Dichiarazioni di Giolitti a un giornalista francese

Dichiarazioni di Giolitti a un giornalista francese Dichiarazioni di Giolitti a un giornalista francese Come l'Italia giudica la questione delle riparazioni — Fondamenti e storia dol neutralismo — La condanna degli eccessi fascisti Parigi, 23, notte. L'inviato speciale del Temili è stato ricevuto dall'onorevole uiolitii; u l'ha inlenogaio dica lo scioglimento della Camera 0 su altre questioni di carattere' internazionale. Vi rifeiì-jco lo dichiarazioni dell'on. Giolitti, naturai' mente lasciando all'invialo del Temps la re sponsabìliià sulla loro esattezza. L'on. Giolitti ha affermato in linea di principio che attuai melile non vi è tra la Francia e l'Italia nès stili disaccordo sulle questioni più importanti. Noi siamo vincolati da un trattato che dob biamo eseguire — ha detto il Presidente del Consiglio — e perciò la nostra condotta devo essere informata a tale punto di vista. Se noi abbiamo differito di opinione è stato soltanto sui metodi; e ciò facevamo perchè ritenevamo si dovesse aspettare la scadenza del Lo maggio per attenerci alla lettiga del trattato e avere dalla nostra il diritto. Ma occorre soprattut 10"Clio gli Alleati restino uniti. Ho l'Impressici no che la Germania finirà per adempiere ai propri impegni. Non potrei>he' certo essere questione di una nuova guerra. Ma dinanzi alle misure di costrizione, e dopo aver fatto ogni tentativo per indurla al pagamento cui essa il costretta, la Germania cederà: ò una mia impressione, ripeto, poiché io non posso naturalmente entrare nel pensiero del Tedeschi. La Frància ha diritto di chiedere le riparazioni ai danni clic essa ha subito. I danni, le rovine causate alla .Francia dalla guerra io non li conosco, perchè non li ho visti coi miei occhi; ma ho veduto documenti probatori. E' inutile dire che la Germania, priva della sua marina mercantile, delle, sue colonie, non ha le risorso che aveva in passato. Ma nel limite della capacità attuale essa devo regolare i debiti che. le spettano. Quanto alla somma chiesta dalla Francia non posso giudicare, non avendo gli clementi opportuni e uOn essendo né un finanziere nò un contabile per emettere una. opinione personale. Credo che la Francia non chieda uè possa chiedere che tinello che le è il ovato. Siccome il giornalista aveva fatto allusione alle vicissitudini della politica dell'on. Gioliti e agli attacchi di cui era stato oggetto nel suo paese ed in Francia, durante In guerra, l'on. Giolitti iia risposto sorridendo: « Questo i> un incèrto degli nomi di Stato, ltilenevo flit dall'inizio delle ostilità ilio non bisognasse contaro sulla Russia. Questa, non avrebbe resistito, e non sarebbe sfuggita alla rivoluzione che covava in casa sua. Non potevo' nemmeno prevedere in quel momenti' l'intervento dell'America. Unto lo statu del mio paese, il suo bisogno ili pace, la sua impreparazione e la sua mancanza di inaleìiali, ritenevo fosso suo Interesse rimanére neiitiale. A'oi sapete d'altra parte cito nei 1013, nell'estaic, ho fatto rispandere all'Austria, clic aveva l'intenzione di attaccare la Serbia, e che aveva sollecitato la nostra opinione al riguardo, che l'Italia, non si sarebbe associata od una simile violenza. Del resto Ito narralo ai miei elettori, rispondendo ad attacchi ingiustificati e ingiusti, tutti questi incidenti, che sono ora conoscimi. Non si ignora più quale era. lo spirito e la lettoni delle tote die Di San Giuliano, ministro degli Ksteri dinante il mio Gabinetto, rivolse a Vienna. Ni iranno 1914 in trascorsi durante il mese di luglio'una. quindicina di giorni a Virliy; quindi ini recai a Londra, in quel momento, vedendo che ci si avviava diritti verso la guerra, e che l'Austria stava per metterò in esecuzione il suo progetto del 1913, nel ritorno ini sono formato a Parigi. MI sono recato alla nostra Ambasciata, L'on. Tifctoni eia assente. Ho Visio il principe Kuspoli, attualmente nriilin-scintore a Bruxelles. Gli dissi cito non bisognava, che l'Italia entrasse in guerra: Il principe Ruspoli telegrafò subito a Itoina in questo senso al ministro Ui San Giuliano, aggiungendo che ciò non doveva avvenire Il resto lo sapete « '. Ora volete saliere perchè ho proposto al He lo scioglimento della :!5.a legislatura? La cosa è semplicissima. Non vi era nella Cameni ima maggioranza, una maggioranza capace di governare, che rappresentasse l'opinione del paese. Inoltre un fatto nuovo era avvenuto: la questione di Fiume era stata regolata. Infine i deficit del bilancio dello stato erano slati ridotti a 4 miliardi. Finalmente alle altre considerazioni era venuta ad aggiungersi anche questa: noi eravamo costretti li lare le elezioni nelle nuove province, lo pensai fosse meglio ih tali condizioni di procedere alle elezioni generali., Un precedente militava in lavoro di questa opinione. Nel 1870, dopo l'annessione, come seguito al plebiscito del 2 ottobre, il decreto del 2 novembre aveva pronunziato lo scioglimento della Cameni, lo ho agito secondo questo precedente storico. Queste ragioni del resto sono state sviluppate nella relazione dei motivi da me sottoposta al Re ». 11 giornalista ha rivolto poi un'ultima questiono all'on. Giolitti, questione che rientrava nell'ambito di quelle elettorali. Egli aveva notato elle giornali non ostili al Governo cominciavano una campagna per consigliare ili fascisti la moderazione allo scopo di ricondurre la calma e una veduta più chiara dei pericoli elio lidi, manifestazioni farebbero incorrere al paese. Questo appello inspirato ai principi più elevati e saggi di un vero Governo pareva al giornalista portare l'impronta dell'on. Giolitti. Il presidente del Consiglio non ha esitalo a dichiarare Infatti d'essere intervenuto personaltnncte. « Ilo convocato ieri qui — lui detto — il generale dei carabinieri, il generale delle guardie regie, i generali del Ministero della guerra, od no loro espressa l'intenzione di porre line a questi eccessi. E' lo Stato clic deve intervenire e reprimerò i disordini, occorrendo, rigorosamente. Intendo ri- bisogna che le fazioni 0 lu leghe, a qualunque parte esse appartengano, si sostituiscano al Governo e allo Stato. 1 fascisti hanno potuto avere ragione di difendersi in principio; ma in ogni caso, la difesa noti deve mai trasformarsi in una offesa ». « Queste energiche dichiarazioni — commenta il giornalista — non debbono rimanere lettera morta per coloro che conoscono l'onorevole Giolitti. Ad ogni modo esso tagliano corto alle, voci chefiendevano a diffondersi in Italia e all'estero, secondo le quali il Governo, non soltanto disapprovava i fascisti, ma li incoraggiava e li aiuiava ».