Ettore Fieramosca al Regio

Ettore Fieramosca al Regio Tye novità m.tisio«ilil Ettore Fieramosca al Regio Dal vecchio romanzo, che tanto è Dia impallidito nella, nostra memoria e siiHiiuit.o nell'ammlriizionc quanto ci seminò commovente e vivace nelle nostre ansioso letture ginnasiali, furono tolti, perché servissero alla costruzione di questo melodramma, i caratteri passionali e cavallereschi, e quelli piii che questi furono, messi in evidènza, con abbondanza numerosa di' episodii; inoltre qualche elemento pittoresco fu puro tratto dalla tela del romanzo por determinare eoiiU-asti di coioie; cosi la vicenda passionale di Ettore, di Ginevra e di Zoraide venne a trovarsi in primo piano, in una ristretta cornice di avventure e di gesta. Naturalmente, coinè accade in siffatti trasferimenti di soggetti .ila un'aite all'altra, l'originale narrazione del D'Azeglio trasmette tuttora a questo scene ed a questi personaggi un poco della vita e della significazione che ancora serbano lo sue persone ed il suo ambiente romanzesco-. Infatti, non si può evitare ulte, venendo in scena Ettore e Ginevra. Fanfutlà ed i cavalieri della celebrati disfida, si insinui nella nostra attenzione un riflesso dell'emozione artistica che il D'Azeglio ci dette, di quelle avventure e di quegli cpisodit sentimentali. E' una spontanea associazione di tmagmi. Sarebbe, poi. ingiusta la pretesa di trovare una identità di contenuto nei personaggi del melodramma, ed in quelli del romanzo, o.uriti continuazione della, loro vita a\ finzioni artistiche. Si sa bene Clio l'assoluta differenza spirituale degli uomini e degli artisti vieta di creare, con un ideale punto di sutura una continuità integrale- fra diverso Imagini proprie di ciascun artista. Por ciò si potrebbero ripetere, a proposilo eli questi trasferimenti di soggetti letterari in drammatico-rausicali. i concotti estetici già espressi sulla originalità delle opere d'arto letterario detto di ambiente storico, e su -I trasferimenti dalla narrazione o prosa letteraria alla (mina teatrale: e ci si potrebbe domandare so, talvolta, gli autori non ricorrano ai personaggi, balzanti ancora vivi dalla storia davanti all'imaginazione del popolo, o creati da altra faiUasia. per risparmiarsi una fatica ed agirò con fortuna sugli ascoltatori. La quale domanda sarebbe pur lecito fare nel. caso del Fieramosca. libretto di E. A. Berta, musica ai A. (Vuitù. ove si vede che del romanzo non seprawtve che la vicenda scenica, ìrieutre II carattere cavalleresco ne è conipletaivfpnic assente e quello passionale ridotto-ad una modesta intensità, molto lontana da quella originale del dramma, e, come si direbbe oggi, boighesucoia.. , . In ogni modo, per quanto riguarda il libretto, senza giudicarlo come « musicabile» o « più o meno musicabile » — distinzioni oziose che la critica musicale dovrebbe aver smesso da tempo, affermando il concotto dell unita assoluta nella forma composita del dramma musicalo, e quindi riportando al musicista la somma delle responsabilità dell'opera — si nota che nel Fieramosca si presentano situazioni teatrali varie ed interessanti: il tumulto del popolo affamato; l'attrito fra spa gnuoli e francesi: la rinascita di Ginevra, già chiusa nella bara, all'amore di Ettore; la gelosia di Ginevra e di Zoraide; la descrizione dei combattimento; la morte di Ginevra. Ma se nel taglio delle scene v'è abilità, il tono verbale ò sovente falso. Pretenziosità letterario, per giunta n'on sempre felici, messe ugualmente in bocca a tutti i personaggi, vietano di delinearli attraverso i loro modi di pensare e di esprimerei. Qualche esemplo: FanfiUla, soldato gioviale e ridanciano, sa resta solo, un momento, mentre scende la sera, esee in questo frase, degna forse dell'Achillini, che è una rarità, nel sub discorso, di solito lesto e sbrigativo: « Ora di notte, scendi coi vivi fochi dei tuoi ostri d'or « : (atto I). Ginevra ha un'irnagine pesanlemerite secentesca: « Già l'ampia notte -le palpebre abbassa sovra le stelle d'or »; (atto II); in una tràgica lettera. Ginevra scrive: « Ombra, nell'ombra eterna del Destin, io mi dissolvo e fungo » ; (atto III); ove non b facile pensare ad un'ombra che fugga, dopo essersi dissolta: altra volta, narrando Ginevra come fu vittima d'un attentato, passa repentinamente dalla imaginifica frase: «Io torno da quel mondo, ove tutto è silenzio e buio e gel « a. quella veristica: •< Il vigliacco ini prese »; (atto IV). Zoraiile,) che non e che un'ancella, parla talvolta.' pur ossa' pretenziosamente : « L'amor mio va nini" nebbia e sfuma nel. nonio nlro del Nulln»; (II atto). Ed. anche il baldo Fiera-mosca ha qualche imagine leziose!ta: t in pace mutando la guerra, la vita stellando dì. fior »: (atto II): e qualche frase che non e certo chiara, e. che non so quale ispirazione abbia potuto dare al musicista: « Stando la notte il gelido mondo con freddo voi»; (atto IV). Infine, una voce, che canta isolata nella notte, e conclude il primo atto, c proprio melodrammatica del buon tempo antico: «La nntto scesa è già. la luna palpita sul mar, o pescator non indugiar ». Una gravissima lacuna è poi nel libretto, ed' e molto" strano che il mesicista non l'abbia rilevata: riguarda il ferimento (di Ginevra: chi ha ferito la giovine? Non c'è un solo aeee.nnoa tal fatto, che determina nientemeno che la- catastrofe del dramma- dove, quando, da elli fu ferita? Mah! forse bisognerebbe rileggere il romanzo. Ma non molti ne avranno tempo e voglia: ed io fra i molti. Emrmerando. sommariamente le situazioni drammatiche più notevoli dell'opera, ho giù indicato implicitamente i momenti essenziali nei quali la musica avrebbe dovuto assumere significazione precisa, determinando ambiente, caratteri, tono generale dell'opera. (ili episodi, diremo così, pittoreschi appaiono Specialmente al primo atto, quando, iniziandosi l'opera, la scena s'apre sul popolo di Burletta, che, affamalo, stretto d'assedio, tumultuai protesta- si impreca, si invoca, mentre, nella piazza affollata, un gruppo di popolani lenta dimenticare la triste situazione, svagandosi ne ballo. Nella musica, in quei punto, manca del tutto il ritlesso della situazione. Sembra che il compositore abbia veduto del complesso quadro soltanto il secondarissimo e torse trusc'uvabile episodio di varietà: il balletto dei popolani, e vi abbia dedicato tutto la sua attenzióne, mentre evidentemente si trattava di mpinge'ie a larghi e poderosi tocchi una folla in agnazione, in tumulto e di creare un violento ambiente drammatico. In quel punto istorio, (piando il PiMlestà. viene, investito dalla popolazione die Io accusa di affamare lacittà le donne hanno un colettino, sui yersettii leggeri » Voi che sapete, ce lo direte, se ha da durai- molto cosi! .> che se non fosse del tutto inadeguato, o tale da. scacciare qualsiasi emozione nascente, si potrebbe dire grazioso e quasi ariegglante il comico. Fra gli episodi di varietà, rientrano pure il madrigale di Fanfulla nll'ostessa, piacevole ma comune melodie!la; la risposta dell'ostessa, priva di energia e di sdegno: il racconto del giardiniere Gennaro, a] secondo atto, senza vivacità', e quello al terzo ove il ritmo e l'andamento strumentale opportunamente accompagnano le imagini delle danze e della fesia evocate dallo stesso personaggio. Qualche battuta felice fra Inlgo e l'ostessa e fra Valentino e Boschwino. Altri elementi pittoreschi e d'eccezione non vi sono. Ma quelli menzionati non si affermano retto per ricchezza di fantasia o adeguatezza di risorse musicali. , ,, , 11 carattere cavalleresco — che dovrebbe emergere nell'arrivo doi francesi, nella disputa ira i cavalietti, nella sfida «eccitata, al primo atto; nell'Invocazióne all'Italia al.secondo: nel rao onte di Faufiilla al quarto — ha ben scar^ sa risonanza nella musica: notiamo qualche, argento audace di litigo, qualche, risposta etnoace di I„-i Motta, qualche altra battuta efficace, di Fnnriilla. Ma il vibrante spirito cavalleresco del [piale ai vorrabbH pervasa la musica, non si delimitila menomamento; la disputa, e la sfida non hanno contrasti, non cozai. non impelli. Ettore retorico, enfatico, ed il successo del suo rràmmento fc affidato .-ut ima nota acuto sulla parola «vittoria»; manca la passiono, l'omoaione. FarifnU*./Inizia il. suo racconta d^ll'° anHteai.io (Ini leoni • su uno scialbo movimento orchestrale, donde emergono flebilmente i legni, il che non concorre corto a dare sensazioni di combattimento leonino. I cori, poi, e specialmente ([nello dei soldati che nel primo atto tornano dalle « aspre fatiche», sono sen.za alcuna energia o vitalità, e non aggiungono alcun elemento emotivo. Ugualmente scialbo e fiacco 6 il coro del quarto atto. « vortice di popolo che ondeggiando maroggia; è la vittoria che. passa e che s'avanza ». "l'ali immagini la musica non suscita. + + + Il carattere passionale .come dicevo, ha abbondanza di elementi, nel libretto. La-musica ne dà unfeco molto affievolita. Basterebbe citare il racconto di Ettore al primo atto: vi si narra l'iiinainararneulo, la separazione, Finsidia dei Borgia: il funerale di Ginevra; la scoperta della donna chiusa viva nella bara; l'apparizione; la resurrezione sotto i baci dell'amante; la. fuga; il rifugio nel convento. Ve tutta una incalzante serie di sentimenti: l'amore, l'odio, la vendetta, il terrore, la gioia, la tristozza; l'immaginazione e spontaneamente tratta a liricizzare tali momenti. Il musicista purtroppo non ù riuscito, a dare un'emozione, un brivido: il lungo racconto passa lento, pesatile, senza interesse; spunti e frammenti melodici inespressivi non riescono a rissarsi, a svolgersi, a determinare un atteg- §lamento sentimentale, a creare uno stato 'animo; anche qui un acuto sullo parole «era viva» dovrebbe operare il miracolo di commuovere, di Intenerire; ma ciò non accade; manca, sostanzialmente il potere della musica. Non la passione d'amore, ma una qualche tenerezza femminile è espressa nel secondo atto, ove Zoraide canta la «canzone della gazzella»; all'Inizio di essa Ve un tentativo di orientalismo -musicale, che presto svanisce nel divagare che fa la musica. La quale divagazione, qui e altrove, io rilevo e noto non per pregiudizio o preconcetto scolastico di forma tecnica, ma perchè segno ed indice, nella sua mancanza di risultato emotivo, di assenza di precisa o forte emozione nel compositore. Un dilettino pur esso tenero, e lievemente sentimentale, è quello fra Zoraide e Ginevra, attente al ricamo. Ma, pensate, in (tuoi due cuori s'agita già la gelosia; le due donne si sonno già rivali; è una finzione la loro amabilità; quel duetto, anzi che tenero e lievemente sentimentale, com'è, dovrebbe risultare violento.ed amaro, pur-sotto un'apparenza di gentilezza e di menzogna femminile. Del resto, a parte J^inopportunità, che è gravo torto, u musicista mostra una costarne tendenza all'espressione di quella tenerezza femminile, cui può bastare una piccola frase melodica, di pacato andamento, gentile o leziosa, sorretta da una semplice e discreta rete di armonio morbide e piacevoli; ed in quella tendenza, che più naturalmente lo condurrebbe al tipo delle melodiche e romanticheggiami romanze da camera italiane e francesi tuttora in yoga nella borghesia intellettuale, dà i suoi più compiuti e schietti risultati. A quel Upo bisogna, infatti, riportare la « canzona delle Palombe » e la romanza « Ombra neltoaibra» di Ginevra, il duetto Grnevra-Fanfulla al quarto atto, ove la tenuità della formo, e sempre inadeguata al profondo dramma che i personaggi, dovrebbero vivere. Ed è proprio la vena drammatica che fa sempre difetto in quest'opera, sia che i personaggi debbano esprimere i loro stati d'animo, sia che la musica orchestrale voglia tratteggiarli. Notate — mi spiace che questa sommaria esemplincaztone riesca poco utile a coloro che, non conoscendo l'opera a teatro, non possono connscerla neppure alla lettura, perchè non ancora stampata — come la musfea manca di qualsiasi drammaticità, noi canto e negli strumenti, quando Ginevra scovre 1 assenza di Zoraide, quando apprende che suo manto vive, quando investe Zoraide; in quest ultimo caso, poi. le duo voci, che dovrebbero dire, violentemente la gelosia, non riescono mai n costituire un duetto con antitesi di sentimenti, perchè ciascuna voco è per so inespressiva, e manca profondamente di emo- •nnn S... '. Iiv"V'"*'-' ""^via morente Ul- oca Ettore; nel qual punto, la didascalia del ibrattp avverte; delirando... ' la riprende il delirio... al colmo àeU'esoltàzione..;!». ma là musica non rappresento nulla di tutto ciò Solivi 0 ? ®r«**Sre 'Irammattco-passionalé dell opera risulta affievolito, ed i personaggi che P.iu dovrebbero esprimerlo palone> di insufficiente consistenza. +++ Avvezzo a considerare l'opera d'arte in sè nella sua essenza, non passerò neanche "slavata a considerale la fattura, il che. noi in "n fL'i?rn''}Ic' s'ebbe Inopportuno. A 'che varrebbe domandarsi se è ben fatta? La scolastica non ha importanza in arte. La critica guarda allo spirito dell'opera. A che varrebbe dite che e fatta con molta abilità ? Certo, e fatto con molta ahiliiù il rimanetrginmercto. degli effetti vocali, armonici, strumentali che assume talvolta, parvenza di novità. Talvolta, non sempre: in tre o quattro passaggi non a ben-cancellato 1 originale: cosi in qualche cromatismo debussysta. al l.o e ii.o atto: in un frammento del tema di Fafner come drago, non ricordo più se al primo- o al secondo: in un effetto dei violini nel terzo atto dell'Aida, all'inizio del forzo; molle prime noie del Don Giovami.) di Strauss, all'inizio del cruorio. La strumentazione non presenta nulla di specialmente notevole: gran fatica di violini, ed insistente rieorso agli strumentini, in tutto, un gran senso di signorilità ; mai una volgarità, mai un effettaccio. ■ A. DELLA CORTE. L'esecuzione Ottima. Tutti gli esecutori bau gaieggiato di zelo nello studio e nella rappresentazione. Protagonista. Rinaldo Grassi, ha prodigato largamente le sue squillanti e sicure note acute. È proprio per esse riscosse caldi apolausl a scena aporia. Il Badini. Fanfulla, è stato ineisivo e colorito, nel canto, nel personaggio, nella sepnu. La Crestanl. Ginevra, ha composto un personaggio nobilissimo, dando piacevoli inflessioni alia sua voce appassionata. Anche qui, come Zoraide, la iCapuana 6 stala ammirala per il calore, la sicurezza, la precisione del canto di ottima scuola. Itene anche il Quinzi Tapergi. Accuratissima la concertazione p la direziono di Tullio Serafin. Ammirarissiml gli sconarii ed i vestiari! Gli esecutori ed il maestro Serafin si presontaroiio una quindicina di volte a ringraziare il pubblico, che affollava il teatro, e cinque o sei volte condussero alla riballa il m.o Cantù elio una parto degli ascoltatola salutò con festosi applausi. +-h- Bicordiamo, per norma del pubblico che la «matinée» di oggi, col «Faust», avrà inizio alle ore H,.'50 precise. Alla sera seconda rappresentazione del <r t-'ieramosca » in 3G a d'abbonamento. sna«rrz[e