Le memorie di un... pugno

Le memorie di un... pugno Le memorie di un... pugno B 2 luglio, a Long ' Ialaaid City (Now Yereey) — udito! udito! — due uomini, i.n ixavuowe e un americano, si preluderanno a pugni al cospetto dol mondo. Gente eh© si piglia a pugni è cosa piuttosto volgare i tutti i giorni e di tutte le strade, dacché sulla terra camminano animali provvisti di quello armi naturali che aon, lo mani chimee n fondo a due braccia roteabiK : armi sempre pronte, per così dire le pjù... alla mano di tutte, per sbrigar le faccende dell'amor fraterno tra i figli di Adamo e di Eva, anche dopo la scoperta del ferro o della polvere pirica. Ma è por! tutta questione di vocabolario: se invece di pugjii si parla di pugilato, la rissa di strada può diventare gioco olimpico degno di un'ode pindarica; se invece di dirla fiorentinamente a)H!a bectera — cazzottatura — la d-jciamo sportivamente alWngleaei — boxe — la partita può assurgere all'importanza di un avvenimento interoceanico sensazionale, attorno al quale trepideranno milioni di cuori femminili e maschili ridderanno miKoni di sterline, di dollari, di franchi Tal'è il casa del 2 luglio a Long Island, ove il francese Garpentier o l'americano Dompsey si cappiotterainuo secondo le regole diciamo pure scientifiche dettate dalla « Internatóonal Boxing Union », oss^a !e regole della boxe incese-, la quale fa testo nel mando. Si tratta de! campionato mondiale henry weights, o poids hnirds, o pelai mfissimi; campionato che G-eorges Carpentrer, il prodigioso abbattilore .ddl'ingleaei Beckett, vuole, in nome della Francia, ovvero della latinità butta, portar via all'America, ovvero alla razza ausdo-sassone, che Io detielhe in-'.nterrottainente dal 1892. Non tutto le persone colte sa.Ti.uo, infatti, ohe il vanto o la gloria del « più pesante pugno » passarono finora, di americano in americano, vuoi bianco, vuoi nero : da James Corbclt (l.o campione), a Bob Fi issimi nona, da James Jeflrjes a Marvin Hart, da Tommy Burus a Tack Jhonaou, da Jess Williard a Jack Dempsey. Il Dompsey restò campione il 4 luglio 1919, a Toledo Ohio, abbattendo in tre ronnds il negro Williard, il quale era un gigante da far pania ; ina il « piccolo David » — eumo chiamavano allora, il temerario Dempsey — atUirrò Golia, riducen- .lolo in pietoso stato, sicché grande da non si dire fu lo stupore del mondo attonito! Senouchò, il 2 luglio questo vincitore de! gigante Golia l'avrà da fare con Georges Carpe.nl ier, il quale « lo battra, et surpvendra tóut le monde ». Sissignore, « Georges éblouirà le champion americani »;. ancorché Jack vada dicendo dal canto suo che vuol vederlo a terra morto! Giorgio strapperà all'America, finalmente, kiwàh-óiit. per \f\ Francia, per la latinità, per l'Europa, il vanto o la. tlorift del più formidabile pugno del mondo! Tutto le maggiori scommesso, anche al di là doli'AIla litico, sono pt'r Carpentier, come se Dempsey fosse già a terra, se non al primo, al'secondo, o al dodicesimo round, (maggior numero di « riprese » non è consentito dulìe leggi dello Stato di New Jersey). A terra, il campione del mondo pesi massimi ; ed ecco che' l'arbitro conta immediatamente sut cronometro dieci secondi: uno, due, tre..; a voce alta, noU'iinmenoo sflenrlo delia moltitudine senza respiro, c giunto al dieci, poiché Jack è sempre ja terra, non può rialzarsi dfl solo, grida otiti Fuori ! Fatta ! "Vinto ! Viva Carpentier ! No, Viva. Dempsey! Viva la Francia! Viva l'Amor iVa !... Non vi par già dj sentirlo l'urlo di quei cinquantamila spettatori in delirio? Un urlo dell'altro mondo che radiotoleg rancamente passerà l'Oceano por scuoter l'Europa, ]>er far perder la testa a Parigi. (L'annuncio dell'armistizio non avrà forse potuto tanto). E così passeranno da una tasca all'altra, da continente a cotiiiw.nfce, milioni di dol'lar, di ^tfA-liii», di franchi Per ii iiiirtr.ii, del 1919 tra. Dompsey e Williard, l'incasso del'o spettacolo fu di mezzo milione di dollari; oggi, ad un mese dal 2 luglio, non efcseiidor,i ancora, venduta che una parte dei posti ili cui è capace rimmonso anfiteatro appositamente costrutto i Long Island City, già. si è incassata una Boinma maggiore: 525;000 dollari, che alla pari fan 2.G25.000 franchi. L'importo delle soomiiHssc sarà decuplo dell'altra volta. Le maggiori Compagnie, di navigazione annunciano speciali corse attraverso ]'Atlantico per rovesciare gli spettatori euro}>ei a New Jersey. I maggiori giornali d'Europa e di ArnrTica impantano servizi speciali per l'occasione, e fin d'ora dedicano colonne di prosa a'l'avvenimento. A Parigi il Pet.it l'uri sic ti. pubblica a puntate le memore di Carpentier: a Ma vie de boxeur », come nessun giornale ha mai pubblicato le Memorie dì Napoleone. * * Memorie lunghe, .minuziose, ma iaikJressaiiti. specie nella prima parto, ove si narra come, sorse e si affermò il giovane etoe della bon. Georges Carpentier ji acque a Lièvi n, in quel di Lens, il 12 gennaio 1894. Suo padre1.' Un umile operaio di miniera. Fami gl'ja povera, dunque, alla quale Giorgetto dovette assai per tempo, quando gli altri ra>,iizii vanno generalmente a scuola, contribuire col proprio lavoro: fattorino ciclista A' un notaio, a. undici anni, quaranta franchi al mese, a Questa circostanza, non meno che il triste c rude clima del nord, mi dette la mentalità di un uomo maturo all'età di fanciullo; pure, per una contradizipne cht' non corco di spiegarmi, il mio carattere restò gaio o la mia natura iiifan tilej». Gli piacevano i libri d'avventure, lo interessava molto il circo equestre. Assiduo spfttatoro di ogni spettacolo dei saltimban chi, che sovente piantavan la baracca in passo, il suo primo amoro fu il trapezio, e non passò gran tempo che egli diventasse abilissimo nell'acrobazia ; ma un altro giorno, in un oireo sulla piazza di. Letu9, vide per la prima volta « quelques boxeurs » e tanto se ne innamorò che < se la mia buona mamma mi avesse ascoltato, io avrei sull'istante seguito i midi nuovi amici ». Ma, pur continuando a veloeipedare ner il suo notaio, il piccolo Giorgio trovò ugualmonta la sua via. « La passione per gii eser cizi fisici di ogni genert» mi mi» in relazione con un certo Francois Dcschampe, chef, eotto il' sonoro titolo di « professore Deschamps », dirigeva a Lens una saletta, ove •troppo rari allievi facevano boxe oginnastica ». Fin da quel pruno incontro, questo Deschamps — « oggi divenuto un nomo .opulento, manager dii campioni, ed anche industriale quotato, a capo di una impresa importante » — apparve al dodicenne Carpentier < uomo di maniere ed andazzi cosi Btraordinari da circondarlo di un'aureola di mistero, tanto che le comari «lei quartiere lo consideravano volentieri conici un magico ardore di profeta, voce rud«i ma insinuante, a e to a i e Lo straordinario e suggestivo maestro non perdette tempo:col nuovo allievo-, a indovinando subito qual passione istintiva io nutrissi di già per la < nobile arte », ricoprì le mio piccole mani di guanti enormi e mi fece mettere in.guardia ». All'indomani di questa prima lezione, il prof. Deschamps andava a trovare la madre di Giorgio e dopo essersi inteso con lei dichiarava al ragazzo : t Sei il mio pupillo, da oggi tutti i tuoi momenti di libetrtà mi appartengono i>. « Ne fui letteralmente sbalordito — racconta Carpentier — e l'avvenire mi apparve sotto i colori più rosei. Perché, da quell'istante, con l'imaginazione propria dei cervelli piovani, io mi vedevo già gran boxeur e campione del mio paese. La visione di viaggi trionfali a Parigi e anche all'esteTo mi incantava. Voi indovinate dunque con quale ardore e con quale simpatia m'attaccassi'in quefc giorni all'uomo la cui -iniziativa mi avrebbe fornito i mezzi — non ne dubitai un mometato — per conseguire l'oggetto nei miei sogni ». Giorgio lasciò il notaio per « attaccarsi interamente alla fortuna » del provvidenziale maestro; ma poiché la quotidiana ginnastica nella" « sala Deschamps » serviva più ad accrescer l'appetita»che a soddisfarlo, maestro ed allievo dovevano darsi d'attornio ptìr guadagnare. « Tutte le domeniche e 'e altre feste andavamo in questo o quel ritrovo della regione ove il « professor Deschamps e il suo pupillo — come dicevano i nostri manifesti — davano grandi rappresentazioni ». Noi due facevamo da soli le spese del programma. La lista dei a numéros » comprendeva gli esercizi, più svaviatri : acrobazia, giochi di carte1, fachirismo, prestidigitazione, salto, ginnastica e boxe. Il tutto — non. ridete ! — terminava eoa ima seduta d'ipnotismo e d'autosuggestione, nella quale il professore faceva da ipnotizzatore e io da medium ! ». Oneste sedute non fallivano mai perchè, « avendo stabilito in precedenza una specie di codice basato sui gesti od anche sui toni di voce elei mio professore, riuscivamo a mistificare complètamente i bravi campagnuoli : una dello astuzie più comuni di Deschamp3 consisteva neli'otteuere dal padrone del locale, sorseggiando con lui uno chop prima dello spettacolo, circostanziato informazioni su qualche notorio spettatore ; cosicché, una volta addormentato ipnoticamente, a me non restava che sbalordire L'uditorio fornendo i più inattesi particolari su una persona qualunque, che mai io avevo veduta in mia vita ». Intanto, tra l'ima e l'altra di quelle rappresentazioni festive, alla scuola di boxe nella sala Deschamps il futuro campione rassodava i suoi giovani pugni. IT primo hiinrlc-nuf. Carpentier adolescente lo ficee proprio sul suo maestro, che — ohibò! — indo in terra. La cosa accaelde all'indomani ili una scappata dell'allievo, che1, deluso dalla troppo lunga attesa di « fare un match ». dette imo strappo ribelle alla « lisc.plina atletica », disertò la lezione e1 passò la notte fuori di casa. Stanco, pentito, Giorgio rioompaive al mattino davanti al' maestro, il quale subito gl'intimo d'infilare i guantoni e di mettersi in guardia. « — Ora t'insegno io a rincasare di buon'ora!... ». E giù pugni maestri! « Egli... bosso va con una durezza fino ad allora sconosciuta al suo pupillo. Schivai un dritto nel quale mi parve avesse messo tutta la sua forza. Traballò, in un atti'ino di squilibrio. Allora, senza la menoma cattiveria, senza ncUiuncno pensare a quel che facevo, d'istinto, lasciai partire un colpo, secco, sulla mascella del mio professore. E Deschamps s'abbattè come un masso, così completamente otti come doveva esserlo Ioe Beckett una decina d'anni più tardi nella hall splendente dcll'Holboi-n Stadi:im ». Il maestro si rialzò appena ripreso i sensi : t — Bravo mio piccolo Giorgio ! Mi hai fatto un rude piacere! Colpo classico: finta del sinistro, crocitit del destro. E che crocheft Quello del campione che tu sarai, se tutte le sere vorrai rientrare da buon figliuolo in casa d* tua madre! ». Generoso e paterno maestro ! A quel modo dimostratosi al maestro, il quattordicenne Carpentier s'ebbe in premio una gita a MaisouB-Lafiltc per il primo match in pubblico. L'avversario prescelto era un fantino nominato Salmon; più anziano ma non meno peUante dell'allievo di Deschamps. Primo match in pubblico non fortunato: al diciottesimo round, Carpiliitier, all'estremo delle forze, dopo essere caduto più volte') vide, o la morte negl'animo », il manager gettargli la spugna in segno di remissione. Ma anche battuto, i giornali riconobbero nel o gasse Carpentier. be.be ei uomo » una bolla promessa per l'avvenire: « rapido come un lampo, coraggioso come un leoncino ». TI « passaporto per la fortuna » non tardò a giungere con l'offerta di un organizzatore parigino per due matchs in una sera sola. : uno dell'allievo,, l'altro del maestro. Quaranta franchi por uno, più il biglietto ii tf.irza classo Lens-Parigi e ritorno. Il maestro se la cavò facendo match nullo, Carpentier dovette invece provaro « l'umiliazione di un knock-out alla sesia ripresa i> ; ma intanto era la earrirtra che s'iniziava. In occasione di quel suo primo viaggio... pi'ofessionale a Parigi, egl: racconta come non potè assistere al gran match Jeannette-Mac Vc'a, il più clamoroso di quei tempi per la Franca. Il prezzo del biglietto al u Cirque do Paria » era troppo elevato per le borse dei due inseparabili : il maestro e l'allievo non avevano cho i soldi contati pel ritorno a Lenis. Bisognava entrare a gratis, e la cosa sembrava facile al Deschamps: « Ci presentiamo al controllo, faccio chiedere' del signor Vienne, uno degli organizzatori, mio conoscente, e si passa... Tra colleglli; capirai! ». Sonotichè, all'ingresso del Circo, nella ressa etnorme del pubblico, il signor Vienne restò irreperibile, e' i due boxeurs di provincia re starono fuori, contentandosi di « sentire i! clamore formidabile che accompagnava le fasi più impressionanti del grande1 cime ». La partita fu vinta da Mac Vea; cinque anni più tardi lo stesso Jean nette era battuto dal Carpentier, che ]>er quei match ricevette la più forte somma fino ad allora pagata in Francia ad un boxeur. La vera e propr'a carriera profeesiona'.el di Carpentier datatisi 1910: a 16 anni! S'inizia con la vittoria di Bruxelles su Wally Pickard e procede serrata di ring in ring, di match ili match, tra successi e' insuccessi, ma sempre in progresso di forza e di fama. Campione di Francia nel 19Ì1 pei pesi medi, poi campione di Francia hi assoluto, quindi campione europeo. Quanti pugni dati e presi, e quanti quattrini ! Ricchezza e gloria davvero... sudato, se si pensa non soltanto alla geritilo e inguantata ferocia del combaUi'imérJ- csrmtbdlPdtmdqmztemmgoemo,! to nel ring, ma anchefQS^E^§JÉ&EÌt Ldtsbbcinusmsqlsmdctgsgflts1d' t La morale — dice Carpentier — ha nella nostra professione una parte di cui sarebbe difficile esagerar l'importanza. Ragazzo, ho dovuto spesso fare appello al mio reale stoicismo per resistere alia sofferenza. Ho passato giorni o notti in cui disperavo di poter realizzare la mia ambizione... Dopo certi matchs mia madre difficilmente avrebbe potuto riconoscermi ». Ma pianse di gioia la buona mamma la sera dei trionfale ritorno del suo Giorgio dalla vittoria di Londra, la « fulminante » vittoria su Beckett: « A Parigi, sotto le finestre di casa mia, migliaia di persone mi acclamano. Dalla folla si gettano fiori verso le mie finestre e le signore mi mandano baci. « Viva Carpentie'r! », grida un coro foimidapile. Perchè u tout-Paris qui sporte » è al colmo dell'entusiasmo. La mia vittoria su Joe Beckett, sì rapida, sensazionale, ha provocato un vero delirio. Contemplo la scena dalla mia finestra e mi domantlo se non si tratti di un sogno. Vicino a me, il babbo, pur rude uomo, del nord, stringe le mani della mia buona mamma i cui occhi sono ancor tutti umidi. I miei fratelli e mia sorella completano questo gruppo uominato dalla commozione-. Quanto a Francois Deschamps, egli è pallidissimo e i suoi occhi sbattono senza oessa. Solo il mio cane Flip sembrava mantenersi calmo... ». Ma sfidiamo Flip a mantenersi calmo al prossimo ritorno del padrone da Long Island, vincitore di Dompsey, campione del mondo pesi massimi, dopo il 2 luglio.. SCHICCHI.