La fine del Governo fascista a Fiume

La fine del Governo fascista a FiumeLa fine del Governo fascista a Fiume Bianchi e Neri L'appello pubblicato dal ministro d'Italia a Fiume — appello che rappresenta evidentemente il pensiero del Governo — ci sembra che apprezzi con esattezza la situazione colà creatasi, dall'unico punto di vista che risponda alla realtà e che permetta di dominarla, senza preoccupazioni esagerate e senza deviazioni inopportune. Qualche giornale italiano, abbandonandosi volentieri ad una di quelle galoppate fantastiche nel regno della retorica che per molti ottimi patrioti costituiscono la suprema manifestazione della loro politica internazionale, ha creduto di proclamare che l'italianità a Pruine è in pericolo, che i croati sono all'agguato per impossessarsi della città, e che la questione adriatica è riaperta. Chi così scrive, o ha, le traveggole o vuol che altri le abbiano. J fatti di Fiume non sono se non un episodio di faziosità interna, perfettamente paragonabile — anche se momentaneataeiite più grave — a quelli che vanno succedendo qua e là per l'Italia. Non per nulla ritroviamo in quei disordini gli ormai immancabili fasci, con rinforzo di arditi c di.legionari, che sono, poi, della stessa pasta dei primi. Da molto tnimpo — cioè, per lo meno dall'occupazione dannunziana — una ristretta oligarchia ha dominato la città del QuarnerO) con regime or più or meno dittatoriale. Come l'ha governata? non sappiamo troppo bene; ma quello che è certo ò ch'essa non ha contentato tutti; e tanto più gli scontenti ai sono accresciuti in quanto che la ipolitica fatta da questa oligarchia governante ebbe a portare la città ai ben noti contrasti e «Hill itti, culminati nella lotta aperta con le truppe regolari alla fine dell'anno scorso. Altri elementi esistevano nella città che aspiravano a dirigerla, e l'avevano in altri tempi diretta: intorno ad essi, temiti lontani dal Governo, osteggiati, sbandeggiati, i malcontenti hanno fatto corpo ; e la loro schiera si ò ambita ingrossando. Le elezioni fatte essendo al Governo ancora, sia pur con qualche tempera mento, quella stessa parte, e senza che la fazione opposta abbia potuto, o creduto di poter svolgere una vera e propria campagna elettorale, sono riuscite tilt fa via nettamente'' favorevoli a questo partito ili opposizione, nella proporzióne, su non c'inganniamo, di due ad uno. Ci sono state, nelle elezioni, irregolarità da parte dei vincitori? Non sappiamo : a prima vista la cosa non semi ora, date le circostanze suesposte, troppo verosimile. Comunque, non è questo cheora più c'importa. Quel che vogliamo rilevare è che la lotta elettorale ha avuto, nettamente, il carattere d'i competizione interna ha due fazioni, di cui una voleva conservare il potere da lungo tempo, ormai, tenuto, e l'altra voleva conquistarlo. Che, poi una si chiamasse a blocco nazionale » paitcggianto, cioè per l'annes: ione all'I tu Ha. o l'altra « partito auto21 omo » cine per l'autonomia e l'indipendenza di Fiiinie. non ha, crediamo noi, molta più effettivo importanza di quello avessero le dichiarazioni in prò' del i q dell'imperatore in nome delle j battevano le opposte fazioni dei «ned che qua cumuli i iinedievali italiani. ■i Ila domenica scorsa un gruppo di cittadini al grido di Viva l'Italia va compiendo atti deplorevoli d. Così, con energie:), precisione, si esprime il proclama del ministro d'Italia a Fiume* Bisogna rendere omaggio a queste, coraggiose parole, che non valgono davvero per i disordini di Fiume soltanto. E' ora che questa speculazione sol nome d'Italia cessi. Quando ci si batte per un partito, per una fazione, per un gruppo d'interessi anche legittiini e rispettabili, non si ha il diritto di 111 uro in ballo la nazione, per mantenerla più agevolmente nel disordine. Quale co;■u.'iia/.'oiii.' politica governi a Fiume, ti ubi non importa; e non abbiamo la minima voglia di prendere partito per l'uno piuttosto che per l'altro. Quello che conta è che a Fiume regnino l'ordine e la legalità; che i cittadini possano esprime:!' liberamente il loro volere; e che lo stato ili cose previsto dal trattato di Rapallo — l'unico «tato di cose che possa avere valore giuridico e riconoscimento italiano ed internazionale — sia realizzato il più presto possibile. Nelle fazioni locali non dobbiamo immischiarci, e favorir l'ima piuttosto che l'altra, col rischio d'identificare la causa dell'italianità ili Fiume — sacra a noi tutti — colle fortune di un partito che potrebbe benissimo non rappresentare se non una piccola fraziono dei cittadini. E lascino stale, :i sognatori o gli arrutfapopoli, la .Iugoslavia e la questione adriatica, che nell'ali are presente hanno ben poco che vedere; e il volervele ficcare per forza sarebbe stolto e pericoloso. La stilettano piuttosto, tutti, in Italia e a Fiume, colla tendenza anarchica all'atto violento e al farsi giustizia da se. Ristabilimento dell'ordino o della legalità: ecco l'interesse supremo fiumano, che è anche interesse ita!'ano. e quindi il compito del nostro I! passaggio de! conte Sferza da Parigi Parigi, 29, notte. 11 conte Sforza, accompagnato dal comm. nn:ii e dal colimi, incotti, è giunto stasera allo iU, ricevuto alla stazione di Lyon dall'ambasciatore conte Bonin Longàre, col quale ha conferito a lungo. Il nostro ministro degli .Esteri è ripartito alle 23 per Londra, ovo arri véri domattina. E' quindi poco probabile che il Consiglio Supremo segga bau* «attuata, La riconsegna del potere Fiume, 29, notte. Il Direttorio fascista, che si impadronì dèi potere a Fiume con il coìpo di mano ài cui sapete, ha tenuto stanotte l'ultima seduta, che è terminata dopo le 23. Riccardo Gigante e l'ave. Francesco Giunta hanno esposto la situazione all'assemblea, la quale ha deciso di consegnare il potere al commissario straordinario Bellasic, che è riconosciuto dal Governo italiano ed offre le necessarie garanzie a tutela dell'italianità. Con questo atto il dissidio che minacciava la compagine degli italiani è superato. Oggi l'avv. Giunta ed i fascisti triestini hanno lasciata la città, 1 morti nel conflitto di ieri notte, contrariamente alle prime notizie, risultano essere soltanto due. Un appello del Ministro d'Italia a Fiume Trieste, 29, notte. Il conte Caccia-Dominionl, ministro d'Italia a Fiume, ha pubblicato il seguente appello : « Da domenica scorsa un gruppo eli cittadini, al «rido di viva l'Italia, va compiendo atti deplorevoli, mantenendo la città in uno stato penoso di turbamento. Nella qualità di ministro plenipotenziario d'Jtulia, reputo mio preciso dovere di dichiarare inconsulti tutti gli atti diretti contro l'autorità. Non è colla violenza, coi disordini che si provvede efficacemente alla tutela degli interessi e della civiltà italiana. Come antico ospite «"lido amico di questa nobile città, sento vivo il bisogno di aggiungerò la parola: pace. Fiume è assettata di tranquillità. Il suo popolo attende ogni ripresa commerciale dalia sua operosa attività. Altre agitazioni, anche se ispirate a nobili idealità, non possono essere che nuove tonti di mali a questa martoriata città. Nel nome suo e nel nome santo d'Italia che voi amate io vi chiedo di rientrare nell'ordine ». Firmato : Caccia-Domin inni, L'avv. Bellàsioh, cly3 ha accettato, come e noto, il potere in qualità di commissario straordinario, per ridare alla citta ordine o tranquillità., pubblica il seguente manifesto: ■••Ho creduto mìo dovere patriottica d'accettare il mandalo di cui non mi nascondo la estrema gravità. Provvedere in questi giorni all'amministrazione pubblica e alla tutela dell'ordine, sono necessità imprescindibili, perche l'anarchia, anche se limitata a breve spazio di tempo, produiTeb.be danni incalcolabili a tutta, la cittadinanza. Sarà, quindi, mia cura agevolare il ritorno alla legalità, far si elio l'ordine sia ristabilito con ogni mezzo-, che gli uffici funzionino regolarmente, che sia tutelata la liberila di lavoro, die si riaprano le scuole, che la vita riprenda il ritmo normale, Credo che solo cosi possono essere, serviti gli interessi di tutti i cittadini, senza distinzione di Partilo. « CUnadinil Voi più di una volta deste prova del più alto civismo. Oggi che la nostra Fiume intraversa giorni difitoili per io ire faziose che ne minano resistenza, 6 necessario che si deponga ogni ragione di risentimento. L'italianità di Fiume è una realtà indistruttibile. Da questo fatto dovrà, scaturire l'accordo ira t.uil(t,i i cittadini. Faccio, quindi, piena affidamento sul patriottismo e sul buon senso dei miei concittadini. Sono conscio delie responsabilità che assumo col mandato die mi è stato affidato': lo compierò con devozione e con energia e conio, perciò, sul vostro appoggio e sulla vostra fiducia». Nuove elezioni? Roma, 29. mattino. 11 Tempo cosi espone la linea di condotta del Governo per Fiume: « 1 fatti di Fiume pongono il Governo di fronte ud alcuni problemi precisi, cui urge dare una soluzione. La travagliata città adriatica si è rivolta al conto Caccia Dominion'!, ministro plenipotenziario ivi residente, per chiedere che un alto commissario nominato dal Governo ilaliano prenda in mano il governo, e riconduca l'ordine e la legalità. Domanda più ragionevole non poteva essere formulata. Per ora, il Governo italiano mantiene rinforzato in città il presidio di carabinieri, che già da tempo vi ha stanza, allo scopo di evitare disordini, e studia la situazione, die presenta alcuni aspetti particolarmente diflìeili, come quello giuridico ed internazionale, che deve essere risolto prima die un commissario italiano prenda possesso della città, senza che per questo il Governo di Belgrado possa protestare/ Ma crediamo che gli scopi cui ogg' i1 Governo italiano tende, mirando essenzialmente a mettere Fiume in grado di vivere normalmente e legalmente, secondo le disposizioni del Trattato di Rapallo, siano i seguenti: far uscire dalla città tutti gli elementi estranei che ne perturbano l'ordine; annullare le elezioni contestato di domenica: indire sotto il proprio controllo nuove elezioni per la Costituente, e non abbandonare la città finché questa Assemblea non abbia assolto al suo compito e lo Stato indipendente di Fiume osisi a di fatto, oltreché giuridicamente ». Il Temilo ha da Fiume, -JS: « La VèUelia d'Italia pubblica un comunicato ultic-cso nel finale, dopo aver esposto la necessità di una conciliazione ira i vari elementi fiumani, scrive: « La nomina dei commissari giunge a proposito ed è salutare. Ad essi è aftidato il compito di governare per lutto questo periodo eccezionale la città. Uomini e mezzi sono loro forniti da Hoiiiìl; ma un altro grave compilo è affidato alla loro coscienza ed alla loro capacità: quello di riportare il paese nella normalità dell'ordine pubblico, di stringerli accordi fra tutti i partiti, di conciliare lo persone ed i programmi, e preparare il terreno affinchè questi possano ilare la loro opera benefica su un terreno comune di attività nazionale, e questo dovrà essere fatto, perchè non vi può essere salvezza per Fiume se non si procede d'accordo ed insieme. In questa opera di risanamento monde i cittadini devono attendere serenamente le decisioni dei commissari ». La Vedetta è dunque entrata nell'ordine della, conciliazione. 1 commissari devono attendere e trovare un punto di contatto fra il Governo eccezionale da una parte ed i zanelliani dall'altra. Su queste basi si starino svolgendo trattative, e non è escluso elio si venga ad una decisione questa notte stessa. 11 conte Caccia Dominion! pubblicherà un proclama per incitare tutti alla calma ed al ristabilimento dell'ordine e della legalità. Non è dubbio che gli italiani ascoltino la voce del rappresentante della (Patria. Anche i commissari straordinari stanno compilando un proclama per raggiungere la conciliazione. L'ordine è mantenuto. I negozi sono aperti. Alla Sbarra di Cantrida è aumentata la vigilanza per impedire l'ingresso in città di elementi pericolosi ». A proposito dei fatti di Fiume, l'Epoca scrive: a Stamane si era diffusa la notizia che la Jugoslavia avesse invialo una Noia al governo italiano intorno agli incidenti fiumani. La notizia era tuttavia smentita, giacche nora nessuna Nota è pervenuta ai Governo italiano». L'Epoca rileva che il Trattato di Rapallo è attualmente in corso di esecuzione, e perciò fino a dio il Trattato non sia slato eseguilo nella sua integrità, l'Italia conserv in virtù dei patti d'armistizio e della delega della Società dello Nazioni, il diritto di rimanere nelle regioni occupate, provvedendo in essa ai servizi pubblici e di sicurezza. KW-HraMaK*s*saSn-:/» \ •

Persone citate: Bonin Longàre, Domin, Francesco Giunta, Lyon