La salma di Anna di Savoia tumultuata a Soperga

La salma di Anna di Savoia tumultuata a SopergaLa salma di Anna di Savoia tumultuata a Soperga Nella Basilica di Soperga 6 stata tumulata Seri aiattina la salma della Prlnclcessa Anna Vittoria di Savoin-Soissons, esumata — come annunciammo ieri — dai sotterranei della chiesa di S. Filippo. Il colano giunse a Soperga alle ore 10, accompagnato da una rappresentanza della Direzione della Casa reale e del Municipio. Il prefetto della Basilica mons. Bosla ha celebrato la messa, dopo di che fu redatto il verbale di inumazione e la salma venne deposta in una cripta. Della Principessa Anna Vittoria ci invia alcuni dati interessanti Augusto Telluccini, della Sopraintendenza ai Monumenti del Piemonte, il quale li raccolse colla collaborazione del Conte Vosme. iLi riproduciamo, perchè sono varamente curiosi: Maria Anna Vittoria, figlia del principe Luigi Tomaso del ramo Savoia-Soissons, nacque a Parigli l'IT settembre ilSS-i • dopo la morte del padre, perito nel 1702 all'assedio di Landau, passò a Vienna ove dimorava lo zio paterno Eugenio, « il Grande », il famoso e celebre capitano. Morto costui nel 1736 senza testamento — durante il tempo in cui il regno di Sardegna, alleato con Francia e Spagna era in guerra con l'Austria — la ricca eredità dello zio passò all'attempata nipote Vittoria, ancora nubile e dal 1717 orfana anche della madre/La corte imperialo e specie l'Imperatrice Elisabetta mise gli occhi, più che sulla matura Vittoria, sulla cospicua eredità e divisò di maritare la principessa al principe Giuseppe di Sassonia Hildburghauscn, nato nel 1702, che prestaIva servizio militare presso la casa imperiale. A furia d'intrighi venne il .17 aprile 1738 con'eluso questo disgraziato matrimonio: lo sposo «potava allora 3C anni, mentre la ricca credinera ne aveva già 541 Le pietose vicende di questa infelice unione isi rilevano dalla corrispondenza dell'arabasciatore sardo a Vienna, il conte Luigi Malabaila di Canale. Il principe Giuseppi grossolano e volgare, rivelò subito il suowarattere altez zoso e brutale e, sebbene la sposa, all'atto del matrimonio, gli avesse fatto donazione della cplendida villa di Hof, nei pressi di Vienna «redltata dallo zio, e di 280 mila fiorini su di una banca viennese, mostrò subito il fine interessato del matrimonio, pretendendo dalla moglie mia nuova donazione di quanto ancora le rimaneva. I cattivi trattamenti e questa nuora richiesta persuasero la povera principessa tleglMstinti del marito: essa non si piegò alla volontà di lui e sui primi del 1739 già pensò a separarsene. La vita della principessa era divenuta intollerabile: alla sua sorte fini per interessarsi la Corte-ed il Nunzio papale e finalmente nel 1744, per l'intervento (personale della stessa imperatrice Marja Teresa, ^principessa Vittoria ottenne la separazione dei suoi beni da quelli del maritò, che però conservò la villa d'Hot e una parte della somma donatagli. L'infelice Principessa non ora stata neppure favorita dalla, natura. La contessa Angelica Londron, che fu sua damigella d'onore, a Vienna e poi a Torino, ha lasciato di lei questo ritratto poco lusinghiero: « di aspetto quasi deforme, molto piccola di statura o di una eccessiva pinguedine; con due piccoli occhi neri, naso lungo, borea piccola, fronte bassa ». Ce n'era a sufficienza ! ma anche nel vestire era piuttosto infelice. Secondo la troppo verista pittrice ■ vestiva come una vecchia borghese francese, con delle cuffie à gualre barbes. dei guardinfanti piccoli e rotondi a degli abiti fatti alla antica ». A questa disgraziata principessa ed al suo infelice matrimonio Torino però deve se ora nella sua pinacoteca possiede una ricca e preziosa collezione df quadri. Fra i beni da lei predateti dallo zio Eugenio ebbe pure la quadreria che questo magnifico signore e principe teneva in Vienna nel palazzo da lui fatto innalzare, detto U « Belvedere », .palazzo che fino all'Inizio della recente'uticrra- fu" sede dell'imperiale galleria di pittura. La principessa Vittoria incominciò coll'offrire al re Carlo Emanuele III dieci quadri di battaglie, appartenenti alla collezione viennese e tutti di mano dell'olandese Giovanni Huchtem burg. Ouesti quadri sono ora nella nostra pinacoteca ed oltre al non piccolo valore artistico ne hanno uno grande intrinseco. Essi vennero eseguiti sotto le indicazioni dello stesso principe Eugenio, il quale, avendo preso parte a tutte le battaglie rappresentate, forni allìar,<|bto notizie e particolari dei luoghi, informazioni degli episodi dei singoli combattimenti. Ma la quadreria del principe Eugenio era ricchissima: l'intelligente conte di Canale, prevedendo che le fortunose e sfortunate vicende di famiglia avrebbero potuto far disperdere sì gran tesoro, d'accordo e assecondando i sentimenti artistici di Carlo Emanuele III pensò di venire in possesso di tutti i quadri. Entrò In trattative colla principessa, la quale oramai aveva deciso di lasciare Vienna, divenuta insopportabile per nupvi dolori aggiunti agli antichi, e di recarsi a finire i suol giorni a Torino. 1 Carlo Emanuele III temeva però che, corrispondendo aliti principessa una cospicua somma, come prezzo dei quadri, si sarebbero potuto suscitare le bramose voglie del non troppo augusto consorte. Convenne-.perciò di pagare alla principessa alcuni debra da lei corWratti con un banchiere di Vienna, di corrisponderle la somma di 90 mila lire (di cui 1» principessa stessa non poteva disporre altro che per atto d'ultima volontà) più una rendita annua di 5 mila lire non cedibtte e da consumarsi a Torino (!) La principessa, che intanto ne} 1744 aveva ottenuta la separazione del beni pur di lasciare quell'inferno, ch'era per lei Vienna, accettò e nella fino di detto anno pei' la via Trieste-Venezia si portò a Torino. Quivi prese, alloggio nel palazzo sito all'angolo delle attuali vie Maria Vittoria e Carlo Alberto (moderno numero civico 10) ove morì l'il ottobre 1763. Dal libro del cerimoniere di corte del tempo, conte Piozzo, si rileva che non ostante la volontà della principessa, che avrebbe voluto modesti funerali, questi ebbero luogo in gran pompa. Fu sepolta il 14 successivo, secondo ■le sue ultime volontà, nei sotterranei delia 'vicina chiesa di S. Eusebio (ora S. Filippo) 'sotto la cui giurisdizione parrocchiale trovavasi la sua abitazione. Con testamento 13 dicembre 1757 lasciò erede universale il principe Benedetto Maurizio, duca del Chiable.se, fratello del re Vittorio Ame deo IH e nominò logatarie le sorelle di detto duca, cui assegnò le gioie e gli oggetti d'oroRipetiamo che dobbiamo esser grati alla principessa che volle riservare a Torino la ricca collezione dei quadri, rifiutando altre offerte fattele a Vienna e proprio nei momenti delle maggiori angustie, anche .finanziarie. Oltre i dieci quadri di battaglie dell'Huchtemburg, citati, Torino ebbe 172 quadri. Fra. gli autori italiani vanno ricordati i nomi del Tiziano, del Correggio, del Palma, di Guido Reni é dell'Albani*Importanti e preziosi sono pure quelli dovuti ad artisti stranieri di cui ricordiamo il Rembrandfc il Potter, il Brueghelil Both, il Wouwermans, il Teniers, il Donl'Holbein. il Rubens, Luca di Seida, ecc. Oltre a questi la principessa aveva offerto in omaggio al re» nel 1742-, il famoso quadro equestre del principe Tomaso di Cartonano, di mano de) Van Dyck. ora in Pinacoteca. ■ A Torino vennero pure da Vienna il bel ritratto equestre del principe Eugenio, dipinto jjlda Giacomo Van Sohuppen, gli arazzi rappre sententi gli amori di Mercurio, tntessuti su disegni di Raffaello e tutta la ricca argenteria posseduta dal principe Eugenio, cavaliere e mecenate. I C