la visione sintetica che del teatro contemporaneo europeo ha tracciata il Ruberti e così tenteremo di vedere per quali vie sta evolvendosi il teatro dei nostri giorni. Constatato che nel 1S70 la letteratura fu romantica e nel 1860, naturalista, egli non vede nel naturalismo una contrapposizione netta al romanticismo, ma una continuazione logica e fatale della tendenza romantica, una conclusione prettamente consona alle premesso. « Nato dalla proclamazione dei diritti dell'uomo, cresciuto nell'individualismo e nell'insofferenza di ogni legge divina ed umana, il romanticismo doveva condurre naturalmente al materialismo, all'anarchia morale, al pessimismo ». Ed ecco sorgere quell'atteggiamento pratico borghese, mediocre e ristretto di vedute, refrattario a sentire i superiori problemi dello spirito, che segnò i limiti all' ispirazione 'della letteratura e del teatro naturalistico. Ponte di passaggio dal romanticismo al naturalismo furono, sul teatro, Augier, Dumas figlio, Zola in Francia, Paolo Ferrari, fìherardi del Testa, Giacometti in Italia. La formula realistica attuata foraggiosamente giovò non poco a richiamare l'arto alla osservazione diretta della vita ; e il maggioro rappresentante, anzi il vero realizzatore a teatro del naturalismo, Enrico Bec'que, fu in realtà il primo uomo libero che osò pensare col suo cervello, guardare coi suoi occhi Cd esprimere teatralmente il tuo mondo senni preconcetti di scuola, con libera tendenza innovatrice e sovvertitrice della tradizione imperante. Ed ecco sorgere in Francia il nucleo degli autori del o Thé:":tre libro » diretto dall'Antòirie; e aver rispondenze in Italia col Giaeosa della seconda maniera, con Verga, Capuana, Rovetta, Praga, ecc. Ma .l'osservazione impassibile di un fatto 'umano, sia pure colto nella sua fase più espressiva, mota giustamente ii Ruberti, non potrà mai rendere tutto il lavorio parallelo e. quasi sotterraneo del pensiero. Tutto il arando misterioso dell'anima, coi suoi legami inafferrabili, con le sue determinanti pBBpievodut*, coi suoi rapporti trasct'nden tsdltsasnssdrudinmptaczgncuscstr«itprccmcsipcIfalsntopcpsvpcLBrCIEprcgcmrdamFidcctepBtengsMtmsalmdllnqmddtsPmcaNmddlmssfeantgcsmtldippnlhtteulidnemLdQdlss o o o a to o i tij tutto quanto e fascino dell'ignoto, mistero della vita e della morto, poesia sublime dell'universo e dei suoi destini, rivelata, all'uomo nelle tormentose e quotidiane meditazioni intorno all'ineluttabile, rimane inesorabilmente chiuso alla indagine dei pure acuti analizzatori veristi, come lo spirito che si libera trionfante di sotto il bisturi dell'anatomista. Il naturalismo fu ucciso dalle sud stesse armi: dalla minuziosità dell'osservazione esteriore, dallo spirito borghese, dalla mancanza di ideale. Ha voluto ignorare il mondo dello spirito, e se ognj| opera umana procode come punto di partenza dalla realtà, cammina verso l'idea; così se il realismo ò la verità dell'arte, l'idealismo ne è il fine, la spiritualità ne è il coronamento. Quale il realizzatore drammatico tipico di questo nuove1 tendenze dell'intelletto umano? Enrico Ibsen. A lui il Ruberti attribuisce, sovratutto il merito di aver ri condotto il teatro « alle sue classiche fun zioni di palestra del pensiero, peT la divulgazione dei più alti problemi che interessi no la vita individuale e sociale »; di aver cioè, in ultima analisi, concepita e attuata un'arte moralizzatrice. Mi pare una teoria sorpassata. Ibsetn fu un grande artista per che fu un grande psicologo creatore di per sono ricche d'una potentissima vitalità ivi teriore : perchè fece dell'arte, non della morale. Nel suo teatro si possono forse vedere « funzioni più elevate e perspicue », perchè il mondo ch'egli esprimeva era essenzialmente qudlo dello spirite, superiore a quello più ristretto dei sensi, oggetto dell'arte verista ; ma la sua gloria di artista, fu quella che altrove lo stesso Ruberti gli riconosce chiaramente, e cioè che <t dal, suo ripiega.mento nelle latebre più intime della sua coscienza esce la. costruzione granitica del suo teatro moderno, ove sono simbolizzato in forma ardita e tangibile, originale e pai pitante, le tragiche angoscie dell'anima contemporanea ». L'opera di poesia drammatica di Enrico Ibsen ha avuto veramente un'influenza formidabile sul teatro moderno. Anche gii autori che non lo sentirono, non lo predilessero... e non lo studiarono, lo dovettero subire inconsciamente. Dei germi nuovi orano stati gettati nelle zolle dell'arte drammatica e germinarono potentemente. Ogni opera nuova gettata innanzi al giudizio del pubblico, cioè dell'anima modorna, dovette contenere un minimo di introspezione, di profondamento psicologico, di meditazione spirituale, di forza intellettiva, per essere viva, rispondente ai tempi : una minima particella di Ibsen. Tutto il teatro francese contemporaneo ne fu colorate : Portoriche, Lemaitre, Donnay, Guinon, De Bouhèlier, Bataille ; e anche i giovanissimi, le ultime reclute1 vittoriose, Raynal, Sarment, Ghéon, Cocteau, sono ancora degli ibseniani. In Italia il Giaeosa dei i Diritti dell'anima », Enrico A. Butti, Roberto Bracco si misero per la nuova via nobilmente. Ma dall'abitudine all'osservazione interiore, ad una più profondante analisi psicologica era facile giungere1 ad una intuizione degli strati inesplorati dell'anima, alla prcoc-cupazione dello/ di là, ad affrontare insomma i problemi supremi, l'insondabile mistero dall'essere, a creare un'atmosfera, di ardente misticismo estetico in tutta l'arte e anche sul teatro. Rappresentanti di questo movimento idealista il Ruberti vede in Francia 1' Hervieu, De Curel, Bourget; vi innesta il teatro di predicazione sociale del Brieux, Mirbeau; il dramma sociale collettivo del Fabre ; vedt< una reazione e cioè un'involuzione al teatro di idee, nel teatro in versi del Rostand, Richepin, Coppée, Mendès ; e nel teatro a intreccio del Bernstein, Kistemaekcrs, Niccodemi ; tratteggia l'influsso di queste varie tendenze nella drammatica delle diverse nazioni : Inghilterra, Germania, Italia. Spagna, Russia, e giunge così a individuare ira Maurizio Maeterlinck il prototipo del misticismo estetico del teatro realizzatesi nel simbolismo come mezzo di rappresentazione e di espressione del mistero al quale l'uomo in ultima analisi finiva sempre con l'urtarsi. E simbolismo, concludo il Ruberti seguendo logicamente il suo sistema, ha- completate l'opera del romanticismo e del naturalismo. La scuola romantica aveva studiato i rapporti dell'uomo con le forzo del mondo esteriore, la naturalista quelli dell'uomo con la reialtà quotidiana; i simbolisti osservano in qual maniera vibri il cuore del poeta sotto l'urto dell'inconoscibile. Ecco dunque le tre grandi pietre miliiri del. teatro modorno : Beque, Ibsen, Maeterlinck. Ora dove andiamo? Il simbolismo si. è ramificato nei mistici idealisti (Schurè, Peladan, Du Boil), nei naturista, negli umanisti, negli integralisti, nel neo-csattolicisnio (Claudel, Jammes, Peguy), sino ad arrivare, ai futuristi, ai cubisti, ai dadisti. Nello stesso tempo vive e prospera la commedia realistica, neo-romantica,, a intreccio, di .analisi, storica in prosa.e in versi, sociale, di idee e di pura passione, il dramma dell'individuo, quello di classe, insomma domina sovrano il più vasto eccletismo. E non solo nella sostanza, ma nelle! forme : che spesso le audacie doi novissimi autori sono tutte formali, alla ricerca di nuovi,, meno logori ed inusitati mezzi di espressione. Cosi anche a teatro abbiamo i coloristi, gli impressionisti, i macchiatoli, i divisionisti ed i puntinisti, per usare un frasario pittorico: sfoggio dunque' di tecnicismo. Tutto ciò prova che, come nella vita del pensiero e in quella sociale, una delle massimo conquiste dell'umanità fu quella dolla divina, libertà di tutto indagare, cercare!, osare; cosi anche nell'arte drammatica la maggiore preparazione del pubblico e !a formazione di nuclei di iniziati permettono all'ingegno teatralo la più ampia libertà di ispirazione, e oontemporaneame-nto la più ampia' libertà di moli nuovi di espressione. Il naturalismo ha dato la commedia bene osservata; l'ibsenianismo ha prodotto la commedia più profoudameute analizzata; il simbolismo ha condotto il teatro ad affrontare i problemi dell'ignoto: usa queste conquiste turbinano vorticose nell'arte teatrale contemporanea; si urtano, si inseguono, si accavallano. Bisognerà fon derlè e armonizzarle, come fondere e armonizzare bisogna i più vari e opposti mezzi di espressione. Dal caos trarre l'opera nitida e polita. Ecco la via maestra: un ritorno a un moderno vivo classicismo. L'arte è creazione. L'autore drammatico ha un solo compito: dar vita ai fantasmi della sua intuizione. Quanto più il. suo mondo interiore sarà ricco jdi forza psichica, di echi, di risonanze dell'universo mondo, e quanto più la sua maestrìa sarà temprata a rendere e imporre la sua visione, tanto più sarà l'arte ma vittor riosa e dominatrice. MINO SERRIMI.