Le compagnie del Teatro del Popolo

Le compagnie del Teatro del Popolo Cronaca d'arte drammatica Le compagnie del Teatro del Popolo pgnPer una grandiosa iniziativa, della quale avrò tempo e modo di parlare, se, come me 10 auguro, essa potrà realizzarsi, fu in questi giorni a Torino l'on. Antonino Campano^zù Per chi non lo sa, ricordo che l'ex-deputato dei postelegrafònici trovasi in questo momento a capo di due Compagnie di prosa, corollagnifc create dalla Cooperativa Nazionale del Teatro del Popolo, ente che fa capo a lui. e che lia, e non potrebbe non avere, tutte le simpatie c tutti gli appoggi della Lega fra gii artisti drammatici, mirante nel suo programma massimo a sottrarre l comici t'alia servitù capocomicale e le Compagnie dalla schiavitù del proprietari di teatro. Coirne sia nato' nell'ori. Campanozzi l'araore pel Teatro non so, ma penso che il successo del suo « Racanaca », commedia politica rappresentata per la prima volta a Torino dalla Compagnia di Virgilio Talli, deve entrarci per qualche cosa. Quando il «Racanaca» venne rappresentato1, Antonino Campanozzi era ancora deputato, e deputato battagliero, perche contro di lui si appuntavano molti degli strali della, destra e dei nazionalisti, o si nascoso dietro un pseudonimo. Il successo rivelò il vero autore. Da quel momento l'ex-deputato di' Roma, ha cominciato ad interessarsi direttamente del Teatro di prosa. Avvicinandosi 11 nuovo triennio comico, ha fondato la Cooperativa, creato, prima l'una, poi l'altra delle due compagnie, l'una, esclusivamente comica, l'altra, completamente dedicata al genere drammatico. I due complessi hanno il pregio della omogeneità — nessuna siella di piima grandezza, ma tutte entità di discreta luce, in formazione e in sviluppo — ; il programma pensato è vasto e vario. Se 1 propositi corrisponderanno alle realizzazioni, e vi sono buoni motivi per sperarlo,- non solo l'iniziativi dovrà essere Incoraggiato, ma si dovrà augurare che ii suo campo di azione si estenda. — Lo nostre due Compagnie, mi osserva l'on. Campanozzi, hanno avuto un debutto fortunato. Quella comica, che fa capo adi Ernesto Ferrerò, si è Tiunita a Biella e si è presentata con L'avaro di Molière; quella drammatica, che ha per direttore Calisto Beltramo, ha esordito a Roggio ed ha dato un primo saggio della sua omogeneità c del suo affiatamento col Piccolo Santo di Bracco. Tutte e due le compagnie sono dirette da artisti piemontesi; dovete esser no orgogliosi. Non nascondo all'on. Campanozzi che il fatto mi rallegra, non tanto perchè il Ferrerò e il Beltramo mi sono concittadini, quanto perchè mi risulta che sentono tanto amore per la loro arte da considerarsene quasi come sacerdoti e posseggono quella rara dote che è -la modestia. Campanozzi mi parla lungamente della omo geneità dei due complessi che il Teatro del Popolo ha creato. Non si può non riconoscerlo. Un equilibrio perfetto e una ben intesa omogeneità. So ne. ha la prova scorrendo gli elenchi. Ernesto .Ferrerò — ironista più che comico che entrato in arte ha completamente dimenticato quello interpretazioni burlesche e ridanciano che lo avevano reso popolarissimo a Torino come filodrammatico — ha nella sua Com pagnia due attrici che si avvicendano nel soste nero le prime parti: una già esperta nel ruolo la Teresa Cappellano, l'altra, un flore sbocciarne: Andreina Rossi. Armando Rossi gli sta a fianco come caratterista e come uomo di esperienza nel reggere lo sorti di una Compagnia. 11 Ferrerò è uno studioso, il Rossi un appassionato e un amante delle cose nuove. Chi non ricorda il suo tentativo di teatro delle maschere? Ebbe varia fortuna o non potè sostenersi a lungo, ma avrebbe meritato di tro vare largo consenso e solidi appoggi. Erano interpretazioni accurate e felici. Le commedie di Goldoni, di Molière e di Marlvaux rifiorivano con tutte le loro grazie. Della Compagnia che fa capo a Calisto Beltramo — un aristo cratico dell'arte, un artista tutto sfumature e mezzi toni — fanno parte Marcello G'iorda — uno dei più studiosi fra i giovani primi attori ancora acerbo ma già personale. — Esperia Spera.nl, rottasi ad ogni genere di interpretazioni con le fatiche del Gra7i<I Guignol. Carlo Cigoli, un comico giovanissimo, passato, come brillante, alla Compagnia del Teatro del Popolo, dopo un lungo tirocinio con Amedeo Chian toni. _ — Nel formare le due Com,pagnie,%ù fa no tare Campanozzi, abbiamo cercato non di scrii turare delle celebrità, perchè in questo caso avremmo fatto niente di più e niente di meglio di quanto già fanno gli attori di fama per loro conto, ma raggruppare intorno a due o tre figure di artisti noti, volenterosi e studiosi, un forte nucleo di attori, preferibilmente giovani desiderosi di fare e di cimentarsi in ogni genere di teatro, tanto da creare come una vera scuola. Nessuna compagnia dispone di tanti elementi come disponiamo noi. Sono fra le più numerose del triennio in corso. Possiamo mettere in scena nualsiasi opera (anche quelle che hanno per caratteristica dei movimenti di masse, dei tumulti di popolo) classica o moderna senza bisogno di ricorrere ad elementi sussidiari che sono' sempre di scarso rendimento. Ea Compagnia di Beltramo ha quindici attrici e diciaselte attori: quella di Ferrerò dodici attrici e diciotto attori. E' stato osservato, non senza ironia, e non solo per le due Compagnie del Teatro del Popolo, ma anche per quella di Dario Niccodemi, che il programma da esse presentato ha tale vastità da richiedere per essere svolto, ammettendo le condizioni migliori di realizzazione, non un triènnio solo di attività, ma almeno ima decina di anni. In proposito l'on. Campanozzi mi dice: — Le due Compagnie hanno un programma vastissimo, ma non ci siamo presi l'impegno di realizzarlo in poco tempo. Nel nostro pensiero il Teatro del Popolo non è un Ente destinato a chiudere la sua opera nel giro di un triennio ma a continuare la sua attività migliorandosi ed estendendosi. 11 programma è vasto e vario e ciò significa che non abbiamo degli apriorismi per nessun genere di arte e che tutti li vogliamo abbracciare. La compagnia comica rappresenterà Goldoni, Marlvaux, Molière, come rappresenterà Tristan Bernard. Sacha Guitry e Bernardo Shaw. DI tutti gli autori intendiamo rappresentare le commedie di maggiore sigli itlcato e quelle che hanno mi reale valore d'arte. -Come la compagnia comica quella drammatica. E' nostra intenzione valorizzare l'ingegno italiano e riparare ad oblìi che non hanno giustificazione.. Tutti i drammi e le commedie di Roberto Bracco, per esempio, uno dei nostri autori a torto dimenticato, che non hanno sminuito le loro virtù saranno da noi ripresi Calisto Beltramo non si fermerà al Piccolo Santo. iRiportoremo in scena Sudermann, Gorki, Tolstoi. Butti, ecc. e pur senza avere la pretesa di risalire al teatro grecò o romano, vedremo di formare un repertorio che abbracci tutti i generi fn modo da dare un'idea al pubblico dell'evoluzione del Teatro nazionale e internazionale. Faccio prosente all'on. Campanozzi che una delle più forti opposizioni che si fanno a questa iniziativa del Teatro del .Popolo sta nella preoccupazione che sotto un programma puramente artistico si possa nascondere un proposito politico, che cioè la scelta del repertorio, più che essere ispirala a criteri artistici, sia sottoposta a preconcetti politici per modo che il teatro si tramuti in una tribuna di predicazione di odi di classe. MI risponde: —Quanto già hanno fatto le due compagnie 6 la miglior prdva che tali intenzioni sono lontanissime da noi. Non si potrà dire che Gli innamorati di Goldoni o L'avaro di Molière siano commedie di colore politico. E sono le due commedie con le quali debutto la compagnia comica. La drammatica ha iniziato con Come le foglie: seguirono L'assalto di Bernstein, la Lillà di Bertoiazzi, il Piccolo Santo dt Bracco. Sono forse commedie politiche queste? No! No! Si rassicuri, slamo socialisti, ma non pensiamo di fare della propaganda socialista. Se anche nel repertorio della compagnia drammatica dovessero prevalere le commedie cosidette socia!; non sarebbe un gran male. Quanto si rappresenta oggi in teatro è cosi lontano dalla vita e dalla reniti odierna, che i! ponarvl qualche impressione dei problemi più gravi dell'ora dovrebbe essere desiderato. Lascio l'on. Campanozzi con l'augurio che presto porti u Torino le suo due compagnie. « E' un nostro vivissimo desiderio questo, ma nel momento non posso farle alcuna promessa. Non sta in me. Perchè le compagnie possano presentarsi ci vuole un teatro, e il teatro... ». gi. mi.

Luoghi citati: Biella, Roma, Torino