Kossorotoff e SoIIogub

Kossorotoff e SoIIogub Kossorotoff e SoIIogub Nfcl iw-jultuario ma fecondo lavoro di esplorazion-e e di scoperta, dello ultime produzioni letterarie straniere da cui e ora tutta presa l'Italia, è che sarebbe tempo di estendere anche alla più re'cente letteratura di lingua tedesca, una delle trouvailics più felici 6 Sogno d'amore di Giovanni Kossorotoff, che ci viene offerto nella vetsione-riduzione di Nino Berrini e di Alessandro "Wataghiu, di recente pubblicazione presso la Casa Vitagliano di Milano. Anzi, a quanto i traduttori oi dicono, la nostra lingua sarebbe la Di-ima nella qualo vede la luce quest'npriF* del drammaturgo slavo, che la miseria e la malattia spinsero al suicidio ancor sriovatne, qualche anno prima della guerra, ed al qualo giusta di gloria dispensie'ra fu morte. Dopo la morto dell'autore Sogno d'amore fu rappresentato, infatti, centinaia di volte nei più importanti teatri russi, e tìiede al nome del ELossorotoff una postuma Celebrità. L'eroe del dramma è Andrea Luganeky, un russo cui è piovuta improvvisamente dal cielo una grossa eredità, e che, venuto a Parigi, compde anche» lui, sotto là guida di un vecchio ed esperto amico,, il rituale pellegrinaggio attraverso i più famosi restanrnnts notturni e café-concerts. Ma i facili piaceri che l'oro procura in quei luoghi presto lo stancano e) nauseano e gli lasciano un immenso vuoto nell'anima, i Quanto più, — egli dice — mi vedo attorno turninare sfrenato il piacere, tanto più il mio cuore sogna un puro e nobilo amore... e vi dico sinceramente) che non mai: e in nessun altro luogo ho desiderato con tele intensità le semplici d buono gioio famigliari, come in questo gabinetto riservato di ristorante notturno ». Di tali serene gioie Andrea va in cerca pei cabarels di Parigi : non per niente) egli è russo, ed i Russi, si sa — osserva sapientemente il suo mentore —, sono famosi per parlare di Dio all'osteria. Ma una sora egli s'imbatte' in una c/tantettse, Mary Chardin, che per la sua distinzione ed il suo contegno riservato e signorile esercita su lui uno strano fascino. Preso eia viva simpatia, Andrea lo propone un curioso contratto: di tentare insieme, se non. l'incarnazione, almeno l'illusione dell'incarnazione del suo sogno, vivendo, per un mese preciso, nel più intimo téle à tùie-, come &e fossero due sposi in piena luna di miele, nella finzione del più perfetto amore reciproco. La proposta piace- a Mary, perchè qualo donna in qualche1 momento della sua vita non sogna di essere moglie? Eel ella prometto au Andrea di recitare la sua jyarte con tanta orbe da protrargli la più compiuta illusione del perfetto amoro famigliare. I due si creano un nido in un villaggio perduto tra i monti, ed il gioco comincia. Naturalmente, a poco a poco, per il: romantico Andrea fl gioco diventa realtà, l'illusione verità, il sogno vita vissuta: la sua simpatia per Mary si trasforma in amore furibondo e travolgente'. In proda a vera esaltazione, egli considera terminata la finzione dell'amore, annullato il contratto corso fra loro due, e poiché legge negli occhi di Mary che anch'eigli ha acceso nel cuore di lei un amoro altrettanto forte, si crede il più felice degli uoim'ini. Di tonto in tanto viene, a tormentarlo il dubbio che per Mary tutto ciò non sia che l'esecuzione abile e paziente della parte che -si è assunta, ed allora smania e si dispera. Così nessuna emozione del perfètto amore gli 5 negata: nemmeno quella, grazie a una menzogna di Mary, di 'credersi padre. Ma un giorno, spirato il mese, allo scoccar dello dieci, Mary si strappa dalle braccia tir Andrea, e gli annuncia freddamente che la rappresentazione è finita: essa ha ben recitalo la sua parte, mantenuto i suoi impegni, ed ora vuol ripartire. Lacrime, spasimi, disperazione di Andrea. A poco a poco, commossa da quello strazio, la donna lascia cadere la maschera di cui si era coperta.. Anch'ell'a — e non si cura molto di •nasconderlo — ama, o sta per amare, Andrea, aneli'ella si è bruciato, o sta per bruciarsi lo ali al gioco dell'amore'. Ma ciò non le offusca la lucidità della visione. In lei Andrea ama il suo sogno, la sua illusione, l'attrice espfrta e sagace: il giorno in cui ella, abbandonandosi al' suo amore, gli apparisse in tutta la nudità e verità della sua anima di donna, egli non l'amerebbe più: « è il mio destino... ognuno vive come lo forza la sorte... e la mia non mi permette di vivere che di illusione... io non sono viva... sono come uno spettro... appena tento di vivere come tutti, lei... la mìa sorte, mi uccide, inunediatamc'nte. Due volte ho tentato, e due volte sono stata uccisa. Ora mi è offerta la terza volta : io non voglio essere uccisa la terza volta ». E parte. I due si ritrovano nella bolgia ove si erano conosciuti, ovei tcrascinano ancora il loro triste amore, fatto di voluttà e di pianto. Andrea supplica ancora Mary di tornare con lui nella loro villetta- nascosta fra i munti, ma Mary, che gli legge in fondo all'anima e sa che egli in lei non ama ohe il suo sogno, rifiuta ancora di seguirlo. Andrew, nel qualo l'incanto romantico comincia a svanire, parte, e questa volta per sempre E la donna, aie, essa, l'ama veramente con la lucidità ed il furore di un amore disperato, retta a piangere sulla sua sconfitta senza rimedio. Ciò che nacque come sogno e illusione non può mai sciogliersi in realtà e verità: ecco il hit motif di questo lavoro del Kossofotoff. Lavorato con molta cura e' rifinitezaa, condotto avanti con accorgimento o furberia, disegnato con sobrietà e perizia scenica, con dialoghi semplici, densi e vivi insieme, ricchi di battute incisive ed umane, nuoce a questo bel dramma una non so quale aria di artefatto di meccanico di congegnato, che non riesce mai del tutto a scuotersi di dosso. Nondimeno, nel meccanismo da lui con tanta abilità montato, l'Autore è riuscito od infondere il soffio della vita, il palpito di una dolorosa umanità, sì che i personaggi della finzione diventano creature di carne e di sangue, che soffrono e piangono, ci precidono e ci commuovono. Con tratti sobrii e felici l'Autóre tratteggia la diversità fondamentale dei loro caratteri : Andrea, il romantico impetuoso e viokfuto, che, innamorato della sua finzione, vuole farne la realtà della vita, salvo a disinnamorarsene subito i! giorno iti cui la finzione divenisse realtà sul serio ; Mary, per cui l'amore « <-:ta germogliata «al profondo del cuore, nutrita di lagrime e sangue, e non vagheggiamento di un sogno. Iremo Andrea finirà un giorno per dimenticare, ma Marv dimenticare non potrà mai. Con superba potenza [Kjetica. il Kossovotoff disegna il fondamentale dualismo della sua anima: creatura d istinto e di riflessione insieme, sentimentale e cerebrale, ingenua e raffinata, mo,glie e cortigiana, attrice e innamorata, ma sempre e compiutamente donna, Mary porta a a in sò la. condanna a un tragico doloroso destino. Con questo dramma il Kossorotoff ha mostrato come vecchi motivi romantici nelle mani di un autentico poeta possano svolgersi in un'opera delicatamente o sottilmente umana, nella quale si ripercuotono voci profonde della tormentata anima moderna. #** Leonida Andredelff è l'artista rappresentativo della crisi suprema della grande arte russa. Li lui, lo slancio che porta gli croi di Dostojewski al ui sopra e al di là della realtà terrena e apre loro dinanzi i regni dell'infinito, senza, peraltro, mai determinarsi in niun ideale concreto che brilli allo spirito e lo spinga ad agire sul mondo, per sostituire alla, realtà di fatto una realtà conforme all'idea, ove lo spirito si ritrovi perchè opera e fattura sua, ò affievolito in una vaga e confusa aspirazione, che non ha mete nò direzione precisa, e che si traduce) iu una infinita ed inutile insofferenza. Dal mondo poetico di Fcodor Soll'ogub, contemporaneo di Andrcicff, anello questa vaga e confusa aspirazione è fuggita lontano, come sentore di aroma da una fiala vuota, e non resta che la realtà nuda e bruta. I due elementi dt'lla sintesi di cui consta la grande arte russa del secolo XIX si sono dissociati, e non no ò rimasto che uno : la realtà. Ma, benché assetate," l'ideale è ancora, in certo senso, prosente pel senso d'j vuoto che, partendo, ha lasciato dietro di sè, di un vuoto avvertito e abborrito come tale, di un vuoto che, perciò, e anche orrore e fastidio del vuoto. Ma poiché lo spirito qui non ha più forza di crearo in sò speranza nò illusiono alcuna, l'orrore del vuoto non vale a rieimpirlo di un nuovo idear lo : resta sola la realtà, che perciò si riveste del più,,cupo o grigio e cinereo colore. Nulla di più spiritualmente sordo, opaco e. ottuso del mondo rappresentato ini questo Piccolo diavolo (che meglio sarebbe stato tradotto con II diavolo mediocre, di recente volto in italiano da Corrado Alvaro e pubblicato dal Quartieri di Milano), cui Soilogub lavorò assiduamente dal 1892 .al 1902, e che ancor oggi è il suo capolavoro. L'uomo vii appare un eissere abbietto e meschino, dominio di basse ed impure passioni, di triviali e laidi appetiti, cui nemmeno la grandezza del male conferisce una certa ideale be'ltà. La scena è in una piccola città di provincia, ove i:l pettegolezzo regna sovrano; le molle dell'azione, se ancora si può chiamare così la tenue vicenda che pone in contatto i personaggi, sono per il protagonista Pcredonoff, ddmcsprofessore di ginnasio, l'ambizione di salire al grado d'ispettore; per i personaggi che|lo circondano, la massima, parte donne, quello di avvolgerlo nelle reti del matrimonio per sè o per qualche parente o amica. Chi ci riesce! è Barbara, una ex-sarta, l'amante di Peredonoff, grazie a certe lettere false, con le quali gli fa credere che solo dopo che l'avrà sposata gli sarà concèsso il posto d'ispettore. Furberia, avidità, smania d'intrigo muovono i personaggi: passioni mediocri e vili, sul piano della più miserabile e fangosa realtà, senza che mai l'Autore faccia Eforzo perorarcene fuori; passioni non suscettibili di sviluppo, ondo il romanzo è, dal principio alla fine, statico ed immobile, ma di cui l'Autore ha visto con occhio acutissimo e segnato con mano sicura, in brèvi e sintetici tratti, le roa.11ifesta7.ion; caratteristiche. Questo piccolo mondo cupo e chiuso gravita intorno al prof. Peredonoff, creazione artistica di paurosa e repugnante potenza Peredonoff vive tra gli uomini spiritualmemte distaccato e lontano da essi, serrato nella cerchia del' proprio io in ciò eh© ha di pu; angusto e miserabile, cieco e sordo alla vita che gli si agita d'attorno, perpetuamente ruminando i propri meschini desiderii e rancori, perpetuamente all'erta contro supposti complotti: e malefìzii. Tutto ciò che passa attraverso la sua coscienza putrida e lenta si corrompe' ed avvelena : il suo sguardo avvilisce ed insudicia tutto aio su cui si posa. La sua fantasia è popolata di fantasmi laidi e feroci che vengono su dal suo cuore corrotto. Non vedendo mai l'umanità negli uomini che gli vivono attorno, non vedendo mai in essi che strumento di possibili maleffzii, essi, a poco a poco, si trasformano ai suoi occhi irn essoni magici e terribili. Straniatosi dall'umanità, scivola lentamente in un mondo di cupe ed atroci allucinazioni, e finisce con l'assassinio e la follia. Con potenza e sottigliezza mirabili, tenuto conto della suprema austerità e semplicità dei mezzi di cui si serve, Soilogub rappresenta il dramma no, il processo di questa pazzia morale. Su questo mondo cupo e fangoso, un tenue raggio di luce piove dagli amori innocentemente sensuali e pagani di Ludmila e Sascia, episodio di compiuta ammirabile bellezza, che, |>er contrasto, rende più fetido e nero il palliano in cui sguazzano gli altri personaggi. Da un mondo siffatto era naturale che' Soilogub dovesse cercare di evadere. Nella sua opera successiva — per quanto oggi ci è dato saperne — egli ha tentato l'evasione. Ne ha tentato varie vie, ma tutte al di fuori del* l'umanità, che, vista come un tutto, gli appare non meno chiusa e cupa e feroce che l'individuo singolo. Documentaria a tal proposito è la novella La folla (nel 2.o volume di' Novelle russe tradotte dallo stesso Alvaro e pubblicate; presso il Quintieri). Egli ha cercato rifugio ora in una specie di vago panteismo naturalistico: Beato io taccio; con occhi di tutte le .stelle il mondo mio abbraccio. Mi copro con la nebbia, liberi rondo i sogni, come una leggenda ingannevole ini sfendo su per i campi —, ora in un non meno vago misticismo : Mi prostro davanti allo Spirilo Eterno, col Padre è fuso l'essere, mio, a 1110 lo sue molteplici creature non possono ascondere l'Unità, confusa alla quale ogui uma.no soffrire è obliato : Volti degli angeli, Luminoso laudare. , Fumo degl'Incensi: pressò Potente creatore • l'eterno oblìo di ogni terreno soffrire (1). In Incanii e Fantasmagorie egli supera la miseria morale de! mondo, rifugiandosi in UIlk regno di sogni, di illusioni, di fantasticherie volontariamente posto ed affermato conio tale. Ma, a tratti, il vuoto di queste costruzioni lo afferra alla gola, ed allora invoca con cupa nostalgia la morte consolatrice : 1 Non vi è suila terra amica più sicura, più tenera che la-Morte. Se gli uomini ne temono il nome, è perchè essi ignorano quale sia la vera vita, eterna ed invariabile. La vita inganna molto spesso, la Morte mai. E' dolcei pensare a lei, come a una amica sicura, lontana e, tuttavia, vicina sempre ». ADRIANO TILGHER. (1) La traduzione, ancora inedita, .versi è della gicnora Raissa JWdi. di questi

Persone citate: Andrea Luganeky, Corrado Alvaro, Giovanni Kossorotoff, Mary Chardin, Nino Berrini, Quintieri, Raissa, Vitagliano

Luoghi citati: Italia, Milano, Parigi