Una visita alle carceri al disgraziato evaso

Una visita alle carceri al disgraziato evaso Una visita alle carceri al disgraziato evaso ìt\rc'0y, ^'abuVzTni à tre "nàrcti" S V ,. ? \ . a. u\. I'a"T1' 85.. deUa P?»te principale di ognuno di questi stanzini apolli da un lato vi è un finestrino difeso da inferriate. La fluì dei finesurini dove vengono ammessi i visitatori è divisa dagli altn finestrini di faccia, presso i quali com- paiono i detenuti, da un corridoio nel quale Unitamente alle molte lettere pervenute da. quei nostri lettori che si interessano! della sorte del disgraziato evaso dal carcere di Oneglia, ne abbiamo anche ricevuta una dal signor Giovanni Regis, contenente 100 lire. Il mietente ci pregava di far tenere il danaro e gli auguri di una pronta liberazione ad Ernesto Berrà Per ottemperare a quesio impegno, ed anche per tranquillizzare l'animo dello sfortunato evaso, confermandogli di presenza l'invio a Roma della sua domanda di grazia, ci siamo recati a trovarlo alle Carceri Nuove. 1 colloqui coi detenuti hanno luogo al pianterreno in una specie, di salet/tia corridoio, divisa da sortili tramezze, in nove Sul fondo passeggia innanzi e indietro inlnterrottamen- te una guardia carceraria I colloqui hanno luogo cumulativamente, in modo che doven-do forzare la voce per superare lo spazio che divi<le il visitatore dal detenuto e parlando tutti contemporaneamente, succede un bacca no ed una confusione d'inferno. A tutto qne sto si aggiunga, l'eco che si ripercuote sotto le anguste volte ripetendo la fine delle parole, e si avrà un'idea del tormento che rappresentano tali conversazioni, Fu in queste poco piacevoli condizioni che abbiamopotuto vedere,il Berrà. La sua figura ci apparve incorniciata nel finestrino sezionala dalle sbarre e dal graticcio di ferro di modo che ci riusciva difficile scorgerne i lineamenti. Egli ci sembrò però abbastanza tranquillo. Disse che lutti l'avevano trattato bene' ed egli aveva aperto l'animo alla speranza- dal momento che il direttore delle Carceri gli aveva detto che la domanda della sua grazia era stata inoltrata a Roma coli'appoggio stesso delle Autorità. « Solo che non mi rimandino ad Oneglia I » — dice con un certo tremolio nella voce il disgraziato. «Perchè7 — gli domandiamo noi. — Anche se foste .tradotto a quel penitenziario, la vostra graziai che non può tardare, giungerebbe a liberarvi ». «Si, ma avrei il supplizio delia traduzione, e poi appena giunto alla Casa di pena sarci mei?oal duro regime di vivere a pane etl .a^iia.I regolamenti interni del Carcere ormai io li conosco troppo per serbare delle illusioni.Essendo evaso debbo, in attesa del giudizio, essere preventivamente castigato ed il regime a pane ed acqua può essere protratto a pa recchi mesi. Questo vuol dire la fame nica ». re. Gli comunichiamo infine che dobbiamo consegnargli 100 lire a nome di un benefico lettore, ma il Berrà, che è vivamente commosso e non cessa di ringraziare fa cenno col capo che non vuole accettarle. « Il signore che mi ha fatto questo dono sari ugualmente soddisfatto se questo denaro verrà invece dato a mia sorella che poveretta, ne ha e | certamente più bisogno di me, ora che ionon posso più aiutarla». Con queste parole è terminato il nostro colloquio con lierra, e abbiamo nella stessa giornata fatto " recapitare alla sorella deBerrà — giusto il desiderio del recluso — le ino lire inviateci dal signor Regis. cro-Lo tranquillizziamo confortandolo a spera-i a e

Persone citate: Ernesto Berrà, Giovanni Regis, Regis

Luoghi citati: Roma