La seduta

La seduta La seduta Roma, 25, notte. Affollatissime, come al solito, le tribune del pubblico: deserte quelle dei! Corpo diplomatico, dei sonatori ed ex-deputati. L'aula, è discretaniente atfoUata, quando, alle 15,5. il presidente Ile Nicola dichiara aporta la seduta. Il segretario, on. .Sanna-Randaorin logge il verbale della, seduta, di ieri.'Siedono al banco del Govorso il presidente del. Consiglio, on. Giolitti. ed i ministri Peano. Rossi. Pasqualino Vassallo. Il presidente ,ìegge varie comunicazioni e le ultime decisioni della Giunta delle elezioni. Oratori diversi Si passa al prosieguo della discussione sull'indirizzo di risposta al discorso della Corona. Parla per primo il fascista PIGHETTI; fieno innanzi bitto a. dichiarare all'on. Grazi a del che il così detto disanno non significherebbe in nessun modo la fine del fascismo, in quanto che il fascismo hit un contenuto spirituale insopprimibile. Noi non possiamo concordare con ì* col leghi dell'estrema che la nostra entrata, in Parlamento sia dovuta ad una politica di violenza. La. nostra politica, che incomincia dalla guerra da noi sostenuta e combattuta, si impernia su una parola sola, alta e nobile: Patria! {-interruzioni all'estrema). L'on. Pighetti continua polemizzando coi socialisti, riconoscendo parò l'alto merito dell'estrema sinistra di aver saputo organizzare i lavoratori. Noi fascisti, con i socialisti ed i popolari, abbiamo di comune il principio dell'organizzazione, delle classi lavoratrici, perchè solo da uno sforzo comune di lavoro e di studio si potrà salvare la nazione. Quindi l'on. PIGHETTI polemizza cpn l'onorevole Graziadei, asserendo che 11 concetto espresso dal Partito comunista sul Partito popolare è di molto errato. TONTAR, comunista, rivolto ai popolari: — Fondiamo su di voi. PIGHETTI critica la politica estera seguita dal conte Sforza, rilevando le conseguenze dello scioglimento della Camera. — Voi socialisti, — egli dice, — che entraste qui nel novernare del 1919 bestemmiando l'Italia, ieri avete gridato evviva. {Applausi dei fascisti). Parla, dopo il deputato fascista, il socialista on. FIOR. Parla a nome del proletariato dell'Alto Adige; accusa il Governo di aver coartato la volontà popolare adoperando tutta la sua influenza per alterare l'esito delle eiezioni avvenute. Critica il Governo di Nitti prima e quello di Giolitti dopo, eh* non hanno saputo affrettare la liberazione delle popolazioni redento dalle autorità austriache. Continua, qualche volta interrotto dagli applausi dei compagni, criticando l'opera governativa, se non esiziale almeno indiffererte por gli interessi delle nuove Provincie. I generosi trontini'sono stati abbandonati alle solito prolissità burocratiche, ai soliti sperperi, che hanno aggravato uno stato di fatto più che pericoloso. Conclude fra gli applausi dei compagni di gruppo. L'on. CONTI, deputato repubblicano di Roma, comincia il suo discorso rivolgendosi all'on. Giolitti e dico: (Innumerevoli suoi amici dicono che Ella è il successore di- Camillo Cavour (Giolitti, allargando le braccia, ha l'aria di diro: « lo non ne so niente; non ho di queste pretese». Ilarità vivissima). Orbene, prosegue l'oratore vedremo se Ella conforma il suo operato ai dettami di Cavour. Parla dei popolari e dice che ieri l'on. Filippo Turati ha fatto una serenata sotto le finestre del partito popolare. Vedremo se i signori dèi partito popolare si lasceranno sedurre. (Rumori sui banchi popolari). CONTI: — Sì, il partito popolare è una specie di Penelope, intorno alla quale molti si presentano per sedurla Voci:'— Non esageriamo. Al:re voci dei popolari: Siete in pochi, voialtri repubblicani. CONTI: Siamo in pochi, ma non dobbiamo vergognarci di nulla; voi non potete dire lo stesso. Nota ohe la presente crisi è prevaJonlemente crisi istituzionale, di guisa che l'Italia oggi non può essere salvata dai piccoli espedienti ma soltanto dalla convocazione di una assemblea costituente che. possa instaurare, nelle forme repubblicane, un vero regime di libertà e di sovranità popolare. (Applausi a sinistra, commonti). L'on. Cocco-Ortu COCGO-ORTU (segni di attenzione) in nome della democrazia liberale, fedele al suo piogramma, si professa fautore, di coraggiose riforme che permettano al paese la piena esplicazione delle sue mirabili energie. La democrazia liberalo, che segna ne) suo programma le più nobili conquiste civili, intende appoggiare il Governo nella sua opera di ricostiiuziono sociale, specie per quanto sf riferisce al ristabilimento della pace e dell'ordine all'interno. (Appiovazioni a sinistra, interruzione dell'on. Aruca, commenti). Rilevando l'interruzione dell'on. Aroca riafferma la sua antica alialo devozione all'isola di Sardegna, che per :.en 4'J anni gli ha riconfermato il mandalo politico. Afferma il dovere del Parlamento di rendere ragione alle giusto esigenze degli impiegati, ma è anche dovere dolio Stato di reprimere, ogni manifestazione cU violenza. Fa voti che. cessino i tristi conflitti che ricordano le epoche più nefaste della nostra storia o sono '•ausa di discredito all'estero. (Approvazioni). Vugura che le riformo economico-sociali promesse imi discorso della Corona abbiano sollecita attuazione, poiché da esse il paese, si ■mende il suo riordina mento e la sua pacifica' ziono. Ouanto ai rapporti con le popolazioni allogene, ricorda l'antico motto di Roma « Parcere subiectis ot debellate superbos », come quello che deve riformare la nostra politica nei loro riguardi. Invoca un razionale riordinamento (tei tributi, per modo che possano liberamente esplicarsi le attività economiche del nostro paese, e. nello stesso tempo, si addivenga ad una più equa distribuzione, dei gravami Ugnali. Su questo "programma deinooratico-liberdle l'oratore sa di avere, consenziente quella uobi'issiuìa popolazione di Sardegna che, dopo i nioltf sacrifici fatti per la guerra, è sempre pronta a contribuirò, con ogni sua forza, alla grandezza del paese. (Appronazioni). Invoca un largo r razionale decentramento, dal quale poti anno avvantaggiarsi molte, regioni neglette e, prima fra queste, la Sardegna, rhe troppe volte ha visto ineseguite le promèsse per essa fatte. Rievoca, a. questo pioposito, gli insegnamenti o le iniziative di Giuseppe Zanaidelli. {Interruzioni). Esprimo il volo che il Parlamento sappia ispirarsi alle correlili animatrici dell'opinione pubblica, che una salda maggioranza possa sostenere, il Governo nella sua ardua opera di ricostruzione S-mza una tale maggiorarci omogenea costituita intorno ad un programma organico nessuna seria opera di Governo possibile. Si duole perciò che l'attuale Camera riproduca lo molteplici scissioni, con le conseguenti ibride coalizioni cho caratterizzavano via passata legislatura. {Commenti, iiilcmiz.i. E" questo un frutto dei sistema proporzionai^ al quale l'oratore si senti; contrario. (Comiiienlli. Si compiace che coH'avvcnto del panilo fascista alla Camera si sia ricostituita 'l'antica destra, che rende possibile una pili attiva e feconda competizione di partiti. Rende omaggio alle benemerenze di quel gruppo che insorse per reprimere le altrui violenze, ina questo benemerenze sarebbero offuscato se esso si volgesse era a sonore gli interessi reazionari. (Approvazioni, commenti). Ammonisce che qualunque accordo polìtico non può essere oggi accordo di persone, ma di programma. (Approvazioni). Conclude riaffermando quei principii di democrazia e di libertà che furono e sono la religione della sua esistenza c dai quali soltanto l'Italia può attendersi ogni progresso di vita civile. {Applausi, a sinistra, molte congratulazioni). il deputato di Zara KREKICH, in nome di Zara., presento, rivolgo un reverente saluto all'augusta persona del Re, alla maestà del Parla mento italiano, ed un pensiero di perenno gratitudine al nostro eroico esercito, alla nostra mirabile marina, ai gloriosi caduti, mai-tiri della nostra guerra. (Vivissime approvazioni). Con uno schianto al cuore l'oratore vedo poro assenti da questa assemblea i rappresentanti delle consorelle città di Dalmazia, cho con Zara condivisero io lunghe sotferenze, i lunghi martini, la t'ode Incrollabile nei destini della nazione italiana. (.tpplausl). L'oratore rievoca con commossa parola i giorni indimenticabili in ''ui, dopo la meravigliosa vittoria delle armi'italiane, tutto le città dalmate spiegarono ài sole le bandiere tricolori, che avevano religiosamente custodite noi giorni del doloro, e sperarono finalmente giunta l'ora della loro redenzione. (Approvazioni). Non Indagherà le cause e. le responsabilità di una politica che ci ha condotti all'abbandono in balia della barbarie straniera di popolazioni di schietta nazionalità o di purissima fede italiana, ed alla rinunzia di posir zioni strategiche di prim'ord'ine cho avrebbero sull'altra sponda dell'Adriatico garantiti e ditosi i nostri diritti su quel mare, nostro. Afferma tuttavia che. anche in quest'ora di amarezze, non conviene disperare ma conviene anzi riaffermare la nostra fede inconcussa nel compimento dai destini della Patria, od il nostro profondo convincimento che nessuna forza al mondo può arrestare il fatalo andare della storia e. il (inalo trionfo della giustizia. (Vivissime approvazioni). Esorta intanto fervorosamente il Governo a non abbandonare alla Jugo slavfa lo zone territoriali che a questa nazione sono state assegnato dal Trattato di Rapallo finché non abbia ottenuto le più sicure garanzie circa l'applicazione dello clausole del trattato Stesso, diretto a salvagvardarc i diritti di nazionalità e lo sorti avvenire dei nostri fnv telli della Dalmazia. (Vivissime approvazioni). Termina inneggiando alla grandezza della Patria nostra, divina od immortale, allo sue fulgido .glorie, ai suoi radiosi destini e auspicando il prossimo giorno in cui tutti Eli Italiani saranno resi all'Italia, in cui l'Italia sarà tutta resa agli Italiani. (Vivissimi prolunuati. applausi. Grida di: «Viva Zara italiana! ». Moltissime conarai illazioni, commenti). il ministro degli esteri Alle ore 1» si alza a parlare il ministro desìi Esteri, on. Sforza. L'aula, si è grandemente affollata.- Sono presenti circa quattrocento deputali. ..Vitii è al suo posto, al terzo banco di Sinistra. Te Iribune sono rigurgitanti. In lincila diplomatica vi sono i rappresentanti di tutte le Ambasciato dell'Intesa, l'ambasciatore dogli Stati Uniti, ecc. Al banco dei ministri siedono gli onorevoli Giolitti, Faeta, Rossi. Croco, Fera. Vassallo Labriola. L onorevole Sforza, che siede alla destra dell'onorevole Giolitti. si alza a. pailare tenendo in mano il fascicolo stampato dei suo discorso, [.'attenzione ò vivissima. il problema della riparazioni SFORZA: — Nelle difficoltà sì cooq.Irs-c omo mai finora, della situazione politica internazionale è utile trarre ragione di fi•lucia e di speranza dal modo conio 'ne! re '•ente Convegno di Londra tu trovata una sotezione soddisfacente al problema, elio da ialiti, ma mai 'da me, era stato dichiarato insolubile, quello delle riparazioni. Nella precedente Conferenza di Parigi, dì cui tri;> riferii al Parlamento, io mi *ro sforzato di convincere sii Allestì «tei in poca efficacia e opportunità drili1 sanzioni escogitate, quali in ••ceupaziono di alcuni città sulla riva dèstra del ìu-uo, d prelevamento del 50 % sulle ìoi- portazlonf tedesche e le note misure doga-Imusili Gli eventi, nel volgere dt pochi mesi, ibarino dimostrato come fosse giusto il nosiro1 dpunto di visia. La Nazione tedesca sopporto'econ gelida mima lo nuove occupazioni senza mriceverne incitamento ali esecuzione del Trai- z'a!" e le misure doganali e fiscali diedero, icome io avevo previsto, risultali irrisori. .»;ut• 0Commissione delle riparatori, con indofo.s- 'so lavoro, svolto in concorso anche cori la dOslegazionó tedesca, compiva la colossale, li- pquidaziohe dei danni di guèrra di tutti gli oAlleati. liquidazione ascendente a. cifre, favo- ilose, che uno scrupoloso senso di giustizia le di rigorosissima critica tecnica e l'infiuen-1 Bza dei cambi hanno ridono a centotrentartuc! emiliardi. Fissata la cifra, rimanevano due j mgrosse diflicoiia. Il piano di pagamento e le asar.'uizie. Come garanzie, la. Francia propo- znova, l'occupazione dei la, Rulir. Espressi fnm-ivco il mio contrario parere. Mi dissi avvèrso «a un salto nel buio, che anche <o riusciva senza nuovo sangue e nuovi torbidi, avrebbe [ritardato la pacificazione desìi animi o Passetto órfiriUivo dell'Europa. L'IteSia. d'issi, aveva nel silenzio sostenuto, dopo la guerra, sacrifici e privazioni che. dando mirabile testimonianza della disciplina dei nostro popolo, avevano salvato lo Stato da un disavanzo spaventoso. Ci avviavamo alla ripresa dei traffici, al miglioramento dei cambi, e volevamo che la paco, perseguita in Italia, non fosso turbata altrove. Lo discussi mi di Londra, non, furono facili, nò brevi. Il senso di giustizia, che vi trionfo, a cui noi italiani sempre ci inspirammo, fu riconosciuto con iealtù. anche dalla Germania, Seguita la crisi del Gabinetto Fehrenbarh e ricostituitosi il nuovo Governo eoi cancelliere Wir'h i! Reiehst.'igh discusse a. lungo il piano di pagamento notificato e. deliberò di accettarlo. In seguito a ciò. il Governo tedesco ha notificato la. r,ua ferma volontà di eseguire senza riserve le obbligazioni in esso contenute, e duella di procederò al disarmo, nel limiti prescritti dal Trattato, e. ai giudizi a carico flei colpevoli. E' stato miestó il miglior passo verso la pacificazione effettiva. dell'Europa "he siasi compiuto dopo la firma dei Trattati di pace. Il piano-di pagamonto - Il piano di pagamento dei centoi.rent.adtm miliardi stabilisce che il debito della Germania sarà soddisfatto mediante l'emissione di tré serio di obbligazioni al 5%; la prima e di 12 miliardi di marchi oro, e t titoli relativi saranno consegnati a giorni, il l.o luglio: la seconda sera di 38 miliardi r la. terza di Si: ma. la Commissione dolio, riparazioni farà l'emissione dei titoli deila terza serie solo man mano che stimerà cho i versamenti compiuti dalla Germania saranno sufficienti por assicurare il servizio degli interassi e dell'ammortamento dolio obbligazioni. La Germania fari il servizio dello obbliga, zioni versando osai anno una somma tissa di due miliardi di- inarchi oro ed una somma variabile proporzionata alla sua gradualo prosperità economica? a valutare la quale si £ preferito l'indice delle, esportazioni te- iPcuPpdadfpfdndgTtctlcdss..ilo corrisponderà al i5 ^ de'le dette espor-| a'alu-i X'wicT 1nirstinri' on^ ^ ù!ilToiS 'kiio1' MS" l'effe,, ivo w urti, iravoiio e non se un immuti più. .1 vi- Rfb.ro sul vasto complesso delle operazioni finanziali© da compiersi, il piano di paga- mento istituisce un Comitato di garanzia, olla .losche, o si è stabilito> ohe la somma varia-1bile corrisponderà al 2o % delie detto vspor-jiti-i fin. Sm'o .te'rWnurt bile, sono desTìnatl i cespiti delle dosane edMil prodotto del prelevamento del 25 % "su' tutte, lo esportazioni tedesche. Il prelevamento dell famoso 50 ".V, che destò da noi tante critiche e che io- avevo combattuto. 0 andato in P>'a-! (.tea travolto e non sane^parierà pi. A. v> dipendenza della Commissione "delle ripara-jzioni con larghi poteri, ma contenuti Iniho-ido da non offendere la sovranità della Gèr- mania Dei restò l'attività di quest'organo sarà in ragione inversa, del buon volere ger- manico nell'eseguiro il piano di pagamento accettato. Elomo o memento J . l« E' per noi un dovere, di constatare che 1 attualo Gabinetto tedesco ha mostrato, dai primo giorno che ,g unse .Rotore, la più torma e Ioide intenzione di esogu 0 g un- W*nJ assi'.. Laponila 1 .1. 0 per lo meno.la Keffcnoo" ad^'èimmar «a&Tà ie più profonde cause, di sospetto e di ran- core che permanevano in Europa, essa la-. vora per ima via indiretta e lenta, ma si-:cura alla sua stessa rinascita economica e morale. A questa rinascila, necessaria perchè l'Europa sia l'Europa, l'Italia assisterà con spirito cordiale. Soltanto non al Governo ger- manico, il cui attuale contegno e correttissi- trio, ma ti quelle genti tedesche dell'uno e dell'altro Stillo, che- con Società dagli scopi più o meno confessati, osano mirare al di qua della sacra cinta dolio Alpi, noi vogliamo dire che osso stanno- incappando 111 un altro grossolano errore psicologico del genere di quelli tragici di un loro recente passalo, scambiando la nostra abituale tolleranza ita- liana, che so o noli apparenza è scotica, con un men deciso tutti noi rhe facemmo la guerra, e dpi no- stri tigli, i quali andranno in peiregrinaggio a commemorarla sullo Alpi iride line 0 sul Carso con un'emozione ancor più pura e còfhprerisiva della nostra, I nostri concitta- dinl di razza tedesca, come «usili di razza slava, avranno fra noi una libertà che sarà presto nostro varco veder portata ad osem- nio in altri paesi d'Europa, noi ne siamo) cor- ti, non solo per le leggi cho il Parlamento voler.'., ma par qualche cosa che vai tanto più di una leggo: il naturale nostro senso di libertà, che in due millennii di storia ita- liana non si è mai oscurato. Ma ciò appunto rafforza il nosiro diritto c il nostro dovere di non permettere intrighi dal di fuori. L'alta Slesia, '* probe.ima (31 giustìzia,. " Se il probloiria tanto più arduo e complesso delle riparazioni ha trovato una soddisfacente soluzione, ciò accadrà, io non ne dubito, anche per quello dell'Alta Slesia. Nel progetto delle condizioni di paro rimesso ai tedeschi il 5 maggio 1919. l'Alta Slesia, in base alle statistiche ufficiali tedesche del 1910, che attribuivano la maggioranza noi paese alla popolazione polacca, veniva assegnata senz'altro alla Polonia. Mi la Delegazione germanica, pur non oppugnando il valore delle elfi e, di.tiuaró che, sebbene esistesse in Alta Slesia ■ ina maggioranza che parlava polacco, i sentinienii dei più si volgevano verso la Germania, e domandò che la regione venisse lasciata libora di manifestare a quale dei due Stati volesse essere unita. Cosi fu deciso il plebiscito che ebbe luogo nel marzo scorso. La partecipazione alle urlio raggiunse proporzioni mai ivisto: votò quasi il cento por cento, l risultati ohiplessivi furono in cifra tonda ~,<fi mila vo-anta 0 per la Polonia 179 mila, il che dà una percentuale del W> per cento por la Germania del -.0 por la Polonia. Poi..ho, in baso altrattato di paco, il risultato dot voto dove es- ■ra determinato per Comuni, sarà tinche op--oitimo stabilire che su K22 Comuni i tedeschi bbe.ro la maggioranza in Sii od i polacchi •1 Appoiia conosciuti i risultati del voto, auto i tedeschi quanto i polacchi vantaronoviuoria. La proclamarono ad alta voce i le- deschi avendo ottenuto la maggioranza dei ■•iti o la maggioranza dei Comuni per loro; la proclamarono 1 Polacchi ; quali, aspirando•ìndi rimante alla oorzlon" delt:Altà Slesiaittiata sui'.a riva destra dell'Odor !•'• cosl*a di Korfantyj ih questa zona ebbero maggioranza dei Comuni, n trattato espri- Ime chiaro, checché st sia detto in contrario, il concetto eh partizione della regione, ma la difficolta maggiore sorgo per la zona grigia, 'età: comprende la pane più ricca del bacino minerario ed il «orante- distretto industriale, zol,:i „tìl. cui, com,. pe,. n resto, il trattato impone di tener conto del voto degli abitanti • 0 ,|Ri|a situazione geografica od economica ' ,lllono vutinw prima M lutti ! soMaU d'Italia, i quali, con sangue, freddo non soi passato, attenendosi alla '.oro consegna, senza osami c giudizi soggettivi compirono intero il loro dovere con sacrifici di lawgue di gran lunga superiori a quelli degli altri alleati, 1 Bando armate furono organizzate dagli insorti ! e, quello che è più da deplorare, sotto il coj mando di quel Korfanty che sino alla vigilia aveva esercitato in Alta Slesia le proprie fun zioni in nome del Governo di Varsavia. E' ivcro che il Governo polacco si affrettò a scin «fere la propria responsabilità da quella degli e insorti con comunicazioni a Roma, Londra e Parigi, ma sarebbe stato desiderabile che anche nel proprio interesse avesse assunto subito una posizione tale da dissipare ogni equivoco. i. Da questa Càmera, prima che. da ogni altro Parlamento, fu per bocca dell'on. Sminino proclamata la necessità europea dell'indipendenza polacca. Qui da noi i libelli polacchi, anche quando lo zarlsmo appariva all'apice della sua forza, trovarono sempre un sicuro fraterno asilo. Senza toma di essere, fraintesa può dunque oggi l'Italia dire con cordiale, franchezza alla Polonia che se vuol prosperare, devo sopralutto voler pace, pace ovunque. Non nelle avventure ridiverrà grande. 1' problema dell'Alta Slesia è un problema di giustizia, giustizia per tutti. I! plebiscito ha originai noi Trattato di-Versaglia ed è dentro i limiti dui trattato che deve, essere risolto, senza preoccupazioni 4.1 violenze, da qualunque parte si tonti esercitarle. La coso dell'Asia Minore « Gli on. Federzoni e Mussolini trattarono noi loro discorsi anche deb vicino Oriento, uve la pace 0 l'ordino non sono ristabiliti. I passi conciliativi e moderatori, che i tre Gabinetti di Roma, Londra 0 Parigi bah concordato toste, sortiranno, lo spam, un benefteo effetto. Ma sia lecito tuttavia di notare, non por me. pel paese, nostro, cho un anno di sterili lotte si sarebbe forse evitalo in Oriente se i concetti che io, appi na giunto al Governo, formulai chiari a Boulogne e poi a Sita nel giugno c luglio del 1!)30. fossero ste.ti adottati prima d'oggi: concetti basati sulla conoscenza reale della situazione 0 sullo stosso ben compreso Interesse della Grecia. Io providi — 0 lo dissi noi Consigli alleati — che la continuazione di una lotta contro «lo risvegliate forze nazionaliste turche avrebbe avuto per risultato di esasperare sempre più il sentimento politico e religioso dèi popoli islamici, e che questo sentimento avrebbe, costituito una forza di resistenza sempre maggiore, che, rigettando 0 procrastinando ogni componimento della questione turca all'infuori di una decisióne militare, avrebbe spinto il Governo di Angora ad una -| - cóme oggi 6 avvenuto, che avrebbe !i''fmo provocato nello masse turche il risorgere w ™tfìj£r™zz. - .1; nnn i ^ n°£ - ""eit7' £„e,.°J ; a ^ "W) t. , li doph -1, ( ,- p^cdlosa u„ione con quello di -j, del trionfo sin groct. una imo.- dMeranza improvvisa por qualsiasi occupazione e, europeo. l fov%.bu fu ritirato ii prosidio di Adalia e «Tale essendo l'atmosfera che si andava -! creamj0 um naturale che il Governo si preoc > cul)assu ui non lasciare esposto a inutili in tessi Turchi avrebbero poi deplorato, il piccolo distar -jcamentoròhe avevamo sbarcato ad Adalia. Che -i" trasferimento di que, pochi uomini a lo- stantinopoli dal Porto di .utalia, ove una dello o nostre navi da battaglia, cioè, una forza ini - Htafe infinitamente maggiore li sostituisce, t o tutelare i nosiri interessi e il nostro prestigio abbia potuto creare in certi circoli una tal °-u,'lle Prooccupazione, non saprei spiegare che leni significato esterno di simbolo, che l'orso è e rimasl0 al lu)lue di Adalia. La verità è che i allre lrupiw nostre rimangono, ma più ù ,„te iu dUri DiUlU aella vasta zona, - Vnccov(io tripartito riserva olla nostra infiuena ecmitìmlc£ La verità è che ad Adalia, dove à ««« torse non sanno che noi. quando vi shar- cainrao. lasciammo intatta e piena l'automa -. dell Impero ottomano e dei suoi funzionari, -:«d Adalia, dico, noi facemmo anodi presenza e nei primi -tempi dell'armistizio 0 proprio 10 è da C .aantinopoli, dove ero Alto Commissario n raccomandai od affrettai lo sbarco, non già - per premere sui T.urchi, ma per affermare, - allora, i nostri diritti di fronte agli Alleati e Quella infatti che noi vogliamo, una feconda i collaborazione economica coi Turchi nell'ina teresse comune, sarebbe isterilita alla radice o da atteggiamenti di imprese militari. Dovevao mo dunque ad Adalia. date le passioni degli i ammi e n nìaììvo isolamento di quel piccolo , presif]iri rtoIIfi rimanenti forze di occupazione, - u passibile che. contro la stessa volontà, n -, , „' A„torUà cn„ fJeUa popolazione., un malaugurato incìdente ci mettesse nefla no - „a^,tì^ „_ ,„„Hin„ Hi ,.„itu o <7sf',a ,dj un '™ mH° ) li- him , K l era diffìcile prevedwe lo sviluppa e lo e conseguenze.' *e. por evitare critiche ed apo- strofi, che prevedevo tanto bone, avessi corso a questo rischio, non solo sarei stato colpevole à di egoistica personale debolezza, ma avrei - forse compromesso lo saldo basi delle intluen- z» future dell'Italia nell'Oriente mussulmano, o E la nostra, colpa sarebbe stata ancora più o gravo avendo sotto gli occhi, come abbiamo, o l'esperienza fatta dai Francesi in Cilicia, pro- prio sotto Adalia, dove han profuso sangue to oro pel. mia. politica militare da cui ora i o e o l o , a a, oo i ippunto vogliono saggiamente ritrarsi Lo scandalo militare di Vienna «L'on. Federzoni toccò, nel'suo discorso, del cosi detto scandalo della missione, militare italiana a Vienna. Al suo posto avrei anch'io chiesto spiegazioni; ina le mie non possono essere che brevissime. E' esalto cho la nostra Legazione a Vienna non ebbe notizia dell'arresto del generale Segre se non a cose fatto. Ciò fu perche io stosso appresi gli arresti e U proredintento leggendo 1 giornali. A questo punio i fascisti scoppiano in esclamazioni. GIUNTA e FINZI ed altri gridano ironicamente: —'Bravo: Rene! E l'ufticio di informazioni? SFORZA: — Si. fu perfettamente cosi. Appresi la notizia dai giornali. Clio i giornali austriaci si siano permessa mia canea di malevoli commenti non passiamo stupircene. Fu colpa nostra. Dopo quattro anni di disciplina di ferro e di privazioni si abbattè su tutti i i'paesi belligeranti un'ondata di materialistico i piacere; errori e colpe si centuplicarono ovun -'(jUe, na meno che altrove in PaLia. ow la vita a è ancora parca. I nostri ufficiali si trovarono a nella gaia Vienna, gaia ancora dopo la sconl' tuta imperiale e dove, salvo nobili eccezioni, - tutto eia da vendere, tutto da comperare. Cer-no ci sono stati errori 0 colpe individuali di i alcuni ufficiali e impiegati italiani. Già allora. i j io ricordo, ve ne furono di severamente pu, j uhi. Ma quando l'arresto avvenne, politicao| mento io lo deplorai. Possiamo con tutta si- curczza affermare, e non sarà" scarso vanto, i che non c'è altro paese dovè la giustizia avreb; ne agito più severamente e implacabilmente, o]se non si è esitalo a trarre in carcero, solo a)pèrche denunziato e sospetto su vachi indizi, ljùn valoroso generale-che rappresentò l'Italia o presso un vinto nemico. * che di tutto cuore i- < confido dimostrerà la sua personale innocenza. (sorrsp K o e e U i a o o , i . , o , e . Montànegto? — j (Commenti ed esclamazioni mvissimc dei fc scij&i e nazionuli.itti. l più. scalmanali sono Qi on. l'ìuzi e 'Giunta). Noi italiani ci contónt; rommo se por gli ufficiali austriaci e ungh. resi che saccheggiarono città e villaggi, foss stata usata a Vienna 0 a Budapest la niillesim parte della nostra severità. A questo ritinto i fascisti insorgono nuovt monto 0 gridano al ministro: — Vergognatevi Vi gloriato quasi dello nostre colpe! — Anch 1 socialisti a questo punto si associano ai n£ zionalisti 0 gridano anch'essi al ministro — Vergognatevi! ;3l< accordi commerciali colla Russia SFORZA: — Ringrazio poi l'on. Fcderzor por rihcTtamènto a perseguire e concluder l'accordò commerciale con la Russia. Vi st ora lavorando. Spero sarà presto un fatt compiuto e che l nostri grandi industriali .' varranno dell'arma che avremo foggiata pe essi. Alle loro iniziative il Governo guardei con attiva simpatia. .Mi è stato rimproverai di non aver ancora mandato in Hussia un Missione italiana (Dai banchi, dei nazionali», partono urlila. Ironiche: « Misiano! Misian c'è andato! Egli si trova, in Russia, e basi per tutti! • lUirìia). Veramente non capisc rpiosto rimprovero, specie In bocca di et trova che e già di troppo una Missione st vici Usta, a Roma, La verità è cho la Mission noi potremmo inviarla a Mosca quando vt gliarno, mii io intendo mandarla solo dop concluso qui l'accordo commerciale. Che s per avventura esso non si firmasse, e no sarebbe por colpa nostra, non ci sarobbe pi nè Missione russa a Roma, nè Missione itf liana a Mosca. « Vengo ora alle polemiche montenegrini Si è affermato che. a Rapallo il Moutenegr sia stato un oggetto di baratto. Io dichiar noi modo più t'ormalo che a Rapallo, nò pc fu riunione del Montenegro, come non f questione dell'Albania. Io ho solo usato : nomo del Montenegro — prevedendo il po; sibilo ritorno ai loro focolari dei profusi" della Cernagora — por domandare ti Relgn do garanzie 0 sicurezza por la pie.ua liberi e gli avori dTquanti di quei disgraziati ne stri ospiti avessero voluto tornare in patria. • ■ K con ciò io a.vro,--fiiiiin di dire tutt (inolio che mi concerno. Del resto furono ni cessane misure amministrative e militari, eh non dipesero da me. son certo che vi son oppositori miei fra. quelli che più liorument '■ iyyerssn'0 la mia. linea politica, che non n Pilotano un istante, poiché sanno che. io no sfuggo le responsabilità. Ma giacché fui, ce ■ ine naturale, al corrente di tutto quanto a^ venne e tutto quanto de] roste avviene, ere do opportuno "Continuare io stesso a riferirli dia Camera ». ! Queste parole sollevano vivissime interri zioni, cho sono il' principio eli una tompest che scoppia trualcho minuto dopi' Miila. qui stiono del Montenegro. A emesto punto l'r norevole MUSSOtLlNT', rivolgendosi a. S'orzi gl'i grida: — Ma, insomma, il Montenegro mnesso o non è annosso alla Serbia." 1! ministro face ed i nazionalisti riprct dono l'osservazione di Mussolini I fascisi tengono loro bordone. Il presidente - scamp? nella lungamente e riesce questa volta a r condurre una calma relativa. I montenegrini in Usila SFORZA, continuando: — Il Governo italia no aveva accolto nel 1919 un migliaio di pie fughi montenegrini, la cui.presenza in Albi aia rendeva complicata l'op&ra di rifornimeut Uulltj nostre truppe cuià dislocate. Essi vei acro riuniti a Gaeta o a -Formia e il Ministr d.dla Guerra di uliora credette di concluder col rappresentante montenegrino in Italia' 1 convenzione citata dagli onorevoli Federzor e Mussolini. Avverto che questa convenzioii era completamente all'infuori dolio idee della competenza del Ministero degli Ester che si era limitato al telegramma seguent al Ministro delia Guerra, a Urina del Sotte Segretario Borsarelll : « Nulla osta da pari questo Ministero chea anticipo spese v&ttovt giiamènto od equipaggiamento montenegrin previ accordi con questo Consolato Montone grò, salvo conteggiar* come proposto ». Ne marzo di quest'anno, dopo gravi atti di r beinone 0 di ammutinamento tra le trupp montenegrino, _ il loro rappresentante, rivo) godosi al .Ministero della Guerra, ebbe a chie dere, trovatosi impoteiiij; a spedare la ribellie ne e temendo seri conflitti, l'intervento dirc-tt di rappresentanti del Regio Esercito pordisai mare quel migliaia di soldati. Accolito ii de siderio montenegrino, il Ministero della Guei ra ricevette nell'aprile scorso tuia nuova r. chiesta di intervento da parte del signor Pie mentaz. cho impetrava dallo nostre Autorit militari l'uspulsioufè di itu montenegrini, eh genericamente qualificava come « sospetti »■ I Ministero delia Guerra, edutio nel frattrmpdulia vera situazione tra 1 profughi, accetti l'incarico, pur notiiflcaxido esplicitamente a signor Plaiuemaz eoe non poteva distinguer in base a vaglio accuso, e che riteneva giusti prendere dello misuro solo dopo interrogai individualmente i componenti la legione. Po lo meno, due terzi di questi, liberamente in torrogati. espressero il .desiderio di sol trarsi a regimo loro imposto dai governanti muntene giini. sposso iu tono viva rissi tuo sull •citaroiK la via dell'esilio, pur di non sottostare usti abusi dispotici dei rapVreseulanu moiiiìeuugri ni, e all'impiego arbitrario da essi fatto dell, sommo destinate ai profughi. 1! Ministero del la Guerra dovuite provvedere al pagamenti delle- mesate che non venivano versale, a dis senzienti politici; »i mostrò largò e torni d tutti i mozzi necessari molti pai-lenti volon tari. Incapaci eli comprendere la disint.eros saia nostra liberalità, vollero alcuni ira i cap montenegrini accusare il Governo «li iuta pre tosa opera di corruzione. Ciò è lalso. Nessuni costrizione venne usate verso i montenegrini Fu por intervento dei loro rappresentanti pri ma. e. per le spontanee dichiarazioni dei sin soli poi, che tu legione di Gaeta si e trovato disciolta. Constatate gravi inrgolarità utili contabilità degli anticipi, fatti dai. Ministero d '1 la Guerra e crescendo l'agitazione fra gli stess pochi superstiti, il Governo, per il supreme interesse della tranquillità interna, si è viste costretto ad accettare la umtib&Tu dei Oliai stero della Guerra iti cessare dal v> rsaVr S'ossidi mensili 0 di agevolare il rìuipno i- 'le restanti. Cju questo atto di umaniità e di „iu situa, ii Govejoiii non lia ini,-so menoma, memo, compromettere la sarti: di un popolo»: esso ha agiio unicamente s-pcondu gii espnysi djtfnderi della disgraziata maggioranza di .pici gruppo di montenegrini, ohe a.-coglir-mnio e ospitammo con mai smentita larghezza. La Camera vede ora chiaro di che si tratta. Hi tratta di una atroce tenzone di odi fra . montenegrini emigrati in Italia. . he, già inaspriti dall'esilio 0 guastati dall'ozi-., videro le love; scissioni e. i loro dissensi divenire ancora pili feroci e insanabili quando il Re Nicola scomparve- Purtroppo, ben altro si potrebbe, aggiunsero di malversazioni di denaro e di intrighi e calunnie contro valorosi 0 rispettabili ufficiali nostri e di progotti di attentati contro uomini politici italiani ed altro ancora. Ma si tratta di traviati e di infelici, che forse in hnona fedo, data la loro mentalità, non san vedere dovunque, cho intrighi * manovre, e noi dobbiamo stendere su questa triste odissoa un pietoso velo. Desidererei tuttavia, per pari? mia. che la Commissióne degli Esteri chi°dec<e un giorno, e il mio collega della Guerra con sentisse, che i bravi ufficiali ohe -li ques' questioni si occuparono, fornissero round zialmente le ulteriori spiegazioni. Clamorosa Interruzioni A «mesto punto scoppia la bufera Ne segnale l'on. CHIESA, il quale, alzano"tedi, agitato, rosso in viso, grida: gli i&iV