Il ponte del diavolo

Il ponte del diavolo Il ponte del diavolo La discussione sul collaborazionismo ei accalora in seno al partito socialista e già si parla di Congresso a settembre. Come osservammo nel nostro recente artìcolo — a Collaborare » — il partito socialista, che ancora pochi' giorni fa nelle affermazioni dei duci suoi più avanzati risolutamente ne.gava ogni collaborazione con altre classi e altri partiti, oggi se ne presenta la possibilità. Se la presenta, è vero, con dei « se » e idei « ma, » ; ima ohi dubita è già, fuori della negazione. ;La negazione è passività, è inerzia ; il dubbio, se non è ancora lavoro, è già bisogno di esso. Il partito .socialista uscito •diminuito ma vittorioso dall'aspra battaglia elettorale deve rispondere alla fiducia che le moltitudini gli hanno conservata. Ma nelle moltitudini la fede nel rinnovannenlo mitico del mondo per opera della, rivoluzione è oramai tramontata: 'le moltitudini, staccandosi dal comunismo per inalvearsi decisamente nella grande corrente socialistica, hanno affermato che esse vogliono effettivameute procedere. T bisogni delle moltitudini sono infiniti. Nessun socialista crede, oramai piti che essi si possano accontenta re tutti, e per di più in una volta; ogni socialista, però sa che molti possono essere soddisfatti. Ma per soddisfare bisógna lavorare, bisogna creare; cioè bisogna salire al potere. 11 potete politico solo è il mezzo potente e sicuro delle grandi preparazioni e delle, grandi trasformazioni sociali. Premuto dalle moltitudini che gli stanno dietro e che l'incalzano per strappare conquiste, pur aver miglioramenti, il partito socialista, è dunque arrivato al bivio; Ora deve decidere. Dicono alcuni leader* o deputati socialisti: andare al potere, collaborare, sta bene, ma questo non è il momento : oggi, al governo i-socialisti non potrebbero attuare quel che era non solo attuabile, ma forse facile qualche tempo fa. . Orbene, in ciò è implicita la confessione idie il [tarlilo socialista ha già una volta perduto in Italia la buona occasione, ma non si («.imprende davvero come ciò potrebbe costituire una. valida ragiono jor perderne altre, ovvero per continuare a perdete il tempo nelle sterili negazioni, contribuendo così a rendere Io condizioni della politica generale sempre nien favorevoli ad ima. collabo/azione socialista. Chi' il partito socialista abbia già perduto la glande occasiono è ormai a Lutti evidente. In nessuna parte del mondo esso aveva una situazione storica così favorevole come da noi; in nessun luogo la media, e piccola borghesia aveva sentito i dolori ed i danni della, guerra come da noi, ed era pronla a collaborare coti i socialisti ed a tate al proletariato tutte le concessioni e tutti i vantaggi imposti dal caso. Ma. il partito socialista disse, no. Dinanzi a lui. coirne davanti a XapòltìOue prima, della fatale spedizione, stava il mito della (lussili. .Mosca impelli la collaborazione, ('lie sarebbe avvenuto se il partito socialista fosse salilo al potere 'i '.lutti i provvedimenti finanziari che con tanto stento il Ministero Giolitti potè finalmente tradurre in atto per colmare il disavanzo, premente soprattutto sul proli. Iuritito e sulle classi medie della borghesia, sarebbero stati attuati da un pezzo e con ardimenti e vantaggi maggio::, tjli sfruttatoli della guerra non avrebbero avuto agio di salvare il meglio dei loro guadagni nelle piti sicure casse straniere, ed avrebbero pagato fino all'ultimo centesimo. Tutte le leggi sociali in favore del proletariato e dei più umili che. si possono in questo momento seriamente attuare, sarebbero applicate; e se non tutte, almeno in parte; e — cosa per ii socialisti ancora più importante — le. organizzazioni operaie e contadine si sarebbero rinsaldate, se non addirittura avrerjbero mandato i loro uomini al trovrrno. Il che è come dire che il fascismo non sarebbe sorto o sarebbe sIukj su'bito domato. Ma le ragioni supreme della •vita proletària si dovettero piegare dinanzi alla torza. dei pregiudizi teoretici ; e il partito socialista nell'ora decisiva disse no. Pure se la. negazione storicamente si spiega con le condizioni psicologiche del momento, ciò non vuol dire essa non sia stata un grande errore politici). Ora il problema, si ripresouta. Le eoii' dizioni psicologiche sono però mutate. Il feticcio di Mosca è caduto; l'abbattimento universale delle classi e il trionfo del proletariato dominatole non turba più utunincno i sogni dei visionari. Oggi è nella coscienza di lutti che del socialismo esiste solo quel tanto che nel progresso elei tempo si attua e si concreta. Esistono dunque le riforme che si introducono, le trasformazioni che si effettuano; esistono le forze che tali riforme attuano, le energie che a tali trasformazioni si oppongono. E per abbattere questo non c'è che un mezzo : adoperare il potere politicò contro di esse. Naturalmente, al potere i socialisti soli non possono alida re. ila ci sono al fianco loro partiti che sentono di avere comuni con essi gruppi di idee e di interessi che nel vantaggio comune vorrebbero soddisfare. Questi partiti non da ieri sono disposti ad allearsi con i socialisti. Le dichiarazioni recenti di autorevoli popolari e dei democratici più avanzati non lasciano dubbio. Quanto a noi non abbiamo bisogno di dichirazioni. 11 grido che urgeva piegare il timone a sinistra molto più a sinistra, noi lo alzammo.pochi giorni dopo la battaglia di Vittorio quando l'ebrezza della •vittoria e la soddisfazione della guerra dìnita non lasciavano ai più quasi vedere •la realtà. E del nostro grido ci compiac¬ ciamo oggi più che mai. I bisogni delle moltitudini da soddisfare sono rimasti gli stessi, la ricostruzione dell'Italia proletaria è sempre la stessa imperiosa necessità, i nemici da combattere sono sempre i medesimi. £ poiché — anche se i sogni mitici si sono dileguati — j bisogni urgono, così le moltitudini incalzano poiessere soddisfatte. 11 partito socialista deve rispondere ad esse. Se non rispondesse, perderebbe la sua ragione di essere. Volente o nolente il partito socialista è stato dalla realtà portato a. questo: che per essere veramente socialista, cioè proletario, esso deve collaborare. E' la stessa situazione in cui si trovano in quésti giorni i socialisti indipendenti in Germania; è la posizione ove. man mano, secondo lo sviluppo del partito, si verranno a trovare i socialisti di tutto il mondo. Anche gli Indipendenti di Germania hanno il culto e la devozione alle tradizioni come i socialisti italiani; anch'essi hanno avversato la guerra, come i nanno avversata i nostri ; anch'essi si sono fin qui rinchiusi nella rocca dell'intransigenza come si sono rinchiusi i nostri. Pure nel momento decisivo, per salvare il proletariato, essi confusero i loro voti con i maggioritarii, con il «nitro e con i democratici ; ed ora, per la continuazione di quella politica, si presentano l'idea, e discutono il problemi!, della collaborazione. Le teorie, non sono che mere astrazioni, ed i partiti vitali sono quelli che le adattano alla realtà Ora la realtà in Italia porta oggi il parlilo 'socialista alla collaborazione. Sarebbe stato inutile che esso avesse avuto la forza di resistere alia ràffica che lo ha scosso, se oggi si piegasse inerte e non sapesse sfruttare la vittoria in servizio del proletariato. Un grande partito non può vivere nella esitazione: bisogna rompere la, sbarra e passare avanti. Con ehi ? Con le forze nuove che le condizioni nuove hanno creato. Le moltitudini non hanno espresso dal loro seno soltanto i socialisti, ma con essi pure i popolari. Per la. somma di desideri di bisogni d'interessi che hanno comuni sarebbe dunque un tradimento contro il proletariato se socialisti e popolari non unissero le proprie forze alle comuni conquiste. La realtà ha imposto già tale unione in Germania ; ima noi — come ricordavamo nel precedente articolo — affermammo la necessità di essa e la fatalità del suo avventò ' molto "prima, quando ancora divampava la guerra. Parve allora ad alcuno un gioco di fanciulli che si divertano ad accozzare i contrari; ed era visione delle nuove coudizioni che il cataclisma europeo veniva preparando. Sotto In tempesta si disfaceva il vecchio Stato e urgeva crearne uno nuovo, saldo, organico, resistente à tutte le scosse. Ma jl nuovo Stato non poteva piantare le radici della propria forza, e perciò della propria autorità, se non nelle masse popolari : contadini, minuta borghesia, operai; solo dalla volontà e dalla utilità di queste sarebbe derivata la nuova disciplina, l'ordine nuovo. Di qui la fatalità storica della concentrazione socialistica e popolare; essa sola avrebbe avuta la forza di reggere lo Stato ai colpi d'ariete che da ogni parte gli sarebbero venuti. Lo si è veduto in Genmunia. Senza l'unione dei socialisti con il centro Vidtiviatiivi non sarebbe stato accettato dal popolo tedesco. Uniti, i due partiti l'hanno imposto. .Ma socialisti e centro da soli non si sarebbero uniti. Mancava ad essi la virtù coesiva. Per unire le due forze occorreva un ponte, e il ponte furono i democratici. I democratici ìappresenta>-ano ciò che di più sano, di più vitale e li forza più altamente fattiva e direttiva possiede la borghesia. La necessità di cotesta forza era così radicata nella coscienza di tutti che l'accettazione dei democratici, fu dai socialisti e dal centro reciprocamente posta come « conditio sino qua non » alla formazione del nuovo Governo. E sul ponte della democrazia socialisti e cattolici s'incontrarono. f^osì in Italia. Comprendiamo benissimo che ai conservatori il ponte dell'unione possa essere parso e debba più che mai oggi parere il « Ponte dpi Diavolo »'. La visuale, di ogni partito è determinata dal propiio interesse; ed è officio dei conservatori impedire che ogni concentrazione di forze proletarie si foimi e svalutare a tal fine quei gruppi decisamente democratici che posseggono la virtù per unirle. Ma sarebbe assurdo che i proletari affidassero la custodia dei propri interessi al conservatorismo : il gregge non è mai stato difeso dai lupi. Iti quanto ai gruppi veramente democratici essi, orientandosi anche più decisamente verso sinistra, finiranno con essere dalla stessa fatalità delle cose portati in mezzo alte massf proletarie. Quel giorno l'unione dei socialisti con i popolai! per virtù della democrazia, volentieo nolenti gli uomini, sarà un fatto compiuto. in TripoHa Roma, so, uotte. Secondo notizie finora pervenute il governatore della Tripolitania avendo appreso la costituzione a Birghrcna di un gruppo di ribelli intenti a taglieggiare le popolazioni e a turbare la tranquillità locale, fece, percorrere la regione da una colonna mobile per ristabilire l'ordine ed anche pei mantenere le truppe in efficienza di allenamento. La escursione è durata sette gioì ni. In alcuni, scontri coi ribelli si sono perduti un carabiniere italiano e sette ascari. I ribelli ebbero un numero pari di perdite, nonché alcuni prigionieri presi con le anni alla mano.

Persone citate: Giolitti, Lutti, Pure