Il monito di Lloyd George

Il monito Il monito Il discorso di Lloyd George sulla questione dell'Alta Slesia, magnifico di energia e d'impeto polemico — si direbbe che il tribuno popolare rispunti in esso dall'uòmo di Stato e di lioverno — deve esser considerato come un avvenimento internazionale di prim'ordine, e meditato, in Europa, da tutti. La sua poi-tata va al di là della questione locale altoslesiana. Tuttavia, per ben comprenderlo, occorre partire da questa, tenendoli'' pieseni* i termini ed i precedenti. i«a Conferenza della pace aveva dap-1 principip stabilito di dare l'Alta Slesia ! 'ili» Polonia. Senonche ulteriori considerazioni la indussero a cambiare divisamente. Si riflettè che da seicento anni quella provinola non faceva più parte della Polonia, mentre era stata la Prussia, in quasi duecento anni .di dominio, a condurla al florido sviluppo odierno. La composizione etnica era fortemente mescolata di tedeschi e polacchi : questi ultimi, parlanti anche un dialetto speciale, il a polacco acquatico », non avevano mai mostrato una spiccata coscienza di stirpe, e tanto meno tendenze irredentistiche. Nell'Alta Slesia, fino adesso, si può dire che, a differenza della Posnania-, un contrasto di razza non esistesse. Infine, togliere al sistema economico tedesco quella provincia, industrialmente così importante, mentre ad esso erano già inflitte altre gravissime perdite, seminò poco equo, e al tempo stesso non giovevole per la economia europea collocarla sotto la direzione, tanto meno capace, della Polonia, che aveva poi già abbastanza tedeschi nei territori assegnatile. Tutte queste - ragioni, la cui validità non potrebbe essere in alcun modo eoniesfa-ta, avrebbero dovuto logicamente far concludere per l'assegnazione immediata dell'Alta Siesta alla Germania, -a quello stesso modo clic si eia assegnata senz'altro alla Polonia la Posnania ed i territori della Prussia occidentale. Si ricorse invece, con un espediente transazionale, al plebiscito. Questo, avvenuto, con lungo ritardo, due mesi fa, dette, comi' i lettori ricordano, una. fortissima maggioranza alla Germania, quasi di due teizi contro un terzo. Scnonchè la lut'iiiulu del Trattato di Versailles circa l'applicazione dei risultati di questo, pur imn essendo tale da impedire l'assegnazione in blocco de! territorio a chi avesse riportalo la maggioranza dei voli, pei metteva tuttavia di sostenere, con qualche fondamento giuridico, la tesi della spartizione. Tuttavia, una volta ait/nhe ncu messa questa, i risultati del jilebisi'ito per distretti — da noi esposti a suo irci pò — erano tali che noti peritiellévuno ili assegnfU'O alla. Polonia, se non i distretti meridionali di Pless e Ryhuii I* o [loro più di questi, ove si volesse — come il Trattato, oltre <■ be la logica i ir?ni delle cose, imponeva — tener conio anciiu delle necessità geografiche ed economiche per arrivare ad una non asini ubi linea di divisione. In particolare, i sette disi rei li minerari — che costituivano ufi binerò si lettamente connesso in i orilo:.imo. e la cui divisione appariva rovinosa economicamente, anche a prèsi induri; dai loio rapporti col resto dell'Alia Slesia — avevano dato circa cinquaritamila voti di maggioranza ai Tedeschi : era dunque evidente 1a giustizia l'opportunità della loro attribuzione a I ì.< ( ì erma li ia. Ma così non la pensavano a Varsavia, * iil era forse un tura le. Cosi non la pensavano a Parigi; e questo era menu naturale, se davvero si fosse avuto di mira soltanto la capacità della Germania a pagare, la giustizia internazionale e l'eqiiiubrio europeo. Così non la pensava KorJanty, il commissario polacco per il plebiscito, pericoloso demagogo senza scrupoli che da gran tempo la Commissione interalleata avrebbe dovuto espelIné Hi; territorio altoslesia.no, come M I sa bile dei terrorismo che i Polacchi avevano tentato di esercitare prima fO ! plebiscito stesso. Poiché falsare i rimila.! i del plebiscito era difficile — sebbene si l'osse anche tentato in qualche località, come fu riportato da giornali di Parigi, d'inscenare un grottesco simulacro di eontroplebiscito — poiché i commissari "inglese ed italiano vedevano qual eia la situazione e ad essa informavano il loro parere: non c'era che da ricorrere alla violenza. « Ci sono ampie prove, ha scritto il corrispondente del Tiines, che l'insurrezione era accuratamente preparata. La data di essa era stata con multa precisione predetta alla Commissione da utticiali responsabili ». Tuttavia, sempre secondo 11 corrispondente, alcuni giorni prima di questa data, fu latto evacuare dalle truppe il distretto di Ueuthen, uno dei più turbolenti, e precisamente quello dove scoppiò la rivolta. Il distretto di Beuthen, aggiuntamo noi, confina con la Polonia. •. ,:a line di aprile il presidente della Commissione interalleata, il generale i Jiancese Lerond, lasciava l'Alta Slesia. 11 l.o maggio il giornale di Korfanty^— min i giornali tedeschi, come è stato detto a Parigi — pubblicava la notizia, non vera, della avvenuta assegnazione del territòrio minerario alla Germania. Fu >'■ sognale aspettato della rivolta, prej. iato, lincilo che è successo poi è noto: rome è noto che il Governo polacco non ila preso nessuna seria misura per arresi.ire l'insurrezione, e che attraverso la l'i (intiera completamente aperta ogni genere di rinforzi è venuto dalla Polonia agli insorti; come è nota altresì, per citare ancora una volta il Times, la a de- t liberata acquiescenza al .sovvertimento- sèsdfd delle autorità interalleate » da parte dell'elemento francese nell'Alta Slesia. Quale sia lo scopo di chi ha promesso l'insurrezione e tuttora la favoreggia, è evi'dente! e ad ogni modo lo spiega, per chi non l'avesse capito, l'autorevolissimo e informatissimo Pertinax neWEcho de Paris : a è opportuno far ben comprendere ai nostri amici' che l'opinione francese non accetterebbe l'attribuzione del distretto industriale alloslesiano ad altri che alla Polonia. La Francia ha il mezzo di fare render giustizia allo Stato di Varsavia nel territorio plebiscilario. li questo mezzo, se è necessario, tl0u esJ. terà ad impiegarlo ». Occorre leggere con atti azione queste, peraltro chiarissime, pirolc, per comprendere tutta la ragion d essere e il significato del discorso di Lloyd George, e soprattutto delle parole finali : « In modo solenne fo da qui appellò a tutti coloro che devono imporre la giustizia nel mondo, di agire onestamente, di abbandonare i pregiudizi e di essere leali ora c sempre ». ' Quale sia l'importanza del territorio industriale altoslesiano per l'equilibrio politico ed economico europeo lo spiegammo particolareggiatamente, giusto una settimana fa: e non abbiamo bisogno di ripeterci. Piuttosto, c opportuno mettere in rilievo, più che non si sia fatta sia qui, la connessione del problèma altoslesiano e del tentativo di sopraffazione polacco con tutta la polìtica del giovano Stato di Varsavia. ••;' ai giornali della Cecoslovacchia — palliamo dei giornali slavi, compresi quelli in rapporto col ministro degli Eytcri Bct.ios — che dobbiamo rivolgerci. Essi hanno apertamente denunziato i piani dell'imperialismo polacco, che vanno da V-'na e dalla Lituania alla Galizia orientale — territorio ancor esso riserbato a ulteriori decisioni — ed all'Ucraina. Trattasi veramente di rifare la Polonia del 1772 — quella elio corti clementi ufficiali dell'Intesa promettevano nel 1.917 agli Absburgo — una grande. Polonia, una fan.polonin, che divenga la potenza dominatrice dell'Est, come la Francia e quella dell'ovest. Il sistema franco-poi a eco ■ sostituirebbe quello franco-russo: e sarebbe sostituzione gradita a Parigi, oltreché a Varsavia, perchè, a differenza di quello, il membro del binomio predominante, di gran lunga, sarebbe hi. Francia. Il sistema fra nco-poi a eco serrerebbe, a lenaglia, la Germania isolata, per stritolarla al primo movimento; e dominerebbe l'Europa continentale. Evidentemente, tutto ciò a Praga non piace affatto, perchè non si aspira colà a divenire vassalli della Polonia, mentre non si ignorano i legami economici con la Germania, ila quello che è più notevole, sembra che non piaccia neppure all'Ungheria, dove più di un giornale autorevole ha levato la voce contro i procedimenti polacchi in Alta. Slesia. Tn quanto all'Italia, la sua condotta ci pare nettamente tracciata: i nostri interessi, nella questione dell'Alta Slesia, ci portano, necessariamente, nettamente, a fianco dell'Inghilterra, perchè la tesi inglese è la tesi più favorevole all'equilibrio politico ed economico europeo. Non si tratta per nulla di fare della germanoftli'a o dell'antipolonismo. Nessuna prevenzione, in noi, nessun malanimo verso la nazione polacca risorta, alla cui risurrezione — lo ha ricordato opportumniente Lloyd George — noi. contribuimmo fra i primi. TI popolo polacco ha diritto ad una esistenza indipenoente e prospera. Ma proprio [ter questo occorre che esso si tenga lontano da tentazioni imperialistiche per conto proprio, come del farsi istrumento di imperialismi altrui. Non si tratta, nel caso presente, per la Polonia, di « ricostituire » la sua nazionalità etnica, e per noi di non combattere tale ricostituzione; questa è già avvenuta, forse anche già in misura troppo larga. Occorre ora che la nazionalità polacca ricostituita sappia rispettare -le altre, ad est e ad ovest, a sud e a nord; e sappia costituirle un elemento di pure e di ordine per l'Europa. « Nel mondo moderno », ha scritto ieri l'altro il Tentips .« in cui tanle questioni vitali si pongono e si sviluppano ogni giorno fuori d'Europa, i popoli del continente, sarebbero pazzi se 'Cuntinuasseio a straziarsi fra loro attoi.no a ricchezze che essi tutti hanno bisogno di mettere in valore, e :sc consuiniussero gli uni contro gli altri tulle le forze di espansione che sono necessarie al loro risollcvamento ». A queste parole, scritti» proprio a proposito dell'Alta Slesia, noi non possiamo che sottoscrivere, perchè esprimono le idee che abbiamo sempre sostenuto. Ci auguriamo che ad esse rispondano i fatti, e che la Frani ia, la cui autorità a Varsavia è grandissima, riesca a far accettare cola l'ammonimento solenne che dar quelle parole emana, e che poi sostanzialmente coincide con l'ammonimento rivolto, alla Polonia e non ad essa sola, da Lloyd George. LUIGI SALVATORELLI.

Persone citate: Lloyd George, Pless, Polacchi