Chiarosucri internazionali

Chiarosucri internazionali Chiarosucri internazionali Il breve periodo intercorrente fra In, passata conferenza di Parigi e la futura idi Londra è destinato ad esser riempito 'da discussioni, da polemiche, da dichiarazioni dei partiti e d'ai capi di Governo, !in trancia ed in Inghilterra come in [Germania. Lloyd George ha • parlato a 'Birmingham ; alla Camera francese una intensa discussione si è chiusa con mi voto di fiducia al Governo, dopo un lungo e vigoroso discorso di Briand ; e intanto Simons, dopo le sue dichiarazioni al Reichstag, ha ripreso la parola col suo 'recentissimo discorso d'i Stoccarda. Il travaglio della politica internazionale,intorno al trattato di Versailles ed alla sua applicazione non ha, davvero, posa un Imomento; solo che i risultati di tanto lavorio appaiono impari allo sforzo e lonItani dal raggiungere un assetto definitivo. Alcuni elementi della elaborazione diplomatica e politica seguita alla conferenze, di Parigi indicherebbero un certo miglioramento nella situazione. Confortante, innanzi tutto, è la dichiarazione esplicita, e, potremmo dire, enfatica fatta da Briand alla Camera nella discussione già ricordata, secondo la quale il Governo francese intende assolutamente mantenere il concerto con gli alleati, ed esclude in maniera categorica qualunque intenzione di ricorrere ad iniziative isoliate per far valere i propri reclami di 'fronte alla Germania. Tanto più notevole è tale dichiarazione, in quanto Briand tenne a farne uno dei cardini del programma ministeriale, ed a provocare su di essa una manifestazione e una differenziazione delle varie tendenze esistenti [nella Camera francese; dimodoché il volto di fiducia, a grandissima maggioranza 'accordato, dopo ciò, dalla Camera a libnand, acquistò valóre di adesione diretta data da essa alla dichiarazione medesima. Bimane dunque ben fermo che la rinnovazione di episodi come quello 'dell'occupazione di Francoforte è compleìtamente al di fuori delle intenzioni del Governo e del Parlamento di Francia. Occorre anche rilevare che l'ordine del .giorno, votato in quella occasione dalla Camera francese, parla esplicitamente, a sproposito della conferenza prossima di Londra, di continuazione ' di negoziati. Bimane quindi stabilito, che tale confeleuza non sì limiterà a comunicare le deliberazioni di Parigi ai rappresentanti 'ideila Germania, perone le sottoscrivano, ima sarà, in sostanza, un vero e proprio riesame di queste deliberazioni medesi 'ine. S'intende, che la Francia vuole ohe ;<un tale riesame si risolva in suo vantaggio, e non a suo d'anno : desiderio [perfettamente naturale. Ma quel che ini 'porta, dal punto di vista internazionale, 'è che si ammetta da ambe le parti come 'ci sia ancora luogo a discutere e, conseguentemente, ad accordarsi. Diciamo da ambe le parti, perchè intanto anjche il Governo tedesco ha assunto un contegno Imeno intransigente. Mentre, cioè, semibrava da principio ohe esso escludesse la {possibilità di prendere in esame le deliberazioni del !i9 gennaio, ora invece, accettando l'invito' per la conferenza a iibondra, si è limitato a richiedere che :vengano colà discusse anche le controjproposte tedesche. Richiesta legittima e 'conforme al trattato, di Versailles. Il IQuale, del resto, è ormai considerato da Itutti —■ anche in Francia — piuttosto Icome la base, il punto di partenza, per Igli accordi concreti da. raggiungere via jvia, ohe non come un codice definitivo ine varietur regolante in perpetuo tutta Ila vita europea. i Pare a noi che la via migliore che i (Governi possono seguire, per preparare e !poi svolgere le discussioni di Londra sul problema delle riparazioni,-sia d'impo! stare sempre più tale problema in 1 crimini concreti, rispondenti, alla realtà e■conocaica, e coll'unico obbiettivo di contribuire effettivamente a riparare i danni «lì guerra, anziché con secondi fini politici di qualunque natura. Molti dei discorsi 'che vengono fatti anche adesso intorno alla capacità di pagamento della Gertmania peccano assai per questo lato. Moltissimi non si rendono conto, che, insomtma, tale capacità si confonde coll'even ituale eccedenza delle esportazioni tede «che di fronte alle importazioni; o, si anche vedono ciò, fanno poi calcolo come so questa eccedenza potesse accrescersi jquasi indefinitamente; mentre, poi, ,la stessa percentuale proposta a Parigi sulle lespertazioni — l'abbiamo già detto — si risolverebbe in un ostacolo all'accresciinento medesimo. Anche per quanto ri guarua la « mobilitazione delle indennità tedesche » — argomento che oggi ha acquistato nei circoli politici francesi una importanza preponderante — erodiamo che si rischi di cadere in grandi illusioni. Comprendiamo benissimo come alla Fran eia sorrida l'idea di realizzare i propri crediti su la Germania a breve scadenza, sostituendo poi a se stessa il mondo finanziario internazionale nella figura di jereditore della serie di annualità, della cui lunghezza sterminata ormai tutti hanno coscienza.. Ma una tale sostituzione, che presenterebbe gravi incognite {nei riguardi della situazione iuternazioInale — in quanto che vincolerebbe tutti, [per un lunghissimo periodo, intorno ad cic-uni articoli di un trattato o di una (convenzione, o farebbe della Germania .[una Turchia, un Egitto od una Cina — p poi, in fatto, di realizzazione estremaente ipotetica. Dove trovare capitalisti isposti a prestare alla Germania diecine i miliardi, l'una sull'altra, (perchè questa li possa versare alla Francia), sulla sIbnbmatriefifmgsnslj garanzia delle annualità che a Londra o altrove la Germania stessa si sia impegnata a pagare? E, dato che si trovas- à i , i a i e , d a a — i e a sero, i loro Governi acconsentirebbero? In pratica, il pernio di una simile combinazione non potrebbe essere cho l'Unione nordamericana. Abbiamo i nostri bravi duo dì che agli Stati Uniti si sia disposti a far nuUa di simile. Anche in Francia si comprende vagamente tutto quésto e discretamente vi si accenna. Ma la conclusione che poi, colà, taluni ne traggono è che, dunque, non rimane che fare agir le sanzioni. Punto estremamente delicato; le sanzioni significano nuove occupazioni, nuovi atti di forza, pericoli imminenti di uno sfasciamento totale della Germania o di nuove guerre. Ma poi, con le sanzioni, il problema si sposta, non si risolve. Nessuna sanzione può sostituirsi allo leggi economiche, alle realtà economiche ; nessuna sanzione può creare della ricchezza, dell'oro che eventualmente non ci sia. A meno che, s'intende, le sanzioni non le UrsdgdmspcldcdlisqqdtBnadpcasi vogliano per se stesse, a scopo di guerra, di dominio politico e di schiacciamento, nel qual caso esse sanzioni sarebbero il fine, e le riparazioni il mezzo, anziché viceversa. Ma è questa una supposizione che va certamente scartata, per jquanto concerne le intenzioni dei poteri e dei circoli responsabili. Scopo della po-. litica francese, come di quella dell'Inghilterra e dell'Italia, è certamente di aiutare a risolvere il problema delle riparazioni ai danni della guerra e della ricostruzione nei paesi vincitori, ciò che significa, in pratica, lavorare alla ricostruzione di tutta l'Europa economica e politica: e il mantenimento, o piuttosto il consolidaménto della pace, è la prima e più necessaria condizione per questo. Guidati da un tale spirito, i Governi potranno utilmente prepararsi alle discussioni di Londra. LUIGI SALVATORELLI. late iatilìS,, ilta. li (Servizio spedala dalla « Stampa ») Parigi, 14, notte. Una reconte intervista, che l'on. Nitti ha concesso al corrispondente romano del Berliner .Tageblatt e nel corso della quale ha recato giudizi molto severi sul trattato di Versailles, fornisce l'occasione al Journal des Débats di occuparsi dell'altitvità che l'ex-presidente del Consiglio sta svolgendo. « Quando il Governo italiano ha posto la sua firma in calce al trattato di 'Versailles — scrive 11 corrispondente romano del Journal des Débats — l'on. Nitti era da alcuni giorni presidente del Consiglio e lo era ancora quando furono conclusi l trattati di San Germano e del Trianon che formano con quello di Versailles un tutto indissolubile. Sarebbe curioso di sapere quello che pensano dell'intervista al Berliner Tageblatt eli on. Tiitoni e Sciatola. 1 discorsi di un uomo, che fu alla testa del Governo italiano dal gimmo del, 1919 al giugno del 1920, non possono in nessun caso apparire trascurabili; ma essi acquistano un'importanza anche' maggiore dal fatto ohe l'on. -Nitti si prepara, secondo quanto si dice, a. riprendere il potere. Sarà mediocramente gustato in Francia ed in Inghilterra questo- modo di prepararvisi. E' vero che. dacché è caduto, l'on. Nitti ha fatto annunziare quasi ugni settimana la sua imminente resurrezione. Nel novembre scorso una manovra, alquanto grossolana, fu facilmente sventata dall'oli. Giolitti elio, senza aggrapparsi al suo banco di ministro, conosce abbastanza bene 'i mezzi per mantenervisi e non ha mai sofferto che gli si togliesse 11 Governo di sorpresa. In quel giorno, alla Camera, lo sguardo sorridente del Presidente del Consiglio seguiva implacabilmente da un capo airallro dell'emiciclo l'andirivieni curioso di tale candidato che aveva troppa fretta e, mentre si agitavano disperatamente le corte braccia dell'on! Nitti, 1 due pugni dell'on. Giolitti riposavano tranquillamente e saldamente sul banco dei ministri. Ma il Parlamento è pieno di agguati. In Italia, forse più che altrove. I socialisti attaccheranno a fondo il ministero, prima sul prezzo del pane ipoi sul controllo delle industrie. Su quest'ultimo punto il progetto del Governo non può naturalmente dare intera soddisfazione nè ai rappresentanti degli operai nè a quelli degl'industriali. Si afferma, continua il corrispondente del giornale, che i siderurgici e lo banche deplorino i bei giorni del ministero Nitti e non disperino di vederlo tornare. Queste speranze e traesti calcoli — conclude il giornale — non.ci riguardano, ma noi avremmo ragione di inquietarci, se qualche accidente parlamentare e qualche intrigo ordito all'infuori del Parlamento ricollocasse domani alla tosta di un Governo alleato l'uomo politico che, dopo avere sanzionato egli stesso colla, propria firma i principali trattati di pace, dichiara poi al primo venuto non che questi trattati sono inapplicàbili, cosa di cui si potrebbe anche scusarlo, ma che essi sono « scellerati, iniqui, detestabili » e tali che nessun uomo politico degno di questo nomo potrebbe approvarli. Iti tale caso non ci rimarrebbe che una consolazione : quella di pensare che la Arma dell'Italia vaio molto di più di quella del suo primo ministro ». Trotzki ha un credito in America... f5Li -io dollari [Sem ciò speciale fi e ila Stampa) Londra, 14. soni. Un telegramma della Rcuter da New York Iracconta una graziosa scenetta avvenuta al pranzo offerto dal Club Canadese di New Yorkal signor itcwell. delegato del Canada aliaLega delle Nazioni. Il Rowell fu già impiegato nella Società dello ferrovie Canada-Pacifico. E il presidente della Società, alzatosi a pronunziare un discoi-so in suo elogio, ricordando questo fatto, e compiacendosene, aggiunse : b II signor Howell non è il solo uomo eminente uscito dal ranghi degli impiegati della nostra Compagnia. Anche un'altra personalità ha pure appartenuto ai nostri ranghi: i miei uditori non si scandalizzino se dico loro che questa persona è Trotzki, il quale, quando visse a New York, lavorò nella nostra Compagnia ». A questo punto uno degli alti funzionari della stossa Compagnia interruppe l'oratore per dire: « E' verissimo; anzi, ora che rne ne ricordo, noi dobbiamo ancora a Trotzki 40 dollari!». La Camera Giapponese contraria a ogni riduzione di armamenti navali Parigi, 14, sera. Il Matin pubblica il seguente telegramma da Tokio, in data 10 corrente: « La Camera ha respinto una mozione tendente alla riduzione degli armamenti navalL II'generale Tauda aveva dichiarato, a nome del Governo, che le condizioni in Cina e in Siberia non erano suf-' ficientemente soddisfacenti, perchè il Giappone potesse ridurre il suo programma militare e navale ». Rrassi a torna a Londra {Servizio "pedale della Stampa) « Riga. 13. L'ing. Krassin si accinge.a far ritorno a Londra, dove potrà giungere fra una diei cina di giorni. (Daily Telegraph). Una modifica all'indennità parlamentare perchè i deputati adempiano al loro dorare Roma, 14, notte. E' stato presentato alla Camera dagli onorevoli Saudrini, Lissia, Scialoja e Spada, la seguente proposta di legge per l'indennità ai deputati: « Art. 1. A ciascun deputato è assegnata l'indennità mensile di lire 600, al netto dall'imposta di ricchezza mobile, oltre ad una medaglia di presenza di lire 100 per ciascuna seduta alla quale, il deputato stesso prende parte. — Art. 2. E' abrogata ogni disposiztone contraria alla presente legge ». In proposito l'on. Sandrini ha dichiarato : « La ragione del disegno di legge presentato da me e da alcuni colleghi per una diversa sistemazione dell'indennità parlamentare è evidente: essa è. quella, cioè, della corrispondenza fra le spese che il parlamentare devo sostenere per compiere il suo ufficio e l'indennità, e conseguentemente quella della non corresponsione dell'Indennità quando il parlamentare, non compiendo il suo dovere, economizzi le relative spesa L'opportunità della proposta è altrettanto evidente. Basta ricordare i due appelli mutamente fatti nella seduta di sabato. Basta «aro uno sguardo allo- squallore di una gran parte delle sedute dell Camera, per riconoscere che l'indennità parlamentare è convertita in uno stipendio, e ciò è contrario allo spirito che l'Informa ed al buon costume parlamentare ». Proteste francesi contro l'immigrazione Parigi, ù, notte. Nel • Malin » José Germain protesta contro l'emigrazione di operai stranieri « che toglie il pane alla mano oVopera francese. Le professioni, egli dice, sono letteralmente monopolizzato. In Francia, a profitto di nazionalità estere. Gli impiegati e gli operai dei calzaturifici sono russi; i sarti sono balcanici; gli addetti alle costruzio»d e ai grandi lavori di sterro sono italiani; l'Industria degli alberghi è svizzera; quella delle raffinerie è spagnuola; come evitaro ciò, se non imponendo una forte tassa agli Imprenditori stranieri? Bisogna che la mano d'opera francese sia impiegata per la prima Non è forse logico che la Trancia debba essere la prima ad avere il trattamento della nazione più favorita in casa propria7 ». Mutamenti nel Ministero inglese Londra, 14, notte. delfe. onionio^dfWi^r K'da nrtóo lo^d !dolio, (olonie. e di Walter urne, da primo lord dell'ammiragliato sono state accettate. Winstori Churchill è nominato ministro delle colonie. Sir Lanning Worthington Evans riceve il portafoglio della guerra. Lord Lees diviene primo lord dell'ammiragliato. Sir Arthur Rosea è riominato ministro dell'agricoltura e della pesca in luogo di lord Lees.